AMORE E CARITA’ |
Mi diceva
il Padre [Padre Pio, a Guglielmo Sanguinetti. N.d.R.]: Direttive?
Son semplici: Amore, amore sempre, e carità. In poche parole, ecco
sintetizzata la nostra opera ed il nostro ideale. |
I
Cappellani della Casa Sollievo della Sofferenza
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Le Suore
della Casa Sollievo della Sofferenza
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In ogni uomo ammalato vi è Gesù che soffre –
Padre Pio
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L'anima che ha scelto il divino amore non può rimanersene
egoista, ma si sente ardere anche della carità verso fratelli. Padre Pio
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Qualche giorno fa accompagnavo uno dei dirigenti dell'Opera verso la sua abitazione a poco meno di mezzo chilometro dalla fabbrica dell'ospedale. Mi diceva: «Vede, il nostro
ospedale non deve essere il solito spedale. Non intendo alludere con questo
al suo funzionamento tecnico, ma allo spirito che deve circolare fra le sue
pareti, che deve animare gli uomini ed il personale tutto, quello spirito
che. deve far dire: "c'è qualcosa di diverso, di più bello, qui, di più
consolante e di più tranquillante... ". In che consista questa
diversità è presto detto. Lei sa quanto me. in
qual modo questo ospedale stia sorgendo. Il denaro affluisce a
noi dalle più varie ed impensate direzioni; ma le fonti son sempre quelle: carità
ed amore. C'è chi ci offre le 10,
le 20 lire... C'è chi ci da il milione. E quelle 20 lire valgano, per noi
quanto il milione. Ho visto un tagliandino
di vaglia: un versamento di venti lire: sul retro, poche parole: Sono una
profuga. Non ho più casa, famiglia... Non ho altro da inviare... Il cuore mi si è
allargalo per la commozione. Finche ci sarà gente così. io non posso non
avere la più grande fiducia. E noti ancora che la
massima parte di coloro che hanno dato il loro obolo, o piccolo o grande materialmente,
sempre grande per noi, per la massima parte son persone che hanno penato, che
hanno sofferto nello spirito o nella carne. E gente che sa il peso
del dolore e per questo da per coloro che soffrono. E lo spirito della
fratellanza cristiana che si manifesta, e carità, è amare della più limpida
fonte, perché il più delle volte scaturiscono dal peso di una croce. Il
dolore è dappertutto: nella villa e nel tugurio. E dappertutto carità ed
amore possono mettere le radici: una lacrima, una preghiera li fanno
crescere... Non vogliamo deludere
questa attesa che - consapevole o nascosta - c'è nelle offerte che ci
pervengono. Il nostro
ospedale vuoi essere l'ospedale del povero. Il povero deve essere il nostro
padrone, perché nel povero c'è Gesù. E c'è una personalità, una preziosa
personalità, da rispettare, da coltivare. Son passati
i tempi in cui entrare in un ospedale, per il povero, per il meno abbiente,
era qualcosa di estremamente umiliante, di avvilente. Tuttavia,
ancora oggi, c'è ritegno, prevenzione, e l'entrata in ospedale avviene quando
proprio non se ne può fare a meno. Le varie forme di assicurazione sociale
non hanno potuto ancora eliminare certe disparità, certe differenze... Nel nostro
ospedale tutti entreranno alla pari: chi potrà, pagherà, chi non potrà, non
deve preoccuparsi... La sua
povertà non sarà un ostacolo, ma un titolo di merito. Non gli si dirà: tu sei
povero, aspetta; ma: tu sei povero: entra. Questa è una casa dove ti vorremo
tanto bene, dove ti cureremo le piaghe del corpo e, con il nostro amore, le
piaghe dell'anima. Non ti faremo della beneficenza: ti daremo quello che ti è
dovuto. La tua povertà ti crea dei sacrosanti diritti, e noi faremo tutto
quello che è in noi per far valere questi tuoi diritti... In te, che
bussi alla nostra porta, noi vediamo il fratello che soffre. Il resto non conta...
». Ci fu un attimo di
silenzio. Il sole d'agosto splendeva con tutta la sua forza. La grande fabbrica
dell'ospedale sembrava d'argento. «lo non so se ho reso
bene l'idea. Vorrei tanto che la gente comprendesse qual è il motivo che ci
spinge. Mi diceva il Padre
- e mi indicava il convento a! termine della strada - Direttive? Son
semplici: Amore, amore sempre, e carità. In poche parole, ecco
sintetizzala la nostra opera ed il nostro ideale. Mi comprende?...». P. Questa
pagina è storica. È apparsa nel primissimo numero del giornale “ La Casa
Sollievo della Sofferenza” settembre 1949. Fin
da quel primissimo numero i principi morali e ideali dell'ospedale di Padre
Pio risultano ben chiari. Il
«dirigente» di cui si parla è il dottor Guglielmo Sanguinetti. Il
«Padre» citato alla fine è Padre Pio. La
firma «P» è quella del redattore di allora: Giancarlo Pedriali |
LA NOSTRA VITA E’ SCANDITA DAL LAVORO E DALLA PREGHIERA «Apparteniamo
al convento di Padre Pio e siamo dislocati in Casa Sollievo della Sofferenza
perché siamo in servizio a tempo pieno, 24 ore su 24". I malati che per vie
diverse - veramente a volte anche un po' misteriose - approdano a Casa
Sollievo della Sofferenza si abituano subito a vedere per le corsie e per le
stanze la figura del religioso cappuccino nelle vesti di cappellano degli
infermi. Ne siamo cinque. Apparteniamo al convento di Padre Pio e siamo dislocati
in Casa Sollievo defla Sofferenza perché siamo in servizio a tempo pieno, 24 ore su 24. Come membri della
fraternità conventuale conserviamo ottimi rapporti con i confratelli del
convento. In circostanze particolari ne condividiamo anche il pranzo,
naturalmente in convento. Come cappellani, la
nostra vita in Casa Sollievo della Sofferenza è scandita dal lavoro e dalla
preghiera. Pur essendo frati cappuccini non ci dispiace l'<< ora et
labora>> benedettino. Direi che sono quasi
inevitabili per noi cappellani l'operosità di Marta e la contemplazione di
Maria, donne evangeliche. Infatti, iniziamo ogni giorno che Dio ci dona con
la celebrazione della messa per le suore e per le allieve infermiere
professionali ed ostetriche, alle quali si aggiunge anche qualche paziente
mattiniero: la messa inizia alle ore 6,15, Subito dopo la messa,
ogni cappellano con la guida di una suora o di un'allieva infermiera
professionale porta la Comunione agli infermi allettati. Segue la visita ai
malati nei diversi reparti sia per conoscerli. salutarli e sia per ascoltarne
le confessioni. Il momento «clou» della
giornata, sotto l'aspetto spirituale, è la messa vespertina delle ore 19,30 (preceduta
dalla recita del rosario), nel corso della quale - liturgia permettendo
—ricordiamo il santo del giorno e proponiamo l'insegnamento che ne deriva per
la vita spirituale. Perché, dopo che l'anima, trattenendosi con Dio, ne vede
la bellezza, ne ammira la bontà, la misericordia e le altre infinite
perfezioni, sente la necessità di far conoscere questo Dio. e quindi ecco
nascere in lei il bisogno di far sapere che Gesù è geloso dei nostri cuori,
che vuoi essere solo a regnarvi, che non vuole compagni che gli rubino parte
di quell'amore che Egli vuole tutto per se. Sempre nel corso della messa
vespertina, ricordiamo ai fratelli infermi - ed ora anche a voi tutti che ci
leggete - che Gesù non è complicato, Gesù è semplice. Non ci sono difficoltà
per raggiungerlo; ci vuole semplicità. Ecco perché donne, fanciulli e giovani
ardenti lo trovano subito, direttamente, talora più rapidamente dei teologi
che conoscono le vicende complesse della vita di Dio. La scienza aiuta, ma
non basta. Ci vuole amore, quell'amore che il venerabile Padre Pio voleva che
si portasse, si porti ai letto degli infermi, perché più efficace di
qualsiasi altro farmaco! Ancora, non ci
stanchiamo di ricordare ai fratelli che Gesù, il più bello tra i figli degli
uomini, quando visse quaggiù, trascinava con una specie di seduzione
inevitabile, imponeva rispetto nonostante la bontà alla quale si mescolava
una maestà che sorgeva dal profondo del suo essere. Parlava con calma e
ponderazione. Non ci si allontanava da lui senza che si imprimesse dentro
l'immagine di uno che rallegra la vista, consola il cuore, nutre
l'intelligenza, messaggero di bene, di luce, di gioia, di sacrificio, di
amore. Considerando la
partecipazione numerosa degli infermi e non alla messa vespertina,
constatiamo che si tratta di un appuntamento atteso, desiderato, goduto;
infatti, non sono pochi i pazienti che lasciano a malincuore la Casa Sollievo
della Sofferenza perché - dicono - ci mancherà questo appuntamento con Dio
all'ombra del santuario di Padre Pio. Qualcuno dei cappellani
tiene anche corsi di cultura religiosa agli allievi infermieri professionali
ed ai tecnici sanitari di Radiologia Medica. È un ottimo campo di lavoro,
un'occasione preziosa per trasmettere ai giovani quei principi-guida che
saranno poi altrettanti punti sicuri di riferimento durante la vita, Insomma è
spiritualmente gratificante fare il cappellano tra i fratelli infermi di Casa
Sollievo della Sofferenza. Se per un verso gli infermi quasi pretendono
l'assistenza religiosa, per l'altro noi cappellani non ci risparmiamo
affatto, E Padre Pio alla scuola di Gesù ha imparato bene a ripagare «a mille
doppi» chi gli da una mano nella conduzione della sua grande Opera terrena. Padre Leonardo
Triggiani |
«RITORNERETE
PER LAVORARE IN UNA GRANDE OPERA» L’ Istituto delle
Apostole del Sacro Cuore di Gesù, fondato dalla Serva di Dio Madre Clelia
Merloni, è presente in San Giovanni Rotondo fin dal 1909. Le suore erano
impegnate nella scuola materna, nel laboratorio di cucito e ricamo, e
nell'ambulatorio comunale come infermiere finanziate dal Comune di San
Giovanni Rotondo. Nell'anno 1920,
purtroppo, furono costrette a ritirarsi. Prima di andare via andarono a
salutare Padre Pio, il quale disse loro le testuali parole: «Ve ne andate, ma
ritornerete per lavorare in una grande Opera». E così avvenne. Le suore ritornarono
all'apertura di Casa Sollievo della Sofferenza. La nostra opera presso questo
ospedale continua ancora oggi con la presenza in tutti i reparti e in alcuni
uffici. La nostra vita
religiosa si snoda giorno per giorno alternando ore di preghiera comunitaria
e assistenza infermieristica fino a sera. La giornata inizia alle prime luci
dell'alba con le lodi. meditazione, santa Messa; quindi ognuna va nel reparto
affidatele, ove il lavoro di assistenza richiede sempre più aggiornamento
dovuto alla continua evoluzione delle tecniche infermieristiche che in Casa
Sollievo sono all'avanguardia e richiedono sempre maggiore sforzo. Sforzo
dato dalle molteplici specializzazioni esistenti nel nostro ospedale, al
quale affluiscono tanti malati non solo dalla Puglia, ma anche da altre
regioni. Inoltre abbiamo
istituito da poco un Centro Vocazionale che anima incontri, esperienze di
apostolato per una vera pastorale vocazionale per la Chiesa e per l'Istituto. L'assistenza religiosa
ai nostri pazienti viene fatta in collaborazione con i reverendi padri
cappellani, offrendo ore di preghiera, dì adorazione, recita quotidiana del
santo rosario nei reparti. Due suore sono addette
alla Segreteria Pellegrini per l'accoglienza dei gruppi e coordinare la
visita guidata all'ospedale ed eventualmente ricevere offerte spontanee per
Casa Sollievo. Altre sono inserite
anche nella scuola per infermieri professionali con funzioni direttive e
didattiche, a cui associano quello che e il carisma del nostro Istituto di
diffondere il culto e la riparazione al Sacro Cuore di Gesù. Le Suore Apostole del
Sacro Cuore
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