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LITURGIA
PASQUA DI RISURREZIONE
-A-
LETTURE
PRIMA LETTURA: Atti 10,34°.37-43
SECONDA LETTURA: Colossesi 3,1-4
VANGELO: 20,1-9
La celebrazione odierna è la Pasqua di Risurrezione e ricorda l’vento storico, denso di tanti significati, della Risurrezione di Cristo dalla morte in Croce.
Per capire a fondo questa celebrazione ci rifacciamo alla storia della “Pasqua” per arrivare al valore che essa assume per ognuno di noi.
Affronteremo questo discorso in tre momenti:
La Pasqua ebraica
La Pasqua di Risurrezione di Cristo
La Pasqua del cristiano.
LA PASQUA EBRAICA
La Pasqua è una celebrazione ebraica voluta da Mosè dopo la liberazione del popolo eletto dalla schiavitù egiziana verso una terra, quella promessa da Dio ai Padri, terra in cui scorre “latte e miele”, espressione con cui si indica terra con abbondanza di beni. Dopo la liberazione Mosè ordina di ricordare l’evento ogni anno per ringraziare il Signore per l’operazione operata in suo favore.
LA PASQUA DI CRISTO
Anche Gesù celebre questa sua ultima pasqua con un sentimento tutto particolare: Desiderio desideravi, che significa con immenso desiderio ho voluto celebrare questa ultima pasqua con voi, perché dopo di essa le altre le celebrerò nel Regno di Dio. Alludeva in questo modo alla sua passione, morte e risurrezione e quindi alla sua gloria eterna. Questa è la “Pasqua di Risurrezione” che noi celebriamo ogni anno con la liturgia.
La prima e terza lettura ci riportano la testimonianza degli apostoli sull’avvenuta risurrezione: essa assume quindi un significato storico/liturgico/catechetico.
LA PASQUA DEL CRISTIANO
Il terzo momento della nostra riflessione ce lo sottolinea san Paolo, quando dice di guardare alle cose di lassù e non a quelle della terra che sono passeggere. Il nostro sguardo e la nostra vita deve essere rivolta a guardare nel futuro, alla gloria che a noi è riservata, se, come Cristo, avremo obbedito al Padre nel compimento della nostra vocazione, che è quella di seguire il Signore, anche nel dolore, perché solo esso può purificare l’uomo e renderlo degno degno del Regno di Dio, così come è stato per Cristo: il quale mediante l’obbedienza al Padre, ha subito la morte e la morte di Croce ed è entrato nel Regno della gloria.
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SECONDA DOMENICA DI PASQUA
A –
PRIMA LETTURA: ATTI 2,42-47
SECONDA LETTURA:PRIMA LETTERA DI S. PIETRO 1,3-9
VANGELO: GIOVANNI 20,19-31
La morte e, specialmente, la Risurrezione di Cristo, avevano portato un grande movimento nella nascente comunità della Chiesa primitiva e si trovarono nei primi tempi a dover rivedere ogni cosa sia nella vita personale che in quella sociale ed ecclesiale. Non fu facile per loro avviare questa nuova vita, ma cominciarono a provarci, perché gli avvenimenti vissuti erano tali che li spingevano ad agire.
La liturgia di oggi ci presenta la comunità nei suoi primi passi.
Nella prima lettura troviamo la comunità ai primi passi e alle prime esperienze e Luca ci descrive in quattro punti il loro modo di vivere:
perseveranti nell’insegnamento degli apostoli;
perseveranti nello spezzare il pane
perseveranti nella preghiera
vivevano insieme e mettevano ogni cosa in comune.
In questo ambiente il Signore operava insieme agli uomini.
L’apostolo Pietro dichiara che la fede dei cristiani nel Signore Risorto costituisce la loro ragione di vivere e di sperare nelle cose buone.
Infine il Vangelo, nella narrazione delle apparizioni agli apostoli, ci mostra le difficoltà di accettare il grande avvenimento anche a livello di coloro che lo avevano seguito nel tempo del suo apostolato. In Tommaso noi scopriamo che la notizia della risurrezione di Cristo non è un fatto generalmente accettato da tutti, lo sarà solo dopo che ognuno avrà fatto il suo cammino di fede.
In Tommaso è presente ognuno di noi con i suoi dubbi sulla fede; questi dubbi però non sempre possono essere risolti, parlando di valori eccezionali e soprannaturali, ma possono però avere anche qualche risoluzione dopo un nostro serio cammino di fede.
A noi l’impegno a compiere sempre un cammino di fede e a non considerarci già arrivati sol perché ogni cosa ci sembra normale con la lettura della fede; quelle cose che accettiamo per fede devono sempre essere messe in discussione per un adeguato approfondimento.
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TERZA DOMENICA DI PASQUA
- A-
PRIMA LETTURA: ATTI 2,14°.22-23
SECONDA LETTURA:PRIMA DI S. PIETRO 1,17-21
VANGELO: LUCA 24,13-35
Gli apostoli sono sempre impegnati nel testimoniare la propria fede nella Risurrezione del Signore. Essi ne sono certi di questo avvenimento, anche perché le varie apparizioni dello stesso sono da ritenersi vere non avendo alcun motivo di inventarsi la sua risurrezione e danno un significato sempre più profondo della sua passione, morte e risurrezione.
Nella prima lettura l’apostolo Pietro parlando il giorno della Pentecoste mette in risalto l’opera del Padre nella risurrezione e nell’azione del Figlio. Il Padre non poteva abbandonare nella corruzione colui che aveva operato per il bene dell’umanità. Ed allora ha dato la potenza del ritorno alla vita al Figlio, obbediente fino alla morte. Davide aveva previsto questo avvenimento e lo aveva anche cantato. Gesù, che aveva sofferto la passione e la morte, è allora il Risorto previsto da Davide e il Figlio risorto dal Padre.
Nella seconda lettura ancora l’apostolo Pietro sottolinea la preziosità del sangue redentore di Cristo. Egli è l’agnello senza macchia, che col suo sangue ha redento l’uomo dal peccato.
Il Vangelo racconta l’avventura di due discepoli che scoraggiati per la morte del loro maestro si ritirano alle loro case e nel loro cammino incontrano il loro maestro, da loro non riconosciuto, ma fortemente sentito nel loro cuore mentre parla ad essi. Riconosceranno il loro maestro solo nel momento in cui Egli prendendo il pane ripete il gesto della “frazione” compiuto nell’ultima cena. Presi, allora, da grande entusiasmo e ammirazione per quello che essi hanno vissuto, ritornano sui loro passi e si dirigono verso gli altri fratelli per dare ad essi il lieto annunzio riservato a loro due: il Maestro è vivo e noi lo abbiamo ascoltato e abbiamo mangiato con Lui, offrando in questo modo la loro testimonianza sulla sua Risurrezione.
Il Maestro, il Risorto è sempre con noi! E noi anche oggi dobbiamo avere la certezza della sua presenza nel nostro cammino. Noi non siamo soli, perché Lui è con noi.
QUARTA DOMENICA DI PASQUA
A -
PRIMA LETTURA: ATTI DEGLI APOSTOLI 2,14°.36-41
SECONDA LETTURA: PRIMA DI SAN PIETRO: 2,20b-25
VANGELO:: GIOV. 10,1-14
Con la liturgia odierna continua ancora la Chiesa a presentarci il mistero del Risorto e il desiderio di salvezza degli uomini che si manifesta con il desiderio di ricevere il Battesimo per essere nel numero di coloro che sono salvati e che seguono il Signore maestro e pastore.
Nella prima lettura è ancora Pietro che ci parla del Signore risorto, e che scuote le coscienze degli ascoltatori al punto che essi chiedono cosa debbano fare per ottenere la salvezza. Pietro risponde sempre con lo stesso invito: convertitevi – credete al Vangelo e ricevete il Battesimo, che è dono dello Spirito Santo. Essi ascoltano il suo insegnamento e sono annoverati tra coloro che compongono la comunità dei credenti.
Nella seconda lettura si mette in risalto che Gesù, col suo sacrificio, ci ha aperto le porte del Regno di Dio ed Egli, portando i nostri peccati, ci fa da guida sicura aprendoci le porte del Regno. Cristo è quindi la porta che conduce alla salvezza.
Il Vangelo, infine, si propone l’immagine del Buon Pastore, molto familiare in un ambiente in cui la pastorizia è l’attività dominante. Ogni pastore guida le sue pecore verso pascoli sicuri e ubertosi perché sa bene che la sua vita dipende da esse, che gli procurano il sostentamento necessario. E’ suo interesse, allora, curarle in modo adeguato e difenderle da falsi pastori e dai lupi, che delle pecore si servono soltanto per sbranarle e mangiare. Il mercenario si preoccupa solo della propria pelle, perché a lui interessa essenzialmente la mercede quotidiana, delle altre cose non si preoccupa. Chi dà la vita per le pecore è solo il vero pastore. Tra pecore e pastore esiste un’alta intesa.
Cristo si presenta come il Buon Pastore, che ha cura delle sue pecorelle. Noi siamo le pecorelle del suo gregge. Per avere la certezza della salvezza è necessario avere un buon rapporto con Lui, Buon Pastore.
QUINTA DOMENICA DI PASQUA
- A -
LETTURE
PRIMA LETTURA:Atti degli apostoli: 6,1-7
SECONDA LETTURA: 1Pietro 2,4-9
TERZA LETTURA: Gv. 14,1-12
Celebriamo, oggi, la quinta domenica di Pasqua e la Chiesa ci ripropone la comunità cristiana nel suo cammino quotidiano e nella sua organizzazione sottolineando l’utilità di una vita socialmente ordinata e poggiata su grandi valori umani e religiosi. Il cammino è sempre sotto la guida di Cristo: via-verità e vita.
Nella prima lettura la comunità si organizza per i servizi da offrire alla stessa comunità. Il servizio ai poveri nel corpo e anche il servizio ai poveri nello spirito. Gli apostoli sono impegnati a quelli dello spirito: annunzio della parola, catechesi, guida spirituale; i diaconi: servizio del corpo mediante la distribuzione dei beni che dalla stessa comunità provengono a favore dei poveri.
Nella seconda lettura S. Pietro richiama il grande onore a cui è chiamato ad essere il cristiano: la sua vita ha come fondamento Cristo, pietra angolare, da cui deve prendere l’inizio ogni costruzione; ma l’uomo stesso fa parte di una stirpe eletta, sacerdotale, santa e come tale deve proclamare con la parola e con le opere queste cose al mondo.
Il Vangelo di Giovanni: Cristo ricorda che Egli è la via, la verità e la vita che conduce al Padre. E sottolinea l’importanza di essere a Lui legati se si vuol arrivare con certezza al Padre. Agli apostoli, sempre un po’ in difficoltà a credere e accettare supinamente quello che lui dice, ribadisce che solo attraverso la sua parola, il suo insegnamento e la sua persona si può raggiungere il Padre. Vedere Gesù è vedere il Padre. Il verbo “vedere” da non intendere nel suo effetto materiale e fisico, ma in quello spirituale: vedere e fare propria la sua figura e il suo insegnamento propositivo in noi.
SESTA DOMENICA DI PASQUA
-A-
LETTURE
PRIMA LETTURA: ATTI 8,5-8,14-17
SECONDA LETTURA: 1 PIETRO 3,15-18
VANGELO:GIOVANNI 14,15-21
La liturgia di oggi continua ancora a presentarci la vita della comunità cristiana nei suoi primi passi. E ci viene presentata come comunità intenta all’annunzio e a vivere nella fede la sua risposta al Vangelo, parola e promessa di Cristo.
Nella prima lettura, presa dagli atti degli Apostoli, essi impongono le mani, dopo la loro predicazione, e i fratelli ricevono lo Spirito di Dio. L’imposizione delle mani è segno di investitura e di mandato a compiere un’azione, in questo caso quella dell’evangelizzazione. La Samaria, dopo aver accettato la parola, accetta la figura degli apostoli, che confermano la piena comunione con Gerusalemme, in cui opera la comunità iniziale.
Nella seconda lettura, Pietro ricorda ai fedeli, che devono essere sempre pronti a dare con la loro vita la testimonianza della loro fede in Cristo. Chi non ha conosciuto Cristo potrà anche rifiutare la loro testimonianza, ma ciò non può essere motivo di scoraggiamento, perché la loro fede in Cristo non può provocare disagi nella loro vita. Chi sceglie Cristo deve anche sapere che deve compiere un cammino in controcorrente, come è avvenuto per Cristo stesso.
Nel Vangelo Gesù sottolinea che il suo insegnamento si basa sull’amore e sull’osservanza dei comandamenti che il Padre ha dato agli uomini: ciò realizza la piena comunione con Dio. Ma Gesù stesso promette agli Apostoli che non saranno soli nel loro cammino, perché lo Spirito del Padre li guiderà. L’amore è quel cemento che tiene saldo il cammino dei suoi, formando in questo modo la vera comunione degli spiriti. Chi ama Cristo da lui sarà amato, sarà amato anche dal Padre e Cristo si manifesterà a lui.
SETTIMA DOMENICA DI PASQUA – ASCENSIONE
- A -
LETTURE:
PRIMA LETTURA: ATTI, 1-11
SECONDA LETTURA: S. PAOLO AGLI EFESINI: 1,17-23
Il Padre, per il grande amore che da sempre e per sempre ha nutrito per noi, suoi figli, non ha voluto mai interrompere il contatto con noi uomini suoi figli. E ciò lo ha da sempre dimostrato. Negli ultimi tempi col mandare il suo unico figlio, Gesù, e con l’accettare il suo totale sacrificio sulla croce. Anche dopo la morte del Figlio ha voluto essere presente tra gli uomini mediante la presenza e le apparizioni del Figlio ai discepoli, e continua questo rapporto oggi attraverso la Chiesa, voluta come prolungamento di questo rapporto. Attraverso il Figlio fa le sue consegne agli uomini affinché fossero i testimoni tra i fratelli.
Nella prima lettura, dagli Atti degli Apostoli, l’autore sacro, Luca, riporta la figura di Gesù, mandato dal Padre, che dà le sue istruzioni agli Apostoli, in attesa di ciò che dovevano fare, e ad essi dice di essere pronti nell’attesa dello Spirito Santo che il Padre avrebbe mandato su di essi. Essi saranno, guidati dallo Spirito, i testimoni degli avvenimenti della ricostituzione del Regno di Dio. E, dopo aver dato queste istruzioni, l’attesa dello Spirito, se ne ritorna al Padre, il suo, però, non è ritorno al Padre e abbandono dei fratelli, ma è un ritorno sempre in comunione coi fratelli.
Nella seconda lettura, San Paolo, sottolinea questo concetto, che cioè Egli rimane sempre il capo della Chiesa, da Lui stesso voluta e fondata. Stabilisce, così, il rapporto divino tra il cielo e la terra.
Nel Vangelo, infine, Gesù dà il mandato ai suoi di essere i continuatori della sua opera di salvezza e li rassicura che la sua presenza sarà sempre una presenza viva nel mondo; l’uomo, la Chiesa, gli apostoli non rimarranno soli, ma saranno sotto la guida dello Spirito Santo con la Sua presenza vigile e costante.
Noi camminiamo con questa certezza, come la storia dell’uomo nuovo ha camminato per duemila anni. Le prove, le difficoltà della vita e tutto ciò che si presenta sul nostro cammino devono essere affrontati con questo spirito di fede: il Signore della vita è con noi.
DOMENICA DI PENTECOSTE
LETTURE
PRIMA LETTURA: ATTI 2,1-11
SECONDA LETTURA: 1 CORINTI 12,3b-7.12-13
VANGELO: GIOV. 20,19-23
Domenica scorsa, Ascensione dei Signore al cielo, il Vangelo ci ha lasciato con il confortante suo impegno: Ed ecco, io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Oggi nel cammino liturgico la Chiesa ci mostra con Chi essa farà il suo cammino: Lo Spirito Consolatore. La pentecoste, allora è la celebrazione liturgica di Colui che il Padre ci ha mandato per continuare il nostro cammino nei secoli incontro al Padre dell’Amore. Abbiamo, allora, la certezza di non essere soli, ma di vivere in compagnia.
Nella prima lettura, la Chiesa nascente mentre è riunita per la preghiera e per domandarsi sul cammino da compiere riceve lo Spirito di Dio e dà agli apostoli la forza spirituale di essere la testimone nel mondo da rinnovare. Sempre questa lettura è molto ricca di simbolismo: alla predica degli apostoli è presente molte molta gente proveniente da vari popoli e nazioni e ascolta il messaggio di salvezza nella propria lingua e l’autore sacro si esprime in questo modo per indicare come nel mondo sarà possibile annunziare la Parola di Dio: attraverso l’ascolto nella propria lingua, nel rispetto delle proprie tradizioni, della propria cultura, della propria realtà storica e culturale.
Nella seconda lettura, S. Paolo, ci ricorda la molteplicità di presenze nella comunità cristiana e ci sollecita all’unicità dell’azione, in questo sorretti dalla guida unica dello Spirito di Dio: Trinità di Dio e unicità nella sua azione.
Infine, nel Vangelo, Cristo col mandato che conferisce ai suoi, coinvolge l’uomo nell’opera dello Spirito Santo. All’uomo è affidato il compito di essere i testimoni dell’opera di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo, vero operatore del cammino che la Chiesa dovrà compiere nel mondo intero.
A noi il compito di ascoltare l’invito di essere i testimoni del Risorto nel nostro ambiente quotidiano. Il giorno della nostra Cresima ci è stato fatto il dono dello Spirito Santo, affinché potessimo essere i suoi testimoni nel mondo intero. Abbiamo la certezza che in questo cammino non siamo soli, ma con noi c’è il Padre, che insieme al Figlio e allo Spirito Santo, opera con noi e in noi.