Favignana, forse perché ad un occhio distratto e superficiale appare arida e brulla, ormai porta legata al suo nome l'immagine di terra assolata e priva di verde; in effetti, dal tempo in cui veniva definita: "...lussureggiante di vegetazione", notevole è stato il degrado ambientale, vuoi per le coltivazioni intensive, poi abbandonate, che hanno caratterizzato una parte della sua storia, vuoi per l'incuria dell'uomo.
Io sostengo, però, che non è assolutamente vero che Flora non alberghi più in questi luoghi; basti pensare che, oltre ai suoi innumerevoli giardini sotterranei ed alla vegetazione non indigena trapiantata in loco da sempre più gente, circa 700 sono le specie di piante endemiche ancora esistenti.
Favignana - Caletta "dell'acqua dolce"
Perciò, proprio per una rivalutazione botanica della mia isola io invito tutti gli amanti delle cose belle a fare un giro "ideale" con me per Favignana nella speranza che questo possa, poi, diventare un itinerario reale da seguire per chi volesse toccare con mano. Attraverso i suoi sentieri più impervi ed assolati, per le sue insenature più azzurre e selvagge, per le sue piccole ombrose vallate, chi ha fame di natura vera troverà cibo abbondante ed avrà la possibilità di rendere omaggio ad alcune piante medicinali che, della flora di Favignana, sono degne rappresentanti.
La strada è quella aspra che porta verso le taglienti scogliere a Nord di Favignana. Al di sopra della grotta del Faraglione o "degli
innamorati" (rutta cufulara) c'è "l'antro dell'acqua" o dei "colombacci". Sulle sue pareti umide è visibile il
Capelvenere. E' una piccola felce che una volta veniva usata contro la caduta dei capelli. Le sue foglie hanno la particolarità che, immerse in acqua, non rimangono umide. Il nome "Adianton" in greco significa "non si bagna". Attualmente il Capelvenere (Adiantum capillus veneris) trova ancora qualche modesta applicazione in fitoterapia, infatti viene utilizzato come blando sedativo della tosse dei bambini.
Girando l'angolo della "grotta dell'acqua" è facile incontrare qualcuno intento a raccogliere "sparaci".
L'asparago è, infatti, una verdura ottima come alimento ed un valido rimedio naturale. Il segno della sua presenza all'interno dell'organismo, sarà dato dall'odore caratteristico delle urine, a testimonianza del fatto che è avvenuto nel frattempo una disinfezione delle vie urinarie, grazie alla sostanza "metil-mercaptano" che si trova in esso e che ha questo "olezzo". Anche in questo caso il nome della pianta deriva dal greco "sparago", che indica la turgidità della parte commestibile dell'Asparago: "i turioni". Nell'antichità si sono tessuti lodi di questa pianta per le sue capacità terapeutiche, al punto che è stata spesso immortalata nelle pitture delle case pompeiane.
Scendendo, lasciamo sulla nostra sinistra i misteriosi antri delle grotte terrestri della Montagna Grossa: "le
Uccirie", che fino a non molto tempo fa hanno conservato nel loro interno scenari superbi di stalattiti e stalagmiti e sorgenti di acqua limpidissima, e continuiamo la nostra passeggiata.
Volgendo un attimo indietro lo sguardo, scorgiamo, abbarbicati sulla roccia, diversi cespugli di
Elicriso con i suoi capolini floreali gialli e le foglie lanuginose grigiastre. E' una delle piante più comuni della nostra flora montana e la presenza di molti esemplari di essa riesce a rendere meno aspra alla vista la dura roccia. Le sue sommità fiorite, si seccano, e si usano per preparare decotti espettoranti e contro la pertosse. Sempre il suo decotto dà giovamento alle scottature solari ed alla Psoriasi. Seguendo ora la costa bassa che, con alternanza di rocce appuntite e terreno sabbioso, fa da cornice al nostro mare azzurro cangiante, ci avviamo verso la pietrosa, difficile Punta Ferro.
Lungo la strada, incontriamo la sottile, fragile "Avena". Usata da millenni presso tutte le popolazioni, quale potente energetico, dà una vita lunga e priva di acciacchi a chi ne fa
"molto uso". Il suo segreto sta nell'alto contenuto in sali minerali, ferro, calcio, magnesio e fosfati. La crusca dei suoi semi è ottima contro la stitichezza e la sua paglia (foglie e steli essiccati) è diuretica e antiurica. Notissime sono poi le sue capacità rinfrescanti ed emollienti di pelli secche ed irritate.
Punta Ferro è davvero un'enorme distesa di aguzze pietre bianche, eppure, dove è possibile, la natura riesce ad avere ragione anche della roccia ed ecco svettare la
"Scilla". La cosiddetta "Cipolla di mare" era conosciuta fin dai tempi di Pitagora, che, considerandola prodigiosa, la teneva sempre inchiodata sulla porta di casa. E' una pianta molto pericolosa, da usare sotto stretto controllo medico, in quanto esplica la sua potente azione sul cuore. In maniera meno rischiosa, invece, si può utilizzare come topicida e per tenere lontani gli insetti.
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Anche se il terreno va acquistando morbidezza e la presenza della macchia spinosa dello Stagno di
Punta Sottile dimostra che il verde ha vinto ancora una volta la sua battaglia con la pietra, Punta Ferro ci ricorda ancora la sua presenza con quella che sembra essere la sua ideale continuazione sottomarina; ci troviamo infatti alla
"Sicchitella". E' una enorme secca che si estende in larghezza ed in lunghezza per diverse centinaia di metri, appena sotto il pelo dell'acqua. Vero laboratorio marino naturale essa protegge i suoi tesori con un'inaccessibilità quasi assoluta.
Lungo la sua costa, poco visibile cresce la "Calendula".
Tutto il bello di questa pianta sta nel piccolo fiore color arancione.
Favignana - Panoramica di Punta Sottile
Dai suoi petali si estrae un colorante naturale e per questo spesso sostituisce, per sofisticarlo, il ben più prezioso e raro zafferano. Gli usi della Calendula
sono molteplici. Ha proprietà depurative, cicatrizzanti, risolvente di contusioni e geloni; ottimo anche per calli e verruche.
Ma questa pianta manifesta anche una particolarità che sa di magico: se di mattina presto i suoi petali saranno chiusi pioverà, ma se saranno aperti alle 7 in punto, sarà una bella giornata.
Riprendiamo la strada con sollecitudine perché la prossima meta e lontana.
Lasciando alla nostra destra il faro di Punta Sottile e la odorosa pineta dell'Approdo di Ulisse, dovremo, infatti, raggiungere un posto mitico di Favignana: "Cala Rotonda". Lungo la strada ci faranno compagnia le flessuose, esili figure delle piante di
"Finocchio selvatico". "U finucchieddu sarvaggiu" è un caposaldo delle nostre tradizioni popolari più vere ed uno degli elementi insostituibili dell'arte culinaria siciliana. Non è infatti, concepibile preparare ad esempio la "pasta con le sarde" senza avere in cucina un mazzettino di finocchio selvatico. Nella medicina naturale conosciutissima è la sua capacità di far espellere i gas intestinali, di eliminare crampi addominali e di aiutare in quel fastidioso, complessante fenomeno dell'alitosi. La conoscenza del finocchio selvatico non è però prerogativa esclusiva dei paesi mediterranei. Infatti, antichissima ricetta indù, prevede l'uso del succo mischiato a latte, miele, burro, liquirizia e zucchero, per una bevanda fortemente stimolante.
Oltrepassata la frescura aromatica della grande pineta dell'Approdo, una vecchia casa isolata, che denota però l'origine abbiente dei suoi proprietari, sembra fare da guardiano all'ingresso di
Cala Rotonda.
Favignana - Cala Rotonda
Il nome corrisponde perfettamente alla natura del posto, perché l'emblematica figura geometrica è dominante nella rappresentazione dei particolari. Quasi circolare è la chiazza di mare verde che sta al centro della cala, semicircolare è l'arco di scogli che si tende tra terra e mare e che da Ulisse prende il nome (l'Arco di Ulisse), come circolare è il luogo che li contiene. Entrandovi, se da un canto si resta affascinati dalla bellezza del posto, da un altro non si può non sentire l'odore aromatico del Timo. Siccome questa pianta mantiene le sue qualità organolettiche anche dopo secca, essa viene utilizzata dalle nostre parti, al posto dell'origano, perché ha un sapore molto simile ad essa. Per la presenza di alcune sostanze particolari, gli antichi ne tenevano sempre dei mazzetti in casa, perché allontanava gli insetti.
Il Timo, come tutte le piante balsamiche, svolge un'ottima azione disinfettante dell'albero respiratorio ed intestinale, ma anche azione antinfluenzale e vermifuga.
Fermiamo qui la nostra passeggiata. La prossima tappa inizierà con la visita alla Montagna di Santa Caterina, che, con le sue sinuose forme, ci attira fortemente ricordandoci, anche, che è ora di lasciare questo lato dell'Isola visto che, dal punto più lontano, il Bosco, che, abbiamo visitato, dovremo a ritroso raggiungere la nostra meta finale, che è il paese, e che c'è quindi ancora molta strada da percorrere.
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segue )
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