Premetto che, pur essendo fortemente credente, non sono altrettanto professante, come vorrei, per vari motivi, che non sto qui ad elencare. Detto questo vi racconto una vicenda che non può non far riflettere.
Fin da giovane ho sempre avuto un pensiero fisso riguardante la composizione di una famiglia. Ho sempre pensato che una casa senza figli, più di un figlio, facendo spazio anche all'adozione, perda molto in allegria, in armonia ed in stimoli per una crescita morale e psicologica di tutto il nucleo, genitori per primi. Doversi misurare ogni giorno, oltre che con il mondo esterno e con il lavoro, con individui di diversa età e carattere, ma che naturalmente richiedono le stesse cure e lo stesso affetto, non è compito facile.
Spesso alle difficoltà legate a problemi generazionali, si sommano incompatibilità di natura caratteriale e, chiaramente, sta alle persone più mature trovare la maniera giusta per smussare gli spigoli vivi di un carattere ribelle. Tocca al genitore l'arduo compito di plasmare un futuro adulto senza compromettere la salute della sua psiche. Di contro, tutto questo esercizio non fa altro che consentire costantemente una verifica delle proprie capacità umane, senza considerare che, spesso, si impara qualcosa, anche dalla sorprendente arguzia dei bambini.
E' proprio questo continuo dare-avere il vero sale della vita familiare ed il motore per il raggiungimento di una felicità che, difficilmente, si ottiene fuori dalle mura domestiche. Forte di questi convincimenti, e verificata una comunanza di idee con la futura campagna della vita, il matrimonio è stato il primo passo sublime per rendere pratiche le idee.
Dell'armonia fra coniugi è superfluo parlare, ma dell'arrivo del primo figlio si! Si vivono emozioni contrastanti; ci si sente forti e di nuovo giovani, capaci di affrontare chisscché e poi si trema come una foglia al primo vagito. Si diventa insofferenti al pianto isterico, ma si continua a passeggiare su e giù, anche per tutta la notte, pur di dare conforto al bambino. Si è severi nell'educazione e poi ci si scioglie al primo giudizio buono portato da scuola. Sono tutte queste esperienze gratificanti e la grande sete di dare e ricevere amore che portano a volere continuare in questa grande prova di vita che sono i figli.
Ma spesso la natura non è benevola; certe volte scattano dei meccanismi incomprensibili che vanificano gli sforzi per il raggiungimento della meta.
Tutto si complica, nessun ragionamento logico trova più
applicazione, l'accanimento e il non volersi arrendere scatenano
anche quel mostro che è dentro di noi, la psiche, che
improvvisamente diventa un nemico invincibile. Il risultato è il
naufragare di un altro sogno accarezzato giorno dopo giorno; ci si
deprime e si devono fare sforzi enormi per non cadere in crisi
esistenziali. In certe condizioni psico-emotive non è più facile
reagire e solo l'intervento di energie sovrannaturali può dare la
forza per cercare in sé nuovi stimoli.
Spesso l'uomo ha bisogno di rimanere solo con se stesso e la
maniera migliore per dare spazio ai propri pensieri può essere
quello di un incontro con la pace e la struggente bellezza di un
paesaggio noto e molto amato.
Ho provato questo idilliaco contatto, un giorno, nei pressi della
cappelletta votiva di "Santo Vituzzu" a Cala Rossa. E'
stato un bisogno vitale quello di fermarmi e parlare in preghiera
con questo simbolo di umana pietà e di illuminata esistenza nel
nome del Signore. Il pensiero è corso alla mia campagna,
bisognosa di aiuto celeste, in un momento difficile della sua
vita, e la promessa è stata di soccorrere un bambino povero e
senza affetti, donandogli il calore di una famiglia.
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E'
inutile dire che tutto si è svolto nel migliore dei modi, e che
è stato subito data corso alla procedura per l'adozione.
Quello che invece bisogna sapere è che, per una coincidenza
fortuita, guarda caso, il bambino è arrivato a casa nostra in
tempi brevi. Si chiama Vito ed è di Trapani, come quel Vito Di
Santo (Santo Vituzzu) vissuto povero per scelta e morto in odore
di santità, a cui io avevo rivolto una accorata preghiera.
Umberto
Rizza
Un
bluff, o... cos'altro
Ma chi saranno mai questi giovani che a Natale hanno animato e rappresentato il presepe vivente, che si sono vestiti da Babbo Natale, arrivando (...che sfrontatezza...!) sin sopra l'altare maggiore con tanto di vestito rosso e barba bianca finta?!?
Chi sono costoro che nel pomeriggio di Capodanno hanno abbandonato le famiglie ed il tepore della casa, per sfidare un tempaccio da lupi per la Pace, con quei loro cartelloni colorati e quei palloncini dispettosi che il vento ha portato chissà dove?!?
Beh!... Speriamo, almeno, che quella dell'Epifania sia stata la toro ultima bravata!... Però, visto quanta gente?... Erano tutti soddisfatti!... Bisogna ammettere che ci sanno fare!
C'è da chiedersi: c'è da seguirli, da imitarli, oppure è tutto un bluff? Certo si sono impegnati, hanno lavorato, si sono sacrificati! Ma per chi, per che cosa?
Qualcuno dice che sono amici, che si stimano, che hanno degli ideali e che vogliono dimostrare che la vita di ogni giorno è fatta di tante piccole cose che vanno realizzate con pochissimo sacrificio!
Quell'altro dice che i giovani di Favignana cominciano, pian piano, a sgomitare. Che vogliono dimostrare che sono in grado di dire la loro; che hanno tante idee e, soprattutto, le realizzano!... Che vogliono un posto!...
Ma no...! Via...! Che è solo per mettersi in mostra...!
Ma guarda un po'...! Questi ci riprovano! Però che faccia tosta...! Hanno collaborato con gli organizzatori dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe. Hanno, addirittura, fatto un toro altarino... Ed è li, con gli altri, a palazzo Florio!
Altarini...! Cose d'altri tempi! Ma dai, che ci vuol ben altro per essere apprezzati...! E' solo un bluff!
Però, era proprio particolare quell'altarino! Mi ha fatto sentire a casa, tra la mia gente! Quelle reti che pendevano portavano con loro tutto il profumo del mio mare... E poi si curvavano, per raddrizzarsi con fierezza, per mostrarsi con orgoglio...! Sì, proprio come la mia gente di mare...! E quelle cose umili, semplici, predisposte con gusto e delicatezza, mi fanno saltare in mente la genuinità e la gentilezza di questa terra isolana!
Ma hai visto come era rappresentata la Santa Famiglia? Tre pezzi di tufo buttati lì...! Ma non potevano metterci un bel quadro?!?
...Dei pezzi di tufo...! Mi ricordano i racconti degli anziani, del lavoro nelle cave, della fatica, del sudore! Rivedo questi templi incontaminati e maestosi scavati nel suolo... nel nostro suolo.
...Però quell'altarino! C'è la nostra storia dentro, il nostro mare, la nostra terra, il nostro lavoro! C'è la nostra gente ed i giovani che hanno voluto rappresentarla!
...Andiamo a vedere gli altarini?... Certo che palazzo Florio tutto illuminato p veramente splendido!... Tutto bello... e ben organizzato...!
Ma, chi ha fatto quell'altarino?... I giovani...! Ma chi saranno mai questi giovani... ?!?
Lucio Antinoro |