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NASCE LA PARROCCHIA

La parrocchia del SS. Redentore viene istituita nel 1595 con un decreto del patriarca di Aquileia Francesco Barbaro, assieme ad altre sette parrocchie udinesi. Fino ad allora tutto il territorio della città era sottoposto all’autorità religiosa del Capitolo di Santa Maria Maggiore, costituito da otto canonici che risiedevano presso il Duomo. Al Capitolo erano affidate la cura d’anime, in particolare l’amministrazione dei Sacramenti del Battesimo e dell’Estrema Unzione, e il diritto di sepoltura dei fedeli, funzioni che costituivano anche un’importante fonte di reddito. Dal Duomo dipendevano tutte le altre chiese cittadine, che venivano officiate da alcuni cappellani ed erano comunque sprovviste di fonte battesimale e cimitero. Tali cappelle erano sorte fra il Trecento e il Quattrocento per volontà di alcune confraternite, associazioni di laici, i cui membri solitamente esercitavano una stessa attività, oppure erano dediti al culto dello stesso santo. Ogni confraternita si occupava della manutenzione della propria cappella e stipendiava un cappellano da essa scelto, che esercitava il culto per i confratelli, ma nello stesso tempo era sottoposto all’autorità del Capitolo e non poteva esercitare completamente il servizio religioso: per i sacramenti legati alla nascita e alla morte infatti i fedeli dovevano recarsi al Duomo.Già nel corso del Quattrocento le confraternite e la popolazione dei diversi borghi udinesi sollecitavano una maggiore autonomia religiosa, sia perché il numero degli abitanti era notevolmente aumentato, sia perché crescevano le dimensioni della città e con esse le esigenze religiose dei fedeli, che non potevano più essere soddisfatte dai soli canonici di S.M. Maggiore. Fra la metà del Trecento e la fine del Quattrocento infatti la popolazione udinese era più che raddoppiata (2). Per quanto riguarda la popolazione residente nel territorio della futura parrocchia, i dati non sono precisi poiché sono ricavabili soltanto da stime o documenti di vario genere. Fino alla costruzione della IV cerchia di mura il territorio dei borghi era esterno alla cinta e la popolazione era scarsa: si possono calcolare 300 anime; 

 Decreto del Patriarca Barbaro (1595) da una stampa ottocentesca (Archivio parrocchiale del SS. Redentore).

 

(2) L’espansione della città dalle origini alla fine del XV secolo si può seguire attraverso i seguenti dati, forniti da Francesco Tentori nel volume Udine: Mille anni di sviluppo urbano Udine 1982, pp. 533, pp. 208-209. 

ANNO

POPOLAZIONE

SUPERFICIE(mq)

MURA

983

1269-1270

1299-1300

1350

1483

50-100

1500-1600

3000-5000

6000

15000

15.768

86.504

286.030

558.429

1.839.563

I

II

III

IV

V

 

con la costruzione della V cerchia il territorio venne incluso entro le mura e il numero delle anime salì a 1000 . Il secolo XV fu caratterizzato da continue dispute fra le confraternite e il Capitolo del Duomo, che non intendeva rinunciare alle proprie prerogative sia per motivi di prestigio, che per ragioni economiche.

Alla fine del Cinquecento ai motivi accennati, che diventavano sempre più impellenti, si aggiunsero le disposizioni del Concilio di Trento (1545 -1563) che prescrivevano l’istituzione delle parrocchie con un preciso ambito territoriale . In ottemperanza  a tali disposizioni nel gennaio del 1595 il Patriarca di Aquileia Francesco Barbaro emanò un decreto con cui istituiva otto parrocchie nella città di Udine. Oltre a S.M. Annunziata della Metropolitana (Duomo) preesistente, nascevano così le seguenti parrocchie: S. Pietro (ora B.V. del Carmine), S. Valentino (ora B.V. delle Grazie), S. Cristoforo, S. Giacomo, S. Giorgio Maggiore, S. Nicolò e S. Lucia. La parrocchia di S. Lucia nel decreto Barbaro veniva definita «mediocre, popolosa et faticosa» e comprendeva «S. Lucia tutto il Borgo, borgo di S. Lazzaro, borgo di Vill’Alta, borgo di Castellan et borgo di S. Maria sino al porton» (6), cioè le attuali Via Francesco  Mantica e Via Mazzini, Via A. Lazzaro Moro, Via Superiore, Via Villalta, Via Castellana e Via Baldissera, Via Marinoni. La suddivisione del territorio della città in parrocchie risolveva il problema religioso solo per l’aspetto giuridico, in quanto le parrocchie non disponevano ancora di un proprio luogo di culto e gli abitanti continuavano a rivolgersi alle congregazioni religiose sostenute dalle confraternite. 

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(da continuare... prossimamente il resto della storia.)