Calendario Liturgico
delle Feste Mariane |
Rev.mo Padre Damiano Cingolani, la zelante azione pastorale dei parroci suoi predecessori ha immesso nel cuore di tutti i fedeli di Favignana un grande amore per la Madre di Dio e Madre della Chiesa. Ringraziamo, pertanto, il Signore per gli atti di sentita venerazione che i fedeli delle comunità parrocchiali dell'isola di Favignana devolvono con viva devozione alla Beata Vergine Maria!
Senza nulla togliere al culto della Santissima Madre di Dio, ma anzi purificandolo e favorendolo, la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, ha stabilito il calendario delle feste Mariane secondo un criterio che risponde ad una corretta ecclesiologia (Lumen Gentium, cap. VIII), allo spirito della liturgia (centralità di Cristo), alla tradizione e alla devozione che ha dato origine alle feste mariane.
E' quindi veramente indispensabile rispettare il calendario e non trasferire festività non proprie in giorno di Domenica, pena il travisamento del senso della festa stessa (il giorno o il tempo liturgico stabilito dalla Chiesa fa parte della festività) e del significato della Domenica come memoria della Resurrezione del Signore.
2 Aprile 1945
Processione con la Madonna di Custonaci
La devozione alla Vergine Maria, se vuole essere vera ed autentica, non può essere disgiunta da una perfetta consonanza con la vita spirituale e liturgica della Chiesa e con l'autentica tradizione ecclesiale.
Tutto questo ci fa pensare che anche a Favignana sia bene mantenere per il futuro i giorni prescritti nel calendario ufficiale per la festa di Maria SS. di Custonaci (ultimo mercoledì di agosto) e la festa di Maria SS. del Rosario (7 ottobre).
Colgo l'occasione per porgerle fraterni saluti nel Signore.
Dev.mo
Il Direttore
dell'Ufficio Liturgico Diocesano
Sac. Leonardo Giordano
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A cinquant'anni dalla sua morte
LA BEATA GIUSEPPINA BAKHITA
Madre Canossiana |
L'otto febbraio scorso ricorreva il cinquantesimo anniversario della morte di Madre Giuseppina Bakhita, vissuta attraverso esperienze singolari, quasi difficili da percepire in tutta la loro portata umana.
Nacque in terra d'Africa, figlia di un capo tribù, fu fatta schiava e venduta più volte nei mercati del Sudan.
Arrivò in Italia, perché acquistata da un Console italiano che le diede la libertà.
Venne affidata alle Suore Canossiane che reggevano il Catecumenato di Venezia. In tale contesto religioso ha conosciuto quel Dio che, forse, aveva già nel cuore per la sua innata vocazione ad amare e servire in umiltà.
Fu battezzata il 9 gennaio 1890 e successivamente l'8 dicembre 1896 si consacrò per sempre al suo Dio, che con espressione dolcissima chiamava: "el me Paron".
Per oltre cinquant'anni visse in umiltà, ma con una carica interiore immensa, sempre protesa a far conoscere Gesù nel suo quotidiano apostolato di vera figlia della carità Canossiana.
Dopo la morte, la sua tomba divenne meta di pellegrinaggio per pregare la Santa Madre Moretta, come la gente la chiamava per il colore della pelle.
Sua Santità Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992 la elevò agli onori degli altari con il rito della Beatificazione, solenne riconoscimento per una vita spesa al servizio di Dio e della
Chiesa.
E' triste constatare come nel mondo moderno, specie in quello occidentale, la smania di andare in fretta non ci consente di prestare la dovuta attenzione nei riguardi di caratteristici aspetti del vivere sociale, propri del nostro tempo.
Spesso ovvie considerazioni ci sfuggono per la superficialità tipica di chi non "ha tempo da perdere", assillato com'è nel raggiungere, con immediatezza, una egoistica e comoda condizione di vita.
In tale condizione di spirito non è facile, allora, vedere abominevoli scene di sfruttamento, di delinquenza e di prostituzione minorile. Sono fatti questi che incidono profondamente sul costume di un'epoca, anche se pare disturbino l'opinione pubblica molto meno dei soliti episodi di cronaca nera, di mafia o di disastri ambientali.
I giovani di oggi saranno la società di domani: cosa possiamo aspettarci da essi? Fragili e spesso abbandonati a se stessi nella formazione della loro personalità, sono oggi considerati abbastanza robusti per sopportare ore ed ore di lavori pesanti o pericolosi, senza adeguata retribuzione e privi di una doverosa copertura assicurativa dei rischi cui vanno incontro e dell'assistenza previdenziale.
In siffatta condizione sociale e facile delinquere, perché mai nessuno ha spiegato loro la differenza fra guadagnare onestamente e rubare, fra giocare e sparare, fra sognare e realizzarsi in una vita che dovrebbe essere, invece, una sequenza di gratificanti conquiste.
Arrivano anche all'abbrutimento morale più abietto con l'indifferenza, se non con la connivenza, degli adulti: la prostituzione. Molti giovani giorno dopo giorno vendono l'innocenza, la dignità e la salute, illudendosi di comprare il loro futuro. E' un prezzo molto elevato e che fra l'altro non consente di tornare indietro, quando l'esperienza acquisita nelle strade del mondo fa apparire tutta la miseria di un'esistenza priva di principi morali e di motivazioni realizzative.
Causa di tutto ciò sono la povertà e la fame, perché è chiaro che di fronte a questo tipo di esigenze vitali la spirito di conservazione ha la meglio sui problemi di ordine morale, che passano in seconda linea.
La F.A.O. ha, a mio avviso, il merito di affrontare il problema della fame nel mondo e di proporre concrete soluzioni al fine di eliminare la più importante causa dei malesseri sociali qui lamentati.
Spero che la preziosa iniziativa della F.A.O. sia supportata da ulteriori interventi volti a saziare un altro tipo di fame che attanaglia la comunità mondiale: "la fame di dignità dell'uomo", anch'essa non secondaria nei bisogni essenziali di tutta l'umanità.
Simona Rizza
(In occasione della tavola rotonda
- tenutasi a Favignana - sulla fame nel mondo)
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