La Montagna di Santa Caterina, pur permettendoci, per tutta la sua lunghezza, di non staccare gli occhi dalla selvaggia natura del Bosco, ci suggerisce di immergerci nella flora delle sue strette, piccole valli e guardare fra i folti cespugli dei suoi terrazzamenti, se vogliamo continuare, nella ricerca, il nostro incontro-dialogo con la Natura di Favignana.
Ritrovarsi in mezzo alla "Vigna" è avere un attimo di disorientamento perché, venendo da posti che abbiamo visitato, aridi, assolati, brulli, non si capisce come, in questo punto a mezz'altezza della montagna ci possa essere tutta questa vegetazione folta e varia, a filari di alberi enormi ed a macchia fitta, tanto da rendere ancora più salubre la già fresca e fine aria della collina.
Favignana: La Primavera
Ancora una volta desiderosi di ombra ci sediamo sotto le accoglienti braccia di uno degli innumerevoli "olivi" che caratterizzano i "limita" (terrazzamenti) della "vigna".
L'ulivo (olea Europea) era albero sacro a Minerva e fin dai tempi di Noè fu considerato simbolo di pace. Infatti, allorché si placarono le acque del Diluvio Universale fu mandata una colomba in ricognizione.
Quando questa fece ritorno sull'Arca, portava nel becco un ramoscello di ulivo, pertanto Noè capì che il Signore aveva perdonato e lo conservò come segno sacro di riconciliazione.
Nel Medio Evo, quando la medicina era più superstizione e magia che scienza vera e propria, si usava fare macerare pezzi di tegole rosse arroventate in olio di oliva, il più antico che si possedeva a casa, per 15 giorni. Successivamente il risultato della macerazione veniva distillato più volte e conservato gelosamente. Infatti solo il vero "olio di oliva laterino" era la medicina "...per ogni male esterno ed interiore". In medicina naturale si usano le foglie, le quali, in infusione hanno capacità febbrifughe, diuretiche ed ipotensive. Famosa è l'azione antiustione dell'olio miscelato con acqua di calce.
Proseguendo il nostro cammino, fra un continuo alternarsi di folti cespugli di Euforbia e tratti con poco verde, raggiungiamo la prima delle nostre piccole vallate, che qui da noi si chiamano "Canali".
"U Canaluzzu" scivola dolcemente da quota 200 circa, fino al piano della campagna circostante. La sua vegetazione è di varia natura; non e'è una strada definita che porti in cima.
I sentieri li hanno creati l'uomo e gli animali, che essa porta al pascolo,
zig-zagando fra macchie ed alberi. Qui è facile riconoscere due delle piante
più comuni, ma non per questo meno importanti per la Fitoterapia: la Borragine
e l'Ortica. Una terza non più usata ma molto bella e che merita menzione è il
Ciclamino.
"A Burrania" (Borrago officinalis) è un'altra erba che, a parte le
sue proprietà medicinali, viene molto usata come verdura da mangiare. Essa è
una vera cascata di freschezza per tutto l'organismo, perché la massiccia
presenza di nitrato di potassio nelle sue foglie, provoca dei processi osmotici
di richiamo ed eliminazione di acqua e quindi il ricambio. I fiori ed il succo
delle foglie si usano contro la tosse stizzosa e contro il mal di fegato.
L'azione depurativa della borragine, si manifesta anche nell'acne giovanile
facendo impacchi del suo liquido di decozione.
"L'Ardicula" (Ortica dioica) è, poi, la più conosciuta e la più
temuta delle piante che frequentano i nostri terreni, soprattutto quelli in cui
sono state depositate scorie e concime, perché materiali ricchi di nitrati.
E' anch'essa un ottimo alimento, perché ricco di vitamine e clorofilla. La
pratica casalinga locale indica infatti di aggiungere alle minestre l'ortica
mezz'ora dopo la sua raccolta ed in particolare dopo averla sbollentata, per
rompere le vesciche urticanti ed avere allontanata la prima acqua di
cottura. Bisogna ricordare che il bruciore insopportabile del
contatto avuto con le foglie di ortica si può annullare usando il succo fresco
dell'acetosa o della Malva.
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Le
radici ed i semi raccolti in estate e le parti aeree in primavera hanno azioni
anti-forfora se usati come decotto e per frizione del cuoio capelluto. Il succo
fresco, messo in un po' di cotone ed introdotto nel naso blocca l'epistassi
(sangue dal naso).
Salendo il dolce declivio du
"Canalazzu" che raggiunge la "Portella del cervo", soltanto un occhio distratto può non accorgersi della miriade di Ciclamini (Ciclamen neapolitanum) che tappezzano di lilla chiaro il sottobosco di questa piccola valle. Quando si dice che e'è un feeling particolare fra uomini e piante non si fanno affermazioni gratuite, infatti, per esempio, il ciclamino è prerogativa dei nati sotto il segno del Leone e ne indicano l'intimo carattere.
Favignana - Catena montuosa
Ogni tanto nelle mie passeggiate, raccolgo profumatissimi mazzetti di questi fiori da portare a casa. Non è casuale questo fatto: mia moglie infatti adora il Ciclamino ed il Leone è proprio il suo segno zodiacale.
Riprendiamo il nostro cammino avviandoci lì dove u "Canalazzu" termina la sua ascesa in uno dei passaggi a sella della montagna, che portano dall'altro lato dell'isola, verso Est, qui chiamati
"Purtedde". Quella che, per ora, ci interessa è a "purtedda du
cervu". Il suo nome ci riporta alla memoria immagini di animali al pascolo. L'assoluta assenza di tracce recenti ci conferma invece che l'estinzione di questa specie animale, di cui non si ha più memoria qui, è avvenuta già da molte generazioni.
Di alberi di Carrubo (ceretonia Siliqua) Favignana è piena, ma io son voluto venire a rendere omaggio ad un esemplare in particolare, perché è una vera e propria scultura. Sembra quasi che, affacciatosi dal lato Est, per ammirare il meraviglioso paesaggio del tratto più occidentale delle coste della Sicilia, sia rimasto come incantato dalla bellezza del panorama e perciò, subendo la continua azione dei venti dominanti del quadrante Nord-Nord Ovest si sia piegato all'indietro mantenendo un equilibrio che ha dell'incredibile. Nell'uso comune di Favignana, gli allevatori utilizzano i frutti come integratore alimentare nella dieta degli equini, perché altamente nutritivi. L'uomo, ha colto una particolarità di questa pianta: ha utilizzato i semi, detti "carati" (da noi chiamati
"noè") come unità di misura di peso delle pietre preziose. Essi infatti, hanno sempre un peso costante.
Si usano in decozione la corteccia, le foglie, i frutti, ed i semi come astringenti, antidiarroici. In fusione, invece, si utilizzano come emollienti della gola. Un'ottima maschera di bellezza idrante è fare un cataplasma della farina dei frutti messa in acqua.
Fermiamo qui questa seconda tappa della nostra Passeggiata perché la stanchezza si fa sentire e poi vale veramente la pena di rimanere ancora un po' ad ammirare lo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi.
La prossima volta percorreremo il versante Est della montagna e scendendo raggiungeremo l'altra ala di questa "farfalla sul mare", la PIANA.
(
segue )
Favignana - Faraglione e l'Isola di Levanzo
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