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156a FESTA DEGLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA
(Il saluto del Direttore della Casa di Reclusione Dott. Angelo Belfiore)

14 OTTOBRE 1993 - Rivolgiamo parole di viva ringraziamento e gratitudine alle Autorità religiose, civili e militari e ai presenti, intervenuti alla 156a Festa degli Agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria della Casa di Reclusione di Favignana. 

  

  

Opera dell'artista Elio Marchegiani

 

La Festa quest'anno si celebra in un momento di particolare delicatezza e travaglio per l'intero paese, impegnato in un non comune sforzo di rinnovamento che vede anche il Corpo di Polizia Penitenziaria e gli Operatori tutti chiamati a dare un forte contributo a difesa della legalità. Difesa contro la mafia e contro la criminalità di tipo economica diffusa, attuata offrendo collaborazione incondizionata alla Magistratura oltre che alle altre forze di polizia. Il Corpo di Polizia Penitenziaria è al servizio della collettività e si propone per la salvaguardia del bene prezioso della democrazia e dei cittadini onesti. 
Continua altresì il processo di crescita culturale e professionale innescato dalla Riforma del dicembre '90 col riconoscimento dei diritti civili comuni a tutti i lavoratori (libertà sindacale, partecipazione attiva all'opera di rieducazione e non solo di vigilanza dei detenuti ecc.). L'obiettivo è quello di unire la Polizia Penitenziaria alla società civile per scongiurare l'ipotesi di "solitudine operativa" sofferta e più volte lamentata.

Ma il contributo al rinnovamento e cambiamento del paese, e il processo di democratizzazione interno al Corpo devono fare i conti con strutture penitenziarie antiche, spesso fatiscenti e sovraffollate ai limiti della vivibilità umana e con personale quasi sempre carente e impegnato a svolgere il proprio lavoro in condizioni disagiate. 
E' il caso della Casa Reclusione Favignana: Castel San Giacomo è ormai da consegnare al più presto alla Storia d'Italia e alla fruizione dei cittadini, per far posto al nuovo istituto. (Sono già stati stanziati 88 miliardi che aspettano di essere spesi nei prossimi tre anni). 

Condizioni disagiate anche per gli operatori attualmente in servizio o di quelli in pensione (Ispettori, Sovrintendenti, Assistenti, Agenti, Educatori, Ragionieri, Operai, Assistenti Sociali volontari ecc.) che con spirito di servizio non comune svolgono il proprio lavoro con grande dignità e nel rispetto della Legge e dei Regolamenti dello Stato tra mille difficoltà ed emergenze continue.  Emergenze acuite dalla qualità del "confronto" quotidiano: basti pensare alla gestione dei detenuti sottoposti all'art. 41 bis perché condannati per associazione mafiosa. 
Emergenze per le proteste degli internati nell'estate appena trascorsa. Gli operatori incaricati hanno dovuto sospendere le ferie, in pieno agosto, per garantire il pieno controllo della situazione. 
E tale spirito di sacrificio e di altruismo è un patrimonio del personale della Casa di reclusione di Favignana di cui la Stato e i cittadini debbono essere fieri. E lo spirito di sacrificio spinto sino all'estremo fu la virtù di uno dei migliori tra i nostri: il giovane eroe Peppe Barraco. L'agente di Polizia Penitenziaria ha perso la vita a soli 26 anni alla vigilia di Natale 1991 nell'adempimento del proprio dovere. Già insignito con la medaglia d'argento al valore civile è un fulgido esempio per tutti noi uomini dello Stato al servizio degli onesti cittadini. 
Tra poco nella sala conferenze di servizio, sarà scoperta un'opera a lui dedicata donata dal Prof. Elio Marchegiani, docente all'accademia di Urbino e Favignanese d'elezione, ricercatore attento e raffinato della tradizione e dell'avanguardia con opere in collezioni private e pubbliche in Italia e all'estero. 
Esprimo a nome di tutti gli operatori sentimenti di commossa gratitudine per la generosità, l'umanità e l'umiltà al prof. Marchegiani artista insigne. 
L'opera come dicevo ricorda, il nostro Agente motorista sulla Motovedetta del Servizio Navale, scomparso mentre cercava di salvare la "sua pilotina" aggredita dal mare in tempesta. 
Viene rappresentato il drammatico evento con la ricostruzione della banchina, la cima spezzata, la bitta col nome Peppe Barraco colpito da un raggio Laser a significare il segno del destino, ma anche luce intensa, vitale, per chi continua il suo servizio, mentre il ritratto in affresco incastonato nella parete della sala lo ricorda ai colleghi e a quanti l'hanno conosciuto e amato per la sua bontà e il suo sorriso. 

 

 

La tragica scomparsa di Peppe nel pennello di Angelo Albione

Valore di un sorriso

 
Un sorriso non costa

nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire
chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo ricordo
è talora eterno.
Nessuno è così ricco
da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero
da non poterlo dare.
Crea felicità in casa,
è sostegno negli affari,
è segno sensibile
dell'amicizia profonda.
Un sorriso
dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento
rinnova il coraggio;
nella tristezza
 è consolazione;
d'ogni pena è
 naturale rimedio.
Ma è bene
che non si può comprare,
né prestare, né rubare,
poiché esso ha valore solo
nell'istante in cui si dona.
E se poi incontrerete
talora
chi non vi dona
l'atteso sorriso,
siate generosi
e date il vostro;
perché nessuno
ha tanto bisogno
di sorriso come
chi non sa darlo
ad altri.

 

(P. Faber)

ACQUA RI PUZZU (dopo vent'anni)

Nel mese di marzo del 1974, a cura di Aurelio Giangrasso, veniva pubblicato il libro di poesie dialettali "Acqua ri puzzu"
Tale pubblicazione, ormai esaurita da tempo, fu un successo editoriale, anche se destinata ad un mercato ristretto, giacché verosimilmente rivolta ad una schiera modesta di persone in grado di comprendere ed apprezzare un linguaggio ormai quasi arcaico, fiorito nella nostra Favignana all'inizio di questo secolo. 
Nel libro sono raccolte alcune poesie dei fratelli Giangrasso (Nuzzo, Vito, Aurelio e Mauro), figghi di Vartuliddu
La vena poetica di questi nostri conterranei si è manifestata come "un vizio di famiglia" (Erina), dopo il loro allontanamento da Favignana per evidenti ragioni di lavoro. 
La lontananza ed i ricordi giovanili costituiranno per i fratelli Giangrasso la vera "Musa" delle loro poesie, che, proprio perché ispirate da manifestazioni di vita favignanese, non potevano che essere espresse "nella parlata siciliana delle Isole Egadi. 
Il libro è, pertanto, una testimonianza storica del linguaggio e della vita di quell'epoca (inizio 1900) che ci viene riproposta nelle poesie scritte anche negli anni successivi e fino al 1974. 
Ma il valore del libro va oltre questa valenza storica e assume significato ben più ampio, se si considerano i contenuti delle poesie, tutte inquadrate nell'ambiente favignanese. 
Appare, infatti, evidente dalla consultazione del libro che un amore quasi viscerale lega i poeti alla loro terra natale, di tal che i componimenti che ne derivano assumono, per ciò stesso, la freschezza e la limpidezza dell'acqua che sgorga da una fonte non inquinata (u puzzu). 
Il ricordo di questa terra fa dire ad Aurelio che essa è: scogghiu 'nfatatu chi fa beddu u celu, u suli e u lustr'i luna (Faugnana) dove (secondo Mauro) "è perfetta letizia" poiché fa sorgere (Vito) "un gran bisognu ri bunti sirena, chi ti scinni rintra u cori ruci ruci..." (Cuntrura). 
E' evidente che questi sentimenti hanno tenuto uniti fra loro i componenti della famiglia Giangrasso, anche quando le vicende individuali li hanno costretti a percorrere strade, per certi versi, divergenti. 
Infatti, il ritrovarsi periodicamente anche a distanza, il trasmettersi pensieri, sensazioni, sogni... nella loro "parlata" giovanile li ha fatti sentire parti di una realtà sociale inscindibile ed intramontabile, quale è la famiglia. 
Quanti di noi avvertono, pur nell'inconscio, queste sensazioni? Forse tanti! 
Ecco perché la lettura di questo libro ci coinvolge tutti e rende più struggente l'anelito del ritorno a quanti per ragioni di lavoro vivono lontani dalla nostra Isola. 
Ancora oggi, dopo vent'anni, l'acqua di questo "puzzu" riesce, quindi, a mitigare la sete di valori che la società avverte, ma che stenta a ritrovare. 
Valori che affondano le loro radici in quel sentimento puro e fondamentale che è l'amore: amore per la famiglia ed amore per la propria terra, entrambi da considerare come due volti della stessa anima.

  

Pietro Torrente