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UNA TRADIZIONE RECUPERATA

Il 19 marzo, festa di S. Giuseppe, su iniziativa del parroco con la collaborazione del Comitato per i festeggiamenti in onore del Santo, nella Piazza Matrice della nostra Isola, gremita di persone all'inverosimile per l'occasione, per il secondo anno consecutivo riprende corpo l'antica tradizione della "Tavolata di San Giuseppe", la quale a Levanzo ed a Marettimo non è stata mai tralasciata. Detta tradizione risale ancora al tempo di Padre Lentini Vincenzo quando era Cappellano di Sant'Anna nel 1927. Consiste nell'invitare a mensa tre pellegrini di Nazareth, accolti non senza tante difficoltà. 
La figura di S. Giuseppe nella tradizione della Chiesa, così come nella nostra di cui ne è parte, nonostante le lacune proprie di ogni cultura, non può essere disgiunta dal concetto di Famiglia. 

  

 

 

Le espressioni simboliche proposteci da tale tradizione sono molteplici: la presentazione della Santa Famiglia come modello da imitare a da cui trarre tutti i benefici temporali e spirituali necessari allo stato che gli è propria.

Io sono convinto che, al di là di quella nostra preesistente disponibilità all'adozione, il Signore abbia voluto usarci come strumenti per attuare il suo disegno supremo di divina pietà per un'umanità sempre più folle e crudele. Non è un caso se Gesù ha elevato l'unione della coppia a dignità di Sacramento ("non osi l'uomo separare quello che Dio ha unito"). 
E la sua Chiesa quest'anno lo dedichi alla Famiglia. E' ormai un'acquisizione unanime che essa costituisce il nucleo vitale del tessuto sociale. 
La tavola attorno alla quale la santa Famiglia condivide la mensa diviene espressione dell'amore trinitario. Ben consapevolezza avevano i nostri Padri antenati della realtà di fede che ciò significa. 
La tavola viene imbandita dalle migliori specialità culinarie che la cultura del luogo sa esprimere, dai frutti ottenuti dalla terra con il sudore della fronte. 
Il suono melodioso della banda musicale fa da cornice al festoso banchetto che tutto il popolo fedele vuole servire nelle persone dei suoi rappresentanti ed arricchire con i propri doni. 
Potremmo dilungarci a lungo nel descrivere le molteplici realtà di fede simboleggiate in questa manifestazione che vuole essere momento di ringraziamento scaturito da una fede viva. 
Come mai, questa tradizione così ricca di contenuti ha taciuto per tanto tempo? Potrei, se mi è consentito, avanzare una mezza ipotesi: il boom post anni '50, ha negato ogni posto a tutte le manifestazioni che potessero testimoniare valori ai quali sacrificare utilmente le proprie energie. 
Il culto al dio denaro-potere-sesso ha offuscato per troppo tempo le nostri menti. Con questo non voglio dire che questo periodo della storia umana sia tutto negativo, anzi gli aspetti positivi sono parecchi. 
E' tempo ormai di risvegliarsi da questo torpore per riappropriarci delle vere ricchezze, cioè quelle dello spirito, le sole capaci di aprire i cuori alla speranza, di cui il ripristino di questa sana tradizione è un segno. 
Doveroso è un grazie a quanti si sono prodigati per farci gustare il sapore di gesti antichi, di cui l'uomo di oggi ha profondo bisogno. 

Francesco Ritunno

UNA FAVOLA PER ADULTI

Premetto che, pur essendo fortemente credente, non sono altrettanto professante, come vorrei, per vari motivi, che non sto qui ad elencare. Detto questo vi racconto una vicenda che non può non far riflettere.
Fin da giovane ho sempre avuto un pensiero fisso riguardante la composizione di una famiglia. Ho sempre pensato che una casa senza figli, più di un figlio, facendo spazio anche all'adozione, perda molto in allegria, in armonia ed in stimoli per una crescita morale e psicologica di tutto il nucleo, genitori per primi. Doversi misurare ogni giorno, oltre che con il mondo esterno e con il lavoro, con individui di diversa età e carattere, ma che naturalmente richiedono le stesse cure e lo stesso affetto, non è compito facile. 
Spesso alle difficoltà legate a problemi generazionali, si sommano incompatibilità di natura caratteriale e, chiaramente, sta alle persone più mature trovare la maniera giusta per smussare gli spigoli vivi di un carattere ribelle. Tocca al genitore l'arduo compito di plasmare un futuro adulto senza compromettere la salute della sua psiche. Di contro, tutto questo esercizio non fa altro che consentire costantemente una verifica delle proprie capacità umane, senza considerare che, spesso, si impara qualcosa, anche dalla sorprendente arguzia dei bambini. 
E' proprio questo continuo dare-avere il vero sale della vita familiare ed il motore per il raggiungimento di una felicità che, difficilmente, si ottiene fuori dalle mura domestiche. Forte di questi convincimenti, e verificata una comunanza di idee con la futura campagna della vita, il matrimonio è stato il primo passo sublime per rendere pratiche le idee. 
Dell'armonia fra coniugi è superfluo parlare, ma dell'arrivo del primo figlio si! Si vivono emozioni contrastanti; ci si sente forti e di nuovo giovani, capaci di affrontare chisscché e poi si trema come una foglia al primo vagito. Si diventa insofferenti al pianto isterico, ma si continua a passeggiare su e giù, anche per tutta la notte, pur di dare conforto al bambino. Si è severi nell'educazione e poi ci si scioglie al primo giudizio buono portato da scuola. Sono tutte queste esperienze gratificanti e la grande sete di dare e ricevere amore che portano a volere continuare in questa grande prova di vita che sono i figli. 
Ma spesso la natura non è benevola; certe volte scattano dei meccanismi incomprensibili che vanificano gli sforzi per il raggiungimento della meta. Tutto si complica, nessun ragionamento logico trova più applicazione, l'accanimento e il non volersi arrendere scatenano anche quel mostro che è dentro di noi, la psiche, che improvvisamente diventa un nemico invincibile. Il risultato è il naufragare di un altro sogno accarezzato giorno dopo giorno; ci si deprime e si devono fare sforzi enormi per non cadere in crisi esistenziali. In certe condizioni psico-emotive non è più facile reagire e solo l'intervento di energie sovrannaturali può dare la forza per cercare in sé nuovi stimoli. 
Spesso l'uomo ha bisogno di rimanere solo con se stesso e la maniera migliore per dare spazio ai propri pensieri può essere quello di un incontro con la pace e la struggente bellezza di un paesaggio noto e molto amato. 
Ho provato questo idilliaco contatto, un giorno, nei pressi della cappelletta votiva di "Santo Vituzzu" a Cala Rossa. E' stato un bisogno vitale quello di fermarmi e parlare in preghiera con questo simbolo di umana pietà e di illuminata esistenza nel nome del Signore. Il pensiero è corso alla mia campagna, bisognosa di aiuto celeste, in un momento difficile della sua vita, e la promessa è stata di soccorrere un bambino povero e senza affetti, donandogli il calore di una famiglia.

E' inutile dire che tutto si è svolto nel migliore dei modi, e che è stato subito data corso alla procedura per l'adozione. 
Quello che invece bisogna sapere è che, per una coincidenza fortuita, guarda caso, il bambino è arrivato a casa nostra in tempi brevi. Si chiama Vito ed è di Trapani, come quel Vito Di Santo (Santo Vituzzu) vissuto povero per scelta e morto in odore di santità, a cui io avevo rivolto una accorata preghiera. 
  

Umberto Rizza

   


Un bluff, o... cos'altro

  

Ma chi saranno mai questi giovani che a Natale hanno animato e rappresentato il presepe vivente, che si sono vestiti da Babbo Natale, arrivando (...che sfrontatezza...!) sin sopra l'altare maggiore con tanto di vestito rosso e barba bianca finta?!? 
Chi sono costoro che nel pomeriggio di Capodanno hanno abbandonato le famiglie ed il tepore della casa, per sfidare un tempaccio da lupi per la Pace, con quei loro cartelloni colorati e quei palloncini dispettosi che il vento ha portato chissà dove?!? 
Beh!... Speriamo, almeno, che quella dell'Epifania sia stata la toro ultima bravata!... Però, visto quanta gente?... Erano tutti soddisfatti!... Bisogna ammettere che ci sanno fare! 
C'è da chiedersi: c'è da seguirli, da imitarli, oppure è tutto un bluff? Certo si sono impegnati, hanno lavorato, si sono sacrificati! Ma per chi, per che cosa? 
Qualcuno dice che sono amici, che si stimano, che hanno degli ideali e che vogliono dimostrare che la vita di ogni giorno è fatta di tante piccole cose che vanno realizzate con pochissimo sacrificio! 
Quell'altro dice che i giovani di Favignana cominciano, pian piano, a sgomitare. Che vogliono dimostrare che sono in grado di dire la loro; che hanno tante idee e, soprattutto, le realizzano!... Che vogliono un posto!... 
Ma no...! Via...! Che è solo per mettersi in mostra...! 
Ma guarda un po'...! Questi ci riprovano! Però che faccia tosta...! Hanno collaborato con gli organizzatori dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe. Hanno, addirittura, fatto un toro altarino... Ed è li, con gli altri, a palazzo Florio! 
Altarini...! Cose d'altri tempi! Ma dai, che ci vuol ben altro per essere apprezzati...! E' solo un bluff! 
Però, era proprio particolare quell'altarino! Mi ha fatto sentire a casa, tra la mia gente! Quelle reti che pendevano portavano con loro tutto il profumo del mio mare... E poi si curvavano, per raddrizzarsi con fierezza, per mostrarsi con orgoglio...! Sì, proprio come la mia gente di mare...! E quelle cose umili, semplici, predisposte con gusto e delicatezza, mi fanno saltare in mente la genuinità e la gentilezza di questa terra isolana! 
Ma hai visto come era rappresentata la Santa Famiglia? Tre pezzi di tufo buttati lì...! Ma non potevano metterci un bel quadro?!? 
...Dei pezzi di tufo...! Mi ricordano i racconti degli anziani, del lavoro nelle cave, della fatica, del sudore! Rivedo questi templi incontaminati e maestosi scavati nel suolo... nel nostro suolo. 
...Però quell'altarino! C'è la nostra storia dentro, il nostro mare, la nostra terra, il nostro lavoro! C'è la nostra gente ed i giovani che hanno voluto rappresentarla! 
...Andiamo a vedere gli altarini?... Certo che palazzo Florio tutto illuminato p veramente splendido!... Tutto bello... e ben organizzato...! 
Ma, chi ha fatto quell'altarino?... I giovani...! Ma chi saranno mai questi giovani... ?!? 
  

Lucio Antinoro