IL GRANDE PRODIGIO DEL NATALE |
Pietro di Domenico ( 1457 –1520?) Adorazione dei pastori |
Non
è stato facile nemmeno per i primi cristiani spiegare agli altri come mai
Dio, infinito ed eterno, abbia voluto adattarsi a rendersi presente in una
piccolissima parte dell'universo da lui stesso creato, diventando una
creatura come tutte le altre, assumendo su di sé la natura umana. Il
mistero del Natale costituì la prima e fondamentale occasione per far
riflettere cristiani e non cristiani sulla sublime "follia" di Dio,
che spinge l'onnipotenza del proprio amore sin quasi ai limiti del
contraddittorio. I brani che
riportiamo - dovuti a Leone I Magno, Papa dal 440 al 461, e al diacono
siriaco Efrem, vissuto fra il 306 e il 373 - appaiono molto significativi
come tentativo di comprendere sempre meglio la logica sorprendente del vero
amore. Dio ci ama, e perciò è diventato in tutto e per tutto come noi, fino
al punto da addossarsi le conseguenze dei nostri stessi peccati (Leone). Dio
ci ama, e perciò ha messo insieme l'infinità e la piccolezza, l'eternità e il
tempo, la beatitudine e la sofferenza (Efrem). |
Rallegriamoci,
perché oggi è nato il Salvatore. Nessuno può essere triste, perché oggi è il
natale della vita, che toglie il frutto della morte e ci riempie con la
letizia della promessa di vita eterna. Nessuno sia escluso dal partecipare a
tanto giubilo, perché a tutti è comune il motivo della gioia: il nostro
Signore, distruttore della morte e del peccato, siccome non ha trovato
nessuno libero da colpa, così è venuto a liberare tutti. Esuli
il santo, perché si avvicina alla palma. Goda il peccatore, perché è invitato
al perdono. Si faccia animo il pagano, perché è chiamato alla vita. Intatti
il Figlio di Dio, nella pienezza dei tempi disposti dall'altezza inscrutabile
del divino decreto, ha assunto la natura del genere umano per riconciliarlo
al suo Creatore, affinché l'ideatore della morte, il diavolo, fosse vinto
proprio per mezzo di quella con cui aveva vinto. E in tale conflitto accesosi
per noi si è combattuto con una legge grande e mirabile di giustizia: infatti
il Signore onnipotente ha affrontato l'avversario crudelissimo non nella sua
maestà, ma nella nostra umiltà: gli
presenta lo stesso corpo, la stessa natura che partecipa della nostra
mortalità, esente però da ogni peccato. \[...\] Perciò,
carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio nello
Spirito Santo, che per la sua grande misericordia con cui ci amò ha avuto
pietà di noi ed "essendo noi morti al peccato, ci vivificò in
Cristo" (Efesini 2,5), affinché fossimo in lui una nuova creatura, una
nuova struttura (vedi Efesini 2,10). Spogliamoci dunque del vecchio uomo con
le sue azioni (vedi Efesini 4,22; Colossesi 3,8) e, partecipi della nascita
di Cristo, rinunciamo alle opere della carne. Riconosci,
o cristiano, la tua dignità e, consorte ormai della divina natura, non
tornare alla bassezza della tua vita antecedente,depravata. Ricordati di
quale capo e di quale corpo tu sei membro. Rammenta
che sei stato strappato dal potere delle tenebre e sei stato trasferito nella
luce e nel regno di Dio. Col sacramento del battesimo sei diventato tempio
dello Spirito Santo (vedi 1Corinzi 3,16): non cacciare da te con le azioni
cattive un ospite tanto degno e non assoggettarti di nuovo alla schiavitù del
demonio; il tuo prezzo è il sangue di Cristo. Ti giudicherà nella verità,
come ti ha redento per misericordia, egli, che con il Padre e lo Spirito
Santo regna nei secoli dei secoli. Leone Magno, Sermoni, 21 Un
grande stupore si impossessa dell'uomo quando considera il miracolo che Dio
scese prendendo dimora in un seno materno, che la sua somma essenza assunse
un corpo umano e per nove mesi abitò nell'utero della madre senza
contrarietà, e che quel seno di carne fu in grado di portare il fuoco, che la
fiamma abitò nel corpo delicato senza bruciarlo. Proprio
come il roveto sull'Oreb portava Dio nella fiamma, così Maria portò Cristo
nel suo seno verginale. Attraverso l'udito, Dio entrò senza danni nel ventre
materno e il Figlio di Dio poi ne uscì con purezza. La vergine concepì Dio e
la sterile (Elisabetta) concepì il vergine (Giovanni), anzi il figlio della
sterilità spuntò prima del germoglio della verginità. Un
miracolo nuovo Dio ha compiuto tra gli abitanti della terra: egli, che misura
il cielo con la spanna, giace in una mangiatoia d'una spanna; egli, che
contiene il mare nel cavo della mano, conobbe la propria nascita in un antro.
Il cielo è pieno della sua gloria e la mangiatoia è piena del suo splendore.
Mosè desiderò contemplare la gloria di Dio, ma non gli fu possibile vederla
come aveva desiderato. Potrebbe
oggi venire a vederla, perché giace nella cuna in una grotta . Allora
nessun uomo sperava di vedere Dio e restare in vita; oggi tutti coloro che
l'hanno visto sono sorti dalla seconda morte alla vita. \[...\] È
grande il prodigio che si è compiuto sulla nostra terra: il Signore di tutto
è disceso su di essa, Dio si è fatto uomo, l'Antico è diventato fanciullo; il
Signore si è fatto uguale al servo, il figlio del re si è reso come un povero
errabondo. L'essenza eccelsa si è abbassata ed è nata nella nostra natura, e
ciò che era estraneo alla sua natura lo ha assunto per il nostro bene. Chi
non contemplerà con gioia il miracolo che Dio si è abbassato assoggettandosi
alla nascita? Chi non si meraviglierà vedendo che il Signore degli angeli è
stato partorito? Credilo
senza dubitarne e sii convinto che tutto in verità si è svolto proprio così! Efrem Siro, Inno per la nascita di Cristo, 1 Fonte Famiglia Cristiana |