PADRE PIO

TRA PASSATO E PRESENTE

 

 

IL DATARIO DI PADRE PIO

 

PADRE PIO STORY di Francobaldo Chiocci

 

COSI’ I PAPI SI SONO DIVISI SUL FRATE DI PIETRALCINA di Andrea Tornelli

 

LE SUE STIMMATE RIMARRANNO UN MISTERO di Andrea Tornelli

 

DA OGGI POTREMO PREGARE SAN PADRE PIO di Nino Materi

 

CON IL FRATE DI PIETRELCINA IL PAPA RITROVA LE ENERGIE di Andrea Tornelli

 

SULLA CASA DEL SANTO VOLANO 150MILA ROSE BIANCHE di Francobaldo Chiocci

 

IL 23 SETTEMBRE SARA’ FESTA OBBLIGATORIA

 

SAN PIO DA PIETRELCINA,DISPENSATORE DELLA DIVINA MISERICORDIA

 

LA COLLINA DEL GARGANO E LA GRAZIA DI DIO

 

UNA NUOVA LOURDES di Francobaldo Chiocci

 

SERVENDOGLI MESSA HO SENTITO IL PARADISO di Giorgio Manelli

 

PADRE PIO- MIRACOLO IN ROMANIA Renzo Allegri

 

 

IL DATARIO DI PADRE PIO

 

 

1887 Il 25 maggio nasce a Pietrelcina come Francesco Forgione

1906 Studi liceali

 

1911 Stigmate invisibili, prime gravi malattie

1889 Cresima e prima Comunione

1907 professione di voti solenni, lotte con i demoni

1915 Richiamo alle armi a Napoli

1903 Prime visioni nel convento di Morcone

1908 Studi teologici e diaconato

1916 Arrivo a San Giovanni Rotondo in licenza malattia

1904 Professione di voti semplici col nome di fra Pio, studi ginnasiali a sant’Elia a Pianisi

1909 Prima messa a Pietralcina

 

1917 Riformato dal servizio militare

 

1918 il 6 agosto un “misterioso personaggio” gli trapassa il cuore e il 20 settembre gli impone le stigmate mentre prega

1923 Primi decreti restrittivi del Santo Uffizio

1933 Pio XI lo reintegra e sostituisce il calunniatore vescovo di Manfredonia

1919 Esaminano le stigmate i clinici Romanelli, Bignami, Festa

1924 Non può confessare, né celebrate Messa in pubblico

1934 Può di nuovo confessare

1921 Voci di trasferimento, scoppiano tumulti popolari

1925 Subisce un’operazione in cella

1935 Celebra il 25° del sacerdozio

1922 Padre Pio è “sotto osservazione”

1931 Per Padre Gemelli le stigmate sono fenomeni psicopatici

1946 Arrivano orfani, reduci, sbandati da tutto il mondo

 

1947 Primi lavori per la Casa Sollievo della Sofferenza

1960 Con la “ visita Maccari” ricominciano le restrizioni

1968 Muore il 22 settembre all’indomani dell’ultima messa per il cinquantesimo delle stigmate.

1953 Grande folla per il 50° della vestizione religiosa

1964 Il Vaticano eredita l’Ospedale e le altre opere terrene

1969 Si apre la cripta e inizia il pellegrinaggio dei fedeli

1956 Dopo l’ospedale si costruisce anche la nuova chiesa

1965 E’ pronto a Ginevra un libro bianco da presentare all’Onu

1969 L’episcopato polacco chiede l’introduzione della causa di beatificazione

1959 Guarisce all’arrivo dell’immagine della Madonna di Fatima in statua portata in pellegrinaggio

1967 Si muove solo sulla sedia a rotelle

1973 Conclusa la fase diocesana, la causa passa a Roma

 

1987 papa Wojtyla va a pregare sulla sua tomba

1999 Il 2 maggio è proclamato beato in San Pietro

1997 Padre Pio è dichiarato Venerabile

2002 Dal 16 giugno è Santo

Fonte SEI

 

 

I MIRACOLI

 

Riconosciuti

Attribuiti

 

Matteo Pio Coltella

 

Ricoverato nella Casa Sollievo per una forma di meningite fulminante giudicata dai medici un caso senza speranza, guarisce improvvisamente il 20 gennaio 2000. Il bambino, che oggi ha nove anni, raccontò che nella notte gli apparve in sogno un frate, un “vecchio” con la barba bianca.

Consiglia De Martino

 

Colpita da un travaso di linfa, viene portata d’urgenza all’ospedale San Leonardo di Salerno. Le sue condizioni sono disperate. Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1995 Consiglia De Martino sente la mano di Padre Pio “cucirle” la ferita e i medici, nei giorni seguenti, non possono che constatarne la guarigione.

Giorgio Rinzivillo

 

Ritenuto clinicamente morto dai medici, lo studente universitario si risveglia dopo essere stato toccato da una ciocca di capelli di Padre Pio che un familiare portava con sé.

 

Aldo Lepizzera

 

Immobilizzato a letto da un mieloma multiplo, il 12 ottobre 1995 riprende a camminare dopo aver sognato nella notte il frate con le stimmate.

 

Giuseppe Carbonaro

 

Il 16 novembre 1996 visita il convento di San Giovanni Rotondo e guarisce da una paresi spastica

 

 

 

PADRE PIO STORY

 

di Francobaldo Chiocci

 

 

Ottantuno anni di sofferenza e preghiera, mezzo secolo sul Golgota di una crocifissione vivente, E dopo la morte altri 33 anni d'attesa per ottenere l'aureola da Papa Wojtyla. Ma, nella leggenda popolare e nella gratitudine dei devoti, era già santo dal 1918, da quando un cherubino lo «assaltò» e lo lasciò piagato con le stimmate di Cristo. La cronologia di Padre Pio da Pietrelcina, che di sé diceva «sono soltanto un frate che prega», è quella di un santo all'antica cercato dai moderni per i suoi prodigi, ma anche per il suo anacronismo. Un ordinario fraticello delle straordinarietà e un santo a dispetto dei tempi. Fra i tanti che gli vollero bene, ci furono anche quelli che gli vollero male, alcuni religiosi compresi. Ammise il cardinal Casaroli: «Soffrì per la Chiesa e dalla Chiesa».

 

Quando era Francesco

 

Quinto figlio di una famiglia contadina e analfabeta, nasce il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, nel Sannio. Lo battezzarono Francesco Forgione. È gracile, piange sempre. Il padre Orazio vuol gettarlo dalla finestra: « Ma chi ci è capitato, un demonio?». E invece, appena cresciuto, portando al pascolo due pecore e raccogliendo ramoscelli per comporli a croce, comincia a vedere Dio. Pero è triste. Dirà di sé fanciullo: «Ero un maccherone scondito e senza sale, non ho mai giocato». Un prete spretato e concubino, a 10 anni, è il suo primo maestro. Affronta anche la prima calunnia, accusato di aver scritto un biglietto d'amore a una coetanea. Un indovino gli annuncia: « Sarai uomo buono, onorato, seguito». I paesani lo chiamano già U' santariello. Nel 1902 si fa novizio nel convento di Morcone. Vita grama: «Senza la vocazione, c'era da diventare scimuniti… ». E’ sempre febbricitante. Prendono a tormentarlo0 « quei cosacci », che chiama anche «Barbablù e i pari suoi», cioè i diavoli. Quando veste il saio cappuccino e prende il nome di fra' Pio lo bastonano a sangue, gli mandano in cella un orrido cane nero. Oleografie da medioevo degli incubi. Oppure lotte di un mistico contro le tentazioni?

 

Sacerdote e soldato

 

La prima Messa («Tutto bello, tranne il ricordino che non ci fu» ) la celebra il 14 agosto 1910 a Pietrelcina. E' l'anno delle stimmate invisibili, ha strani dolori alle mani. Satana lo avverte: «Farò  contro di te cose che mente umana immaginerà giammai». Collabora con lo zio arciprete, già dice Messe «troppo lunghe». Estasi e svenimenti sull'altare. Gli misurano i febbroni con termometri da cavallo, superano i 50 gradi. Lo portano a Napoli da clinici illustri, che lo danno per spacciato. Ciò nonostante, nel novembre del 1915 viene chiamato alle armi come soldato di sanità, anche se la sua unica missione militare sarà, stando alla letteratura agiografica, una visita in bilocazione al generale Cadorna che, dopo Caporetto, si sarebbe  suicidato se un misterioso frate non gli avesse tolto di mano la pistola. Sennò, equivocando sul mancato ritorno da una licenza per malattia e prima di essere riformalo per broncoalveolite doppia, lo considerano persino disertore.  I carabinieri vanno a cercarlo a San Giovanni Rotondo, dove Padre Pio è giunto il 26 luglio del 1916 per restarvi sino al resto dei giorni.

 

Calvario, fama e tumulti

 

Il giorno delle stimmate è il 20 settembre 1918. Le «ferite» sono come quelle di San Francesco, anche se proprio un illustre francescano, padre Gemelli, le riterrà un fenomeno d'isteria. Comincia la fama, ma anche il subbuglio. Nel 1922,alle prime voci di un trasferimento (dicono in Spagna) che Padre Pio è disposto a subire remissivo («Se sono col mio superiore sono con Dio»), scoppiano tumulti. Per difenderlo, arrivano anche gli squadristi al grido: «Se non ci conoscete/ uhé per la Madonna/ noi siamo gli squadristi/ di Poppino Caradonna». Il cappuccino resta sul Gargano a furor di popolo, ma è «sotto osservazione» del Santo Uffizio.

 

Decennio maledetto

 

La cosiddetta prima persecuzione, originata dalle calunnie dell' arcivescovo di Manfredonia e di alcuni monsignori corrotti e gaudenti, comincia nel 1923 con un monito « a non mostrare le cosiddette stimmate, delle quali non consta la soprannaturalità »e prosegue sino al 1933, allorché in favore di Padre  Pio intercede  in Vaticano anche don Orione. Deve interrompere ogni relazione, fosse pure epistolare, coi penitenti». Lo privano di ogni pubblico  esercizio sacerdotale. E'inavvicinabile e prigioniero, dice Messa nella cella monacale. Si mobilitano gli inquisitori, ma anche i difensori. Finché un convertito, Emanuele Brunatto, e il podestà Francesco Morcaldi smascherano gli accusatori con un coraggioso e incredibile dossier, lettera alla Chiesa. Pio XI si ricrede, dà torto a Padre Gemelli e dice a un vescovo cappuccino: «Ora sarete contenti, il vostro Padre Pio è reintegrato et ultra».

 

L'apostolato

 

Dal 1934 la fama di taumaturgo e consolatore si allarga a lutto il mondo. Arrivano nomi famosi, Beniamino Gigli viene a cantargli «Mamma», si converte il pornoscrittore Pittigrilli, lo scultore Messina gli regala una Via Crucis, è assiduo il grande penalista De Marsico, il comico Carlo Campanini diventa suo cappellano nel mondo dello spettacolo. Padre Pio lo incita: «Carletto, Dio assegna una parte anche ai buffoni». Nel dopoguerra giungono reduci, sbandati, sconfitti, disperati di ogni malanno. E' frequentando i sofferenti che decide di intitolare proprio al sollievo della sofferenza il grande ospedale che costruirà dal quasi niente, con gli spiccioli delle offerte raccolti in un fazzolettone contadino. Pio XII lo ha dispensato dal voto di povertà. Nel 1956, all'inaugurazione della Casa Sollievo, i clinici più illustri ascoltano una predica stonata in epoca Usi: "Prima della scienza, portate ai malati il vostro cuore». Nascono i Gruppi di Preghiera. Ora sono più di 2.220, in Italia 1,807.

 

 

La seconda persecuzione

 

Si chiama «inchiesta Maccari», la ordina Giovanni XXIII a  cui vien fatto credere che San Giovanili Rotondo è un centro di fanatismo. Ma passa, brutalmente, per seconda persecuzione. Si replicano le restrizioni della prima, con in più i microfoni sacrileghi che spiano le confessioni. C’è chi ritiene Padre Pio ribelle e cospiratore. Gli impongono anche di firmare un documento in cui dichiara di non aver mai subito persecuzioni. Non solo obbedisce, ma dice: «In silenzio adoro e bacio la mano di colui che mi percuote». E’ il masochismo dei santi. Corrono gli anni 60. Il movente principale, questa volta, e sterco del diavolo; il denaro. Nel mirino, le offerte che per l'ospedale e le altre opere di bene arrivano da tutto il mondo. In molti, in troppi, sono stati rovinati dal crac del «banchiere di Dio» Giuffrè, un pasticcione dell'epoca che anticipò Sindona. Giuseppe Pagnossin, un ex industriale padovano che ha dedicato tutta la vita e gli averi alla difesa di Padre Pio, nel '64 fa preparare a Ginevra un libro bianco da presentare all'Onu. Ma lo scandalo è evitato. Paolo VI riabilita il cappuccino e revoca le restrizioni ordinate dal predecessore.

 

Gli ultimi anni

 

Padre Pio, verso la fine, è un vecchio frate stanco, fiaccato e sulla sedia a rotelle, anche se continua a convertire, consolare e miracolare. Lo ringrazia per una intercessione anche un cardinale polacco: Karol Wojlyla. E' fragile, si sente un superato, piange quando gli dicono che non deve più celebrare in latino e, all'ultima Messa, il 22 settembre 1968, barcolla e sviene sull' altare. La notte successiva muore. Stupore in convento: le stimmate sono scomparse. Ma anche per i medici è fenomeno misterioso come la loro comparsa di 50 anni prima. Ai funerali sono in centomila e più. C'è chi, abituato ai suoi prodigi, lo vede alla finestrella dove si affacciava da vivo. Seguono idealmente il feretro tutti i suoi orfani. Si calcola che siano più di 15 milioni.

 

Verso la gloria

 

Nel 1987 Papa Wojtyla, il «suo» Papa, nel centenario della nascita, torna a San Giovanni Rotondo per la terza volta e prega sulla tomba dei «suo» Padre Pio. Era stato lui a chiedere, a nome dell'episcopato polacco, il processo di beatificazione. Ai cappuccini e ai giudici vaticani raccomanda : «Sbrigatevi, questo è un santo che voglio fare io». Dieci anni dopo, nel dicembre 1997, con il decreto che attesta le virtù eroiche, Giovanni Paolo II lo dichiara Venerabile. La mole del processo è colossale: 372 sessioni, 104 volumi di documenti. Nel 1998 viene  certificato il «miracolo certo» indispensabile per la gloria di un uomo di Dio a cui di miracoli se ne attribuiscono migliaia. Si tratta della guarigione dì una signora salernitana alla quale Padre Pio apparve in sogno la notte prima di essere operata senza speranza. Ed ecco, il 2 maggio 1999, il gran giorno della beatificazione in San Pietro, una proclamazione senza precedenti in un oceano di folla e in un 'alluvione masmediatica. Ma con Padre Pio niente è mai troppo. Il più verrà domenica, il giorno dell'aureola. Il fraticello di Dio e di tutti potrà salire su ogni altare. E, per includervi il suo nome, verrà anche aggiornalo il calendario dei santi. Nessuno ha come lui segnato un secolo.

 

Fonte il Giornale 16/6/2002

 

 

 

 

 

COSI’ I PAPI SI SONO DIVISI SUL FRATE DI PIETRELCINA

 

di Andrea Tornielli

 

Padre Pio da Pietrelcina ha sempre amato il Papa e ha sempre obbedito agli ordini di Roma, ma non tutti i Papi gli hanno manifestato la stessa benevolenza di Karol Wojtyla, che oggi lo proclama santo. Le prime serie difficoltà per il frate stimmatizzato risalgono al pontificato di Pio XI: è nell'estate del 1922, infatti, che il Sant'Uffizio interviene per la prima volta sul caso e l'anno successivo stabilisce che non risulta «la soprannaturalità» dei fatti attribuiti a Padre Pio.

E il 3 maggio 1931, sempre regnante Pio XI, al frate veniva vietato di celebrare Messa pubblicamente. Molta influenza in Vaticano ebbero le parole di padre Agostino Gemelli, buon amico del Papa, che definì il futuro santo «uno psicopatico autolesionista e imbroglione». Ma sarà lo stesso Pio XI a riparare a questi torti e a ordinare, nel 1933, che il cappuccino potesse ritornare a confessare i religiosi e l'anno successivo anche gli uomini e le donne. Era la prima volta, disse Papa Ratti al vescovo Cornelio Sebastiano Cuccarollo che il Sant'Uffizio si rimangiava (tacitamente) i suoi decreti: l’episodio è ricordato da Rino Cammilleri nel suo Vita di Padre Pio (Edizioni Piemme  Pocket).

Il successore di Ratti, Eugenio Pacelli, eletto nel marzo 1939, sarà il Pontefice più amato dal frate con le stimmate, che all'indomani dell'elezione dirà: «E 'nu bello papariello!». Un affetto ricambialo. «Padre Pio e un santo, ma noi non possiamo dirlo, se no lo canonizziamo da vivo», confidò Pio XII al giornalista Giovanni Gigliozzi. Proprio per dar seguito all'indicazione di Papa Pacelli, che aveva chiesto ai cristiani di riunirsi a pregare insieme, nacquero i famosi «gruppi di preghiera" ispirati dal santo del Gargano. Quando Pacelli si ammalò gravemente, nel 1954, la sorella chiese l'intercessione di Padre Pio. "Ho offerto al Signore tutto me stesso e  la mia offerta continua...", rispose il frate. Pio XII guarì e visse per altri quattro anni.

Il periodo più buio, per Padre Pio, fu certamente quello del pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963). Furono gli anni dei microfoni nascosti in confessionale, delle visite apostoliche, delle calunnie, delle inchieste del Sant'Uffizio. Il clima cambiò decisamente con Paolo VI che appena eletto, disse al canonico Carmelo Durante che bisognava "restituire, immacolata, alla Chiesa, la figura» del frate con le stimmate. Quest'ultimo il 12 settembre I968, undici giorni prima di morire, scrisse una toccante lettera di ringraziamento al Papa per aver pubblicalo l'enciclica Humanae vitae, che vietava l'uso dei contraccettivi.

Grande artefice e promotore della causa di beatificazione del frate è stato, infine, Giovanni Paolo II, che incontrò Padre Pio da giovane prete, nel 1946. E nel 1962, mentre era vescovo al Concilio, scrisse al santo del Gargano per chiedergli di intervenire in favore di una madre di famiglia polacca, la dottoressa Wanda Poltawska,  colpita da un grave cancro alla gola. Padre Pio, vedendo la lettera dell'allora sconosciuto vescovo ausiliare di Cracovia, disse: .<<A questo non si può dire di no>>. La donna guarì e vive ancora. Il giovane vescovo che chiese e ottenne l'intercessione per quel miracolo oggi iscriverà Padre Pio nell'albo dei santi.

 

 

Fonte il Giornale 16/6/2002

 

 

LE SUE STIMMATE RIMARRANNO UN MISTERO

 

di Andrea Tornielli

 

«Le stimmate di Padre Pio? Non è per quelle che il frate di Pietrelcina viene proclamato santo».

Mentre si accavallano le notizie sull'istituzione di una commissione di esperti incaricati di valutare l'origine delle piaghe apparse sulle mani e sui piedi del santo del Gargano, il cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, getta acqua sul fuoco. I frati della Postulazione della causa di Padre Pio insieme all'episcopato pugliese intendono ottenere dal Vaticano il riconoscimento ufficiale della a soprannaturalità» delle stimmate, ma il prelato portoghese, dal 1998 alla guida della «fabbrica dei santi», chiarisce che non è compito della Congregazione occuparsene.

 

Eminenza, che cosa pensa dell'inchiesta aggiuntiva sulle stimmate di Padre Pio?

 

«Bisogna innanzitutto distinguere: una cosa è la santità della persona, un'altra sono i fenomeni mistici straordinari che a volte si manifestano. La santità non consiste nelle stimmate, ma nel vivere fino in fondo il Vangelo praticando le virtù in modo eroico e questo vale anche per Padre Pio. Paolo VI lo ha definito "rappresentante stampato delle stimmate di Nostro Signore", Giovanni Paolo II il 2 maggio 1999 ha detto che "il suo corpo, segnato dalle stimmate, mostrava l'intima connessione tra morte e resurrezione, che caratterizza il mistero pasquale", ma non è per quel fenomeno che la Chiesa lo addita come esempio di santità. Se poi ci sono degli scienziati, che hanno la curiosità e l'interesse di esaminare le stimmate di Padre Pio, possono farlo. Ma questo non compete alla Congregazione per le cause dei santi».

 

La causa ha seguito un percorso preferenziale per il riconoscimento dei miracoli?

 

«No, i due miracoli sono stati esaminati secondo l'iter ordinario dalla commissione medica, che è composta da fior di specialisti. Non sono stati fatti sconti, il processo di Padre Pio è stato esaminato come si esamina quello di lutti gli altri candidati agli altari».

 

Qual è il messaggio del frate di Pietrelcina?

 

« Ci insegna che dobbiamo guardare alla croce nella prospettiva della resurrezione. Non dobbiamo pensare, come talvolta accade, ai dolori e alle sofferenze come castigo per chissà quali peccati commessi: Padre Pio ci insegna che la croce è la via privilegiata delle anime a cui Dio vuole bene. E poi c'è il messaggio dell'accoglienza. Durante la sua vita ha accolto un'infinità di persone che andavano da lui per ricevere una parola di speranza e che lasciavano San Giovanni Rotondo con il cuore colmo di gioia. L'uomo di oggi, deluso dalle ideologie e dalle teorie astratte, ha bisogno di speranza, ha bisogno di credere davvero».

 

Questa canonizzazione rappresenta una rivincita della religiosità popolare su quella intellighenzia teologica che guarda con sospetto a queste manifestazioni di devozione?

 

« I fedeli hanno il loro modo di esprimersi che è diverso da quello dei teologi. Ma vorrei ricordare che i primi seguaci di Gesù erano persone semplici. I pastori devono purificare la religiosità popolare, non abolirla o mortificarla. Nei testi del Concilio non mi sembra di aver mai letto nulla che auspichi questa "repressione". Del resto è il Papa stesso ad insegnarci a pregare il Rosario, che è una sintesi del mistero di Cristo».

 

San Pio da Pietrelcina ha sofferto molto per l'atteggiamento del Vaticano nei suoi confronti. Perché?

 

«I rapporti tra il frate e Roma vanno valutati oggettivamente e inquadrati nel periodo storico. Una cosa è sicura: Roma non era nemica di Padre Pio né Padre Pio di Roma. Come sempre accade in questi casi, la Chiesa è stata molto prudente. Ci sono stati, e vero, degli episodi accidentali, ma alla Santa Sede interessava accertare la verità dei fatti e l'autenticità dei fenomeni».

 

 

16/6/2002

 

 

DA OGGI POTREMO PREGARE SAN PADRE PIO

 

di Nino Materi

 

Da lassù anche lui, che al latino preferiva il dialetto della gente semplice, dovrà rassegnarsi alla solennità di quelle parole: «Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus ». Eccola la frase cruciale (« dichiariamo e definiamo santo il beato Pio da Pietrelcina») con cui questa mattina Giovanni Paolo II  proclamerà padre Pio santo.

« Lo iscriviamo - dirà ancora, in latino, il Papa - nell'Albo dei santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa egli sia devotamente onorato tra i santi». Pronunciata l'antica formula padre Pio subirà un salto «gerarchico» che dallo status di beato lo porterà a quello di santo. Il massimo. Utilizzando infatti  l'«infallibilità pontificia», il Papa proclamerà che padre Pio è già santo (ossia in Paradiso, al cospetto di Dio) e in quanto tale va onorato da tutta la Chiesa, ovunque nel mondo. E mentre fino a ieri - da «semplice» beato - padre Pio poteva essere onorato « solo in luoghi a lui legati», da oggi anche il suo culto da «locale» viene promosso a «universale».

Non a caso, proprio in queste ore, nella diocesi indiana di Tura verrà posta la prima pietra di una chiesa con annessi ambulatori e scuola dedicata a San padre Pio da Pietrelcina».

Ma il clou della festa sarà vissuto lungo quell'asse ideale che unirà la capitale a San Giovanni Rotondo:  600mila  persone, 300mila delle quali sotto gli implacabili 37 gradi di piazza San Pietro. Qui la «preparazione» è cominciala alle 9, annunciata dal suono delle campane. Una ventina di minuti dopo, è atteso in piazza Giovanni Paolo II, che dopo aver salutato i presenti comincerà il rito «coronato» da 53 concelebranti, i canti della Cappella Sistina, il coro e l’orchestra del conservatorio Niccolò Piccinni di Bari.

È previsto che la cerimonia di canonizzazione inizi con la domanda del cardinal Josè Saraiva Martins, pretetto della Congregazione per le cause dei santi, al Papa di proclamare padre Pio santo. Il cardinale leggerà quindi una breve biografia del frate, alla quale seguiranno le «litanie dei santi» ossia la richiesta ai santi di «pregare per noi».

Al termine della preghiera il Papa leggerà la «Formula di canonizzazione» e dopo l'Alleluia, risponderà «Decernimus» (lo ordiniamo) alla richiesta del card. Saraiva Martins di disporre un documento (una Lettera apostolica) che sancisca l'avvenuta canonizzazione e fissi la data nella quale si festeggerà padre Pio. Il Gloria e una preghiera concluderanno questa parte del rito. Il resto della cerimonia sarà una solenne celebrazione eucaristica, con la lettura dell'omelia di Giovanni Paolo II. All’ offertorio, tra i doni portati all'altare, ci saranno anche l'attrezzatura medica per un ospedale da campo e vino e olio della cooperativa della Casa sollievo della sofferenza.

Tra coloro che prenderanno la Comunione dal Papa ci sarà anche Matteo Colella, il bambino miracolato dal nuovo santo, che oggi farà la Prima comunione. Il suo desiderio più grande? «Che mercoledì l'Italia batta la Corea». Speriamo sia d'accordo anche San Padre Pio. E che magari – da santo - compia il suo primo miracolo. Mondiale.

 

16/6/2002

 

 

 

 

Con il frate di Pietrelcina il Papa ritrova le energie

 

di Andrea Tornielli

 

II vero «miracolo » compiuto ieri mattina dal nuovo santo Padre Pio da Pietrelcina è stata la resistenza del Papa. Tutti temevano che l' insopportabile canicola avrebbe aggravato la sofferenza di Giovanni Paolo II, costretto a una cerimonia lunghissima sotto un sole che non lasciava scampo. Invece, Karol Wojlyla è apparso in forma decisamente migliore rispetto alle ultime apparizioni pubbliche e notevolmente rinfrancato rispetto alle Messe celebrate durante il recente viaggio in Azerbaijan e Bulgaria. Il Papa ha fatto il suo ingresso stando in piedi sulla papamobile completamente scoperta, quella che usa solitamente in Piazza San Pietro, dove per sua scelta non vuole che fra lui e i fedeli si frappongano vetri proiettivi. Come d'obbligo in queste liturgie, il Pontefice indossava ricchi paramenti ricamati che certamente hanno aumentato di non poco l'effetto già micidiale della temperatura: sui capo portava la mitria preziosa che aveva il 2 maggio 1999, il giorno della beatificazione di Padre Pio. Prima di pronunciare la solenne formula della canonizzazione, Giovanni Paolo II ha recitato in ginocchio le lunghe litanie dei santi. Poi ha letto per intero e senza alcun aiuto, il lesto dell'omelia, riuscendo a farsi capire bene da chi lo ascoltava. Ha celebrato la liturgia eucaristica e, anche se non ha distribuito personalmente la comunione, per non dover rimanere ulteriormente in piedi, dopo l'Angelus e nonostante l'ora ormai tarda e il sole sempre più a picco sulla piazza, ha voluto percorrere in lungo e in largo la Piazza e via della Conciliazione per salutare i tanti pellegrini devoti del nuovo santo, accorsi da tutta Italia e da tutto il mondo.

Un mese fa, vedendolo curvo, tremante e con la voce impastata, in pochi avrebbero giurato che ieri l'ottantaduenne malato Karol Wojtyla riuscisse a portare a termine così bene la cerimonia. Del resto, è stato lui stesso a far capire che non intende risparmiarsi in alcun modo.Ai quattro cardinali che, al ritorno dall'ultima trasferta, avevano tentato di convincerlo a diradare viaggi e impegni, il Papa, dopo averli ascoltati con attenzione, ha detto; «Vi ringrazio, ma i viaggi continueranno», E la canonizzazione di ieri appare dunque di buon auspicio per l'impegnativa visita in Canada, Messico e Guatemala prevista a fine luglio e ormai preparata nei dettagli.

Il «miracolo» dell'energia ritrovata, oltre che alle cure dei medici, è dovuto certamente anche allo speciale legame elle unisce Giovanni Paolo II al frate stimmatizzato. Wojtyla, da giovane prete, nel 1947, viaggiò a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio e confessarsi da lui, come ha ricordato anche nell'omelia di ieri. Non è vero, come si continua a ripetere da molti, che in quella occasione il cappuccino abbia predetto il pontificato al giovane sacerdote polacco. È vero, invece, che quell'incontro rimase impresso nei cuore del futuro Papa. Cosi nel 1962, quando una sua conoscente si ammalò gravemente, il vescovo Wojtyla decise di far arrivare una supplica a Padre Pio: fecero da tramite monsignor Andrej Deskur, oggi cardinale, che lavorava già in Vaticano in quegli anni, e monsignor Guglielmo Zannoni, latinista della Segreteria di Stato oltre che devoto del frate stimmatizzato. Leggendo la lettera, scritta in latino, Padre Pio disse che «a questo non si poteva dire di no». La donna guarì e Wojtyla, sempre da Roma, dove si trovava perseguire i lavori del Concilio, e sempre in latino, scrisse una seconda missiva di ringraziamento.

Dal 1° al 3 novembre 1974, cardinale e arcivescovo metropolita di Cracovia,Wojtyla tornò a San Giovanni Rotondo insieme con altri sette vescovi polacchi. Infine, nel 1987, ormai Papa da nove anni, è tornato per la terza volta al convento del Gargano e ha pregato sulla tomba del frate che avrebbe successivamente proclamato beato e quindi santo.

 

17/6/2002 Fonte Il Giornale

 

 

Sulla casa del Santo volano 150mila rose bianche

 

di Francobaldo Chiocci

 

Uno smaltato cielo a pois, punteggiato da 12.387 palloncini contati, quanti sono i giorni intercorsi dalla morte di un umile frate al giorno della sua aureola. Così, alle 10,19 di ieri, il gran momento della latina formula papale di canonizzazione seguito e trepidato sui maxischermi, i 60mila del popolo pellegrino di Padre Pio radunati dentro e fuori il sagrato del suo convento, salutano alla paesana il grande evento. Suona, poeticamente antiquaria, la campanella francescana della vecchia chiesetta sinché non ne soffocano i flebili rintocchi 21 scoppi con nuvolette bianche, come le cannonate d'onore ai grandi vip terreni. Poi, tutto un passionale, interminabile sventolio di cappellini bianchi, applausi da frenesia isterica, lacrime, tante lacrime, anche pianti a dirotto, quasi per il timore che il Papa commosso e commovente, così tremante e affaticato anche nella parola, non ce la faccia a proclamarlo santo.

E, quando invece ce la fa, abbracci e segni di vittoria con le mani bagnate dal sudore di un sole da trebbiatori del Tavoliere, 37 gradi dicono. Un tale, un anziano settentrionale distinto e incravattato, grida: « Ero massone e ateo, ora credo». Gli chiedono chi è, scriva: «L'anima non ha cognome». Tanti hanno da raccontare un miracolo o un prodigio e sono venuti per ringraziare, ma questo è il riserbo inedito di un convertito  turistico, arrivato quassù solo per curiosità.

E l'aereo, dov'è l'aereo? Finalmente ecco un Piper che lancia sulla folla bigliettini con i pensieri di Padre Pio, ora San Pio da Pietrelcina, e i petali di 150mila rose bianche («Hanno contato anche quelli, sono tre milioni», i suoi fiori preferiti ). Fa una decina di sorvoli, sbaglia sempre i lanci. Il pilota dev'essere emozionato, gli cade un grosso contenitore e finisce sulle terrazze della Casa Sollievo, dove sono saliti malati, medici e infermieri. In piazza, dicono c'è un altro pilota più  emozionato. Ma è un ex pilota, un americano della U.S. Air Force, dell'ultima guerra che ha trasformato in leggenda una suggestione. Ogni volta che col suo Liberator veniva a bordare l'aeroporto garganico di Manfredonia vedeva davanti a sé una nuvola «disegnata» come un frate che gli intimava l’alt e subito dopo i motori si imballavano e doveva tornare indietro. Autentico o immaginato che sia l'episodio, tanto è che gli aviatori americani salirono da Padre Pio nell'aprile 1945 per averne una conferma che il frate non diede, ma in compenso cantò con loro laudi di ringraziamento in inglese, lui che parlava solo il sannita.

Tra veri e improbabili amarcord agiografici, comunque sinceri pegni di gratitudine e devozione è patetica anche la scenografia un po' pastrocchiata di contrasti. Fiori di campo, specialmente girasoli, sull'altare di un tronetto di damasco dove celebra l'assistente nazionale dell'Unitalsi, monsignor Luigi Moretti, affiancato da sessanta diaconi bianco vestiti alla catecumenale. Una solennità liturgica su uno sfondo da kermesse. L'Ostensorio, in pesante oro massiccio, l' ha donato l'Associazione degli Orafi.

Ma più spontanei sono i regali contadini dei conterranei, cesti di frutta, torte, centrini richiamati, quadri naif. Suonano in marsine e feluche gli ottoni di due bande, della Polizia e della Marina militare. Musiche sacre ma anche l'Inno nazionale di Mameli, che la folla segue a squarciagola come se fosse il «Christus vincit » di una decisiva partita di calcio. Un cartello lo inneggia dalle tribune come «il più grande campione della Chiesa».

Ma ci sono pure brindi di misteri riproposti e di silenzi totali. Si fermano e si inginocchiano anche i barellieri dei tanti svenuti (circa 200) allorché il celebrante scandisce la lettera più sconvolgente di Padre Pio, quella in cui confida la suprema confusione di quando «la vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue». Segue un applauso quasi di liberazione. Il mistero impaurisce ancorché sia celeste e lontano, come venuto dal Medioevo.

 Il gran giorno va valutato anche in cifre. Sei chilometri di transenne dal sagrato ai viali d'accesso con gli archi delle luminarie, mille volontari, 500 carabinieri e poliziotti, seimila cartoni d'acqua (qui niente idranti) e sacchetti di ghiaccio, 300 pullman, diecimila auto, ottomila presenze alberghiere, sette maxischermi collocati nei punti più distanti dell'urbanistica trasandata di un paese cresciuto troppo in fretta. A notte il deflusso non era ancora cominciato. All'intorno, a perdita d'occhio, falò e arabeschi di fuochi d'artificio. Sulla montagna, il volto benedicente di Padre Pio con l'aureola proiettato da un sofisticato congegno laser.

 

San Giovanni Rotondo 17/6/2002 Fonte il Giornale

 

 

 

Il 23 settembre sarà festa << obbligatoria >>

 

All’ Angelus il Papa ha annunciato che la memoria liturgica del nuovo santo, «con il grado di obbligatoria », sarà inserita nel Calendario Romano generale il 23 settembre. Il decreto ufficiale è stato preparato ed emesso in tutta fretta sabato mattina, dopo che  Giovanni Paolo II  ha fatto comunicare questo suo esplicito desiderio alla Congregazione per il culto divino e i sacramenti. Nel Calendario liturgico il ricordo dei santi può essere facoltativo od obbligatorio. Nel primo caso le diocesi si possono regolare a seconda delle tradizioni locali, nel secondo la memoria deve essere celebrata in tutto il mondo lo stesso giorno. La memoria obbligatoria di Padre Pio, il 23 settembre, data della morte del cappuccino con le stimmate, cade in un giorno attualmente « vuoto» nel Calendario liturgico, cioè non vi sono memorie particolari né obbligatorie né facoltative, anche se sui calendari compaiono i nomi di San Lino papa, di Santa Tecla o di San Sosio. San Pio da Pietrelcina è il 465° santo proclamato da Giovanni Paolo II in quasi 24 anni di pontificato, nelle cerimonie di canonizzazione che raggiungono, oggi quota 45. I  santi da lui elevati alla gloria degli altari, che erano 459 ad aprile, sono infatti diventati 464 con le cinque canonizzazioni di maggio e ieri hanno toccato il numero di 465 con Padre Pio. Ai 1,288 beati di aprile si aggiungono i tre martiri proclamati nell'ultimo viaggio in Bulgaria, la scorso 24 maggio, raggiungendo cosi il numero di 1.291 nelle 133 cerimonie di beatificazione del pontificato.

 

 

 

 

SAN PIO DA PIETRELCINA,

DISPENSATORE DELLA DIVINA MISERICORDIA

 

S.Pio (1887-1968)

Passi salienti dell'omelia del Santo Padre per il rito di canonizzazione del 16 giugno 2002 e del discorso rivolto il giorno seguente ai pellegrini

 

 

Un povero frate che prega

 

La ragione ultima dell'efficacia apostolica di Padre Pio, la radice profonda di tanta fecondità spirituale si trova in quella intima e costante unione con Dio di cui erano eloquenti testimonianze le lunghe ora trascorse in preghiera e in confessionale.

Amava ripetere: "Sono un povero frate che prega", convinto che "la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il Cuore di Dio". Questa fondamentale caratteristica della sua spiritualità continua nei "Gruppi di Preghiera" da lui fondati.

 

L'amore per Cristo crocifisso

 

Ma qual è il segreto di tanta ammirazione e amore verso questo nuovo Santo? Egli è innanzitutto un frate "del popolo", tradizionale caratteristica dei Cappuccini. È inoltre, un santo taumaturgo come testimoniano gli eventi straordinari che costellano la sua vita. Soprattutto, però, Padre Pio è un religioso sinceramente innamorato di Cristo crocifisso. Al mistero della Croce egli ha partecipato in modo anche fisico nel corso della sua vita,

 

L'esempio del poverello

 

Questo suo camminino di esigente ascesi spirituale Padre Pio lo compì in profonda comunione con la Chiesa. Non valsero a frenare questo suo atteggiamento di filiale obbedienza momentanee incomprensioni con l'una o con l'altra Autorità ecclesiale.

Padre Pio fu, in pari misura figlio della Chiesa, seguendo anche in questo il luminoso esempio del Poverello d'Assisi.

 

"La Messa di Padre Pio!"

 

La Messa di Padre Pio! Era per i sacerdoti un eloquente richiamo alla bellezza della vocazione presbiteriale; per i religiosi ed i laici era una straordinaria catechesi...

La Santa Messa era il cuore e la fonte di tutta la sua spiritualità:

"C'è nella Messa - egli soleva dire - tutto il Calvario".

I fedeli che si assiepavano intorno al suo Altare erano profondamente colpiti dall'intensità della sua "immersione" nel Mistero e percepivano che "il Padre" partecipava in prima persona alle sofferenze del Redentore.

 

SacroCuore/settebre2002

 

 

 

LA COLLINA DEL GARGANO E LA GRAZIA DI DIO

 

 

Caro Direttore di Avvenire, quando Italia Betti correva in motocicletta per le strade dell'Emilia "rossa" ad attaccare i manifesti con la falce e il martello, tenendo comizi infuocati pro Stalin, non sapeva che la sua corsa sarebbe terminata su una salita insuperabile: la collina del Gargano. Là fu fermata da un burbero frate che la folgorò con il suo sguardo mistico e severo, trasformandola in un angelo di preghiera e carità. Ma cosa aveva quel frate di così speciale da convertire le anime più ritrose e da richiamare folle di pellegrini sulle deserte e sassose colline del Foggiano spazzate dal vento?

 

La fama di Padre Pio si era diffusa da quando, nella chiesetta della Madonna delle Grazie,cadde a terra folgorato dalle stigmate, A me, che fin da bambino ho frequentato San Giovanni Rotondo, resta il ricordo indelebile di una profonda pace interiore, ma anche di brividi ed emozioni fortissime. Nel primo dopoguerra non era facile giungere a San Giovanni Rotondo. Ricordo viaggi interminabili su torpedoni ansimanti lungo la Statale Adriatica con valigie piene di cibo portato da casa e coperte per la notte,con l'autista instancabile che correva per farci arrivare in tempo sul piazzale della chiesa per la messa di Padre Pio delle cinque di mattina. E poi un'atra corsa, per essere i primi quando il frate guardiano apriva la porta della chiesa, in modo da essere vicini a Padre Pio quando, durante l'elevazione, cadeva in lunghissime estasi. Quello era il momento più mistico, interrotto, a volte, dalle grida di qualche indemoniato che il frate, girandosi di scatto, zittiva con una voce tremenda, tracciando il segno della croce. Confesso che avevo paura e mi aggrappavo ai pantaloni di mio padre. Ancora adesso ricordo commosso il momento della comunione quando Padre Pio, arrivato davanti a mio padre, gli mise la mano sulla testa dicendo: "Questo è un buon figliolo". Quella frase mi e rimasta dentro ed è il mio viatico quotidiano. Non mi sono mai meravigliato del profumo di viole, che ho sentito più volte, ne dei tanti episodi miracolosi che si raccontano, come quello di un frate (Padre Pio) che, apparendo improvvisamente con le mani alzate ai piloti dei bombardieri americani, li costringeva a tornare indietro, risparmiando il Gargano. La fede non ha spiegazioni, regole.

 

Padre Pio, ora Santo, ci ha insegnato, che, attraverso la sofferenza, si può giungere al cielo. Ecco perché ha sempre mantenuto la sua promessa: "Chiunque varcherà la collina del Gargano, prima o poi troverà la Grazia di Dio". Come Italia Betti.

 

Mauro Pollo - Bologna

Avvenire 27-06-2002

 

 

il testimone Un bambino assiste il frate mentre celebra all'alba nella chiesetta stipata di fedeli E quasi 50 anni dopo ricorda ogni dettaglio «Mezz'ora di consacrazione: nessuno fiatava»


«Servendogli Messa ho sentito il Paradiso»


di Giorgio Manelli

 

Chi potrà mai scordarsi di aver assistito alla Messa celebrata da Padre Pio da Pietrelcina? Quel «profumo di Paradiso» - come al termine ebbe a dire un signore - che si respirava nella chiesetta di Santa Maria delle Grazie, in cima a San Giovanni Rotondo sul Gargano, è qualcosa che ti rimane nell'anima, riportando in superficie, ogni volta che ci pensi, emozioni, sensazioni, odori, rumori, silenzi. Si respirava in quella piccola casa del Signore un'atmosfera d'altri tempi, impregnata di una spiritualità particolare, che si può riscoprire inginocchiati nelle disadorne chiese gotiche, resa tangibile da quel frate con le stimmate, «crocifisso» anch'egli sull'altare dove si celebra la Passione di Cristo.

 
Io, come tanti altri, ho avuto la fortuna di assistere più di una volta alla Messa di Padre Pio. Una Messa che durava anche due ore, sebbene Padre Pio non predicasse, né distribuisse la Comunione. In un'occasione ho avuto l'onore di suonare il campanello al momento della Consacrazione. È avvenuto più di 45 anni fa, alla metà degli anni '50. Avrò avuto nove o dieci anni. Era d'estate e, come ogni anno, mi trovavo a San Giovanni Rotondo con la mia famiglia. Mio padre e mia madre, che conoscevano Padre Pio sin da 1924, erano soliti trascorrere le ferie vicino a lui con tutti i figli (eravamo 13), affittando una delle tante case di contadini che sorgevano aggrappate alla montagna lungo il viale dei Cappuccini - allora una stradicciola di quasi due chilometri - che da San Giovanni Rotondo portava al convento di Santa Maria delle Grazie.

 
Padre Pio celebrava alle cinque di mattina. La chiesa, così come possono testimoniare le centinaia di migliaia di pellegrini che oggi più di ieri salgono sul Gargano, era minuscola, con pochi banchi per inginocchiarsi. Qualche centinaio di persone, pigiate l'una contro l'altra, ci stavano a fatica. Se si voleva entrare bisognava arrivare per tempo e appostarsi in fila davanti al portone. La sveglia, per me e per i mie fratelli piccoli, suonava poco dopo le quattro. Bisognava fare in fretta, se si voleva conquistare un «buon» posto vicino all'altare. I più piccoli, comunque, rimanevano in casa con qualcuno dei grandi. Alle 4 e mezzo si era già in strada. Anche se era estate, era buio pesto. L'aria era frizzante e i grilli cantavano ancora nei campi. Di buon passo ci si avviava al convento, incrociando altri gruppetti che arrancavano sulla strada in salita. Poco prima delle cinque il portone della chiesetta veniva aperto: chi era arrivato per primo si era conquistato il banco più vicino all'altare di San Francesco - posto a destra di quello maggiore dominato anche oggi dal delizioso quadro cinquecentesco della Madonna delle Grazie - dove Padre Pio celebrava. Gli uomini erano più fortunati delle donne, perché, essendo clausura, potevano entrare in sagrestia dove Padre Pio indossava i paramenti sacri. Quella mattina di 45 anni fa, il privilegio fu doppio, perché un frate mi disse che avrei suonato il campanello durante la Consacrazione: mi istruì per bene e io feci il mio dovere, orgoglioso di quel compito di solito affidato ai «grandi». Negli anni seguenti, fino alla sua morte, ho assistito molte altre volte alla Messa di Padre Pio. «Il mondo - amava ripetere il frate - potrebbe restare anche senza il sole, ma non senza la Santa Messa». Perché era il momento centrale della sua vita.


Cavo dalla memoria, che, come succede a tutti, spesso esalta o ridimensiona le immagini e le emozioni. Padre Pio sull'altare cambiava letteralmente aspetto. Il volto, dagli occhi profondi che ti bucavano l'anima, dallo sguardo arguto, sempre pronto alla facezia, si trasformava. Durante la Consacrazione, sembrava vivere in un altro mondo, avvinghiato all'altare, con le mani nude, dove spiccavano le macchie rossastre delle stimmate. Quelle mani stringevano il corpo di Cristo. Per mezz'ora e più - tanto durava la Consacrazione - il suo sguardo era fisso sull'Ostia e sul Calice che innalzava verso l'alto con una lentezza persino esasperante. Le sue labbra ora mormoravano preghiere, ora erano serrate come se ascoltasse qualcuno. Alternava sorrisi tenerissimi a lacrime, il corpo percorso fremiti e da sospiri profondi. La gente tutt'intorno seguiva questi momenti in un silenzio irreale: davvero si sentiva «profumo di Paradiso».

 

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