pagina 2pagina 2 IL GIORNALINO DELLA SAGRA DELLA PATATA
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Alla fine, grazie all'abnegazione di alcune persone che si rimboccano le maniche e non la lingua, riuscirai ad avviare la macchina organizzativa. Ma un altro "uff a sette teste" osteggia i tuoi sforzi: fa capolino dagli sportelli e s'insinua negli uffici, s'annida in pratiche complesse e in documentazioni astruse. È un burocratico uff di carta bollata che rode il fegato, soffoca il cuore ed esplode in testa.
La "cultura dell'uff" nasce tra i giovani. Dispiace ammetterlo, ma è così: manca il mordente per far qualunque cosa, anche per divertirsi. Persi dietro ad artifici elettronici di varia natura, non riescono a gustare la gioia che deriva dal riflettere e dal "fare" nel senso sia di organizzare, sia di produrre. Dai giovani tracima nella fascia degli adulti, i quali, poveretti, naufragano tra i mille impegni che l'attività lavorativa e la vita familiare comportano. "Le iniziative sono importanti, devono essere fatte si, ma dagli altri: io non ho tempo"! Il fatto poi che i bambini e gli anziani, in genere, sembrano esenti da questa sorta di malessere, non può proprio essere considerato un grande affare. La bilancia esprime così il suo verdetto e non bastano i cavilli né le distinzioni di lana caprina per sovvertirlo in qualche modo: se non ci fosse altro, faremmo meglio a lasciare ad altri il fastidio d'impastar patate e tradizioni salutandoli con il più largo dei sorrisi di beatitudine. Ma dell'altro c'è; accipicchia se c'è! C'è che ormai da molto tempo questa comunità, condannata a partecipare alle celebrazioni più significative in maniera quanto mai angusta e disagiata, coltiva il progetto di costruire il nuovo edificio per il culto.

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