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Il tema, come ogni anno, si traduce
in uno slogan: “QUI PER TE”. Esso interpreta la
preghiera come un tempo e uno spazio prezioso: QUI, un “kairos”, un “momento
favorevole” che si traduce in una presenza infinita, reale, trasformante. È il QUI
che fa della preghiera un momento vivo, non astratto o nebuloso, non vuoto e noioso,
capace di trasformare una giornata e tutta la vita. È il QUI del cuore, del tutto, dell’esserci
e del sentire che Dio è con noi, ora e per sempre. C’è poi nello slogan un PER,
scritto con una Croce, la Croce di Gesù. La preghiera è consegnata come preghiera unica
e ineguagliabile, quella di Gesù, la preghiera è stare con Gesù sulla Croce, Croce che
diviene un ponte, un arcobaleno, attraverso il quale Gesù è la strada che conduce al
cielo. PER TE può indicare tanto l’origine dell’incontro misterioso che è ogni
preghiera – la sorgente di essa è l’iniziativa di Dio in Cristo Gesù –
quanto il fine, il punto di arrivo, che è sempre una maggiore comunione con Dio in Cristo
Gesù. Il PER è simbolo anche del dono, del moltiplicarsi delle cose umili che divengono
la scelta privilegiata dell’agire di Dio. Il tempo, il modo, il cuore della preghiera
sono il PER, croce e dono, che trasfigura la nostra esistenza. Un bambino con la mani
alzate al cielo completa l’arcobaleno: le nostre mani alzate nella preghiera sono
infatti segno del nostro desiderio di salire a Dio e anche di accogliere i doni che Dio ci
affida. Nell’immagine grafica dello slogan il TE è misterioso: è segno umile della
nostra consapevolezza che Dio non lo si possiede, che la preghiera stessa, come ogni cosa,
è dono Suo, che nulla lo può catturar e che il dialogo che Dio ci apre nella preghiera
è prezioso e delicato. Ad esso ci accostiamo con autentica umiltà, con semplicità e
fiducia, accogliendo il dono dello Spirito che parla in noi e ci fa esprimere ogni giorno
con un “Abbà, Padre”. |
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