La chiesa attuale
La chiesa, come si presenta oggi, è frutto di un
radicale rifacimento architettonico risalente al periodo 1595-1617, grazie al generoso
lascito di don Cesare Mantova, parroco della chiesa per 27 anni e morto nel 1595.
La facciata
è comunemente attribuita a Vincenzo Dotto, architetto padovano della seconda metà del
16° secolo. In stile palladiano, è scandita da quattro colonne corinzie poste, due per
parte, su un alto basamento. Fra gli intercolumni si trovano, collocate all'interno di
nicchie, due statue di Antonio Bonazza, scultore padovano della metà del 18° secolo. A
sinistra: l'Umiltà, sopra la quale un bassorilievo di scuola del Bonazza rappresenta i
santi titolari della chiesa invitati ad adorare un idolo; sotto la medesima statua vi è
una lapide funeraria in pietra di Nanto del medico Bartolomeo Campo. A destra: la
Verginità, sopra la quale un bassorilievo di scuola del Bonazza rappresenta il martirio
di Canziano e Canzianilla; sotto la medesima statua un'iscrizione ricorda il lascito
testamentario di don Cesare Mantova. Sull'attico, sopra la facciata, sono collocati i
quattro evangelisti, opera di Piero Danieletti, scultore padovano della seconda metà del
18° secolo. Al centro della facciata campeggia il grande affresco di Guido Ludovico da
Vernansal, rappresentante l'Immacolata Concezione con i santi Canzio, Canziano Canzianilla
e Proto, realizzato negli anni 1722-29.
L'interno,
molto semplice, si presenta a tre navate, di cui una centrale nettamente più ampia e due
navatelle laterali; la copertura è costituita da un'ampia volte a botte lunettata sopra
la navata centrale, e da volte a semicrociera sopra le due navatelle. Lo spazio interno è
suddiviso da possenti pilastri compositi in stile corinzio.
Navatella di destra (a partire dall'ingresso): la
Pentecoste, pala ad olio del 17° secolo, di autore ignoto; altare in marmo dedicato
all'Immacolata Concezione con tela di Francesco Zanella, pittore del 17° secolo.
Presbiterio: altare del 1611, costruito a spese di
Girolamo Tiraboschi secondo un'iscrizione oggi perduta; pala d'altare attribuita al
Padovanino (Alessandro Varotari, detto il P., 16°-17° secolo) e rappresentante Maria
venerata dai santi titolari della chiesa; nelle nicchie ai lati dell'altare maggiore
statue in terracotta di Andrea Briosco, scultore padovano della prima metà del
Cinquecento che rappresentano a sinistra in alto Sant'Agnese, in basso Sant'Enrico (questa
statua è attribuita però alla scuola di Bartolomeo Bellano, padovano del 15° secolo), a
destra in alto Sant'Anna in basso San Girolamo.
Navatella di sinistra (a partire dall'altare maggiore):
in alto, sopra la porta della sacrestia, è collocata una tela del 1630 di Pietro Damini,
raffigurante il miracolo del cuore dell'avaro (secondo le guide storiche della città, il
pittore avrebbe raffigurato il medico Fabrizio d'Acquapendente, famoso per le sue lezioni
di anatomia e per aver realizzato il teatro anatomico nel palazzo del Bo, l'università);
altare di Santa Rita, la cui devozione fu introdotta nella chiesa da Don Pericle Penzo nei
primi anni del Novecento, con pala del 1930 di Cecilia Cagnato Piva che ha sostituito la
precedente oleografia e che è stata donata come ex-voto (l'angioletto che scende portando
una corona rappresenta il bimbo della pittrice, nato per intercessione della santa); sotto
l'altare di Santa Rita si trova il Cristo morto, scultura del Briosco risalente al 1530;
sopra la porta laterale è posta la Processione di San Carlo Borromeo, dipinto ad olio di
Giovanni Battista Bissoni, pittore padovano del Seicento; vicino alla porta una lapide
ricorda la consacrazione della chiesa del 1762.