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E' il genere più antico di danza che si possa studiare nelle accademie. La sua
origine proviene direttamente dall'Italia, dai balli di corte del rinascimento. Ma il
genere venne presto ripreso anche dalle corti francesi, che lo svilupparono e lo portarono
alla massima espressione durante il XVII-XVIII secolo. Fu in questo periodo che lavorò il
coreografo Pierre Beauchamp, considerato il “creatore” delle cinque posizioni
classiche. In realtà Beauchamp codificò le cinque posizioni accademiche, già utilizzate
da tempo. Sempre in questo periodo fu fondata la prima vera e propria organizzazione
professionale di danza. In questo periodo la danza smise di essere un esercizio di corte.
Non era più una cosa un po’ per tutti quanti (lo stesso Luigi XIV assunse il nome di
Re Sole anche perché interpretò la parte del dio sole in "Le Ballet de la
Nuit" nel 1653), ma divenne una professione vera e propria. All’inizio tutti i
danzatori erano uomini. La prima donna a ballare salì sul palco nel 1681 in un balletto
chiamato “Le Triomphe de l’Amour”. Nel 1700 Raoul Feuillet scrisse un libro
in cui raccolse le posizioni e i passi base della danza, ancora oggi utilizzati. |
I danzatori del XVIII secolo erano coperti da maschere, indossavano grosse parrucche e
scarpe col tacco. Le donne indossavano gonne larghe e lunghe, strette nei loro corpetti.
Gli uomini non erano certo molto più leggeri. Furono due donne a cambiare le cose. Le due
migliori ballerine francesi dell’epoca. Marie Camargo infatti scelse scarpe senza
tacco, accorciò le gonne rendendole meno ingrombranti e abbandonò le maschere, mentre la
sua rivale, Marie Salle, abbandonò i pesanti costumi scegliendo per il suo compagno delle
tuniche greche. La prima donna della storia ad aver compiuto una doppia pirouette è
stata Hanne Heinel. Furono inglesi e tedeschi ad evolvere l’idea di balletto.
Infatti John Weaver, a Londra, eliminò le parole dai suoi spettacoli, cercando di
rappresentare i concetti attraverso espressività del movimento e panotmima, mentre Franz
Hilverding (a Vienna), con il suo pupillo italiano Gasparo Angiolini sperimentò movimenti
vicini alla recitazione, sempre accentuando la gestualità. |
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Nel 1735 fu fondata l’Accademia Imperiale Russa, che darà poi vita al Russian
Ballet, il Balletto Russo. Verso la fine del ‘700 la danza cominciò a subire forti
accelerazioni. Si iniziò ad andare sulle punte. Per lo più per due o tre passaggi. Fino
a che, per la prima votla, Marie Taglioni nel 1832 ballò tutta “La Sylphide”
sulle punte. Nel 1828 vennero isnerite per la prima volta nei balletti delle prese. È
l’era del Balletto Romantico. |
Siamo infatti entrati nel romanticismo e la danza non fa eccezione. Marie Taglioni
interpretò Sylphide, una bellissima creatura sovrannaturale che viene amata e
inavvertitamente uccisa da un essere mortale. Questa rappresentazione cambiò moltissimo
lo stile dei balletti, nella tecnica, nella storia e nei costumi.
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Fu proprio “La Sylphide” ad ispirarne il successore ideologico: “La
Giselle”, interptretato per la prima volta all’Opera di Parigi nel 1841 da
Carlotta Grisi. Anche ne “La Giselle” il tema sovrannaturale è dominante. Nel
secondo atto i fantasmi indossano il tutù bianco reso popolare da “La
Sylphide”. Altri temi più “terreni” furono messi in scena nello stesso
periodo. |
Un salto ci porta alla creazione dei più grandi balletti del mondo. Nel 1932 George
Balachine fonda la School of American Ballet. Più tardi, nel 1947, insieme a Kirstein
fonda la Bellet Society che diventerà l’anno successivo (1948) il New York City
Ballet. Così nacquero tanti balletti in tante città nordamericane: il National Ballet of
Canada, a Toronto nel 1951, Les Grands Ballets Canadiens, a Montréal nel 1952, il
Pennsylvania Ballet, a Philadelphia nel 1963 e lo Houston Ballet nel 1963. |
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Negli anni ’20-’30 in Germania e negli Usa comincia a svilupparsi la Danza
Moderna. Capostipiti di questi generi, comunque differenti dalla danza moderna odierna,
furono la tedesca Mary Wingman, il coreografo Kurt Jooss, e le famosissime statunitensi
Martha Graham e Doris Humphrey. La strada era quella di cercare una forma espressiva più
vicina alla vita reale, meno rinchiusa in un esercizio stilistico che perdeva di vista
l’emotività dell’artista. Il fenomeno è chiaro se si pensa alla nascita del
realismo e della beat generation. |
Nel 1956 le grandi compagnie russe, come la compagnia Bolshoi o la compagnia Kirov,
cominciarono ad esibirsi in occidente. L’intenso spirito drammatico e il grande
viruosismo tecnico ebbero un fortissimo impatto sul pubblico. È importante citare i
grandi nomi di Rudolf Nureyev, diventato poi direttore artistico del Paris Opéra Ballet,
di Natalia Makarova o di Mikhail Baryshnikov, poi direttore dell’American Ballet
Theatre, a New York City. |
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fonte fotografica: spettacolo di fine corso della
Scuola di Danza - Teatro Oscar - 26.05.2002 (Riproduzione vietata)
fonte testuale: http://www.superballo.it/
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