Il nostro Santo Protettore |
SAN PIO DA PIETRELCINA |
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Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus >>
- Giovanni Paolo II - 16 giugno 2002 |
Buona giornata a tutti. |
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di
PADRE ANTONIO RUNGI PASSIONISTA |
Noi ci affidiamo a te senza
inquietudini e sconforti. |
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23
Settembre 2018 a 100 anni dalla sua
stimmatizzazione 20 Settembre 1918 a 50 anni dalla sua morte 23 Settembre 1968 TRACCIA SPIRITUALE DELL’ALTA VIA MISTICA DI SAN PIO a
cura di don Roberto. file.pdf |
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Le date importanti |
25.05.1887 |
Padre Pio nasce a Pietrelcina, in provincia di Benevento. |
26.05.1887 |
Viene battezzato col nome di Francesco. |
27.09.1899 |
Riceve la Cresima nella Chiesa di Sant’Anna. |
02.01.1903 |
Entra nel convento dei Cappuccini a Morcone (Benevento). |
22.01.1903 |
Indossa l’abito di novizio col nome di Fra’ Pio. |
22.01.1904 |
Dopo un anno di noviziato prende i voti semplici. |
18.01.1905 |
Primo episodio di bilocazione. Mentre prega nel coro della
chiesa del convento di S. Elia a Pianisi, si ritrova improvvisamente a Udine,
nella casa del marchese Giovanni Battista Rizzani, dove assiste alla morte
del marchese e alla nascita di una bimba, Giovanna Rizzani. |
27.01.1907 |
Emette la professione dei voti solenni a S. Elia a Pianisi
(Campobasso). |
Aprile 1907 |
Alla visita di leva viene fatto “abile arruolato”. |
19.12.1908 |
Riceve gli ordini minori e il suddiaconato a Benevento. |
1909 |
Viene mandato a Pietrelcina per motivi di salute e vi
rimane sette anni. |
10.08.1910 |
Viene ordinato sacerdote nel Duomo di Benevento. |
14.08.1910 |
Celebra la sua prima Messa solenne a Pietrelcina. |
Ottobre 1911 |
A Venafro si ammala gravemente e l’unica cosa che riesce ad
ingerire per 21 giorni è solo l’Eucaristia. |
06.11.1915 |
E’ arruolato militare, ma dopo circa un mese viene
rimandato a Pietrelcina in licenza di convalescenza. |
17.02.1919 |
Lascia Pietrelcina e viene mandato nel convento di
Sant’Anna a Foggia. |
28.07.1916 |
Parte per un breve soggiorno a San Giovanni Rotondo, dove
viene impiegato come direttore spirituale dei cinque frati del convento. |
16.05.1917 |
Accompagna a Roma la sorella Graziella che va a farsi suora
brigidina. |
16.03.1918 |
Viene riformato dal servizio militare per broncoalveolite
doppia e torna al convento di San Giovanni Rotondo. |
05.08.1918 |
Subisce la “trasverberazione” del cuore. |
20.09.1918 |
E’ venerdì e nel coro della chiesetta di Santa Maria delle
Grazie riceve le stimmate visibili. |
31.05.1923 |
Il Sant’Ufficio decreta di non costare la
“soprannaturalità” dei fatti attribuiti a Padre Pio. |
17.06.1923 |
Viene ordinato a Padre Pio di non celebrare la Messa in
pubblico e di non rispondere alle lettere dei fedeli. |
Gennaio 1925 |
Padre Pio apre un piccolo ospedale nell’ex monastero delle
Clarisse di San Giovanni Rotondo, intitolato a San Francesco. |
03.01.1929 |
Muore a San Giovanni Rotondo Giuseppa Di Nunzio, madre di
Padre Pio. |
23.05.1931 |
Viene sospeso dal ministero sacerdotale. Potrà celebrare
messa in privato, entro il convento. |
16.07.1933 |
Dopo due anni di sospensione può riprendere a celebrare la
Messa in pubblico. |
25.03.1934 |
Può tornare alle confessioni, limitatamente agli uomini. |
12.05.1934 |
Può confessare anche le donne. |
07.10.1946 |
A San Giovanni Rotondo muore Grazio , il papà di Padre Pio. |
19.05.1947 |
Viene posta la prima pietra per la costruzione della “Casa Sollievo
della Sofferenza”. |
05.05.1956 |
Inaugurazione della “Casa Sollievo della Sofferenza”. |
04.04.1957 |
Pio XII nomina Padre Pio direttore a vita del Terz’Ordine
francescano di Santa Maria delle Grazie. |
01.07.1959 |
Viene consacrata la nuova chiesa di Santa Maria delle
Grazie. |
06.08.1959 |
La Madonna di Fatima arriva a San Giovanni Rotondo. |
07.08.1959 |
Parte la Madonna e Padre Pio guarisce. |
30.07.1960 |
Viene promossa un’inchiesta su Padre Pio ed inviato a San Giovanni
Rotondo, come visitatore apostolico, monsignor Maccari. Padre Pio viene
sottoposto a misure restrittive. |
10.08.1960 |
Padre Pio celebra 50 anni di sacerdozio. |
12.02.1965 |
Riabilitazione definitiva e inappellabile di Padre Pio. |
20.09.1968 |
50° anniversario del doloroso dono delle stimmate. |
22.09.1968 |
Padre Pio celebra la sua ultima Messa, ma al termine viene
colto da malore. Alle ore 18 compare alla finestra della sua cella: sventola
un fazzoletto bianco e benedice la folla dei fedeli. |
23.09.1968 |
Alle ore 2.30 Padre Pio cessa di vivere. |
26.09.1968 |
Si celebrano i funerali e nella cripta della Chiesa di
Santa Maria delle Grazie viene sistemato il corpo di Padre Pio. |
04.11.1969 |
Inizia la trattazione per la Causa di Beatificazione. |
16.01.1973 |
Consegna alla “S. Congregazione cause dei Santi” di tutta
la documentazione per il “nulla osta” alla causa di beatificazione. |
29.11.1982 |
Il papa Giovanni Paolo II firma per avviare il processo di
beatificazione. |
20.03.1983 |
Inizia il processo di beatificazione. |
02.05.1999 |
Padre Pio viene solennemente proclamato “Beato” nella
Basilica di San Pietro, a Roma. |
20.12.2001 |
Il papa Giovanni Paolo II firma il decreto di
canonizzazione . |
16.06.2002 |
Padre Pio viene
elevato agli altari e proclamato “Santo” |
Dall’Epistolario di Padre Pio
Soffrire
con Gesù |
Preghiera
al Beato Padre Pio
Padre
Pio,
tu
sei vissuto nel secolo dell’orgoglio:
e
sei stato umile.
Padre
Pio,
tu
sei passato tra noi nell’epoca delle ricchezze
sognate,
giocate e adorate:
e
sei rimasto povero.
Padre
Pio,
accanto
a te nessuno sentiva la Voce:
e tu
parlavi con Dio;
vicino
a te nessuno vedeva la Luce:
e tu
vedevi Dio.
Padre
Pio,
mentre
noi correvamo affannati,
tu
restavi in ginocchio
e
vedevi l’ Amore di Dio inchiodato ad un Legno,
ferito
nelle mani, nei piedi e nel cuore:
per
sempre!
Padre
Pio.
Aiutaci
a piangere davanti alla Croce,
aiutaci
a credere davanti all’ Amore,
aiutaci
a sentire la Messa come pianto di Dio,
aiutaci
a cercare il perdono come abbraccio di pace,
aiutaci
ad essere cristiani con le ferite
che
versano sangue di carità fedele e silenziosa.
Con
le ferite di Dio! Amen.
+ Angelo COMASTRI
Arcivescovo di Loreto
Anche
i santi della chiesa hanno avuto sempre uno spirito lieto. S.Teresa d’Avila aveva
paura dei religiosi scontenti e brontoloni e spesso pregava: “ Salvami,
Signore, dall’insipida devozione e dai santi con muso lungo” Scrive
Padre Alessio Parente: Padre Pio, quando
raccontava, esprimeva un sottile humor, che manifestava il suo solito buon
umore. Sul carattere di padre Pio
si è scritto molto, si è detto pure che era piuttosto rude con la gente,
sbrigativo nell’ascoltare, di poche parole nel consigliare. Io posso
attestare che Padre Pio, invece era di carattere allegro, pronto alla battuta
e allo scherzo; posso dire che era di facile e piacevole conversazione e
nella conversazione non metteva mai a disagio gli interlocutori, cercando di
stabilire con loro un ambiente di familiarità… Quando raccontava
barzellette o amenità varie era di una eleganza raffinata, nel senso che si
esprimeva sempre con parole adeguate e
molto cortesi nei confronti delle persone chiamate in causa. Del resto la santità
comporta un animo sereno: la serenità è data dalla coscienza di essere sulla
strada giusta, dal contatto con Dio
attraverso la preghiera, dalla pace con i fratelli attraverso l’amore e
l’aiuto con le opere e la preghiera, dalla garanzia di essere al sicuro in
una comunità che forma un corpo misticamente unico nel Signore Gesù Cristo. Chiunque ha incontrato
Padre Pio e lo ha conosciuto ha subito il fascino della sua persona. Nella
sua indole e nel suo fare c’era qualcosa di semplice e di sublime nello
stesso tempo. Questa caratteristica costituiva la forza morale, che
trascinava e affascinava i presenti. A volte con la sola
intonazione di voce riusciva ad essere severo, scherzoso, allegro, senza che
fosse alterato il suo animo, che conservava sempre una amabile dolcezza….. ……. Durante la “ boccata
d’aria” pomeridiana, dopo i riti religiosi in chiesa Padre Pio amava
raccontare barzellette a sfondo religioso e fatterelli, che tenevano desta
l’attenzione dei suoi interlocutori, specie quando usava il suo colorito
dialetto napoletano. Un giorno la conversazione
cadde su come fosse facile diventare ufficiale dell’ ordine dei cavalieri…..
A proposito raccontò con gioia la seguente storia. Un ufficiale dell’esercito,
dopo avere trascorso un certo numero di anni nel Purgatorio, si presentò alla
porta del paradiso. S. Pietro, vedutolo, lo ammonì dicendo: E’
troppo presto! Ci vogliono ancora mille anni! All’udire queste parole,
l’ufficiale rispose con un sorrisetto malizioso:ma io ho una lettera di
raccomandazioni datami dal tuo collega S. Giuseppe: S. Pietro lo vide
strizzare l’occhio come se fosse stato già risolto il caso, quindi piuttosto
seccato rispose:Qui le raccomandazioni non hanno valore e della lettera di
Giuseppe non me ne importa proprio nulla. A questa risposta l’ufficiale
capì che in quel posto la procedura era ben diversa da quella usata dagli
uomini sulla terra; pertanto se ne tornò nel Purgatorio. Dopo qualche tempo S.
Giuseppe, a passeggio per il Purgatorio, incontrò il cavaliere e stupito di
trovarlo ancora in quel posto, gli
chiese: Ma come…sei ancora qui! Ho scritto per te una lettera al mio
collega S. Pietro, che fine ha fatto la lettera? L’ufficiale un po’
rammaricato e risentito, rispose:Mi dispiace per te, caro S. Giuseppe, ma
il tuo collega lassù dice che della
tua lettera non sa che farsene. S. Giuseppe sbalordito di essere così
poco considerato nel cielo andò a chiedere spiegazione al custode
dell’ingresso del paradiso. Cos’è tutto questo?, protestò il padre
putativo di Gesù. Tu accetti le
raccomandazioni di S. Antonio da Padova e di S. Gennaro e poi rifiuti le mie!
Spiegami il perché! S. Pietro non sapendo cosa
rispondergli, gli dette una risposta evasiva: E’ così che voglio io! C’era da arrabbiarsi contro la prepotenza di
S. Pietro. S. Giuseppe, invece si servì della sua autorità di capo famiglia
e, volgendosi alla Madonna, le disse: Maria, prendi il Bambino Gesù e
andiamo via dal Paradiso. La storiella fece ridere
tutti,ma Padre Pio volle insegnare ai presenti che è un bene avere la
devozione a S. Giuseppe, patrono della buona morte, perché egli è potente in
Paradiso. Un altro pomeriggio,
mentre, serenamente si stava in giardino, Padre Pio raccontò quest’altra
storiella : Un giorno il Signore,
passeggiando per il Paradiso, vide molte facce di ceffi la cui presenza in
quel posto, abitato solo dai buoni, lasciava assolutamente allibiti.
Trovandosi in brutte acque, San Pietro, custode della porta del paradiso, si giustificò, spiegando la
presenza di quegli individui non a mancanza di vigilanza da parte sua, ma a
un certo attivismo poco legale per via di una particolare indulgenza della
Madonna e di San Giuseppe. Mentre lui serrava bene la
porta del Paradiso per non fare
entrare le anime dei brutti ceffi, la Madonna e San Giuseppe, durante la
notte, aprivano tutte le finestre. |
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La sua Messa P.
Matteo da S. Giovanni Rotondo. Bellissima commovente
poesia scritta da Padre Matteo da San Giovanni Rotondo il 31.10.1968,a pochi giorni
dalla morte del Beato Padre Pio |
Son
le ore prime di
un autunno mite devoto. Non
spuntano ancora le
prime luci dell'alba: livido
il cielo invisibili
le stelle che
sono più su oltre
il leggero velo di
nuvole grigie. Pieno
il silenzio d’intorno, assoluta
la pace: avverto
solo distinto preciso il
suono della
piccola sveglie che
scandisce eguale lento inesorabile il
fluire del tempo quasi
rivo che
mormora piano e
va oltre, va
lento va
stanco! Va... non
s'arresta non
sosta un
attimo solo. Sempre
nuova l'acqua sempre
eguale il corso. Par
quella di ieri l'acqua
di oggi: è
altra! A
quella di ieri somiglia. Dormono
ancora i
mortali stanchi taccion
le cure l'ansie
posano in
un cimitero immenso. Tombe innumere
tombe le
umane dimore… Un
rumore lontano vicino più
forte più
piano a
volte insolente poi
tace... Il
silenzio è più grave più
pieno un
silenzio leggero che
pesa turba dà
pace. È
l'ora devota della
preghiera l'ora
più pia del giorno più
intatta più
pura più
casta, l'ora
solenne raccolta della
Tua Messa d'un
tempo. Da
poco è trascorso quel
tempo. eppure...
è lontano ...
di secoli quasi
vero non pare ! Una
favola un
sogno vago
ricordo di
epoche remote... È
ieri. Da
anni ripetevi
quel rito sempre
a quest'ora e
già vegliavi da tempo in
lunga devota
preghiera. L'ombre la
quiete più
lieve più
limpida più
tersa facevan l'anima stanca del
lungo cammino nel tempo. Il
tuo colle! quasi
scoglio sperduto emergente dall'acque
profonde di
un oceano immenso. Faro! piccolo
umile luce nel
buio denso sempre
più denso di
un mondo vagante perduto nella
notte di
un immenso mistero ignorato. Oasi
calma ! serena fuori
del tempo in
un deserto vasto popolato
d'ombre distesa
immane di
paure densa di
dubbi penosi di
attese sospese d'incubi
neri... Oasi
di pace ! umile raccolta vaporosa
e tenera... Tempio
solenne di Dio rifugio d'anime
pure d'anime
stanche d'anime
in attesa di luce.. Oasi
tranquilla! molti
sostavano morivano
in essa dormivano
in pace altri
— i più — —
le folle — giungevano andavano l’une
all'altre seguivano per
poco assai poco restavano un
sorso di luce un
poco un poco di
amore e
poi... solo
un ricordo il
ricordo di un attimo nella
lunga estenuante umana
fatica del tempo. Bastava
quell’attimo solo quel
pezzo di luce quel
frammento di pace portato
nel cuore a
proseguire l’arduo affannoso
cammino verso
la morte agognata
e temuta Oasi! per
povere carovane
umane che
avanzano stanche aduse
al tormento della
quotidiana fatica d'ogni
giorno che viene d'ogni
giorno che va. Ogni
giorno porta una pena a
quella di ieri si aggiunge anticipo
- attesa di
pene sempre più nuove... la
speranza risorge poi
crolla di nuovo poi
si rialza il
cammino continua poi
giunge la morte... nessuno
s'avvede nessuno
s'accorge. La
scena è uguale le
turbe non mutano. |
Tu
da anni sempre
a quest'ora la
Messa dicevi: soffrivi piangevi ogni
giorno sfinito... poi
riprendevi il
giorno seguente. Gemevi piangevi t'offrivi a
Dio T'immolavi nel
Cristo Signore che
nelle Tue mani !n
agonia tornava nel
tedio mortale di
un dolore infinito che
trepide le folle nel
Tuo volto scorgevano Tu
penavi con Lui con
Lui ogni giorno morivi... nessuno
pensava il
costo pauroso di
quella Tua pace che
tutti prendevano: costo
di lacrime costo
di sangue pene
segrete intime
profonde consumavano
il corpo struggevano
l'anima. Tutti
prendevano un
brandello di carne: il
lor viatico nel
lungo affannoso cammino verso
la morte verso
l'eterno. Un
brandello di carne della
Tua carne straziata da
un immenso tormento il
tormento di Cristo morente. Tu
soffrivi agonizzavi crocifisso
con Lui. Morivi poi
risorgevi riprendevi a
soffrire riprendevi
a morire in
Cristo Gesù. Ogni
giorno ripetevi rivivevi lo
stesso immenso mistero di
un Dio che
per l'uomo s'immola all'uomo
si dona perché
viva di Lui il
piccolo uomo dimentico ignaro di
un amore infinito È
un Dio che
muore per
lui piccolo uomo. Mistero! Questo
il mistero immenso infinito che
Tu ogni
giorno sempre
a quest'ora sull'ara
rinnovi: nel
tuo spirito nelle
tue carni ripeti… Così
ogni giorno nessuno
da quando ricorda, così
ogni giorno per
sempre ogni
anima pensa: Possibile
domani non
si ripeta lo
stesso infinito mistero nelle
Tue mani nelle
Tue carni? È
un'agonia che
dura da sempre —
pare cosi — durerà
sempre! Poi
giunge un giorno l'ora
è la stessa le
folle attendono s'apre
la chiesa... la
vittima è distesa sotto
l'altare. È
morto! Nessun
lo pensava. Non
doveva morire! Il
mondo s'arresta sbigottite
l'ultime stelle guardano stupite. Come! è
morto anche Lui? Ma
non doveva morire! Or
chi come Lui ripeterà
— non solo sull'ara - lo
stesso infinito mistero nelle
sue carni di uomo l'infinito
mistero di un Dio che
soffre che
agonizza che
muore per
l'uomo? Chi
prenderà il posto d'un
uomo si
pio si
umile e
buono? Il
fiato sospeso una
risposta s'attende... Un
uomo s'attende che
al Tuo posto ripeta lo
stesso infinito mistero: l'infinito
mistero di
un Dio che
agonizza che
muore. Non
solo ! Questo
ogni giorno succede su
tutti gli altari del mondo. S'attende
che un uomo nello
spirito nelle
sue carni ripeta il
Mistero di Cristo. Sì...
basta la fede! ma
gli occhi dell'uomo cercano invocano implorano un
uomo in
cui scorgere possano le
sembianze di Cristo il
tormento di
un Amore infinito che
ogni giorno muore
per l'uomo ogni
giorno risorge ritorna
a morire finché
l'uomo nell'ultimo
giorno del tempo non
risorga con Lui nella
luce della
sua carne redenta per
la gloria del Padre.
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P.Pio e il Rosario
Ma se è vero che padre Pio può essere chiamato il Santo delle stigmate, il
Santo del confessionale, il Santo delle grazie, è ancora più vero che lo
possiamo chiamare il Santo del Rosario.
Padre Pio potrà restare nella storia come il Santo che forse più di tutti ha
recitato il Rosario. Arrivava a dire oltre cento rosari al giorno,
tanto che un confratello lo ha definito: «un rosariante a tempo pieno: giorno
e notte ininterrottamente» (Padre Tarcisio da Cervinara).
Padre Pio testimonia al mondo la forza del Rosario. é con questa preghiera,
infatti, che padre Pio è diventato un gigante nella santità, che ha radunato
intorno a sé folle di anime bisognose di grazia e di lumi, diventate folle di
convertiti.
In questo ultimo secolo così tormentato da guerre, calamità, genocidi, la
Madonna ovunque è apparsa ha additato il Rosario come arma per la conversione
dei peccatori e per la fine delle guerre. Lucia, la veggente di Fatima,
disse: «Da quando la Vergine SS.ma ha dato grande efficacia al Santo Rosario,
non c’è problema né materiale, né spirituale, nazionale o internazionale, che
non si possa risolvere con il Rosario e con i nostri sacrifici». E ancora:
«Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto della decadenza dello spirito
di preghiera. È stato in previsione di questo disorientamento che la Madonna
ha raccomandato con tanta insistenza la recita del Rosario... Il Rosario è
l’arma più potente con cui possiamo difenderci in battaglia». (S. M. Manelli,
Il
S. Rosario e i santi, Castelpetroso 1995, p. 46).
Padre Pio seguì sempre il consiglio della Madonna, e a chi gli chiedeva
perché recitasse tanti Rosari rispose: «Se la Vergine Santa l’ha sempre
caldamente raccomandato dovunque è apparsa, non ti pare che ci debba essere
un motivo speciale?» (S. M. Manelli, P. Pio da
Pietrelcina, Frigento 1998, p. 118).
L’umile frate usò sempre la preghiera del Rosario per qualsiasi problema: per
la conversione dei peccatori, per combattere contro il demonio, per liberare
i suoi figli spirituali dalle tentazioni. Infatti, si racconta che mentre era
a San Giovanni Rotondo e lavorava come direttore spirituale dei ragazzi del
piccolo seminario serafico, una notte uno dei suoi ragazzi sentì che il Padre
invocava la Madonna e sentì anche un rumore di ferri che si storcevano, al
mattino vide i ferri che sostenevano la tenda attorno al letto di padre Pio,
e li trovò tutti contorti, e padre Pio aveva un occhio gonfio e dolorante.
Chiesto il motivo di tale stato, egli rispose che uno dei ragazzi durante la
notte aveva avuto delle tentazioni contro la purezza e mentre invocava la
Madonna, spiritualmente invocava anche il suo aiuto: «Immediatamente
corsi in suo aiuto - disse padre Pio - e sorretti
dalla corona della Madonna, abbiamo vinto. Il ragazzo tentato libero dalla
tentazione, si addormentò, fino al mattino, mentre io sostenni la lotta, fui
bastonato, ma ho vinto la battaglia» (Ivi, p. 91).
Inoltre padre Pio si serviva del Rosario per liberare molte anime dal
Purgatorio. Così disse ad una figlia spirituale nel regalarle una corona: «Ti
affido un tesoro: sappi tesoreggiare. Vuotiamo il Purgatorio»
(Idem, Il Santo Rosario e i santi, p. 36).
A padre Pio piaceva molto chiamare il Rosario la sua arma. Si racconta a
questo proposito che una sera, messosi a letto, chiese ai confratelli di
prendergli l’«arma». I frati gli domandarono in quale posto della cella
avrebbero dovuto guardare ed egli rispose: «Nella mia tonaca!».
Sorpresi, i suoi confratelli cercarono ma non trovarono altro che una corona,
dissero: «Padre, nella tonaca non vi è arma. Vi è solo una corona del
Rosario». E padre Pio: «E questa non è un arma?»
(G. Curci, Innamorato della Madonna, Napoli 1969, pp.
53-54).
Quest’«arma» le fu donata dalla Madonna. Infatti padre Pio stesso raccontò
«di aver visto dalla finestra del coro una piazza piena di nemici che
gridavano: "A morte, a morte...". Rivoltosi alla Madonna per
chiedere aiuto, Ella gli mise fra le mani la corona del Rosario da manovrare
come arma. Allora egli si affacciò alla finestra con il Rosario fra le mani e
vide tutti i nemici cadere a terra abbattuti» (S. M. Manelli, Il
Santo Rosario e i Santi, p. 35).
Quanti Rosari padre Pio riuscisse a dire ogni giorno è davvero un enigma. Si
parla di 30-40 Rosari interi (ossia da
Padre Michelangelo avendolo più volte visto sempre con la corona del Rosario,
ne era così incuriosito che una volta gli chiese: «Padre dimmi la verità,
oggi, quanti Rosari hai detto?». Padre Pio rispose: «Senti,
la bugia non te la posso dire, 32-33 e forse qualcuno in più”.
Padre Michelangelo rimase scioccato e si chiedeva come si potesse trovare
spazio nella sua giornata, tra Messa, Confessioni, vita comune, per tanti
Rosari. Cercò allora chiarimento dal direttore spirituale del Padre. Il padre
spirituale, padre Agostino da San Marco in Lamis, gli rispose: «E se tu
sapessi che sono Rosari interi!». Padre Michelangelo cercò di ribattere: «Ma
come fa?». «Tu vuoi sapere come fa, - gli rispose padre Agostino - ma
spiegami prima chi è un mistico e poi ti spiegherò come fa a dire tanti
Rosari» (cf Negrisolo, Castello, Manelli, Padre Pio nella sua interiorità,
Cinisello Balsamo 1997, pp. 70-71).
Padre Pio, per questo dono singolare di recitare sempre Rosari, di certo è
per noi un Santo ammirabile più che imitabile, ma il Signore non dà un dono
senza che prima non ci siamo sforzati su quel punto. E padre Pio per molti anni
si sforzò di recitare ogni giorno più Rosari che fosse possibile arrivando
alla media di 15 corone giornaliere, con tutti gli impegni di studio e di
lavoro (cf Ep IV 913).
Per esercitarsi a dire più Rosari, da giovane chierico a Sant’Elia a Pianisi,
fece anche una gara con un suo confratello, fra Anastasio, nella recita del
maggior numero di Rosari. «Una notte sentì il rumore di uno che si muoveva
nella cella accanto. Si svegliò e pensò che a far rumore fosse stato fra
Anastasio, ancora sveglio per recitare Rosari. Si alzò anche lui per dire
altri Rosari..., sempre in gara con il confratello. Ad un certo momento,
dalla finestra, chiamò fra Anastasio. Ma ecco che sul davanzale apparve un
enorme cane nero dagli occhi di bragia. Fra Pio rimase impietrito, e il
cagnaccio con un formidabile salto balzò sul tetto di fronte, e scomparve. É
Il giorno dopo seppe che la cella accanto alla sua era disabitata, perché fra
Anastasio ne aveva occupata un’altra» (S. M. Manelli, Padre
Pio da Pietrelcina, pp. 64-65).
Il Rosario è sempre stato in tutta la sua vita la sua preghiera preferita; ma
perché?
Perché padre Pio era un vero figlio di Maria, e ben sapeva che il Rosario è
la preghiera preferita della Madonna.
Bramava tanto esaltarla da dire: «Vorrei avere una voce così forte
per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò
non è in mio potere, ho pregato il mio angiolino a compiere per me questo
ufficio» (Ep I 277), e in un’altra lettera: «Vorrei
volare per invitare tutte le creature ad amare Maria» (Ep I 357).
Se dovessimo misurare l’ amore di padre Pio alla Madonna dal numero dei
Rosari che recitava, allora potremmo benissimo definirlo folle d’amore alla «Bella
Mammina».
Si racconta che una bambina chiese alla Mamma cosa fosse il Rosario e questa
le rispose che il Rosario è la storia di Gesù raccontata dalla Madonna; ed è
proprio così che padre Pio viveva, quel recitare sempre il Rosario. Stringere
sempre la corona con quelle mani insanguinate era il modo di stare sempre
mano nella mano con la Madonna facendosi plasmare ad immagine del Figlio suo,
e così egli è diventato una copia di Cristo ai massimi vertici, tanto da
portare nel suo corpo le stigmate del Signore per oltre 50 anni.
Padre Pio, oltre a esserci modello nella recita del Rosario, ci indica anche
come bisogna dirlo. «L’attenzione deve essere posta
all’Ave - diceva - al saluto che rivolgi alla
Vergine nel mistero che contempli. In tutti i misteri Ella era presente, a
tutti partecipò con l’amore e il dolore» (P. Tarcisio da
Cervinara, P. Pio e la Madonna, San Giovanni Rotondo
1993, p. 30).
Di solito, in punto di morte si lascia come eredità la cosa più cara, e padre
Pio ha lasciato in eredità ai suoi figli il Santo Rosario. Poco prima di morire,
infatti, ad alcuni suoi figli spirituali che gli chiesero di dire loro
qualcosa, egli rispose: «Amate la Madonna e fatela amare.
Recitate sempre il Rosario».
Non lasciamo cadere nel vuoto le sue parole, e a chi dice che il Rosario è
sorpassato rispondiamo come il beato Pio stesso disse ad un suo confratello
che gli riferì: «"Padre, oggi dicono che il Rosario ha fatto il suo
tempo... In tante Chiese non si recita più". Padre Pio rispose: "Satana
mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai: è la
preghiera di Colei, che trionfa su tutto e su tutti. E lei che ce l’ha
insegnata, come Gesù ci ha insegnato il Pater noster”» (S. M.
Manelli, Il Santo Rosario e i Santi, p. 93). |
Padre Pio: un guardaroba
ambulante!… (dal libro Padre
Pio, trasparente di Dio di Padre Jean Darobert) Nei primi giorni di
caserma a Napoli aspettando di prendere servizio, e nel timore che i suoi
compagni gli giocassero qualche tiro
birbone come di tanto in tanto accade in quell’ambiente militare, padre Pio
escogitò un mezzo alquanto originale per mettere il suo bottino, ossia
la sua biancheria al sicuro. Non trovò niente di meglio
che indossare la totalità dei suoi vestiti! Due camiciole, due camicie, due
farsetti, due maglie e due vestiti! Ad un tratto un infermiere
si mise a gridare : << Francesco Forgione alla visita medica!>>
Padre Pio andò dall’ufficiale medico e questi gli disse. << Forgione,
spogliatevi!>> Padre Pio ubbidì e,
tranquillamente, sotto gli occhi stupiti del medico, si levò il primo
vestito, poi il secondo; una maglia e una seconda; un farsetto e poi un
altro; una camicia e una seconda camicia e infine due camiciole una dopo
l’altra… C’ era di che aver caldo
in quella caserma Napoletana! Quando ebbe finito, il
medico sbalordito e che rideva di cuore, esclamò:<< Forgione, ma voi
non avete addosso una biancheria, ma un magazzino!>> |
Padre Pio, figlio di San Francesco Padre Pio, illuminato dal Signore a vivere
“nella schiera della milizia ecclesiastica”, scelse il chiostro e si rifugiò
“sotto la bandiera del poverello
d’Assisi”. Oltre
a Pietrelcina che richiamava Assisi, oltre il Gargano che richiamava la
Verna, Padre Pio aveva affinità ben più profonde, interiori, con San
Francesco. La Casa Sollievo della Sofferenza fiorì come ripetizione dei
rapporti d’amore di San Francesco con i lebbrosi. La predilezione alla
Madonna e alla chiesetta di S. Maria delle Grazie ripeteva la dilezione di
San Francesco alla Madonna e alla chiesetta di S. Maria degli Angeli, la
Porziuncola. Lo stesso amore per Gesù sulla croce li rese uomini con le
stimmate del Signore. Lo stesso riserbo attorno alle stimmate, i “segreti del
re”, si riscontrava nello stimmatizzato della Verna e nello stimmatizzato del
Gargano. La
pietà di Padre Pio si esprimeva in devozioni spiccatamente francescane, la
cui centralità era Cristo, nel mistero della Natività, nella presenza
dell’Eucaristia, nel dramma della Passione. Padre Pio viveva tali
misteri nella celebrazione quotidiana della messa, con lo stesso pianto di
San Francesco sul sangue del crocifisso. L'Umiltà
Sull’esempio
di San Francesco, Padre Pio si propose la pratica delle più belle virtù,
specialmente delle più difficili, come quella dell’umiltà. Quella di Padre
Pio era un umiltà che lo convinceva di essere peccatore, il peggiore di
tutti, indegno di portare l’abito di San Francesco. “Credo che la mia vita
passata e presente non sia degna agli occhi di Dio. Oh! Che peso è questo per
me e tanto più cresce quanto non torvo in me forza per divenire migliore”.
Un’umiltà
che lo faceva lavorare di nascosto, nel confessionale, tolto il tempo della
celebrazione della messa. Un’umiltà
che aveva paura dei doni di Dio, giunse a chiamare le proprie stimmate
“terribile dono”. Dei suoi fenomeni mistici parlò solo per obbedienza ai
direttori spirituali e con dolorante imbarazzo. Un’umiltà
che lo faceva obbedire in tutto ai superiori, anche nei periodi che parevano
limitarlo, segregarlo, confinarlo e umiliarlo. Umiltà
spessissimo richiamava, raccomandava, puntualizzava, considerandola spina
dorsale d’ogni vita spirituale. “Guardiamo in alto e poi guardiamo noi
stessi. L’infinita distanza che intercorre tra l’azzurro e l’abisso genera
umiltà”. La sua umiltà, la gemma più preziosa i cui riflessi daranno
ragione dei suoi doni, delle sue virtù ed anche dei suoi difetti. La Povertà Il
Frate, per le cui mani passò tanto denaro, da permettergli la costruzione
della Casa Sollievo della Sofferenza, amò e coltivò la virtù della povertà
caratteristicamente francescana. Una
cella per il riposo, un altare per la preghiera, un confessionale per il
lavoro, tutto parla di una povertà vera. Inchiodato al dovere, non vide mai
Assisi “città tutta francescana, monumento parlante del grande amore e
dell’infinita carità del nostro Padre San Francesco….” Niente gioie
legittime di evasioni e di interessi per la bellezza di un paesaggio o
dell’arte. La
Casa Sollievo della Sofferenza è un’opera fiorita per i poveri e dalla
povertà di un frate, che si affidava esclusivamente alla Provvidenza e mirava
alla beatitudine del Regno dei Cieli. Padre
Pio vestì sempre da povero frate. Abiti nuovi non desiderò mai d’averli,
contento già di quelli usati. Padre Pio, uomo e francescano, creatura di
questo mondo, con il suo temperamento pieno di spirito, con la sua voce umana
e mistica, pervade con la sua serenità ogni cosa ed ogni momento. L'Obbedienza L’atteggiamento
che domina la vita di Padre Pio, ed esprime alla Chiesa autentico amore, è
quello dell’obbedienza. Obbedienza filiale sempre: senza “se” e senza “ma”,
senza porre condizioni, senza esigere spiegazioni. Insieme obbedienza attiva
e responsabile. In
Padre Pio, forse nulla vi è di più grande che il suo silenzio, persistente,
caparbio, sebbene tanto umile, riverente e amoroso nei confronti della madre
Chiesa. “Io figlio divoto della santa ubbidienza … ubbidirò senza aprir
bocca”. Padre Pio intervenne più volte a difendere la Chiesa e gli uomini
della Chiesa. Padre Pio non fu un predicatore. Tuttavia la sua obbedienza e
la sua fedeltà alla chiesa sono state la predica più lunga, la più convincente.
Il 12 settembre 1968, dieci giorni prima di morire, Padre Pio pensò con
affetto, ancora una volta, alla chiesa. Scrisse
una lettera al Papa Paolo VI per riconfermare l’amore e l’obbedienza, data
prima di chiudere gli occhi, per dire che tutta la sua lunga vita era stata
amore ed obbedienza alla Chiesa. Volle, come per tutta la vita, affidarsi
alla maternità della Chiesa, per compiere, aggrappato ad essa, l’ultimo
passo. |