Celebriamo
il Natale accogliendo in noi il Signore Gesù con fede e amore sempre più
intensi; lasciamolo nascere e vivere nei nostri cuori perché possa
manifestarsi al mondo attraverso la bontà, la fratellanza, la benignità, la
dedizione, l'accoglienza di quanti credono in Lui. |
IL NATALE |
Natale,
festa cristiana
Il Natale nel Vangelo
Il
periodo dell’Avvento
La corona dell’Avvento
Il PresepioBabbo Natale |
Il grande prodigio del Natale riempie la terra di gioia e
stupore |
Dieci regole per un Natale
diverso |
Il Natale è la
festa in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo, e prende il nome proprio
dal latino "natale Christi". Gesù nacque davvero quel 25
dicembre ---- Fu la Chiesa a scegliere il 25 dicembre per
contrastare e sostituire le feste pagane nei giorni del solstizio d'inverno.
La nascita del Cristo al posto della rinascita del Sol invictus.
All'inizio, dunque, ci fu una decisione pastorale che può essere mutata,
variando le necessità. (tratto da un articolo di V.Messori - Corriere della Sera)
Le origini ebraiche della festa di Natale
sono chiaramente dovute al fatto che tutta la religione cristiana nacque da
quella ebraica. Nell'Antico Testamento si fa infatti riferimento alla venuta
di un "messiah", che in ebraico significa
"l'annunciato", e nella Bibbia si riferisce al re di Israele.
Quando fu annunciata la nascita di Gesù Cristo, alcuni ebrei interpretarono
la cosa come l'avvento di una nuova fase nella vita dei credenti ed
iniziarono a riferirsi a Cristo come al Messia per antonomasia. Da questo
nacque la scissione tra la religione ebraica, che non riconobbe in Cristo un
messia, e la nascente religione cristiana, che fece del messia e del suo
messaggio di pace il centro delle sue credenze. Le origini della festa di Natale
Le prime celebrazioni del Natale come lo
conosciamo noi, però, non nacquero con l'inizio del cristianesimo, ma
risalgono al IV secolo d.C., con il diffondersi di
questa religione. Il Natale infatti iniziò a sostituirsi alle
festività Romane del periodo di dicembre, considerate pagane e
anti-cristiane. Nel 354, papa Liberus
istituì la rappresentazione della natività di Gesù (con S. Giuseppe e la
Vergine Maria) il 25 dicembre, mentre si celebrava la nascita del bambino ed il
suo battesimo il 6 gennaio, con l'Epifania. |
La nascita
di Gesù, dal Vangelo di S.Matteo La
nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, sposata a Giuseppe,
prima che fossero insieme, si scoperse incinta di Spirito Santo. Ora
Giuseppe, marito di lei, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia,
pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, ecco
un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: - Giuseppe, figlio di
David, non esitare a prender Maria in tua consorte; invero quel ch'è nato in
lei, è da Spirito Santo. Partorirà un figliolo, cui porrai nome Gesù; perché
egli libererà il suo popolo dai loro peccati. E
tutto ciò avvenne affinché s'adempisse quanto fu detto dal Signore per bocca
del profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figliuolo e per
nome lo chiameranno Emanuele: che s'interpreta "Dio con noi".
Scossosi Giuseppe dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé la sua consorte. Ed egli non la conobbe fin tanto che
partorì il suo figlio primogenito e lo chiamò per nome Gesù Nascita di Gesù, dal vangelo
di S. Luca In
quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto
l'Impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della
Siria. E
andavano tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò a
Nazaret di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem,
in Giudea, per esser lui del casato e famiglia di David, a dare il nome,
insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne
che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e partorì
il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non
trovarono posto nell'albergo. E nello stesso paese c'erano dei pastori che
pernottavano all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco,
apparve innanzi ad essi un angelo del Signore e la gloria del Signore rifulse
su loro e sbigottirono per gran timore. E l'angelo disse loro:- Non temete,
che eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto
il popolo; infatti oggi v'è nato un Salvatore che è Cristo Signore, nella
città di David. Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in
fasce, giacente in una mangiatoia. E
a un tratto si raccolse presso l'angelo una schiera della milizia celeste che
lodava Dio dicendo:-Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini di buona volontà. E
poi che gli angeli si furono ritirati da essi verso il cielo, i pastori presero
a dir tra loro:-Andiamo sino a Betlem a veder quant'è accaduto, come il Signore ci ha manifestato. E
andarono di buon passo e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente
nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato detto loro di
quel bambino. E quanti ne sentirono parlare, stupirono delle cose riferite
loro dai pastori. Maria poi riteneva tutte queste cose, collegandole in cuor
suo. E i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quel
che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. |
Nel
tempo in cui incomincia a determinarsi l’esigenza di un periodo di
preparazione alle feste della manifestazione del Signore, la Chiesa aveva già
fissato le modalità di preparazione alle feste pasquali. Nel IV secolo il
tempo pasquale e quaresimale avevano già assunto una configurazione
vicinissima a quella attuale. L’origine del tempo di Avvento è più tardiva,
infatti viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del
Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si
riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di
preparazione alla festa del Natale. Per quanto la prima festa di Natale sia
stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a
partire dal VI secolo. Senz’altro non desta meraviglia il fatto che l’Avvento
nasca con una configurazione simile alla quaresima, infatti la celebrazione
del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della
risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel
380 il concilio di Saragozza impose la partecipazione continua dei fedeli
agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio. In
seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni
natalizie. In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni vengono
caratterizzati dal digiuno. Tale arco di tempo fu chiamato "quaresima di
s. Martino", poiché il digiuno iniziava l’11 novembre. Di ciò è
testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI
secolo. Il significato teologico La
teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una
parte con il termine "adventus" (= venuta,
arrivo) si è inteso indicare l’anniversario della prima venuta del Signore; d’altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi. Il
Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione
alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di
Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale
ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo
alla fine dei tempi. L’attuale celebrazione Il
Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30
novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi Vespri di
Natale. È caratterizzato da un duplice itinerario - domenicale e feriale -
scandito dalla proclamazione della parola di Dio. 1. Le domeniche Le
letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica
propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I
domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati
della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell'Antico Testamento
sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro
di Isaia. Le letture dell'Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in
armonia con le caratteristiche di questo tempo. 2. Le ferie Si
ha una duplice serie di letture: una dall'inizio dell'Avvento fino al 16
dicembre, l'altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell'Avvento si legge il
libro di Isaia, secondo l'ordine del libro stesso, non esclusi i testi di
maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di
questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì
della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni
Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un
altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell'ultima settimana prima
del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap.
1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la
nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento
al Vangelo, testi vari dell'Antico Testamento, tra cui alcune profezie
messianiche di notevole importanza. La novena di Natale Come
si è appena visto, il tempo di Avvento guida il cristiano attraverso un
duplice itinerario: "È tempo di preparazione alla solennità del Natale,
in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e
contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene
guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi" (Norme per l’anno liturgico e il calendario, 39: Messale p. LVI).
Nella liturgia delle prime tre domeniche e nelle ferie sino al 16 dicembre si
può notare l’insistenza sul tema della seconda venuta di Gesù alla fine dei
tempi, mentre nei giorni compresi tra il 17 e il 24 tutta la liturgia è ormai
tesa verso la celebrazione della nascita del Figlio di Dio. La novena di
Natale cade pienamente nel secondo periodo dell’Avvento. La
novena di Natale, pur non essendo "preghiera ufficiale" della
Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre
comunità cristiane. Proprio perché non è una preghiera ufficiale essa può essere
realizzata secondo diverse usanze, ma un indiscusso "primato"
spetta alla novena tradizionale, nella notissima melodia gregoriana nata sul
testo latino ma diffusa anche nella versione italiana curata dai monaci
benedettini di Subiaco. La
domanda che ogni operatore pastorale dovrebbe porsi di anno in anno è:
"come posso valorizzare la novena di Natale per il cammino di fede della
mia comunità?". Può
infatti capitare che tale novena continui a conservare intatta la
caratteristica di "popolarità" venendo però a mancare la dimensione
ecclesiale, celebrativa e spirituale. Tali dimensioni vanno recuperate e
valorizzate per non far scadere la novena in "fervorino pre-natalizio". 1. Recupero della dimensione
ecclesiale-assembleare Pur
non essendo - come si è detto - una preghiera ufficiale della Chiesa, la
novena può costituire un momento ecclesiale molto significativo. Molti vi
partecipano perché "attratti" dalla "novena in latino"
(le chiese in cui la si canta in "lingua ufficiale" sono gremite!)
e vi si recano per una forma di godimento personale che pone radici nella
nostalgia dei tempi passati e non nel desiderio di condividere un momento di
approfondimento della propria fede. È bene che i partecipanti prendano
coscienza che sono radunati per una celebrazione che ha lo scopo di preparare
il cuore del cristiano a vivere degnamente la celebrazione del Natale. 2. Recupero della dimensione
celebrativa La
novena di Natale è molto vicina alla celebrazione dei vespri. Va pertanto
realizzata attraverso una saggia utilizzazione dei simboli della preghiera
serale: la luce e l’incenso. È bene che vi sia una proclamazione della parola
e una breve riflessione. L’intervento in canto dell’assemblea va preparato e
guidato. È utile ricordare che l’esposizione del SS. Sacramento col solo
scopo di impartire la benedizione eucaristica - usanza frequente nelle novene
di Natale - è vietata (Rito del culto
eucaristico n. 97). 3. Recupero della dimensione
spirituale La novena di natale è una "antologia biblica" ricca di nutrimento per lo spirito. È quindi l’occasione per proporre non una spiritualità devozionale ma ispirata profondamente dalla Parola di Dio. Non è l’occasione per fare "bel canto" ma per lasciarsi coinvolgere esistenzialmente dalla Parola di Dio cantata. testo tratto dal sito di Enrico M. Beraudo |
Il PresepioL'origine
storica del presepio va ricercata nelle narrazioni della natività di Gesù contenute
nel Vangelo di san Matteo e di san Luca, con riferimento al testo di Isaia
(1,3) e Abacuc (3,2) dell'Antico Testamento. Nel Vangelo
di san Luca è detto che Maria e Giuseppe arrivarono da Nazaret a Betlemme
per le formalità del censimento ordinato da Cesare Augusto: “Mentre si
trovavano colà, si compì il tempo in cui Maria doveva partorire; diede alla
luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in
una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'albergo”. La nascita di
Gesù in una grotta è stata sempre ritenuta come implicitamente attestata dal
Vangelo con il riferimento alla “mangiatoia”. In Oriente le grotte naturali
servivano di rifugio ai viandanti e da stalla agli animali. Appare così
verosimile un'antichissima tradizione, basata su Isaia e su Abacuc, che mostra un bue e un asino nell'atto di
riscaldare col proprio alito il corpo di Gesù. Di questa tradizione è
testimone già sant'Ambrogio († 397). Ma la prima
descrizione del luogo ove, secondo la tradizione, nacque Gesù, ci è stata
tramandata da san Girolamo che nell'anno 404 descrive il cosiddetto specum Salvatoris
(grotta del Salvatore), ove si additava lo stabulum
(mangiatoia). In un documento del 326 si parla di una mangiatoia scavata
nella roccia, che potrebbe aver avuto supporti di legno: più tardi fu
rivestita di lastre di metallo prezioso forate per permettere ai fedeli di
vederla o toccarla e al tempo stesso per impedirne l'asportazione. Così,
almeno in parte, si presenta tuttora la grotta di Betlemme venerata da
innumerevoli fedeli; studi recenti confermerebbero la tradizione. In Santa Maria Maggiore in Roma si conservano
reliquie che, secondo la tradizione, sono parti della mangiatoia. |
Tradizionale figura
di vecchio dalla barba bianca, noto anche come Santa Claus
(abbreviazione di san Nicola), che la notte di Natale, dopo aver solcato il
cielo su una slitta piena di regali trainata da renne, entra in ogni casa
calandosi dal camino e deposita i giocattoli sotto l'albero di Natale o nelle
calze di tutti i bambini buoni. Sebbene questa immagine familiare di Santa Claus si sia diffusa negli Stati Uniti nel XVII secolo e
in Inghilterra solo verso la metà del XIX secolo, le sue radici affondano
nell'antico folclore europeo e hanno influito notevolmente sulla celebrazione
del Natale in tutto il mondo. San Nicola era un
vescovo dell'Asia minore vissuto nel IV secolo; nelle prime leggende
cristiane si narrano alcune sue imprese, fra cui i salvataggi di marinai travolti
da tempeste, la protezione dei bambini e la generosa distribuzione di regali
ai poveri. Anche se molte delle storie su san Nicola sono di dubbia
autenticità, la sua leggenda si è diffusa in tutta Europa e il suo ruolo di
tradizionale portatore di doni è andato via via
acquistando peso. La figura cristiana di san Nicola ha affiancato, sostituito
o incorporato personaggi pagani quali la Befana romana e Berchta
e Knecht Ruprecht, di
origine germanica. Secondo la versione tedesca e olandese della leggenda,
Nicola cavalcava per i cieli consegnando regali ed era talvolta accompagnato
dall'elfo Schwarzer Peter,
che aveva il compito di frustare i bambini cattivi. La festa di san
Nicola veniva originariamente celebrata il 6 dicembre ma, dopo la Riforma, i
protestanti tedeschi vollero attribuire a Gesù Bambino il ruolo di portatore
di doni e fecero così slittare la festa al 25 dicembre. Quando la
tradizionale figura di Santa Claus si diffuse,
venne perciò associata al Natale stesso. Nel 1969, per la scarsa documentazione
sulla vita del santo, il papa Paolo VI ordinò di eliminare la festa di san
Nicola dal calendario romano cattolico ufficiale. Molti altri personaggi
natalizi del folclore europeo, quali Père Noël in
Francia, Julenisse in Scandinavia
e Father Christmas in
Inghilterra, sono legati a san Nicola. Ma fu la figura olandese, Sinter Klaas, portata dai
coloni a Nieuwe Amsterdam (l'attuale New York), a
ispirare la trasformazione americana del personaggio nella figura ereditata
poi da gran parte del mondo occidentale: ogni anno, con l'avvicinarsi del
Natale, i bambini scrivono letterine a Babbo Natale e gli lasciano sul
davanzale cibo e bevande per uno spuntino. La moderna leggenda di Santa Claus echeggia ormai in ogni parte del mondo, diffusa dai
cartelloni pubblicitari, dai biglietti d'auguri, dalle decorazioni e dai
Babbi Natale assoldati dai grandi magazzini. |
Un piccolo orfanello viveva presso alcuni
pastori quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della
nascita di Cristo. Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di
rami d'alloro per il neonato re. Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona
gli sembrò così indegna che il pastorello si
vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la
corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e
cambiò le lacrime dell'orfanello in bacche rosse. Il
bastoncino di zucchero Perché i bastoncini di zucchero sono
bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che
ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di
zucchero: è fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui
sono costruite le nostre vite. Al caramello diede la forma di una
"J" per Jesus (Gesù in inglese), mentre
per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il pastore degli
uomini. I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di
Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù, e la larga
striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del
mondo. Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle
frustate del soldato romano. La
leggenda delle Campane di Natale I pastori si affollarono a Betlemme mentre
viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul
lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i
passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui. Quando la
folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza
il lieve rintocco di una campana da bestiame, quindi pensò che forse quella
mucca si trova proprio nella stalla dove era nato Gesù bambino. Seguì la
campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla
mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù. La
leggenda del Pettirosso Un piccolo uccellino marrone divideva la
stalla a Betlemme con la Sacra famiglia. La notte, mentre la famiglia
dormiva, notò che il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù verso le braci e
tenne il fuoco vivo con il movimento delle ali per tutta la notte, per tenere
al caldo Gesù bambino. Al mattino, era stato premiato con un bel petto rosso
brillante come simbolo del suo amore per il neonato re. La
leggenda delle Palle di Natale A Betlemme c'era un artista di strada
molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò
da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere.
Questo è il perché ogni anno sull'albero di Natale appendiamo le Palle
colorate - per ricordarci delle risate di Gesù Bambino. |