Sono anni che gli economisti, i sociologi, gli uomini politici ci ricordano che quando la divisione del mondo non è più rappresentata dai due grandi imperi dell'Est e dell'Ovest, il conflitto e la separazione si sono trasferiti nei rapporti tra Nord e Sud, tra i paesi ricchi e i paesi poveri.
Conosciamo bene i redditi delle famiglie dei paesi più poveri, e periodicamente i mezzi di comunicazione ci aggiornano sulle cifre. Poi a lato ne arrivano altre: e così apprendiamo che in occasione di quella che tutti continuano a considerare la manifestazione canora più importante dell’anno, due signori il cui compito è di fare i buffoni dietro le quinte guadagnano in poche sere svariate decine di milioni, forse centinaia. Apprendiamo che in quella stessa occasione la conduttrice viene ricompensata con cifre che superano il miliardo.
Tutto normale, il mercato è fatto così, gli indici di ascolto sono il metro per stabilire le cifre. Poi, magari in tarda serata, si faranno collette per i poveri negretti, ci ricorderanno che migliaia di bambini muoiono di fame, che con il compenso dato a una presentatrice si potrebbero curare svariate migliaia di malati di lebbra. Ce lo ricorderanno, e i compensi alle dive non cambieranno, e nessuno protesterà, nessuno si indignerà: chi lo fa è un moralista, non in linea con le leggi del mercato; e poi come dimenticare che quei signori tanto pagati fanno tanta beneficenza?
Chi ci darà un Gandhi che ci insegni la resistenza passiva, che ci convinca a spegnere il televisore, facendo così crollare quegli indici di ascolto che sembrano gli unici elementi di giudizio sulla bontà di una trasmissione, chi ci darà un Martin Luther King che organizzi qualche protesta pacifica, che ci faccia uscire dalla sindrome di Adamo, quella che vuole che quando succede qualcosa sia sempre colpa di altri, che noi non ci possiamo fare niente?
Siamo ancora capaci di indignarci e di proclamare ai tetti quello che ci diciamo tra amici, trasformando la nostra indignazione in azioni concrete?
(Maurilio Guasco, da Noticum n. 4, aprile 2001)