IO, FRANCESCO
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La vita di San Francesco attraverso i dipinti di Norberto, pittore umbro e le didascalie di Carlo
Carretto. ( tratto dal libro di Carlo
Carretto,” IO, FRANCESCO”) |
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Borghese e ricco quale ero non avrei mai pensato che
sarebbero stati i poveri a salvarmi, a tirarmi fuori dalla
spelonca del mio egoismo. Trovai in essi il mio
domani, la mia vocazione, la gioia di fare qualcosa di valido nella mia vita. |
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Avrei venduto Assisi intera per aiutare i poveri. La legge
dei vasi comunicanti è la prima scoperta che si fa quando
si prende coscienza della povertà che ti circonda.Prendere
dove c’è e far passare dove non c’è… |
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Mi spogliai nudo e buttai nelle braccia di mio padre i
vestiti dicendogli:<< D’ora innanzi dirò non
più Francesco figlio di Pietro di Bernardone, ma
Francesco figlio di Dio>>. Non so se fu per pudore o per amore che il
Vescovo mi coprì col suo manto. |
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Un giorno fissando il crocifisso, ebbi l’impressione netta
che muovesse le labbra e nello stesso tempo sentii
una voce che mi diceva :<< Francesco ripara la mia casa che come vedi è
tutta in rovina >>. Mi sentii invaso da infinita dolcezza. Ero solo e
non ebbi paura a saltare sull’altare per abbracciare Gesù. Da quel momento
fui folgorato dal mistero dell’incarnazione del Cristo Gesù. |
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Quanto mi facevano orrore i lebbrosi! Cacciavo addirittura il
pensiero quando mi immaginavo che ne avrei potuto
incontrare uno. E invece lo incontrai. Mi tese le mani fasciate e mi fissò
con una dolcezza ed umiltà dolorosa. Lo abbracciai e baciai. |
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Avevo toccato il vestito stupendo di colei che avrei sposato
per sempre. Madonna Povertà! Ora conoscevo la mia sposa e in lei sentivo di
amare ciò che Dio stesso ama: il povero…era la
solidarietà con tutto ciò che è piccolo, debole,sofferente. |
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Quando ci mettevamo assieme, correvamo nei prati come
ragazzini e cantavamo inebriati del Vangelo. Nello stare insieme avevamo
trovato la felicità e la forza di sentirci Chiesa. |
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Il desiderio di annunciare agli uomini la bontà di Gesù e
di comunicare ai poveri la buona novella della salvezza, bruciava troppo per
poter stare fermi. Ci dividemmo in gruppi di due, come indicava il Vangelo, e
partimmo per la grande avventura. |
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Egidio ed io, Francesco, prendemmo la strada delle Marche. Bernardo da Quintavalle e
Pietro Cattani la direzione opposta.Inutile dire che ci eravamo dati l’appuntamento alla Porziuncola: non avremmo potuto
stare più a lungo senza rivederci. |
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La nostra predicazione era semplice, semplice e fatta di
poche parole vive: << Convertitevi al Vangelo e fate penitenza perché
il Regno di Dio è vicino >>. La gente ci ascoltava e non voleva
lasciarci partire. |
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Gli assisani incominciavano a
prenderci sul serio, anzi ci aiutavano. La cosa non mi dispiacque e rividi
più volte mia madre, che ora era in pace con me, e mi mandava sovente dei
viveri che distribuivamo ai poveri così numerosi in Assisi. |
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Quando le fuggitive furono in vista, tutti andammo incontro
con le fiaccole accese. Quel corteo nella notte era veramente stupendo e
segno della più gioiosa speranza della nostra povera vita. |
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<< Laudato si, mi Signore,
per sora luna e le stelle; in celu
l’ài formate clarite et preziose et belle >> (
dal << Cantico delle Creature >>. Le creature sono << significazione >> di Dio.
Ne contengono la presenza e la esprimono. |
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Prima della mia conversione non avevo visto le creature. Esse
erano passate accanto a me come estranee, come decoro di paesaggio. Ora le
vedevo e le fissavo bene. Mi accorgevo che anch’esse mi fissavano e forse
cercavano, come me, di comunicare. |
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Partimmo
tutti insieme alla volta di Roma. Era il maggio del
1210. Per la strada non cessavamo di pregare e cantare. Quanta gioia era in
noi e questa gioia si trasmetteva come epidemia a chi ci incontrava. Tutti si
facevano intorno incuriositi. |
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In alto cera lui.
Innocenzo III, pallido come se non avesse dormito nella notte e di fronte
c’ero io, Francesco, circondato dalla mia poco presentabile compagnia. Il
Pontefice mi fissava, quasi volesse riconoscere a
fondo colui che gli stava di fronte. |
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Avrei desiderato di più porre subito il segno del lavoro
per la nostra forma religiosa, ma non era possibile. Il lavoro ai miei tempi
era un lusso – quello pagato s’intende – come per voi è oggi avere un impiego
in banca. Ma oggi nessun frate di buon senso deve sentire il bisogno di
andare all’elemosina mentre i campi non hanno più
lavoratori. Chiedere il pane per elemosina mentre possiamo procurarcelo col
lavoro è un non senso e può diventare scandalo. |
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Il miracolo che si compì quella mattina a Gubbio non fu la
conversione del lupo, fu la conversione degli abitanti di Gubbio che per un
istante cedettero possibile la lotta col lupo, armati solo di cibo da donare
invece di armi da insanguinare. |
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Come il Beato Francesco vide sulla città di Arezzo molti demoni esultanti e
disse al suo seguace ( Silvestro). Va’, e in nome di Dio caccia i demoni…, e
come quegli obbedendo gridò, i demoni fuggirono>> ( dalla <<
legenda Major>> di S. Bonaventura). |
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Io volevo capanne ed attorno a me i conventi diventarono
sempre più fortezze. Ciò mi faceva soffrire era l’opinione diffusa che era
cosa impossibile vivere secondo la regola della perfetta povertà. Ciò mi suonava
tradimento nei riguardi di Gesù |
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Avvicinandosi
il Natale, volli ripensare proprio alla vita di Gesù povero, povero e a Greccio combinai una rappresentazione al vivo della
grotta di Betlemme. Vedete, dicevo a tutti, vedete che è possibile. Gesù
stesso ha vissuto povero, debole, piccolo. |
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Intanto c’era qualcosa che si stampava dentro, nella mia
carne, e non avrei saputo dirvi dove o come. Sapevo però ch’era Gesù. E mi
univa alla sua passione. E mi svelava i segreti di Dio. No. Non era possibile
una rivelazione più vera di quella. |
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Attraversando Assisi mi volli fermare. Quando la lettiga fu in terra, mi feci voltare verso la città. Volevo benedirla. Piangevo, soffrivo ma ero felice. Non vedevo le torri della città ma ne sentivo come il respiro. << Benedetta sia tu da Dio città santa imperocché
per te molte
anime si salveranno ed in
te molti servi di Dio abiteranno e di te molti
ne saranno eletti al
reame della vita eterna>> |
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Cantico di Frate Soleo Cantico
delle Creature Detto
anche "Canticus creaturarum"
fu composto da Francesco, secondo la leggenda, due
anni prima della sua morte (1226). |
Altissimu, onnipotente
bon Signore, Ad Te solo, Altissimo,
se konfano, Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle: Laudato si', mi' Signore, per frate
Vento Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, Laudato si', mi Signore, per sora
nostra matre Terra, Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore Beati
quelli ke 'l sosterranno
in pace, Laudato si' mi Signore, per sora nostra
Morte corporale, Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate |
Una straordinaria avventura Francesco alla fine della sua vita, ha
dettato un breve testamento spirituale nel quale ripercorre la propria
storia: "Il Signore diede a me, frate Francesco, di cominciare così a
convertirmi: quando vivevo nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere
i lebbrosi, ma il Signore stesso mi condusse tra loro e io mi rivolsi ad essi con amore. Ciò che prima mi sembrava amaro mi fu
cambiato in dolcezza". Assisi Era nato nel 1182, era l'epoca della
storia in cui si risvegliavano ansie di libertà comunali e fervore di
traffici commerciali, ideali di cavalleria e di crociate ma anche concreti
interessi economici; protagonisti di questi cambiamenti erano i mercanti. Tra
questi mercanti c'era anche la famiglia di Francesco; suo padre era un ricco
commerciante di tessuti, di nome Pietro di Bernardone. Un simpatico mercante Bisogna anche dire che suo figlio
Francesco lo aiutava bene nel suo lavoro; Francesco aveva dimostrato di
essere abile negli affari. Inquiete esperienze Tuttavia Francesco aveva già cominciato
da qualche tempo a provare dei turbamenti interiori, fin da
quando era rimasto prigioniero per quasi un anno nelle carceri
perugine, dopo aver partecipato, con l'ardore dei vent'anni, alla guerra
della sua città e la vicina, potente Perugia. Certo di quella esperienza, e
la malattia che la seguì, segnarono profondamente il giovane Francesco,
ponendo nel suo cuore i semi di un misterioso desiderio e di una ricerca
nuova. Alla ricerca della Gloria Francesco infatti
cercava qualcosa, anche se non sapeva bene quale era l'oggetto della sua
ricerca. In quegli anni egli si era rivolto verso gli ideali di gloria
cavalleresca. Francesco si era detto: " Sarò cavaliere!". Armato ed
equipaggiato, era partito dalla sua città per combattere nelle Puglie. Ma quella volta, per Francesco,
non andò così: giunto a Spoleto, strani sentimenti lo avevano assalito e in
particolare lo aveva colpito un sogno misterioso, dove una voce gli aveva
chiesto: "Francesco, chi può giovarti di più? il
padrone o il servo?": a lui, che ovviamente aveva risposto: " il
padrone", la voce aveva lasciato una penetrante domanda: "E allora,
perché abbandoni il padrone per seguire il servo!". Francesco non se la
sentì più di seguire l'impresa, e così se ne tornò a casa, tra lo stupore dei
concittadini. Una domanda insistente Nel frattempo aveva incominciato ad
apprezzare i momenti di silenzio; si recava, ogni tanto, nelle campagne
intorno ad Assisi per trovare la pace che il suo spirito cercava, si
rivolgeva a Dio chiedendogli: " Signore, cosa vuoi che io faccia?".
La scoperta dell'Altro Il Signore, finalmente, gli diede la sua
risposta. Dio gli venne incontro nel fratello lebbroso. Francesco mentre un
giorno era diretto verso le campagne, dopo una travolgente galoppata, disceso
da cavallo improvvisamente udì alcuni rumori. Davanti a lui stava un
lebbroso, ripugnante alla vista ma soprattutto disgustoso al suo olfatto. La
prima, istintiva reazione di Francesco fu un moto di fuga. Poi,
improvvisamente, si avvicinò a quell'uomo, vincendo
il rifiuto della sua mente e del suo stomaco; e lo baciò. Oramai cominciava a
intuire che il dono più grande lo aveva ricevuto lui; in quel bacio egli
aveva incontrato Dio. Quel bacio cambiò la vita di Francesco. La Preghiera Francesco pregava, e imparava a
incontrare nella preghiera quello stesso Signore Gesù che gli si era rivelato
nel fratello lebbroso. La Risposta del Crocefisso Un giorno Francesco si trovava presso
Assisi, ed entrò a pregare in una cappella diroccata, dedicata a San Damiano.
Egli pregava volentieri in quel luogo, ed anche quella volta ripeté la sua
preghiera, con intensità e attenzione; ed ecco che il Signore gli rispose:
"Vai Francesco e ripara la mia casa , che cade
in rovina!". Francesco, lieto della risposta del Signore, mise, a
servizio di quel compito, tutto se stesso; le proprie braccia, il proprio
cuore, i propri soldi. Paure e Incertezze Intanto, il padre, Pietro di Bernardone, tornato da viaggio e non avendo trovato a
casa suo figlio, aveva mandato a cercarlo, rifiutandosi di credere a quanto
si diceva sulla sua strana conversione. A questo punto, Francesco ebbe paura
e non seppe far di meglio che nascondersi; piangeva e pregava con il cuore
diviso tra il comando del Signore e l'affetto che nutriva per i suoi
familiari. Il Coraggio di Scegliere Francesco una mattina si decise, uscì
finalmente dal suo nascondiglio e si avviò verso Assisi. Giunto a casa, il
padre diede sfogo a tutta la sua ira. Dopo aver strapazzato Francesco con le
parole e con le percosse, lo fece rinchiudere in una buia cantina della casa Una nuova nascita, un nuovo Padre Dopo alcuni giorni di prigionia,
Francesco, con la complicità della madre, era riuscito a fuggire. Pietro di Bernardone, non intendeva rassegnarsi: avrebbe convocato
il figlio in tribunale. Qualcuno doveva pur costringerlo a cambiare
atteggiamento! Il tribunale civile di Assisi dichiarò la propria
incompetenza, e il padre non si diede per vinto e si rivolse al vescovo,
Giulio II d'Assisi. Francesco, quando si trovò dinanzi al Vescovo, capì che
doveva restituire al padre ben più di quello che chiedeva. E con un gesto
semplice si spogliò di tutti i suoi vestiti, dicendo: " Ecco, ti
restituisco tutto ciò che è tuo. Finora ho chiamato te padre, Pietro di Bernardone; d'ora innanzi potrò dire: "Padre nostro
che sei nei cieli". Il Vescovo rimase stupito, e in silenzio si avvicinò
a Francesco e ne coprì la nudità con il suo mantello. Era il manto stesso della
Chiesa che avvolgeva Francesco. Una nuova Vita Francesco per alcuni mesi stette come
servitore in un monastero dalle parti di Gubbio, poi passò a servire in un
lebbrosario, infine il ricordo del Crocefisso di San Damiano lo ricondusse ad
Assisi. Voleva portare a termine la sua opera di restauro
cominciata qualche tempo prima. Dopo aver ultimato i lavori in quella
chiesetta, egli restaurò un'altra cappella diroccata nelle vicinanze. Infine
mise mano a una chiesetta della pianura davanti ad Assisi, che era dedicata a
Santa Maria degli Angeli. Il Vangelo Chiama Terminato il restauro della Porziuncola, Francesco aveva invitato un sacerdote a
celebrarvi la messa. Al Vangelo, le parole lette dal sacerdote: "Non tenere né oro, né argento, né denaro nelle vostre borse;
non abbiate bisaccia da viaggio, né tuniche, né calzari, né bastone",
risuonarono fortemente nella mente e nel cuore di Francesco, tanto da
rimanervi conquistato; era il Signore che gli stava parlando, gli stava
indicando la direzione da prendere. Francesco subito esclamò: " Questo
voglio con tutto il mio cuore". Da quel giorno, la vita di Francesco
conobbe un altro cambiamento: vestito di una tunica, cominciò a girare per i
paesi annunciando il Vangelo. Il Dono dei Fratelli Una tale predicazione, unita a quella
semplicissima forma di vita, non passava inosservata. Tanto che un vecchio
amico di Francesco, Bernardo da Quintavalle,
rimasto impressionato dal cambiamento avvenuto in
Francesco, decise di osservarlo meglio. Una sera lo invitò a cena a
casa sua e gli offrì di restare a dormire da lui; parlarono di tante cose, e
la semplice sicurezza con cui Francesco parlava del Signore e del suo Vangelo
colpì profondamente Bernardo. Durante la notte,
poi, mentre fingeva di dormire, lo vide alzarsi in silenzio a pregare. La
mattina dopo, la decisione era presa: Bernardo
avrebbe condiviso la vita di Francesco. Il Consiglio di Cristo Ma subito nacque una domanda: cosa fare
per iniziare quella nuova vita? Francesco e Bernardo
subito si misero in strada, verso la Chiesa di San Nicolò. Nella penombra
della chiesetta, videro un libro dei vangeli, si inginocchiarono e pregarono,
poi Francesco aprì il libro e lesse: "Se vuoi essere perfetto, và vendi
tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri, e avrai un tesoro in cielo".
Con uguale fede, Francesco aprì il libro una seconda e una
terza volta; di nuovo il Signore gli parlava e diceva: " Chi vuol venire
dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua",
Francesco si voltò verso i suoi compagni e disse: " Fratelli, il Signore
ci ha risposto e ci ha indicato la nostra vita e la nostra regola.
Andate e fate quanto avete udito". A Roma dal Papa Quando il gruppo dei primi compagni
raggiunse il numero di dodici, Francesco decise che
era necessaria l'approvazione del Papa che nella Chiesa ha l'incarico di
confermare i fratelli. E così, un giorno della primavera del 1209 si presentò
alle porte del palazzo del Laterano, dove risiedeva
il Papa Innocenzo III. Francesco gli presentò poche righe nelle quali era
esposto il suo progetto di vita. Alla fine Innocenzo
III diede la sua approvazione al progetto che proponeva di vivere alla
lettera i consigli del Vangelo. La Fraternità Cresce Con l'approvazione della Chiesa, il
piccolo gruppo guidato da Francesco incominciò lentamente a crescere.
Nacquero così dei momenti particolari, che vennero
chiamati "capitoli", nei quali tutti i fratelli, almeno una volta
all'anno, si ritrovavano insieme. In queste occasioni Francesco e i suoi
fratelli si riunivano nella Porziuncola e passavano
giorni di condivisione e di gioia. Sorella Chiara Un tale entusiasmo coinvolse anche una
ragazza diciottenne, appartenente a una delle famiglie nobili di Assisi:
Chiara. Ella era la testimone, come tutti gli abitanti di Assisi, del nascere
di quella piccola fraternità di poveri. Un giorno, superando le esitazioni,
aveva mandato un messaggio a Francesco: voleva parlargli, perché sentiva che
quella forma di vita era fatta per lei. La domenica delle Palme del 1212
Chiara si decise al grande passo e quella stessa
notte fuggì di casa per raggiungere la Porziuncola,
dove Francesco l'attendeva con i suoi fratelli. Là depose le vesti sontuose e
si rivestì di una tunica grezza e povera. La scelta non fu accettata
pacificamente dalla famiglia che però, davanti alla
fermezza della ragazza, dovette alla fine arrendersi. Una vita di Lavoro e Povertà Francesco chiamava il lavoro una
"Grazia" da eseguire "con fedeltà e devozione", perché
attraverso il lavoro noi possiamo restituire a Dio,
trasformata, quella realtà da Lui creata con tanto amore. Possiamo
partecipare così all'opera creatrice di Dio e, nella quotidianità, entrare in
relazione con tanti fratelli ai quali dare il "buon esempio" anche
attraverso il nostro modo di lavorare. Le Prime Missioni Proprio per coinvolgere tutti gli uomini
nella lode di Dio, Francesco per ben tre volte tentò di mettersi in viaggio
per andare tra i "Saraceni. Solo la terza volta, nel 1219, riuscì ad
arrivare davanti al Sultano d'Egitto. Francesco raggiunse il cuore dell'uomo
a quella profondità dove non arrivano le divise
militari, le contrapposizioni sociali o la differenza delle razze e delle
lingue. Beati gli Operatori di Pace Questa stessa opera di pace Francesco la
compì anche nel mondo cristiano, in quelle città medievali che erano spesso
lacerate da discordie e divisioni che conducevano al sangue e alla morte. I Laici e Francesco L'entusiasmo suscitato da Francesco non
si limitò solo ai giovani che volevano diventare frati, o alle ragazze che accorrevano
da Chiara e negli altri monasteri, ma molti erano laici sposati e viventi
nelle occupazioni del mondo; chiedevano di vivere da laici secondo il modello
da Lui indicato. Nacque così il Terz'Ordine
Francescano, che oggi è conosciuto come Ordine Francescano
Secolare. Francesco scrisse una lettera nella quale, rivolgendosi a loro,
diede le linee maestre per la loro vita Fratello di ogni Creatura La pace che Francesco predicava agli uomini,
gli era diventata talmente familiare che egli la viveva anche con gli animali
e con il creato intero. Laudato sì, mio
Signore Quello che muoveva Francesco a un tale
amore e rispetto per il creato era il continuo pensiero del Creatore di tutte
le cose. E per questo motivo, che alla fine della sua vita, compose il suo
famoso Cantico delle creature, dove sole, acqua,
luna, vento, terra e fuoco, sono coinvolti nella lode all'Altissimo. Il Misterioso incontro della Verna Verso il 14 Settembre, festa dell'Esaltazione
della Santa Croce, al mattino, prima dell'alba,
Francesco stava pregando nel folto della foresta; improvvisamente un bagliore
di luce illuminò la notte e comparve a Francesco un Angelo dalle grandi ali,
che volava verso di lui: contemplando quello splendore di fuoco, Francesco
vide che in realtà esso recava in sé l'immagine di un uomo crocefisso, che lo
guardava con amore. Durante la visione, il Crocefisso rivolse a Francesco
parole misteriose. Quando esso disparve, il corpo di Francesco ne portava i
segni alle mani, ai piedi, al costato. Le piaghe di Gesù, i segni del suo
dolore e del suo amore per noi, erano ormai condivise totalmente da
Francesco, che portava nel corpo l'immagine del suo Amato. "Incominciamo Fratelli" Francesco trascorse gli ultimi due anni
della sua vita portando nel corpo quelle stimmate, che egli cercava di
nascondere a tutti. Sorella Morte Pur tra le difficoltà e tra i dolori
delle malattie, Francesco era pervaso da una vera perfetta letizia e poteva
pensare alla stessa morte esclamando " Ben venga sorella morte!"
Consapevole delle sue condizioni, Francesco chiese di essere trasportato ad
Assisi, alla Porziuncola, voleva finire là i suoi
giorni. Qualche giorno prima di morire, chiamò i
suoi frati, si spogliò della sua povera tunica e si stese, nudo, sulla nuda
terra, e disse ai frati: " Io ho fatto la mia parte; la vostra ve la
insegni Cristo". Ancora una volta prima di morire, fece chiamare i frati
e li esortò all'amore di Dio, raccomandando in particolar modo l'amore fraterno,
l'obbedienza alla Chiesa e la fedeltà alla santa povertà. Francesco morì al
tramonto del sabato Il Segreto del Santo Il segreto del suo fascino, che dura
ancor oggi, sta forse nel suo presentarsi ad ogni uomo come un fratello
minore; di lui nessuno ha paura, perché è il minore, cioè il più piccolo, ma
tutti lo sentono vicino, perché è fratello. E' proprio questo il nome che
Francesco ha scelto per sé e per i suoi compagni, chiamandoli "frati minori": fratelli di ogni uomo e
minori di fronte a tutti. |
Il Testamento
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amati dal popolo