MISCELLANEA
Gerusalemme la pace e l'urgenza d'attendere. di Elie Wiesel
Apparizioni... di S. Giovanni della Croce
Pace e perdono (dal messaggio del Papa per la quaresima 2001)
24 giugno, 23 settembre, 25 dicembre sono date storiche di Tommaso Federici
Il "pellegrinaggio domenicale" di Vincenzo Apicella
Esiste ancora l'indignazione? di Maurilio Guasco
I ministeri laicali nelle parrocchie di Vincenzo Apicella
Andiamo alla Messa di Diego Coletti
La comunità ecclesiale (USMI 2004) di Luigi Retrosi
In un file compresso e autoscomponibile sono stati riuniti (a causa della loro estensione) alcuni articoli del parroco. Per leggerli conviene copiare il file sul proprio calcolatore (gli anglofili dicono "computer"):
Riflessioni di un parroco di Luigi Retrosi
In libreria:
È uscito il secondo libro, postumo, di Tommaso Federici, della collana Cristo Signore Risorto amato e celebrato: La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, ed. EDB, € 45
Chiesa locale: Roma: il Concilio diventa esperienza
(di Ernesto Preziosi da VITA PASTORALE N. 3/2004 -41)
II
gruppo
La
Tenda ha raccolto
in un'antologia i
testi basati sul dialogo
usciti per 18 anni in ciclostilato.
Accanto
a monografie impegnative, o volumi che studiano le Chiese locali, presentiamo
questa volta un'opera del tutto differente, che si riferisce alla stagione
recente e guarda la storia ecclesiale da un'angolazione "di base".
L'antologia Roma come Chiesa locale.
Un'esperienza di dialogo (a cura del Gruppo La Tenda, Edizioni
Dehoniane, Bologna 2003) è frutto di un tirocinio di conversazioni avviato
oltre trent'anni fa da un gruppo di cristiani in una Chiesa locale del tutto
singolare come quella di Roma. Il ciclostilato La
Tenda, che ha animato e comunicato tale esperienza, prende l'avvio
nella primavera del 1969, al termine di un decennio di straordinaria fecondità
spirituale, culturale, politica. È l'epoca del concilio Vaticano II e del
Sessantotto, nonché di un'ampia fioritura culturale in molti campi. In questa
fervida temperie, la pubblicazione nasce per iniziativa di un'interessante
figura di prete romano, don Nicolino Barra, e di alcuni suoi amici. Si forma così
un gruppo redazionale, al servizio del dialogo nella Chiesa locale di Roma, che
nel corso di diciotto anni, fino al 1986, invia ai suoi lettori 151 numeri.
In
seguito alla scomparsa di don Nicolino (22 gennaio 2000), alcuni redattori,
amici e collaboratori, sorpresi dalla grande forza e attualità di tante
pagine del ciclostilato, hanno deciso di raccogliere in antologia ciò che è
parso loro prezioso anche oggi per la nostra vita umana, cristiana, comunitaria.
…
I
temi trattati ci danno ragione di un dibattito e di una stagione: Roma come
Chiesa locale; i preti a Roma; il diaconato permanente; le parrocchie; la Bibbia
come testo di catechismo; l'attenzione alla città e ai suoi problemi. Forse la
dichiarata volontà di non «fare uso della categoria di laicato, che è
riduttiva rispetto alla pienezza di partecipazione alla vita della Chiesa di
ogni singolo battezzato» finisce per riservare involontariamente - ma è
proprio di una certa realtà "di base" - un'attenzione privilegiata,
magari rovesciata, al fattore gerarchico.
Una
traccia della pagina conciliare. « È difficile valutare esattamente il
significato del concilio Vaticano II nella storia della Chiesa», scrive
Ghislain Lafont nella prefazione, «cioè nel cammino di progressiva
appropriazione, da parte dei cristiani, della verità del Vangelo, per la
conoscenza del vero Dio e per la costruzione dell'uomo autentico. Tale
valutazione è difficile, perché ne siamo ancora all'inizio. Pensavamo a un
aggiornamento della Chiesa, a un certo numero di riforme che consentissero a un
tempo il ritorno a una certa autenticità delle origini e a una presa in
considerazione - al di là della polemica contro la Riforma - dei cambiamenti
culturali intervenuti dal Rinascimento in poi. In realtà, si tratta di molto di
più, e ci rendiamo conto, giorno dopo giorno, che nuovi modelli di vita e di
pensiero si vanno elaborando progressivamente: per l'intelligenza di Dio, della
persona e dell'umanità di Gesù,
per la comprensione della storia del mondo e della verità dell'uomo, per lo
stesso significato del cristianesimo in rapporto alle religioni e alle saggezze
umane, per il giusto senso della missione e della natura della Chiesa.
«La
nascita e lo sviluppo di tali prospettive non sono unicamente, né in primo
luogo, pertinenza degli studiosi. Sono in realtà i cristiani di ogni
provenienza e di ogni livello che si sono messi al lavoro, spinti non da una
preoccupazione - peraltro importante nel proprio ambito - di coerenza teologica,
ma dalla necessità di rispondere concretamente alla domanda: come vivere in
comunità cristiane nel mondo d'oggi, lasciandosi penetrare dal fermento ancora
male identificato del Vaticano II?
«Penso
che il valore dei documenti de La Tenda», commenta
ancora Lafont, «risieda proprio in questo. Ci sono, certo, i documenti del
Concilio: ma che cosa significano, negli anni'70, per i quartieri poveri e le
periferie della città di Roma? Verso che cosa orientano concretamente, per
l'annuncio della fede e la pratica sacramentale, ma anche per la vita degli
uomini in questi spazi sfavoriti a livello umano, eppure ricchi dei valori
dell'umanità e della religione popolare? E, poiché si tratta della città di
Roma così com'è, della sua Chiesa particolare, e non dell'Urbs sacra e un po'
mitica, né del centro fortemente istituzionalizzato dell'amministrazione
universale della Chiesa, come non solo ripensare, ma riformare l'effettivo
rapporto dei cristiani romani col loro vescovo, coi loro preti, diaconi,
movimenti religiosi?
«Una tale riflessione non poteva partire che da coloro che, nelle loro parrocchie e nei loro inserimenti, vivevano tali problemi in modo impegnato. È per capire meglio e agire meglio che essi si riunivano. Condividevano le loro esperienze e le loro riflessioni intorno a don Nicola, prete assolutamente fedele, pienamente coinvolto nel suo lavoro parrocchiale, ma anche uomo profondamente colto, e profeta di uno stato di cose da chiarire, da fare evolvere, perché il Vangelo divenga sempre più la "legge fondamentale" della Chiesa».
…
«Senza dare un giudizio negativo sugli anni successivi alla pubblicazione de La Tenda, possiamo riconoscere che l'imprevedibile novità proposta dal Vaticano II ha fatto paura a molti cristiani e, possiamo dirlo serenamente, a molti dirigenti della Chiesa. Le strade che cominciavano ad aprirsi, pur essendo in profonda sintonia con le epoche più vive e creative della Chiesa sin dalle origini, hanno spaventato con le concrete rimesse in questione che necessariamente comportavano. Se molti cercano ancora, altri, e tra di loro taluni molto influenti, si sono fermati oppure tentano un ritorno a posizioni sicure in apparenza, ma morte in realtà. Ma, secondo una nota espressione, bisogna saper "dare tempo al tempo", e tale pazienza è anche un fattore di maturazione, un modo con cui lo Spirito reca i suoi frutti. Coloro che hanno pensato e scritto i testi de La Tenda continuano a vivere quello che hanno compreso e ad approfondire il senso di ciò che accade. Perciò la speranza non sarà confusa».