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Dobbiamo invece esser
gelosi delle ricchezze della nostra terra, perché sono parte di noi,
dobbiamo risvegliare il sopito entusiasmo per riprendere a vivere
le tensioni che ci sollevano dall'insipida routine d'ogni giorno."
Perfetto! Ma ormai non puoi sottrarti all'ossessione di pensare: chi
me l'ha fatta fare?
Non so se hai presente una bilancia. Di quelle di una volta,
con due bei piatti dorati. Ora, da una parte metti tutti i valori
di cui sopra, anche altri se ne hai: sono indubbiamente un bel
malloppo pesante; a naso affermeresti che difficilmente dall'altra
parte ci potrebbe essere qualcosa che lo eguagli e prevalga,
ma non è così.
Sul secondo piatto c'è tutto un modo di essere che per
capirci defini-remo "la cultura dell'uff"! È un muro che sbarra la
strada ai progetti più arditi.
Ti s'illumina la mente; hai concepito la più bella,
la più rivoluzionaria e simpatica iniziativa del mondo.
Non vedi l'ora di condividerla con qualcuno; e, mentre tu ne
parli l'altro comincia esclamando: "Si, bellissimo!" e continua: "Ma...
chi? Quando... adesso? E poi: dove... qui no, forse là,
se sarà possibile... un giorno...". Non ci vuole poi tanto a capire
che nel suo intimo, sul confine tra il conscio e l'inconscio, sta nascendo
e montando, fino a raggiungere dimensioni planetarie, un megagalattico "uff"!
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Ma immaginiamo che il tuo amico si lasci entusiasmare e invece di
concludere col tiepido "va be', poi vediamo" si lasci prendere dalla
strizza del "Si, dai!", non puoi pen-sare di organizzare tutto da solo,
hai bisogno di un gruppo di lavoro, di un'associazione qualsiasi.
Qui il discorso è più semplice: il presiden-te e il consiglio
vagliano l'iniziativa e la condividono perché entra nelle loro
finalità, è straordinaria eccetera, ma mentre gli organi direttivi
decidono e programmano, tra i soci, tra i semplici iscritti serpeggia prima,
avanza e alla fine galoppa un viscido, orripilante, contagioso uff!
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