2.
Ci
sono
cristiani
che
pensano
di
poter
fare
a
meno
di
tale
costante
sforzo
spirituale,
perché
non
avvertono
l’urgenza
di
confrontarsi
con
la
verità
del
Vangelo.
Essi
tentano
di
svuotare
e
rendere
innocue,
perché
non
turbino
il
loro
modo
di
vivere,
parole
come:
«Amate
i
vostri
nemici,
fate
del
bene
a
coloro
che
vi
odiano
»(Lc
6,
27).
Tali
parole,
per
queste
persone,
risuonano
quanto
mai
difficili
da
accettare
e
da
tradurre
in
coerenti
comportamenti
di
vita.
Sono
infatti
parole
che,
se
prese
sul
serio,
obbligano
ad
una
radicale
conversione.
Invece,
quando
si
è
offesi
e
feriti,
si
è
tentati
di
cedere
ai
meccanismi
psicologici
dell’autocompassione
e
della
rivalsa,
ignorando
l’invito
di
Gesù
ad
amare
il
proprio
nemico.
Eppure
le
vicende
umane
d’ogni
giorno
mettono
in
luce,
con
grande
evidenza,
quanto
il
perdono
e
la
riconciliazione
siano
irrinunciabili
per
porre
in
essere
un
reale
rinnovamento
personale
e
sociale.
Questo
vale
nelle
relazioni
interpersonali,
ma
anche
nei
rapporti
fra
comunità
e
fra
nazioni.
3. I numerosi e tragici conflitti che dilaniano l’umanità, scaturiti talvolta anche da malintesi motivi religiosi, hanno scavato solchi di odio e di violenza tra popoli e popoli. A volte, questo avviene anche tra gruppi e fazioni all’interno di una stessa nazione. Si assiste infatti talora, con un doloroso senso di impotenza, al riaffiorare di lotte che si credevano definitivamente sopite e si ha l’impressione che alcuni popoli siano coinvolti in una spirale di violenza inarrestabile, che continuerà a mietere vittime e vittime, senza una concreta prospettiva di soluzione. E gli auspici di pace, che si levano da ogni parte del mondo, risultano inefficaci: l’impegno necessario per avviare verso la desiderata concordia non riesce ad affermarsi.
Di
fronte
a
questo
inquietante
scenario,
i
cristiani
non
possono
restare
indifferenti.
È
per
questo
che,
nell’Anno
giubilare
appena
concluso,
mi
sono
fatto
voce
della
richiesta
di
perdono
della
Chiesa
a
Dio
per
i
peccati
dei
suoi
figli.
Siamo
ben
consapevoli
che
le
colpe
dei
cristiani
ne
hanno
purtroppo
offuscato
il
volto
immacolato,
ma,
confidando
nell’amore
misericordioso
di
Dio
che
non
tiene
conto
del
male
in
vista
del
pentimento,
sappiamo
anche
di
poter
continuamente
riprendere
fiduciosi
il
cammino.
L’amore
di
Dio
trova
la
sua
espressione
più
alta
proprio
quando
l’uomo,
peccatore
e
ingrato,
viene
riammesso
alla
piena
comunione
con
Lui.
In
quest’ottica,
la
«purificazione
della
memoria
»
costituisce
soprattutto
la
rinnovata
confessione
della
misericordia
divina,
una
confessione
che
la
Chiesa,
ai
suoi
diversi
livelli,
è
chiamata
ogni
volta
a
fare
propria
con
rinnovata
convinzione.
4.
L’unica
via
della
pace
è
il
perdono.
Accettare
e
donare
il
perdono
rende
possibile
una
nuova
qualità
di
rapporti
tra
gli
uomini,
interrompe
la
spirale
dell’odio
e
della
vendetta
e
spezza
le
catene
del
male,
che
avvincono
il
cuore
dei
contendenti.
Per
le
nazioni
in
cerca
di
riconciliazione
e
per
quanti
auspicano
una
coesistenza
pacifica
tra
individui
e
popoli,
non
c’è
altra
via
che
questa:
il
perdono
ricevuto
ed
offerto.
Quanto
ricche
di
salutari
insegnamenti
risuonano
le
parole
del
Signore:
“Amate
i
vostri
nemici
e
pregate
per
i
vostri
persecutori,
perché
siate
figli
del
Padre
vostro
celeste,
che
fa
sorgere
il
suo
sole
sopra
i
malvagi
e
sopra
i
buoni
e
fa
piovere
sopra
i
giusti
e
sopra
gli
ingiusti”
(Mt
5,
44-45)!
Amare
chi
ci
ha
offesi
disarma
l’avversario
e
può
trasformare
in
un
luogo
di
solidale
cooperazione
anche
un
campo
di
battaglia.
È
una
sfida,
questa,
che
concerne
le
singole
persone,
ma
anche
le
comunità,
i
popoli
e
l’intera
umanità.
Interessa,
in
modo
speciale,
le
famiglie.
Non
è
facile
convertirsi
al
perdono
ed
alla
riconciliazione.
Riconciliarsi
può
già
apparire
problematico
quando
all’origine
c’è
una
propria
colpa.
Se
poi
la
colpa
è
dell’altro,
riconciliarsi
può
essere
visto
addirittura
come
irragionevole
umiliazione.
Per
fare
un
simile
passo
è
necessario
un
cammino
di
interiore
conversione;
occorre
il
coraggio
dell’umile
obbedienza
al
comando
di
Gesù.
La
sua
parola
non
lascia
dubbi:
non
solo
chi
provoca
l’inimicizia,
ma
anche
chi
la
subisce
deve
cercare
la
riconciliazione
(cfr
Mt
5,
23-24).
Il
cristiano
deve
fare
la
pace
anche
quando
si
sente
vittima
di
chi
l’ha
ingiustamente
offeso
e
percosso.
Il
Signore
stesso
ha
agito
così.
Egli
attende
che
il
discepolo
lo
segua,
cooperando
in
tal
modo
alla
redenzione
del
fratello.
…….