DAL BRASILE |
25 ANNI PER "ESSERE" |
Carissimo Padre Carlo,
eravamo in cinque il pomeriggio del 21 Giugno 1970 a ricevere, nella cattedrale di Asolo, l'imposizione delle mani del Vescovo di Treviso Mons. Antonio Mistrorigo.
A 25 anni di distanza siamo tutti a servire il popolo di Dio come Sacerdoti, nello spirito umile e povero del carisma canossiano.
Quasi a significare geograficamente la scelta dei poveri di Maddalena di Canossa, siamo distribuiti dal centro al sud dell'Italia (Roma, Fasano, Caltagirone, Favignana) e poi, ancora più giù, fino a raggiungere il più profondo del mondo: Ribeirao Preto in Brasile.
Mi rivolgo a Te per primo perché sei l'unico con cui mi sono trovato a collaborare (tre anni a Favignana insieme) e mi felicito con Te per questo 25º di sacerdozio, per questa tappa raggiunta con la grazia del Signore.
Siamo Sacerdoti non per noi, ma per gli altri, per la Chiesa. Siamo strumenti della grazia di Dio e... fermarsi a riflettere su questo dono, con l'esperienza acquisita, rende più facile leggere e interpretare il disegno nascosto di questa storia umano-divina che ci tocca tanto da vicino.
21 Giugno 1970 Ordinazione sacerdotale:
Padre Carlo al centro, Padre Silvano ultimo sulla destra
"Fammi un dono del tuo amore ai fratelli", avevo scritto nel santino ricordo della mia prima messa. Ecco riassunti in una frase questi anni di vita consacrata a Dio. Anni che sfociano in quel sentimento espresso dalle belle parole del Salmo "misericordiam Domini in aeternum cantabo" (cantero per sempre la misericordia del Signore), parole di un canto che a Fonzaso eseguimmo ricordando l'anniversario di sacerdozio del nostro rettore Padre Giustino ed ora fatte nostre, come canto di ringraziamento.
E per il nostro prossimo futuro un augurio di speranza, appoggiato sulla certezza che Dio è fedele e continuerà a darci il dono della fedeltà.
"Devo florecer onde Deus me plantou" che in brasiliano significa dar fiori e frutti dove Dio ci ha piantato: Tu a Favignana io in Brasile, finché Dio vorrà.
Con affetto fraterno
Padre Silvano Fernando Pescarolo
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Presenza delle Suore Oblate
del Divino Amore a Favignana |
Il 10 giugno 1947, su invito di S.E. il Vescovo Mons. Ferdinando Ricca di Trapani, il Rev.mo Mons. Arciprete Giovanni Cipolla accompagnato da alcune giovani parrocchiane favignanesi si è recato a Valderice per incontrare cinque Suore Oblate del Divino Amore, dirette a Favignana.
Facevo parte di quel gruppetto di ragazze e ricordo l'emozione provata nell'incontrare le religiose. Esse erano: Sr. Santa Aricò, Superiora, Sr. Susanna Orlando, responsabile del ricamo e cucito, Sr. Barbara La Mantia, responsabile della scuola, Sr. Provvidenza Ilardi, responsabile dell'asilo e Sr. Rosalia Faraci, responsabile dei lavori.
Secondo gli accordi intercorsi fra Mons. Cipolla e la Rev.ma Madre generale Diomira Margherita Crispi, le Suore dovevano occuparsi della gioventù, dell'infanzia e delle opere parrocchiali in genere.
Sr. Crisafulli, Sr. Santa Aricò e Sr. Vera Pierina
Erano tempi difficili quelli del dopoguerra, ma l'opera delle Suore fu molto apprezzata nell'ambiente favignanese, dove la gente è molto buona e sa cogliere con amore
l'attività di servizio che in essa viene esercitata.
La presenza di questa congregazione religiosa a Favignana non è stata, però, una semplice presenza di servizio, ma si è manifestata anche come attività di apostolato e di promozione vocazionale.
In tale periodo, infatti, grazie all'esempio e agli insegnamenti che mi venivano dalle Suore, è sorta in me la vocazione religiosa che mi ha portato nel 1950 a entrare, come Novizia, nella congregazione nella quale negli anni successivi ho svolto con zelo i compiti affidatimi, a maggior gloria di Dio. Successivamente anche la giovane favignanese Clara Azzaro è entrata a far parte della nostra famiglia religiosa.
Purtroppo per sopraggiunte difficoltà, nel 1953 la "Casa" di Favignana è stata chiusa con tanta pena sia nostra che degli isolani, con i quali, però, i sentimenti di stima, e di affetto sono rimasti immutati fino ad oggi. Sia ringraziato il Signore!
Seguiamo i disegni di Dio, invochiamo la benedizione su tutti i favignanesi e assicuriamo la nostra preghiera.
Sr. Giuseppina Crisafulli
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Chissà quante volte ci siamo chiesti se, nella vita, sia più importante apparire o essere!
Certamente, ognuno di noi si pone diversamente da ogni altro di fronte a questo dilemma. Sicuramente, per tanti non è certo un problema, la propria indole li trascina verso una scelta dettata dalla propria personalità. E l'apparire, al giorno d'oggi, e l'unico modo per essere ossequiati, riveriti, rispettati, ...temuti.
L'"essere" è un fatto d'altri tempi! L'onestà, la coerenza, la fedeltà, l'obbedienza, la sincerità, la disponibilità, il servizio, …insomma l'amore verso il prossimo, questo è ciò che contraddistingue l'"essere" di un uomo.
Conclusione: l'"essere" sa di stantio, di sacrestia. Meglio gli istrioni dei nostri giorni, sicuri di se, che sanno ben parlare e con i loro affascinanti sorrisi. Meglio i loro vestiti impeccabili, le loro cravatte originali, le ciglia finte e gli ori (veri). E poi i soldi! E' bene averne tanti! E... più ne hai, più devi averne!... E' la regola! La contraddizione dei giorni nostri è, sicuramente, rappresentata dal fatto che diciamo di voler essere noi stessi, che lottiamo per scoprire la nostra autenticità, ma non perdiamo occasione per crearci dei miti a cui assomigliare, per curare la nostra immagine in modo che possa sopraffare gli altri, ...insomma, lavoriamo ogni giorno e ci crucciamo per diventare sempre più massa.
In questo universo di incertezze, di insicurezze, di errori... di siringhe, di provette, di mamme-killer e di nonne-mamme, l'unica voce che si erge a difesa dell'uomo, dei suoi valori, della sua vita, è ancora una volta quella della Chiesa. La Chiesa con le sue sacrestie, i suoi profumi di cera e d'incenso, le sue stole ed i suoi tesori. La Chiesa con il suo popolo che prega e spera, con i suoi vescovi maestri vicini eppure, a volte, così distanti, i sacerdoti con il loro impegno e la consapevolezza di non esser sempre accettati.
La Chiesa dono di Dio, Madre e Maestra! La Chiesa punto di riferimento per l'uomo che vuole "essere". E nella Chiesa c'è chi, giornalmente, rinnova i propri voti, la propria fedeltà, manifesta la propria fede, in silenzio, senza clamori, senza trucchi e senza ori. Ma con semplicità, con devozione, con vero ed autentico amore per i fratelli. C'è chi rispetta il ruolo assegnatogli, che obbedisce gioiosamente. C'è chi da testimonianza del suo credo, chi, ogni giorno di più, conquista la stima e la simpatia di quanti gli stanno accanto.
Quanto è difficile essere Chiesa! Esserlo per un anno... per un mese... beh!... anche per un giorno...! Cose d'altri tempi, cose di sacrestia!
Quest'anno ricade il venticinquesimo di sacerdozio di Padre Carlo. Venticinque anni...!
Grazie Padre Carlo per essere Chiesa! Grazie per esserlo in mezzo a noi!
Lucio Antinoro
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