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Provincia dell'Assunzione della B. V. MariaFrati Minori di Lecce
Grazie, padre Flavio!
Testimonianze e memoria di p. Flavio Taccardi
a cura di p. Daniele Pichierri2008
Curia provinciale dei Frati Minori
S. Antonio Via Imperatore Adriano, 79
LECCE
pro manoscritto.
Due parole
di introduzione
Sono trascorsi due mesi dal giorno in cui Padre Flavio Taccardi, frate minore della Provincia della “Assunzione della Beata Vergine Maria” di Lecce, ha ascoltato e accolto l'invito del Signore: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25,34).mi è stato facile decidere se raccogliere e pubblicare alcuni scritti di Padre Flavio e i brani più significativi delle numerose testimonianze di affetto giunte dalle persone che hanno avuto diretta relazione con lui a motivo del suo impegno pastorale. Concordo, infatti, con quanto ha scritto una persona che lo ha conosciuto a fondo: “mi sembra quasi di violare quella riservatezza che è stata la caratteristica della sua personalità”.ho scelto di continuare la ricerca e offrirne il contenuto nelle pagine che seguono è perché anche io, come tanti altri, sento il “dovere e il bisogno” di fare memoria. Non me ne voglia, Padre Flavio, a volte duro e rude e a volte tanto indulgente, per questo tentativo di entrare nel suo intimo, da quello spiraglio da lui lasciato aperto, per entrarvi e cogliere solo qualche frammento della sua interiorità sempre gelosamente custodita.ha molto impressionato una frase scritta su di un foglietto trovato sul suo tavolo di studio, che trascrivo testualmente:
“È un momento nel quale faccio silenzio in me e attorno a me e permetto al mistero che è in me, che mi avvolge e mi compenetra con la sua presenza, di parlarmi di sé e del suo amore, di chiamarmi per nome, di attirarmi a sé per comunicarsi a me, per ricoprirmi di sé, per trasformarmi in sé in virtù di un rapporto dialogico di amore, libero e beatificante nel tempo verso l'eternità”.
Il testo non è firmato né virgolettato. Sarà suo? Lo ha semplicemente trascritto? Se anche fosse vera questa seconda ipotesi dobbiamo dire, però, che lo ha sentito e fatto suo, diventando così il suo pensiero e la traduzione verbale del suo intimo in quel preciso momento. Quale momento? La frase non è datata; l'avrà scritta o trascritta in un tempo ancora ben lontano dalla fine della fase terrena della sua vita, oppure poco prima che l'evento accadesse. Ogni ipotesi è possibile. Ma non è questo il punto.“silenzio” di Padre Flavio - questa scelta di “fare silenzio” - l'ho trovata interessante per le sue motivazioni che egli stesso adduce. Lui che ha avuto innumerevoli occasioni di parlare, dialogare, insegnare, consigliare (ha scritto poco, ma ha parlato molto!), ad un certo punto della sua vita si lascia avvolgere dal silenzio, non necessariamente inteso come assenza di parola, ma nella sua portata più vera e profonda. Percepisce il silenzio come condizione esistenziale adatta per permettere “al mistero che è in me” di avvolgerlo, penetrarlo nell'intimo, parlargli del suo amore, chiamarlo per nome, attirarlo a sé, trasformarlo, liberarlo e condurlo verso l'eternità.pagine che seguono, oltre ad un rapido profilo biografico che rievoca, almeno in parte, come egli è vissuto tra di noi, contengono un piccolo corpo di suoi scritti molto interessanti, che definirei “ufficiali”, a motivo delle circostanze in cui sono nati. Segue una breve antologia che raccoglie alcune affettuose “testimonianze” rilasciate da chi lo ha conosciuto ed apprezzato, per concludere con l'Omelia pronunciata in occasione della messa esequiale.scritti “ufficiali” sono cinque. Nel primo, occasionato dalla Giornata mondiale di preghiera per tutte le vocazioni di speciale consacrazione, invita i frati e la comunità ecclesiale alla “preghiera fiduciosa”, ma esorta anche “alla testimonianza”, solo così - scrive - “avremo a nostra disposizione una scelta evangelica credibile e amabile da proporre”. Tre altri scritti costituiscono quasi una fotografia o uno spaccato della Provincia dei frati Minori di Lecce durante gli anni del suo servizio come Ministro provinciale e sono brani tolti dalle Relazioni da lui scritte per il Capitolo provinciale. L'ultimo è un ritratto di Fra Giuseppe Michele Ghezzi presentato ai frati in occasione dell'introduzione canonica della Causa di Beatificazione del Servo di Dio. Tutti questi scritti “ufficiali” sono pubblicati in “Acta Provinciae Lyciensis” degli anni in cui Padre Flavio era Ministro provinciale.belle, poi, le “testimonianze” delle tante persone che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. Sono scritti semplici, spontanei e freschi; grondano sentimenti di amore e di gratitudine, ma soprattutto lasciano trasparire il suo animo di frate Minore e di sacerdote e il suo metodo evangelico di guidare al Maestro divino i fratelli., l'Omelia del Ministro provinciale, P. Agostino Buccoliero, che è come il coronamento di tutto. Contiene riflessioni sul tema della speranza, quelle certamente più appropriate quando ci si trova di fronte ad un fratello che, avendo compiuto il suo servizio sulla terra, si apre alla vita nuova, creduta, amata e a lungo sperata.tutto è certamente troppo poco e riduttivo, rispetto alla realtà, e non offre il dovuto risalto alla ricca personalità di questo frate, per certi versi all'antica, ma per tantissimi altri all'avanguardia. Tuttavia, è forse quel tanto che basta, anche per rispetto alla sua volontà e al suo tipico modo di fare: lavorare in profondità e in silenzio sotto lo sguardo di Dio.mio, pertanto, vuole essere un semplice tentativo di provare l'emozione di sentirlo ancora tra noi, come in famiglia, vivo, con il volto sorridente e con il suo tratto, a volte sornione e reticente, ma sempre da amico sincero. Spero di esserci riuscito.
Lecce, domenica 24 febbraio 2008
due mesi dall'abbraccio di Padre Flavio con l'Eterno
P.Daniele Pichierri
così è vissuto tra di noi
Ogni volta che penso a Padre Flavio, quasi per associazione di idee, mi viene alla mente la figura di un frate massafrese, P. Isidoro Ricci, morto a Massafra il 24 novembre 1968. A differenza di Padre Flavio, io non ho conosciuto questo frate se non per quel che ho sentito dire di lui dai frati anziani. E sono proprio le notizie riferite che hanno favorito questo accostamento, a preferenza di altri frati, anche essi noti e stimati, che Padre Flavio ha conosciuto e frequentato a partire dalla sua adolescenza presso il convento “Gesù Bambino” di Massafra (Ta), prima di continuare gli studi nel nostro Collegio francescano di Manduria (Ta). Basti pensare a P. Agostino Miola, Ministro provinciale, a P. Egidio Santoro, missionario in Cina e a P. Luigi Abatangelo, biblista, scrittore e poeta, per citarne solo alcuni.senza aver approfondito questa possibile somiglianza, più intuita che fondata, tra P. Isidoro Ricci e Padre Flavio vedo delle evidenti affinità, specialmente quando leggo affermazioni come queste: “Vivendo a lui vicini, si rimaneva colpiti dalla sua gentilezza (…) o dal suo squisito senso di gratitudine (…). Faceva impressione anche la sua riservatezza … e la sua laboriosità” (…). “Ricco di autentica spiritualità serafica” (...). “Sacerdote santo: è l'espressione giusta che con due parole dà la fisionomia sacerdotale di P. Isidoro Ricci” (le frasi riportate si trovano nella “Memoria” di Padre Isidoro scritta dal Ministro provinciale, P. Guido Epifani e pubblicata a cura della Provincia minoritica Leccese).“curriculum” dei due massafresi, Padre Flavio e P. Isidoro, ha diversi punti in comune: ambedue eminenti studiosi, docenti, educatori, Ministri provinciali, ma soprattutto persone ricche di umanità, frati Minori stimati e sacerdoti amati. Questa circostanza probabilmente ha influito nel farmi associare le due figure di frati che restano, comunque, diversi tra di loro e ciascuno con la sua originalità.lasciamo da parte questo accostamento, anche se lo ritengo molto interessante perché fa intravedere le radici di una pianta che, comunque, crescerà con forme e modalità tutte proprie e darà i “suoi” frutti. a Padre Flavio, cominciando a raccontarlo a partire dal suo ultimo giorno di vita.le 15.30 in punto. È la vigilia del santo Natale. Al canto del “requiem aeternam” il lungo corteo di concelebranti si muove dalla sacrestia e raggiunge la chiesa di “S. Francesco” in Leverano (LE), dove sosta una nutrita assemblea di frati e fedeli accorsi da Leverano, Lecce, Francavilla Fontana, Castellaneta, Lizzano, Squinzano … per partecipare alla Messa esequiale di Padre Flavio Taccardi, passato a miglior vita nelle ultime ore del giorno 23 dicembre 2007.la concelebrazione eucaristica P. Agostino Buccoliero, Ministro provinciale, il quale, giunto all'altare, con animo commosso, a nome di tutta l'assemblea liturgica, domanda al Signore che, nella sua divina misericordia, conceda a Padre Flavio, sacerdote e frate Minore, di “esultare per sempre nella liturgia del cielo”.ascoltano in silenzio la Parola di Dio che richiama alla fedeltà: “chi ci separerà dall'amore di Cristo?”. Ed è un primo esplicito riferimento al defunto, il quale, mediante la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, si è legato indissolubilmente al Maestro divino e lo ha seguito sino alla fine dei suoi giorni.diacono proclama: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese …”, quasi a sottolineare la disponibilità di questo suo servo ad accoglierlo con prontezza a qualunque ora lo avesse chiamato.
“Fra Flavio ha dato molto alla Fraternità e al popolo di Dio”, dice il Presidente. La celebrazione continua nel raccoglimento, nella preghiera e con commossa partecipazione.termine del rito, prima del commiato, si dà spazio a qualche testimonianza. “Per me è stato un padre, un fratello, un vero frate Minore che mi ha fatto incontrare il vangelo, perché credeva veramente in Cristo”, afferma un frate a lui molto vicino. “Fra Flavio è grande perché si è dedicato anche ai servizi più umili e non solo a quelli ritenuti più importanti”, dice il suo frate guardiano, prima che fosse trasferito nella casa di Leverano. “Esemplarmente e serenamente è passato da questo mondo all'altro”, attesta chi gli è stato vicino negli ultimi istanti di vita. Ognuno conserva nel proprio cuore un ricordo caro, anche se non lo esprime. Frasi brevi ma intense, sincere e soprattutto vere, che deli-neano la personalità del frate che tutti ammirano disteso davanti all'altare e serenamente composto nei lineamenti del volto, da sorella morte.partenza di Padre Flavio è stata quasi inaspettata e certamente frettolosa. Si pensava, infatti, che avrebbe superata pure quest'ultima crisi, sopraggiunta nei giorni precedenti e resasi più acuta la mattina di domenica 23 dicembre, tanto da consigliare il ricovero in ospedale. Invece, non è stato così. Per lui scadeva lo spazio di tempo da vivere ricevuto dall'Alto e giungeva l'ora di tagliare il traguardo.
È comprensibile, pertanto, la sorpresa e il dolore dei Confratelli, dei familiari, primo fra tutti P. Benedetto, suo fratello di sangue e di vocazione francescana, di fronte a questo evento così repentino. tempo, le sue condizioni di salute erano precarie. Si trascurava. Forse perché, dopo l'intervento al cuore, vedeva il suo corpo in progressivo decadimento e difficilmente recuperabile? O pensava che anche in presenza delle sue precarie condizioni di salute potesse ugualmente donarsi, come in realtà avveniva? Oppure perché, nella sua eccessiva discrezione, temeva di dare incomodo ai familiari e alla Fraternità? Queste ed altre domande sono destinate a non avere alcuna risposta.
È certo, comunque, che non gradiva l'insistenza di chiunque, familiari o confratelli, lo invitasse ad avere più cura della propria salute. E, tutte le volte che il discorso verteva sulle sue condizioni fisiche, lo chiudeva prontamente con quell'enigmatico: mi sento “sempre meglio”, che tutto poteva voler dire, tranne che stesse veramente bene. La sua lunga e dolorosa “Via Crucis” si è consumata soprattutto a partire dal mese di febbraio del 2007. Nel dolore silenziosamente offerto al Signore ha dato l'ultima lezione che una persona formata come lui e un frate Minore può lasciare a quanti lo seguivano con l'affetto, la stima e la preghiera.
È vissuto 73 anni, essendo nato a Massafra (Ta) il 24 agosto 1934. Ha trascorso 56 anni vivendo secondo la forma di vita scritta da san Francesco d'Assisi per i suoi frati e da lui professata il 28 ottobre 1951. I suoi anni di intenso e fecondo ministero sacerdotale sono stati 49, avendo ricevuto l'ordinazione presbiterale il 6 luglio 1958.“curriculum vitae” di Padre Flavio è di tutto rispetto. Si laurea in teologia dogmatica presso l'Ateneo Antonianum di Roma e insegna, per molti anni e con comprovata competenza questa disciplina, presso lo Studio teologico francescano di Lecce. Diviene ben presto Maestro dei giovani frati Minori studenti di filosofia e teologia. È eletto Definitore, Vicario e Ministro provinciale. Esercita l'ufficio di guardiano ed economo della casa. Visita, per incarico del Ministro generale dell'Ordine, le Fraternità francescane delle Province religiose di Milano (anno 1984), Salerno (anno 1985) e Napoli (anno 1986).occupa con zelo dell'animazione missionaria nei vari conventi della nostra Provincia religiosa di Lecce ed esercita il ministero delle confessioni e della direzione spirituale. Esprime la ricchezza del suo animo sacerdotale come parroco delle parrocchie affidate ai frati Minori: “Maria Santissima Addolorata” in Castellaneta - zona Gaudella (Ta), “S. Pasquale” in Lizzano (Ta) e “S. Francesco d'Assisi” a Castellaneta (Ta).la “obbedienza” dovuta ai ministri lo destina (Lecce, Francavilla Fontana, Taranto, Lizzano, Castellaneta, Martina Franca); qualunque ufficio eserciti: animazione della Fraternità, guida dei giovani frati, docenza di teologia dogmatica, ministero sacerdotale ordinario, pastore di comunità parrocchiali, Padre Flavio lascia sempre la sua impronta e si fa apprezzare per la sua competenza e soprattutto per le sue doti umane, cristiane e per quel tratto francescano sereno e gioioso che manifesta un animo profondamente riconciliato con la vita e con gli uomini e col Signore.in silenzio, in profondità e senza ostentazione. Pronto a sdrammatizzare e a sorridere. Molto esigente, fino alla radicalità, nei confronti di se stesso e, per quanto è possibile, anche con gli altri. Preciso nelle analisi di situazioni e problemi, chiaro nel proporre la giusta e graduale soluzione. Di poche parole ma ben pensate per colui al quale sono destinate.è esente da difetti, neppure Padre Flavio. Di tanto in tanto lascia trasparire le sue angolosità di carattere non ancora sufficientemente limate; talvolta si mostra freddo e distante; non tollera le meschinità; nei momenti di crisi si chiude nel silenzio. Molto ha dovuto lottare e pregare per vincere se stesso e dominarsi.suo lungo servizio alla nostra Provincia religiosa, come Definitore e soprattutto come Vicario e Ministro provinciale, riporto il giudizio sintetico tracciato su di lui dallo storico P. Benigno Perrone, che pur nella sua brevità mi sembra abbastanza veritiero: “Fra Flavio Taccardi durante il suo sessennio di ministeriato (1978-1984), in una visione sistematica, richiamò i frati sulla
necessità della preghiera non come evasione, ma come recupero della dimensione contemplativa dell'Ordine e li sollecitò sul dovere della catechesi ricorrente e non occasionale, ma precisa nel contenuto e confermata dalla testimonianza gioiosa della vita, condotta nello spirito dell'ideale serafico. Sul piano operativo invogliò i confratelli a vivacizzare l'opera delle vocazioni serafiche, promuovendone l'aggiornamento nei metodi di lavoro, nel contenuto e nelle persone”.
Come Ministro provinciale dà il suo contributo personale e anima la Fraternità con celebrazioni liturgiche, convegni di studio, incontri di spiritualità, per una degna celebrazione dell'ottavo centenario della nascita di san Francesco, in comunione con i frati Minori della vicina Provincia francescana di Foggia e con tutte le altre espressioni del francescanesimo pugliese.si può dire ancora di Padre Flavio, del suo modo di essere e di quanto il Signore gli ha concesso di operare. Speriamo che qualcuno gli dedichi una ricerca più attenta e puntuale, per mettere in luce lo spessore della sua figura, perché certamente questo semplice scritto non gli rende giustizia, avendo il solo scopo di fare “memoria” in rendimento di grazie al Signore, del dono che la Fraternità e la Chiesa intera ha ricevuto attraverso Padre Flavio.
'Memoria' per il Necrologio della Provincia.
trascritta nel Necrologio della Provincia che i frati leggono nel giorno della morte dei confratelli per ricordarli al Signore.
“23 dicembre 2007 Ospedale 'Vito Fazzi'.
P. Flavio Taccardi, da Massafra(Ta), sacerdote. Frate ricco di doti umane, cristiane e francescane. Fraterno e sorridente con tutti. Sereno e di animo riconciliato con il Signore, con se stesso e con i fratelli. Ha esercitato il ministero sacerdotale e gli uffici affidatigli dalla Fraternità con impegno, competenza, disponibilità e spirito di sacrificio. È stato guida apprezzata di giovani e di persone consacrate. Maestro dei frati giovani, docente di teologia dogmatica presso lo studio teologico di Lecce, animatore provinciale delle missioni “ad gentes”, parroco, guardiano, definitore, vicario e ministro provinciale, visitatore generale delle Province dei frati Minori di Milano, Salerno e Napoli.: età 73, professione religiosa 56, sacerdozio 49.
Scheda biografica di Padre Flavio.
Nasce a Massafra (Ta).
Veste il saio francescano e compie l'anno di noviziato presso il Convento “La Grazia” di Galatone (Le).
Emette la professione dei voti temporanei.
Si lega definitivamente al Signore con i voti solenni di povertà, castità, obbedienza. Il rito si svolge a Lecce - Convento S. Antonio.
È ordinato presbitero da S. E. Mons. Francesco Minerva, Vescovo di Lecce.
Si laurea in teologia dogmatica, presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma.
Insegna teologia presso lo Studio Teologico di Lecce e per alcuni anni è anche maestro dei giovani frati.
Risiede nella Fraternità di Francavilla Fontana (Br).
È Ministro provinciale dei frati Minori di Lecce.
Risiede nella Fraternità di Martina Franca con l'ufficio di guardiano e di vicario parrocchiale. Qui risiederà ancora dal 1999 al 2007.
Con nomina del Ministro generale dei frati Minori visita le Province francescane di Milano, Salerno, Napoli.
È Parroco. Prima presso la Parrocchia S. Pasquale di Lizzano (Ta) e poi in quella di S. Francesco di Castellaneta (Ta).
Padre Flavio,
Ministro Provinciale
A grandi linee, nei cinque brani che seguono, tratti dagli scritti di Padre Flavio, emergono le idee, le riflessioni, i consigli, i progetti che il Ministro provinciale offre ai suoi frati per guidarli nel lavoro quotidiano di evangelizzazione e soprattutto nella testimonianza di vita fraterna che essi devono dare alla Chiesa. I temi della preghiera personale e comunitaria, dell'evangelizzazione, della fraternità, della fedeltà al carisma francescano e alla consacrazione religiosa, del lavoro programmato e realizzato insieme, della formazione continua, dell'attenzione ai poveri, si richiamano e si rincorrono a vicenda. Padre Flavio li focalizza, li contestualizza, li motiva e li propone con quella autorità morale che gli proviene non tanto dal ruolo che ricopre, quanto dal fatto di credere in questi valori e di professarli con fedeltà e coerenza.scritti interessano anche quei lettori che non sono frati; questo almeno per due ragioni: la prima è per la ricaduta che una testimonianza di fedeltà al carisma francescano ha su tutte le componenti del Popolo di Dio. La seconda ragione proviene dal fatto che i valori, in quanto tali, su cui insiste Padre Flavio, riguardano la vita di tutti i cristiani; perciò, fatte le debite differenze, le sue riflessioni tornano utili a tutti coloro che leggeranno queste pagine.
"Una scelta credibile e amabile
da proporre …”.
Lettera ai Frati per la Giornata mondiale preghiera per le vocazioni.
“Che cosa chiederemo al Signore?”, si domanda il Ministro provinciale in occasione della Giornata mondiale di preghiera per tutte le vocazioni del 1979. Rispondendo alla domanda chiarisce il senso della preghiera per le vocazioni. “Chiederemo - scrive - ciò che stava più a cuore al nostro Padre serafico: che tutti noi francescani sempre stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l'umiltà e il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso”. Aggiunge anche che la Giornata offre l'occasione per riscoprire “il programma della nostra vita e della nostra testimonianza, oggetto principale del nostro impegno e della nostra fiduciosa preghiera. Avremo così a nostra disposizione una scelta credibile e amabile da proporre …”.
Sulla scia della sedicesima Giornata mondiale di preghiera per tutte le vocazioni di speciale consacrazione a Dio e alla Chiesa, il 20 maggio p.v. celebreremo nella nostra chiesa una Giornata di preghiera alla vita francescana. Ci troveremo insieme al Popolo di Dio, ai vari gruppi apostolici delle nostre Comunità conventuali e parrocchiali per pregare, come pregò S. Francesco, per tutti coloro che il Padre ha chiamato a vivere “secondo la forma del Santo Vangelo”, rivelata al nostro santo Fondatore dall'Al-tissimo (S. Francesco, Testamento,Fonti , n. 116). cosa chiederemo al Signore? ò che più stava a cuore al nostro Padre serafico: che tutti noi francescani sempre “stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l'umiltà e il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso” (S. Francesco, Regola Bollata c. XII, Fonti I, n. 109). È infatti da questa nostra fedeltà che dipende principalmente il diffondersi del francescanesimo, la sua profonda incidenza nelle coscienze, la sua vivace attrattiva sui cuori, il suo multiforme impegno per l'Avvento del Regno di Dio. Possiamo ottenere questo dono prezioso dal “Santissimo Padre nostro: Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro”? (S. Francesco, Commento al 'Pater noster', Fonti I, n. 266).
La risposta non può essere che affermativa, se, come S. Francesco, lo chiederemo con intenzione sincera, con cuore semplice e puro, con l'animo ardente d'amore per Cristo, povero e crocifisso, e per gli uomini, redenti dal suo sangue, con lo spirito sempre pronto a compiere la volontà del Padre, “spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del (suo) amore e non altro; e ... trascinando tutti con ogni nostro potere al (suo amore), godendo dei beni altrui come dei nostri e compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno” (Ivi, Fonti I, n. 270). ò significa, soprattutto per noi francescani, che per implorare questo dono dobbiamo essere disposti a «coniugare il verbo» dell'amore eterno di Dio, diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo, nei tempi e nei modi del nostro vivere quotidiano per diventare, come ci esorta lo stesso Padre Serafico, sempre più “figli del Padre celeste”, di cui facciamo le opere, e “sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo” (S. Francesco, Lettera a tutti i fedeli, Fonti I, n. 200).Siamo, infatti, prosegue il Santo, “sposi, quando per lo Spirito Santo l'anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo. Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l'amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio” (lvi, Fonti I, n. 200). Riscopriamo in queste parole del nostro Padre il programma della nostra vita e della nostra testimonianza, oggetto principale del nostro impegno e della nostra fiduciosa preghiera. Avremo così a nostra disposizione una scelta evangelica credibile e amabile da proporre a coloro che il Signore chiama ancora oggi a una vita di speciale consacrazione per l'avvento del suo Regno di giustizia, di amore e di pace, perché saremo noi stessi nella Chiesa, sull'esempio di S. Francesco, “il quale ha scritto a carat-teri incisivi il Vangelo di Cristo nei cuori degli uomini del suo tempo”, i “servi gioiosi dell'umanità, capaci di accendere dappertutto la lampada della speranza, della fiducia, dell'ottimismo che trova la sua sorgente nel Signore stesso” (Giovanni Paolo II, Discorso in Assisi, 5 novembre 1978).
Offriamo il nostro umile e prezioso contributo per “avvicinare Cristo alla nostra epoca, ai nostri difficili e critici tempi …, alla Chiesa e al mondo di oggi” e per abbracciare, come S. Francesco, “con il cuore vicino al cuore del Redentore ... le vicende degli uomini della nostra epoca”, insegnando loro con la nostra vita a “risolvere tutto in chiave evangelica, affinché Cristo stesso possa essere Via - Verità - Vita” (Ivi).
Continueremo così quella “meravigliosa avventura divina” (ivi) suscitata dallo Spirito Santo nella persona e nell'opera di S. Francesco, avventura che Ubertino da Casale sinteticamente compendiava in queste due scultoree espressioni: “rinnovare in se stesso e negli altri le orme di Cristo”; “donare alla santa Chiesa la vita di Gesù nella forma comunitaria e durevole del suo ordine” (Ubertino da Casale, L'albero della vita, Fonti I, n. 2048).in questa Giornata di preghiera vocazionale il nostro cuore a Maria; Lei, infatti, il Padre S. Francesco “circondava di indicibile amore per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto misericordia. In Lei, principalmente, dopo Cristo, riponeva la sua fiducia e, perciò, la costituì avvocata sua e dei suoi”, perché da lei aveva ottenuto di concepire e partorire “lo spirito della verità evangelica” (S. Bonaventura, Leggenda maggiore, Fonti I, nn. 1165; 1051). fiduciosi la nostra supplica al Serafico Padre: “Ricordati, o Padre, di tutti i tuoi figli ... Dà loro forza per resistere, purificali perché risplendano, rendili fecondi perché portino frutto” (Tommaso da Celano, Vita seconda, Fonti I, n. 820).
A voi tutti il mio fraterno saluto: pace e bene!
Lecce, 30 aprile 1979
Fr. Flavio Taccardi
Ministro provinciale
“La prospettiva è quella
del nostro essere fratelli”.
Riflessioni dopo il primo anno di servizio
come Ministro provinciale.
Al termine dell'anno 1979, dopo il primo periodo di servizio alla Fraternità come Ministro provinciale, Padre Flavio è già in possesso “di elementi utili per una valutazione sullo stato della Provincia”. Pertanto - come lui stesso scrive - vede e valuta la realtà da una precisa angolatura: “la prospettiva nella quale mi sono messo per formulare questa valutazione è quella del nostro essere fratelli”. Le indicazioni che offre per raggiungere questo obiettivo, ispirandosi ai documenti della Chiesa e dell'Ordine, sono ancora attuali”.
Alla fine dell'anno, con l'augurio fraterno di Pace e Bene per il nuovo anno, desidero comunicarvi queste mie riflessioni-bilancio sulla vita religiosa nelle e delle Fraternità nel 1979, che intendo presentare ai RR. PP. del Definitorio provinciale nel congresso del 2 gennaio p. v.un primo periodo di assestamento, successivo alla formazione delle Fraternità nel congresso capitolare del 1979, la vita religiosa nelle e delle nostre Fraternità nella Provincia ha preso un ritmo normale che rende possibile il riscontro di elementi utili per una valutazione sullo stato delle Fraternità e della Provincia.prospettiva nella quale mi sono messo per formulare questa valutazione è quella del nostro “essere fratelli”., infatti, inadeguata una prospettiva che si limiti a valutare la nostra attività, perché oggi il problema più importante non è tanto quello dell' “agire da religiosi francescani” quanto quello dell' “essere religiosi francescani” nella Chiesa e nel mondo, per poter informare dello stesso “essere” il nostro “agire”, per poterlo manifestare nel nostro “agire”. Mi permetto, perciò, di richiamare la nostra riflessione su questo aspetto fondamentale della nostra presenza profetica nella Chiesa e nel mondo per verificare e valutare quello che siamo stati e poi anche quello che abbiamo fatto nel 1979.' “essere fratelli” è un dono-appello-progetto che ci viene continuamente e gratuitamente offerto:
dal Padre, che, in Cristo, ci ha scelti come suoi figli, rendendoci partecipi della sua stessa vita,Figlio, che con l'Incarnazione, la Passione e la Risurrezione, distrutte le barriere del peccato e della morte, quale Primogenito tra molti fratelli, ci ha raccolti nell'unità di una sola famiglia e nella fraterna comunione del suo Corpo che è la Chiesa mediante il dono dello Spirito suo e del Padre, inviandoci nel mondo quali messaggeri del Regno, Spirito Santo, che incessantemente guida e sostiene il cammino di ciascuno e di tutti verso la maturità e l'unità nell'amore e nel servizio mediante molteplici doni di natura e di grazia, S. Francesco con l'esperienza spirituale della sua vita, trasmessa a noi con l'esempio della sua santità, con la Regola, il Testamento, le Ammonizioni, per essere da noi vissuta, approfondita e costantemente sviluppata con la grazia di Dio per l'intercessione dello stesso nostro Serafico Padre e sotto lo sguardo vigile e maternamente premuroso e provvido della B. V. Maria. S. Francesco la scelse come 'Avvocata del-l'Ordine', ponendo «sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine» (Tommaso da Celano, Vita seconda, n. 150).
Dalla consapevolezza di «essere fratelli» per dono di Dio e dalla costante disponibilità nell'accogliere pienamente questo dono, nel rispondere liberamente e generosamente a questo appello e nel realizzare fiduciosamente questo progetto dipende il nostro agire da fratelli nelle nostre comunità, nella Chiesa e nel mondo. Per questo in ciascuno di noi e in ogni comunità è necessario il costante richiamo a questa consapevolezza e a questa disponibilità per realizzare nelle concrete situazioni di ogni giorno la nostra vita fraterna convertendoci ad essa e crescendo in essa mediante il dialogo sincero e fiducioso con Dio e con i fratelli, sia mediante la riflessione vigile e attenta sul modo come la realizziamo, per una fedeltà sempre rinnovata nelle scelte operative. gli uni per gli altri e gli uni con gli altri nella preghiera, nell'osservanza spirituale e non solo giuridica dei voti nelle scelte di lavoro e di apostolato, nelle responsabilità della vita familiare (uso e manutenzione delle cose, amministrazione dei beni, cura della salute, maturazione affettiva, culturale e spirituale) potremo essere con la nostra vita “il segno della totale disponibilità verso Dio, verso la Chiesa, verso i fratelli” (Paolo VI, EN, 69) nella linea a noi tracciata dal nostro Padre S. Francesco e ben sintetizzata nel documento del Capitolo generale di Madrid (1973): “La vocazione dell'Ordine oggi” (nn. 12-17, pp. 13-17), che il Capitolo generale di Assisi (1979) ha tenuto presente nella relazione del Ministro generale P. Costantino Koser e ha ribadito specialmente nel testo delle “Priorità”. Potete rileggere al riguardo la “Relazione informativa” sul Capitolo generale che vi è stato inviata a Luglio (pag. 1-4) e la seconda lettera del Ministro generale e Definitorio generale che sarà pubblicata sul prossimo numero di “Acta Provinciae” (pp. 3-5).mezzi istituzionali comunitari per realizzare e verificare la nostra vita fraterna li conosciamo bene: preghiera in comune, ritiri mensili, esercizi spirituali, corsi formativi, capitolo conventuale e provinciale, consiglio plenario, revisione di vita, commissioni varie, servizio dell'autorità.su questo servizio di autorità in ordine alla vita di preghiera e di comunione fraterna abbiamo cercato di verificare nel gennaio-febbraio 1979 lo stato delle nostre Fraternità promuovendo un incontro dei Superiori preparato da una riunione dei capitoli conventuali.visita fraterna fatta in quasi tutte le Fraternità in seguito mi ha dato la possibilità di riscontrare difficoltà e omissioni che non emergevano dalle relazioni dei Superiori; esse perdurano ancora oggi, anche se in modo più sfumato e sono di ostacolo per una crescita della vita fraterna.
Una particolare attenzione meritano questi dati di fatto. La celebrazione dei capitoli conventuali: in alcune Fraternità essa è scarsa, poco efficace, soltanto “formale”. La revisione di vita stenta a realizzarsi; mancano le condizioni di spirito necessarie e a volte anche la conoscenza precisa degli scopi e dei modi di attuazione.Fratelli manifestano segni di apatia, di sfiducia, di disagio e disinteresse per quanto si riferisce all'uso dei mezzi per realizzare la vita fraterna, anche se affiora in alcune circostanze la disponibilità per una ripresa. Possiamo tuttavia ben sperare a condizione che nessuno si rinchiuda nel suo guscio, adducendo ragioni che sono nella maggior parte speciose, i Superiori svolgano il loro servizio di animatori della vita fraterna con dedizione totale, tutti siamo animati da sincerità e fiducia, da pazienza e prudenza e soprattutto da fraterno amore. La certezza dell'azione di Dio in ciascuno di noi e la consapevolezza delle nostre capacità di corrispondervi daranno alla nostra vita fraterna maggiore vivacità e una migliore attuazione, rimuovendo gradualmente gli ostacoli ed eliminando progressivamente fastidiosi ritardi.
È perciò necessario risvegliare in noi un atteggiamento di formazione permanente utilizzando convenientemente la meditazione quotidiana, i ritiri mensili, gli esercizi spirituali ecc. e specialmente la liturgia delle ore ed eucaristica per sostenere il cammino verso la fraternità con la volontà di convertirci continuamente ad essa e di maturare scelte sempre più rispondenti alla realizzazione dei valori in essa racchiusi, quali la corresponsabilità, la partecipazione, la comunione. questo fine sono stati orientati i ritiri mensili, i due corsi di Esercizi spirituali, gli incontri fraterni, il corso formativo sul vangelo di Luca e, in modo tutto particolare, il lavoro di preparazione e di celebrazione del Consiglio plenario. Anche le Commissioni e i vari Centri provinciali hanno svolto un lavoro prezioso, come risulta dalle relazioni. Resta da annotare un dato oggettivo, specialmente per alcune Fraternità: scarsità numerica, età media avanzata, molteplice attività extra-conven-tuale, che rendono difficili le pratiche di vita fraterna.
Sul piano delle attività possiamo notare una vasta area di impegno e di lavoro a servizio delle Chiese locali, dell'OFS e di altri gruppi come anche nelle Scuole statali ed in Istituti ecclesiastici. Anche per questo aspetto della nostra vita però dobbiamo migliorare sul piano della programmazione, dell'intesa fraterna, del reciproco aiuto. Spesso, infatti, le scelte sono fatte tenendo presenti solo le esigenze individuali, il lavoro viene portato avanti senza che gli altri sappiano nulla o quasi nulla e in modo da esaurire in essa tutte le proprie disponibilità di tempo o di energie.
È una conseguenza della nostra non perfetta realizzazione dell'essere fratelli, che potrà essere corretta nella misura in cui riusciremo ad approfondire e allargare lo spirito della fraternità senza arrenderci di fronte a difficoltà, condizionamenti psichici, sociali e a volte anche morali, nella misura in cui accetteremo la prospettiva della 'croce', dalla quale nasce la 'nuova vita' in virtù dell'amore che si dona totalmente in sofferta e insieme gioiosa libertà a Dio e ai fratelli. particolare attenzione va rivolta alla ripresa delle missioni popolari che possono, se convenientemente organizzate e sviluppate, costituire un servizio più congeniale alla nostra tradizione e più qualificato nel-l'oggi delle nostre Chiese locali. Quanto alla nostra presenza missionaria nell'isola di Formosa debbo notare con piacere un risveglio di interesse e di simpatia che fa ben sperare per il futuro dei nostri confratelli, anche se per loro, come per noi, si fa sempre più pesante la mancanza di vocazioni. il nuovo anno mi riprometto di effettuare a cominciare dalla metà del mese di gennaio una visita fraterna più prolungata in tutte le comunità, come è prevista dalle CC.GG. art. 260 par. 2, ascoltare da ciascuno difficoltà e proposte per poi tracciare insieme, tenendo presenti le conclusioni del Consiglio plenario e questa mia relazione e soprattutto la Lettera del Rev.mo P. Ministro generale e Definitorio generale, le linee programmatiche perché la vita di fraternità, il lavoro e l'attività apostolica possano meglio corrispondere alla nostra professione di Frati Minori e meglio servire al bene della Chiesa e delle nostre popolazioni salentine. mi resta che ringraziare con tutti voi il Signore per il bene compiuto, implorare il Suo perdono per il bene omesso e per il male commesso, invocare la Sua benedizione per il nuovo anno, confidando nella benevola e materna protezione della B.V. Maria e nell'intercessione del nostro Padre S. Francesco, mentre raccomandiamo al Signore i nostri defunti di quest'anno.
Formulo per tutti noi e per le nostre famiglie l'augurio fraterno di Pace e di Bene per il Nuovo Anno. saluti.
Lecce, 31 dicembre 1979
Flavio Taccardi
Ministro provinciale
“Rinnovare con amore il propositol'impegno di crescere…”.
Dalla Relazione
al Capitolo provinciale del 1981.
In prossimità del Capitolo provinciale intermedio che si tiene dopo il primo triennio di ministeriato, Padre Flavio offre alla Fraternità una dettagliata Relazione che, partendo dal Capitolo precedente (1978), documenta il lavoro svolto negli anni successivi, delinea il volto della Provincia religiosa e indica le prospettive per il futuro. La puntualizzazione dei vari temi è precisa e ben motivata.
«Laudate et benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umlitate».queste parole del Cantico delle creature desidero aprire la Relazione sullo stato della Provincia per il prossimo Capitolo intermedio che celebreremo dal 29 giugno al 4 luglio p.v.; sento infatti vivo il bisogno di lodare, benedire e ringraziare con tutti voi il Signore per tutto il bene da Lui ricevuto in questo triennio, ricordando le esortazioni del nostro Padre S. Francesco, contenute nella I Regola: “lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e ringraziamo l'Altissimo e sommo eterno Dio, Trino e Uno, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, Salvatore di chi opera e crede in Lui, di chi ama Lui ... E attribuiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamo grazie perché procedono tutti da Lui” (cc. 23 e 17). Desidero inoltre con voi rinnovare la nostra fiducia in Lui “che in ogni cosa ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi” (Ef. 3,20), affinché possiamo verificare con sincerità e con speranza chi siamo stati e che cosa abbiamo voluto e potuto fare per servirLo “cum grande umilitate” e rinnovare con amore il proposito e l'impegno di crescere nella 'conoscenza' personale e comunitaria di “Cristo povero e crocifisso” (Cf. II Cel. c. 71) per rendere sempre più feconda la nostra testimonianza evangelica.Capitolo provinciale del 1978 sulla base delle Relazioni constatava la situazione globale della Provincia e mentre ringraziava il Signore per gli aspetti positivi, proponeva una linea di conversione al Vangelo e di rinnovamento spirituale con un programma che si può sintetizzare in queste parole: evangelizziamo sempre più la nostra vita per renderla sempre più evangelizzante secondo lo spirito e la forma di vita che il P. S. Francesco ha vissuto e ha trasmesso ai suoi Frati insegnando loro “a rinnegare radicalmente l'empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità a Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza” (S. Bonaventura, Leggenda Maggiore, Prologo).
Il lavoro del triennio per realizzare il programma capitolare è stato orientato al rinnovamento spirituale della nostra vita attraverso un'opera di discernimento, di dialogo, di programmazione settoriale, che ha visto impegnati, rispettivamente a livello provinciale, il Definitorio, le Commissioni, i vari Centri delegati, il Consiglio plenario, a livello locale, Superiori e Capitoli conventuali. Le varie iniziative promosse a livello provinciale: esercizi spirituali, ritiri mensili, corsi formativi annuali per tutti, incontri formativi per i Fratelli laici, preparazione e celebrazione dei due Consigli plenari, riunioni varie, hanno trovato una sufficiente risposta.conclusione, si può dire che si è camminato nella linea prevista dal programma capitolare, però non tutto è stato realizzato e non molto di quello che si sperava é stato ottenuto al fine di evangelizzare la nostra vita per renderla più evangelizzante, come risulta da quanto segue sulla situazione attuale della Provincia.
Dopo aver notato che in alcune Fraternità si richiede un intervento “non prorogabile” e che dovranno essere riviste “altre situazioni”, affronta il delicato tema dei trasferimenti dei frati da un luogo all'altro e del cambio eventuale di ufficio.
È necessario perciò rivedere le posizioni e riaprire il discorso dei trasferimenti, per i quali esiste in linea generale poca disponibilità dovuta a varie ragioni: età, salute, lavoro professionale legato a determinati luoghi, mentalità che chiamerei 'monasteriale', reazione alla situazione di alcuni che da diversi anni, senza plausibile giustificazione, godono della presenza in uno stesso luogo.
Credo che il discorso dei trasferimenti non possa essere fatto in un clima di 'processo'; d'altra parte però ciascuno deve sentirsi chiamato in causa non con la preoccupazione di 'salvare la faccia' ma con l'intento di verificare con amore sincero e con animo convinto quanto può personalmente dare per venire incontro a situazioni locali e personali di rinnovamento.anche aggiungere di non attendermi molto da 'discussioni' capitolari o extra-capitolari, perché non è discutendo che si matura una maggiore disponibilità, ma convertendoci a una visione autenticamente francescana della nostra vita che fa superare stati d'animo di necessità presunte, di diritti acquisiti, di posizioni irrinunciabili, da cui poi derivano rifiuti gratuiti, protezioni e connivenze procurate, reazioni e risentimenti protratti. ha chiesto negli incontri personali e comunitari di aprire questo discorso, credo che possa essere soddisfatto; ora spetta a ciascuno offrire risposte, suggerimenti e proposte che saranno tenute presenti, specialmente se non si tratterà di fare i conti in tasca agli altri, ma di sottoporci tutti al giudizio di Colui che chiama e manda, servendosi della mediazione di coloro che noi stessi scegliamo per il servizio dell'autorità.à opportuno ricordare gli articoli 100,2; 101,1; 102,1 delle nostre CC.GG. per verificare lo spirito e l'interesse che anima la nostra presenza e il nostro lavoro in determinati luoghi e il grado di corresponsabile partecipazione nel rispondere alle esigenze emergenti nelle varie fraternità della Provincia, inserite nel contesto delle chiese locali e orientate al bene dei fratelli (…).
Passa, quindi, a trattare della “dimensione comunitaria della vita di preghiera”, della “vita fraterna comune” e “dell'osservanza dei voti”.
La dimensione comunitaria della vita di preghiera è stata fin da principio un impegno che si è cercato di sviluppare e rinnovare, in linea con quanto il Ministro Generale raccomandava nella sua Lettera del 19 dicembre 1978 in seguito alla Relazione del M.R.P. Pietro Onida, Visitatore Generale (cf. Acta Prov. Lyc., n. 49, 1978/2, p. 17).
Basti pensare che la prima verifica promossa in tutte le Fraternità della Provincia con lettera del 21 gennaio 1979 aveva come primo aspetto la preghiera comunitaria e che i ritiri dello stesso anno ebbero per tema la Liturgia delle Ore (cf. Acta Prov. Lyc., n. 50, 1979, pp. 107-110).nelle nostre Fraternità la preghiera comunitaria quanto alla Liturgia delle Ore è regolare in 10 comunità, lacunosa in 5, quasi inesistente in 7; quanto alla concelebraziane, si pratica solo in 9 comunità; la meditazione comunitaria è quasi allo stato embrionale, anche dove vien praticata: non si va al di là di 15-20 minuti al giorno.vita di fraterna comunione è stata oggetto della revisione di vita proposta a tutte le Fraternità con la lettera sopra citata, delle riflessioni fatte nella lettera di fine anno 1979, delle visite fraterne compiute nel triennio e nell'ultima visita canonica.dire che i rapporti reciproci di comprensione, di intesa e di collaborazione esistono in 12 Fraternità, in altre sono scarsi o poco convinti, in altre palesemente compromessi.
È evidente in quasi tutte le Fraternità la poca incidenza della visione teologica della nostra comunione fraterna e i condizionamenti derivanti da una concezione funzionale della stessa, in vista cioè di ciò che 'si deve fare', e a volte anche individualisticamente strumentale, con una lista di tutto ciò che si può e si deve ricevere e del poco che si può e si deve dare.capitoli conventuali sono vissuti come espressione e mezzo di cammino verso la comunione fraterna, in un impegno di formazione permanente nonché di verifica della vita e del lavoro di ogni giorno solo in 5 Fraternità; in altre 8 è regolare solo nella celebrazione ma poco incisivo; nelle altre o è assente o è solo occasionale.
È un segno indicativo di quel primato dell' 'io' sul 'noi' nella nostra coscienza, anche se non sempre nelle parole, che produce l'allargamento dell'area dalla quale la Fraternità è esclusa per le scelte fatte e da farsi, per le opere da gestire e per le attività da svolgere.fondo si tratta di un calo del valore 'oblativo' della vita consacrata in una Fraternità francescana, di un graduale processo di 'riappropriazione' di ciò che ci siamo impegnati a donare, rinunziando liberamente a rivendicare determinati diritti, per affermare profeticamente determinati valori evangelici, che, pur essendo patrimonio vitale di tutta la Chiesa e proprio per questo, richiedono di essere vissuti con una testimonianza carismaticamente radicale di conformità a Cristo per l'edificazione di tutti nella carità.
È proprio per questo che, mentre più o meno soffriamo e ci lamentiamo della lacunosa e incostante realizzazione del progetto di vita fraterna, dobbiamo anche rituffarci nell'onda rigeneratrice dello Spirito-Amore, rimodellarci sul primogenito tra molti fratelli, Cristo, Figlio di Dio e Servo obbediente, ritrovare nella forma di vita evangelica compendiata nella nostra Regola e nella genuina tradizione francescana i criteri di valutazione e la volontà di attuazione dello stesso progetto per dare significato ed efficacia alla presenza di ciascuno di noi nella Fraternità e delle nostre Fraternità nella Chiesa ed acquistare insieme la gioia di camminare verso una maturità sempre più piena e gratificante, risonanza umana del dono della vocazione liberamente accolto e generosamente vissuto.'osservanza dei voti è espressione della caratterizzazione oblativa di tutta la nostra esistenza che ci rende discepoli e profeti di quella “forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò, quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre, e che propose ai discepoli che lo seguivano” (Lumen gentium, n. 44).ha presente la semplice osservanza giuridica riscontra solo poche 'anomalie' specialmente nell'osser-vanza della povertà. Se però si passa a quella tensione spirituale che deriva dalla professione francescana dei voti si nota come la nostra testimonianza è poco incisiva e non ben caratterizzata da quel radicalismo evangelico proposto a noi dalla vita del P. S. Francesco e dalla Regola.valori specifici del carisma francescano non sempre e con chiarezza emergono nello stile di vita e di attività che caratterizza ciascuno di noi e le nostre Fraternità; la nostra sensibilità al riguardo è generalmente attenuata da una tendenza riduttiva della specificità e della ricchezza del nostro carisma; per questo la nostra identità perde di incisività e di attrazione vocazionale (…).
Dopo aver accennato alle strutture conventuali, l'attenzione del Ministro provinciale si ferma sull'attività apostolica e sulla presenza dei frati nelle Chiese locali.
Sono poche le novità da registrare circa l'intensità e la diversificazione dell'attività apostolica rispetto al quadro presentato nel Capitolo del 1978, che registrava: cura spirituale dei fedeli che frequentano le nostre chiese, assistenza spirituale locale e regionale alle Clarisse, all'OFS, alla PFF e a vari Istituti religiosi, animazione di diversi gruppi ecclesiali, apostolato parrocchiale (13 parrocchie), 5 Cappellanie in Ospedale, 2 Cappellanie nelle carceri, 2 Istituti per assistenza per minori, aiuto al clero diocesano, predicazione, assistenza domiciliare agli infermi, promozione vocazionale e missionaria, ministero della questua, attività culturale e artistica, insegnamento in scuole pubbliche e private a vari livelli, altri impegni professionali (consulenza psicologico-terapeutica, assistenza sociale), presenza missionaria a Formosa e in Terra Santa.novità del triennio sono queste:
-è stata accettata la parrocchia nella nostra chiesa “S. Francesco” di Castellaneta;
-si è rinunziato alla parrocchia rurale “S. Antonio” in agro di Palagianello, affidata 'ad personam' ad un membro della fraternità di Massafra, e all'assistenza spirituale nel carcere di Manduria;
-si è promossa la ripresa delle missioni popolari, ma non si è giunti a dare alla stessa una struttura adeguata.
Quasi tutta l'attività apostolica è stata oggetto di una verifica nel Consiglio plenario provinciale del 1979 con lo scopo “di trasformare e di rivitalizzare il nostro quotidiano vivere e operare a livello personale e comunitario per rendere la nostra presenza nella Chiesa e nel mondo più incisiva e più feconda” (Lettera di indizione, in Acta Prov. Lyc., n. 50, 1979, p. 46). Il lavoro di preparazione e celebrazione è stato buono; sono emerse ricche indicazioni “di prospettive e di propositi” (Lettera 1 Ottobre 1979, in Acta Prov. Lyc., n. 50, 1979, p. 132). Dopo il Consiglio l'impegno per attuare quanto era stato proposto è stato portato avanti con buono spirito dai Centri e dalle Commissioni provinciali; nelle Fraternità locali invece si è continuato generalmente a vivere e ad agire come prima.di proposito alle Relazioni particolari per l'esposizione dettagliata delle attività per l'assistenza OFS, per la promozione vocazionale e missionaria, per la pastorale giovanile, per le missioni popolari, ecc.invece notare come questa molteplice attività ripropone ogni volta gli stessi problemi e crea sempre le stesse difficoltà in connessione con la dimensione fraterna comunitaria della nostra vita di preghiera e di apostolato. Credo che i problemi e le difficoltà siano reali, ma non sono la vera causa delle carenze esistenti in questa dimensione necessaria e caratterizzante della nostra vita: la vera causa è, mi pare, nella mente e nel cuore di ciascuno di noi, è nel nostro modo riduttivo e a volte errato di concepire e vivere questa dimensione, sul quale pesa spesso la nostra esperienza del passato e un presente amorfo, acquiescente, evasivo.che il nostro cammino verso una più autentica e credibile realizzazione della 'forma di vita evangelica' professata, nella quale confluiscono e si unificano, in virtù dello 'spirito di orazione e devozione', la fraterna comunione e l'attività apostolica, potrà essere facilitato dalla riduzione del volume del lavoro e da una migliore selezione dello stesso, da nuove e valide tecniche di animazione di gruppo e di programmazione, ma sarà promosso soltanto dal recupero gioioso del dono della conversione che orienta e sostiene costantemente i nostri passi nella via della corresponsabilità e della partecipazione verso una sempre più perfetta comunione in Cristo con Dio e con i fratelli (…).aver preso in esame la nostra vita interna e l'attività apostolica desidero dirvi qualcosa sulla nostra presenza nelle Chiese locali. I rapporti di stima, di affetto e di collaborazione con i nostri Vescovi e con il clero diocesano sono buoni e in alcuni casi ottimi. Ci sentiamo e viviamo in piena comunione; qualche piccola ombra non oscura la luminosità del quadro.volte in questo triennio, negli incontri personali, comunitari, zonali e provinciali (con i parroci e i superiori) abbiamo trattato della nostra presenza nelle diocesi e della qualità della stessa. I nostri Vescovi in varie occasioni hanno manifestato il loro compiacimento e il loro ringraziamento per il lavoro apostolico svolto dai Frati presenti nelle loro diocesi. Devo però invitare prima di tutto i Superiori e poi tutti a una partecipazione più convinta e attiva alle riunioni del clero sia a livello vicariale che a livello diocesano, sempre nei limiti del possibile, ma anche senza assenze pregiudiziali.i rapporti con gli altri religiosi e religiose, in particolare con quelli e quelle di ispirazione francescana, sono cordiali. Non mancano casi di collaborazione in alcune iniziative comuni e c'è buona disponibilità per l'aiuto reciproco.cammino più spedito sarà frutto anche di un migliore funzionamento dei Segretariati diocesani della CISM, per i quali dovremo offrire tutto il nostro costante e intelligente contributo (…).
La Relazione si chiude con le “prospettive per il nuovo triennio”.
Prendendo atto del cammino compiuto nell'evan-gelizzare la nostra vita per renderla più evangelizzante, penso che dobbiamo ancora continuare su questa linea, colmando le lacune, eliminando ritardi, promuovendo energie non ancora espresse, utilizzando, meglio che in passato, quelle già impegnate. Per questo sarà necessario privilegiare lo spazio vitale della preghiera vocale e mentale, privata e comunitaria, rendere la nostra azione liturgica più partecipata, più viva, più 'contemplativa', eliminando assenze ingiustificate, abitudinarietà mortificanti, automatismi frettolosi, che sanno più di meccanicità burocratica che di pietà vissuta.inoltre accentuare i ritmi della comunione nel servizio e del servizio per la comunione, perché la nostra fraternità sia autentica, reale e intima (cf. CC.GG. artt. 33,1; 34; 47,1; 49) e la nostra testimonianza qualificata e attraente. Metteremo maggiore impegno nel renderci disponibili con decisioni concrete a scegliere tra le tante cose belle, utili, convenienti e anche necessarie, di offrire alle nostre Chiese il servizio delle missioni popolari, già avviato, ma ancora troppo 'occasionale' e senza un numero sufficiente di operatori.l'impegno per la promozione vocazionale e per l'orientamento di ragazzi e giovani verso il Seminario va meglio vissuto a livello di Fraternità locale, accogliendo ragazzi e giovani nei nostri ambienti, incontrandoli personalmente e in gruppo per un discorso vocazionale specifico, favorendo la nascita e accompagnando la crescita di cenacoli di preghiera e di ricerca vocazionale, organizzando una specifica pastorale familiare a sfondo vocazionale ecc.'ultima parola desidero rivolgere per l'assistenza delle Fraternità OFS. Al di là di quello che potrà fare il Centro provinciale, opportunamente rivitalizzato e articolato, meglio coordinato con il Centro OVS e con le altre attività a carattere provinciale, è necessario che sia meglio qualificata l'assistenza alle Fraternità locali a cominciare dall'impegno comunitario per la designazione da parte del Capitolo conventuale dell'Assistente e per la collaborazione da offrire in seguito alle varie iniziative di formazione, di apostolato e di reciproca comunione.cominciato questa relazione con la lode e il ringraziamento a Dio; sento il bisogno di concluderla con l'esprimere la lode e il ringraziamento a tutti per la carità fattiva ed operosa con cui ciascuno ha potuto sostenere il cammino della Fraternità provinciale in questo triennio a servizio dell'Ordine, della Chiesa e della società. saluti.
Lecce, 31 maggio 1981
Flavio Taccardi
Ministro provinciale
“Abbiamo segnato il passo…”.
Dalla Relazione
dopo la Visita fraterna del 1982.
L'anno successivo al Capitolo, Padre Flavio, secondo la prassi, compie la Visita fraterna ai conventi della Provincia religiosa. Nel darne il resoconto alla Fraternità, dopo aver ringraziato il Signore per i tanti doni elargiti ai frati, punta diritto ai problemi riscontrati, li espone con chiarezza ed offre le linee di soluzione.
Con la presente desidero comunicarvi quanto mi è parso emergere durante la visita fraterna fatta a tutte le Fraternità della Provincia dal 14 aprile u.s. fino a tutto maggio, durante vari incontri personali e di gruppo avuti successivamente e particolarmente in occasione delle ultime due sessioni definitoriali e del Capitolo spirituale.Si tratta, come ben potete pensare, di osservazioni, problemi e prospettive riguardanti la nostra vita personale e comunitaria, le nostre attività, le varie iniziative sia a livello locale sia a livello provinciale. La Visita fraterna mi ha offerto l'opportunità di gioire ancora una volta, costatando quanti doni il Signore ci elargisce per realizzare una vita conforme alla vocazione ricevuta e insieme quale impegno poniamo per rispondere positivamente e sempre più generosamente a questi doni.questo sfondo di dono e impegno è opportuno evidenziare alcuni particolari aspetti che richiedono una più attenta riflessione (…).
Segue la descrizione dello stato personale e delle attività svolte dai frati, quindi passa a trattare i “principali problemi” emersi.
I problemi principali da tener presenti riguardo a questa situazione in Provincia sono due.primo problema consiste nel fatto che l'attività e anche l'età ci legano sempre più a 'un luogo', richiedono una certa 'continuità' e generano perciò una tendenza a ricercare e conservare un proprio modo di vivere e un proprio 'spazio' da gestire con accentuato senso di autonomia rispetto alla Fraternità e alla Provincia e a puntare molto sulla sicurezza del già fatto, sperimentato e vissuto in un determinato ambiente con modalità non facilmente suscettibili di revisione, integrazione e rinnovamento.
Questa tendenza rende sempre più difficile la reperibilità di frati disponibili ad accogliere istanze di trasferimento o di cambiamenti che comportino attività diverse o modalità nuove, per far fronte a situazioni emergenti nei singoli Conventi o nelle attività provinciali.'novità' e gli 'imprevisti' non sono perciò bene accolti e suscitano generalmente un atteggiamento di difesa, e, a volte, di più o meno palese rifiuto. Prevale in tante cose e in diversi comportamenti l'abitudine, la routine, l'approssimazione, la ricerca del più facile e del più comodo. secondo problema è quello del coordinamento sia a livello locale, sia e ancora maggiormente a livello provinciale. È una conseguenza del problema precedente e insieme un effetto della riduzione numerica dei religiosi della Provincia. Se infatti si è presi quasi totalmente dal proprio lavoro e si desidera continuarlo possibilmente con le stesse modalità e nello stesso luogo, non c'è spazio per interessarsi del lavoro degli altri, per ricercare insieme in una visione di complementarietà e di integrazione un coordinamento che renda possibile offrire e ricevere una collaborazione, non episodica e marginale, nella scelta, nella programmazione e nella realizzazione delle attività e degli impegni.difficoltà per il coordinamento sono ancora più sentite se si pensa alle attività a livello provinciale sia per la reperibilità di personale adeguato sia per la formulazione e la realizzazione di un programma unitario e organico, sia soprattutto per un inserimento integrativo e qualificato di queste attività nei programmi delle Fraternità locali.trovare la linea di soluzione per questi due principali problemi? Per prima cosa vi propongo di trarre ispirazione dalla vita vissuta di tanti nostri fratelli. Sono la nostra ricchezza e la nostra speranza, perché la loro presenza tra noi è un autentico fermento di vitalità e di unità per la Provincia. Non fanno certamente miracoli, sono fragili anche loro, come noi tutti, eppure si sforzano di vivere con semplicità e schiettezza da frati e da minori e di servire la Provincia e la Chiesa da frati e da minori.a loro si ritrova il gusto di vivere e lavorare serenamente ogni giorno, con gli altri e per gli altri in una sempre più limpida testimonianza della realtà del Regno di Dio che cresce e si sviluppa in noi e attorno a noi e ci rende sempre più liberi di donarci a Dio e ai fratelli. Prestando più attenzione a questi Frati dei fatti e non delle parole, si potrà ridare slancio e unità alle nostre Fraternità e alla Provincia; abbiamo infatti ancora tante energie per un rinnovato impegno, altre ne riceveremo e ne scopriremo, se ci sarà un clima di serenità, di fiducia, di dialogo e di preghiera, tante altre ne recupereremo se lasceremo cadere artificiosi sipari di pregiudizi e di paure, individualistiche prospettiche di lavoro gratificante, fragili rifugi di diritti acquisiti e di mete raggiunte, facili recriminazioni di torti subiti e di istanze disattese, per far posto invece a ciò che lo Spirito Santo opera in noi e attorno a noi (…).
Per meglio qualificare e rinnovare la vita e le attività dei frati, il Ministro provinciale crede opportuno riproporre ora quanto ha già detto loro in occasione della visita fraterna.
Durante la visita fraterna, riflettendo insieme su alcuni punti del Documento del Consiglio plenario dell'Ordine (1981): “La formazione nell'Ordine dei Frati Minori”, abbiamo avuto modo di riproporre alcune idee che ci aiutano a meglio qualificare e rinnovare la nostra vita e le nostre attività. Le sottopongo nuovamente alla vostra riflessione personale e comunitaria.riferimento al carisma francescano deve essere prioritario in tutta la nostra vita e in tutte le nostre attività (n. 12). La vocazione del frate minore non è fuori del tempo, ma si incarna nelle situazioni attuali e nelle culture particolari di ogni popolo e di ogni regione. Per questo dobbiamo scoprire sempre più pienamente il volto concreto della nostra vita francescana con la conoscenza, la comprensione e la condivisione della condizione del popolo nel quale e per il quale siamo stati chiamati (n. 3).
“Ciò rende necessaria una formazione che sviluppi la fedeltà, l'obbedienza, il coraggio e la disponibilità al cambiamento” (n. 9) e aiuti “il frate minore a vivere ogni giorno la sua vocazione in un processo di conversione personale e comunitaria, sviluppando continuamente le sue capacità per la vita e la testimonianza evangelica” (n. 46). Il Ministro provinciale e il Superiore locale sono “in forza del loro ministero in mezzo ai frati, gli animatori primi e indispensabili” (n. 52) di questo processo vivente di scoperta e di realizzazione “dei modi concreti in cui la Fraternità ed ogni frate sono chiamati” a vivere ed annunciare il Vangelo, “rispondendo agli appelli del mondo e della Chiesa” (n. 8). È chiaro però che trattandosi di un processo in cui è in gioco il centro vitale dell'uomo: la sua libertà per il dono di sé al Signore e ai fratelli, il responsabile ultimo e decisivo è ciascuno di noi (n. 49). Per raggiungere questo scopo le Fraternità debbono essere messe “in grado di utilizzare per la loro formazione le occasioni offerte dalla vita quotidiana: capitolo conventuale, tempo di preghiera e di scambio, riflessione comunitaria sulla Parola di Dio, revisione di vita, ritiro mensile e esercizi spirituali, senza dimenticare lo studio personale e comunitario” (n. 56). Solo a questa condizione la Fraternità locale diventa “il luogo dove si condividono la vita e la fede dei fratelli e ... il centro della testimonianza evangelica” (n. 50) e conseguentemente dell'impegno di “suscitare, accogliere e sostenere nuove vocazioni con l'autenticità della vita francescana, della testimonianza, della preghiera e del servizio della parola” (n. 24).luce di questo programma di vita molto resta da fare e da rinnovare nelle nostre Fraternità e nella Provincia con la responsabile partecipazione di ciascuno e di tutti. Ogni forma di assenteismo provoca una smagliatura e a volte uno strappo, specialmente quando è segno e germe di atteggiamenti polemici di rivalsa, di risentimenti e di mal celata indifferenza per il bene comune per lasciare campo libero ad un individualismo egocentrico, a volte attivista e vanaglorioso, a volte pigro e sfiduciato. La riflessione sul documento della CEI “Comunione e Comunità”, fatta durante il Capitolo spirituale, ci ha certamente aiutati a ritrovare con gioia i valori evangelici fondamentali della nostra vita e della nostra spiritualità, quali la fraternità e la minorità 'in Cristo', dando tutto il rilievo dovuto a 'in Cristo', per raggiungere una visione profonda della fraternità e della minorità, cui il divino e l'umano si incontrano e si saldano in una 'novità di vita'.invitarvi a rileggere specialmente la terza parte del documento (nn. 58-74): potremo ricordare e rinnovare l'impegno concreto che siamo chiamati a vivere quotidianamente per rendere il servizio più importante e qualificante alla Chiesa e alla società italiana come seguaci di S. Francesco: essere nella Chiesa e nella società italiana una testimonianza profetica di comunione.attuali situazioni, infatti, come si legge nel documento, alla “luce del discernimento cristiano, sembrano richiedere già oggi, e ancor più lo richiederanno domani, la presenza di comunità cristiane che vivano la comunione e la esprimano nei gesti della corresponsabilità e della partecipazione e nello stile di servizio” (Comunione ..., Premessa). Questa testimonianza, che è tradizione francescana autentica e viva, dovrà sempre più animare e qualificare la nostra presenza e la nostra azione nella Chiesa e nella società e diventare il criterio fondamentale per valutarne la vitalità e l'efficacia, ricordando che “la nostra vita fraterna in minorità ... costituisce la maniera prima e fondamentale con cui annunciamo il Vangelo” (La formazione, n. 7).
Da una mentalità e da uno stile di comunione dipenderà anche la capacità sempre maggiore di comprendere le esigenze della Provincia e di mettere a disposizione le risorse personali per una risposta organica alle richieste di presenza e di apostolato a livello locale e provinciale, armonizzando i vari doni e le molteplici scelte in un comune impegno di vita e di testimonianza evangeliche e in una complementarietà di ministeri e di ruoli, di sollecitudine e di responsabilità.
Credo, che nell'attuazione del programma capitolare del 1978, 'evangelizziamoci per evangelizzare', in questo ultimo periodo del sessennio, sarà opportuno insistere nei capitoli conventuali e nei ritiri mensili, in sintonia con quanto ci propone il piano pastorale della CEI, sull'esperienza e sull'impegno di comunione, convinti che solo una comunità “che vive e celebra in se stessa il mistero della comunione, traducendolo in una realtà vitale sempre più organica e articolata, può essere soggetto di una efficace evangelizzazione” (Comunione ... n. 2).auguro che la verifica del prossimo Capitolo provinciale faccia registrare passi concreti in questa direzione e offrire a tutti e a ciascuno nuovi motivi di speranza e di impegno, nuovi compiti e campi di lavoro per meglio servire i fratelli. Devo però dirvi sinceramente, a un anno di distanza dal Capitolo intermedio, tenendo presenti le prospettive suggerite nella mia relazione al Capitolo (cfr. Act. Prov., n. 52 (1981) p. 104) e condivise dai Capitolari, che in questo anno abbiamo generalmente “segnato il passo”.
Per evitare equivoci e interpretazioni che diano a questa espressione un tono di rimprovero o di sfiducia, aggiungo che si tratta di una fraterna esortazione 'a cominciare', secondo lo spirito di S. Francesco, nel nome del Signore, sicuri del suo aiuto che feconda le nostre capacità di impegnarci a pregare, a riflettere e a lavorare insieme perché quelle prospettive diventino consolante realtà.auguro di cuore di iniziare il nuovo anno di lavoro con fiducia e buona volontà. Il P. S. Francesco, che, in quest'anno francescano, ci ha fatto dono di tanti momenti di riflessione e di preghiera, di sincere testimonianze di stima per il suo programma di vita evangelica e per la nostra missione nella Chiesa, continui a sostenerci nell'impegno quotidiano con il suo esempio e con la sua intercessione.saluto fraternamente.
Lecce, 28 agosto 1982
Flavio Taccardi
Ministro provinciale
“Il binomio amore-dolore”.
Uno degli aspetti che caratterizzò
la vita di Fra Giuseppe Michele Ghezzi.
Una delle gioie più grandi del Ministro provinciale, Padre Flavio, fu certamente quella provata in occasione della introduzione della Causa di Beatificazione del venerabile Servo di Dio Fra Giuseppe Michele Ghezzi. Comunicando la data di inizio del “Processo”, 13 febbraio 1983, infatti, scrisse che “sarà uno dei giorni memorabili della storia della nostra Provincia minoritica leccese”. Sentì, pertanto, il bisogno di “preparare spiritualmente” la Fraternità e propose appropriate riflessioni intorno ad “uno degli aspetti che caratterizzò ben presto la vita di Fra Giuseppe e che gradualmente divenne sempre più luminoso e incisivo nel suo cammino spirituale: il binomio amore-dolore”.
Domenica 13 Febbraio c.a. sarà uno dei giorni memorabili della storia della nostra Provincia minoritica leccese: sarà canonicamente introdotta la Causa di Beatificazione del Servo di Dio Fra Giuseppe Michele Ghezzi e inizierà il processo cognizionale diocesano sulla sua vita, come previsto dal Decreto della S. Congregazione per le Cause dei Santi, datato 19 Giugno 1982.
A 28 anni dalla sua morte, dopo un lavoro poco appariscente, eppure prezioso (per il quale desidero ringraziare di cuore il MRP Postulatore generale, P. Antonio Cairoli, il vice postulatore, P. ludovico Isceri, P. Pietro Ettorre, solerte collaboratore per la preparazione degli Articuli, solerte collaboratore per la preparazione degli Articuli seu Positiones, ordinati all’istituzione del processo e benemerito diffusore dei pensieri spirituali del Servo di Dio, raccolti pazientemente e pubblicati in un elegante volumetto, il Sig. Mario Miglietta, infaticabile continuatore dell’attività missionaria, che fu di Fra Giuseppe, e appassionato promotore del suo ricordo tra le popolazioni salentine) la vita e la testimonianza evangelica di questo fedele seguace di S. Francesco rifioriranno nella nostra coscienza ecclesiale e francescana durante il processo cognizionale come segno e frutto della multiforme grazia di Cristo, che attrae e configura a Se la nostra vita, rendendoci partecipi del suo mistero di santità per la salvezza del mondo.
Con quale perfezione e tonalità questo segno si ripresenterà a noi, sarà compito del processo cognizionale approfondire e autenticare; fin da ora però siamo in grado di cogliere alcuni aspetti, che, già durante il peregrinare del nostro Fratello per le vie del Salento, costituirono motivo di ammirata edificazione non solo per noi religiosi, ma per gran parte delle comunità ecclesiali e civili.
Al fine di prepararci spiritualmente al fausto giorno dell’inizio ufficiale della Causa di Beatificazione desidero richiamare alla nostra riflessione uno degli aspetti che caratterizzò ben presto la vita di Fra Giuseppe e che gradualmente divenne sempre più luminoso e incisivo nel suo cammino spirituale: il binomio amore-dolore.
«In amore non si può vivere senza dolore ... L’amare rende dolce la croce e la croce purifica l’amore» (Pensieri spirituali del Servo di Dio Fra Giuseppe Ghezzi, Lecce 1979, n. 11.1). Sembra che proprio questo binomio sia per il nostro Fra Giuseppe la radice, alla quale attinge la linfa per lo sviluppo della sua vita spirituale, e insieme il leitmotiv della sua santità evangelica e francescana. Ed è proprio in questa prospettiva che egli si presenta come pienamente inserito nel solco della più genuina tradizione francescana, tanto da poter avanzare l’ipotesi che in Lui noi ritroviamo nel Salento del XX secolo una ripresentazione e reinterpretazione della vita e della figura di S. Francesco.
Rileggendo infatti alcuni pensieri spirituali del nostro Servo di Dio (cf. Pensieri ..., nn. 125.134.156. 196.198) e confrontandoli con le precise annotazioni contenute nella terza parte della Lettera, indirizzata dal Pontefice Giovanni Paolo II ai Ministri generali delle quattro famiglie francescane in occasione della chiusura dell’ottavo centenario della nascita di S. Francesco, constatiamo esserci un’ammirabile consonanza di pensiero e di vita (cf. Giovanni Paolo II, Lettera ai Ministri Generali delle Famiglie Francescane, Bologna 1982, pp. 8-12).
Anche per Fra Giuseppe, come per S. Francesco, non c’è altro vanto, altra via, altra gioia che la croce di Gesù Cristo: “la croce, unita all’amore - scrive in una sua lettera - forma i santi” (Pensieri ..., n. 90).
Il binomio amore-dolore sono finalizzati a vivere in Dio, con Dio e per Dio mediante la conformità a Cristo. Basta riferire in proposito alcuni pensieri del nostro confratello:
“Morire a noi stessi, per vivere solo in Dio e per Dio”,
“Teniamoci sempre vicini al Signore”,
“Non aspiriamo ad altro che ad una sempre più perfetta intimità con Dio”,
“È certamente cosa dolcissima vivere della vita di Gesù”,
“ ... L’augurio ... è quello di vivere completamente di Gesù e per Gesù” (Pensieri ..., nn. 22.14.50.52.127).
Dal binomio amore-dolore nascono e si alimentano il suo impegno missionario e catechistico, la sua benevolenza e solidarietà con i poveri e sofferenti nello spirito e nel corpo: sono la sua ‘testimonianza’, all’ amore misericordioso di Cristo (cf. Pensieri ..., n. 138; Articuli seu positiones ad processum cognitionalem construendum, Lycii 1977, nn. 34-52. 158-180. 188-192. 211-212. 247. 256. 314-320. 338).
Anche su questo punto abbiamo a disposizione alcuni pensieri che sollevano il velo che abitualmente nasconde la profondità del suo amore e della sua sofferenza.
“Per corrispondere alla infinita bontà di Dio ... nessuna dimostrazione di gratitudine è maggiore di questa: amarlo quanto più possiamo e farlo conoscere e amare anche dagli altri”,
“Far conoscere al mondo la gloria e i tesori del suo adorabilissimo Cuore”,
“Che il Signore sia da tutti conosciuto ed amato: ecco il desiderio che deve animare ardentemente ogni anima veramente cristiana”,
“È bello dimenticare se stessi e consacrarsi al bisogno degli altri. I dolori più forti, le incomprensioni diventano leggeri e dolci, quando ci studiamo di imitare colui che si è fatto crocifiggere per amore”,
“Non si può diventare veri amanti di Gesù se per Lui non si è pronti a diventare vittime di espiazione e di immolazione”, “per la salvezza di tanti nostri fratelli che disgraziatamente non Lo amano” (Pensieri ..., nn. 133.10.135.134.113.118).
“Le finezze dell’amore” (ivi, n. 129) di Cristo, la sua “innegabile condiscendenza” (ivi, n. 172) e la volontà di lasciarsi plasmare da esse Fra Giuseppe le impara attingendole dalla considerazione “devota e profonda di un Dio ‘esinanito’ per nostro amore”, “fatto bambino per me, fattosi povero al sommo grado, umiliato, sacrificato”, di “Colui che si è fatto crocifiggere per amore” e dalla gioiosa partecipazione alla Pasqua del Signore “dolce richiamo ... per passare ad una vita sempre più fervorosa”, felice passaggio ... ad una vita nuova, più perfetta e piena di amore verso Dio”, sempre “aspirando a ciò che è più santo ed eterno” (Pensieri ..., nn. 76.68.134.126.128. 131).
Le lunghe veglie ai «piedi del Santo Tabernacolo» (ivi, nn. 41.59.66.177); «l’alimento del pane eucaristico» (ivi, n. 92) sono per il Servo di Dio la scuola per apprendere «che l’amore si nutre di sacrificio e che non si può diventare veri amanti di Gesù se, per Lui, non si è pronti a diventare vittime di espiazione e di immolazione» (ivi, n. 113).
Nella devozione al S. Cuore di Gesù il caro Fratello Giuseppe esperimenta un “mezzo molto agevole” per raggiungere la sintesi perfetta tra amore e dolore (ivi, n. 170). Per questo la sua “suprema aspirazione e felicità” è di “amare e far amare dagli altri il Cuore adorabile di Gesù”, perché “il Cuore adorabile e amabilissimo di Gesù deve essere la calamita dei nostri cuori”, è “la sorgente prima del vero amore”, “il principio e il fine ultimo di ogni azione” (ivi. nn. 1,64. 167.169).
Alla “nostra buona Madre Maria”, alla “Santissima Vergine Immacolata”, a “Colei che è l’Onnipotente per grazia ... la Consolatrice degli afflitti, la Speranza di chi ha perduto ogni speranza” (ivi, nn. 176.178.179) chiede soprattutto “un fervente amore verso il nostro Signore Gesù Cristo, che è la base e il fondamento di ogni nostra speranza” (ivi, n. 176), associando il suo Sacratissimo Cuore a quello del suo Figlio in un unico palpito d’amore e di fiducioso abbandono: “Amiamoci sempre tutti nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria”; “Invochiamo sempre con fede viva e con grande fiducia i Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria”; “Io ho fiducia che sempre nei Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria troverai il tuo fratello Giuseppe” (ivi, nn. 162.18.7).
Ci auguriamo che questo tentativo di rilettura di uno degli aspetti caratteristici della vita e della spiritualità del nostro Servo di Dio possa essere l’inizio di una salutare riflessione che certamente accompagnerà lo svolgimento del processo canonico diocesano al fine di scoprire le insondabili ricchezze di Cristo, partecipate a questo umile e nobile seguace di S. Francesco, il segreto di una gioia che nasce dal dolore offerto per amore.
L’esempio e l’insegnamento del nostro caro Fra Giuseppe ci sosterranno nel cammino spirituale di questo nuovo anno, particolarmente ricco di avvenimenti importanti per la vita della Chiesa italiana (Congresso eucaristico nazionale) e universale (anno giubilare e Sinodo dei Vescovi).
È con questo spirito che Domenica 13 Febbraio ci troveremo insieme nella nostra Chiesa S. Antonio in Lecce (Frati Minori, Suore francescane, Istituti secolari di ispirazione francescana, Fratelli e Sorelle dell’OFS) per manifestare al Signore e alla Chiesa la gratitudine del nostro animo e per riascoltare dal nostro caro Fra Giuseppe l’esortazione e l’augurio fraterno: “Facciamoci santi! Ecco la cosa più bella che desidero per me e auguro anche a voi e a tutti gli uomini” (Pensieri ..., n. 12).
A tutti il mio cordiale e fraterno saluto.
Lecce, 30 gennaio 1983.
Fr. Flavio Taccardi
Ministro provinciale
Si è fatto amare
da tutti
Ho letto e riletto i fogli di carta, uno diverso dall'altro, come le persone che su di essi hanno scritto con il cuore e la mente come hanno incontrato Padre Flavio e come lo ricordano e soprattutto cosa hanno ricevuto da lui. Avendolo anche io conosciuto, non solo condivido ciò che ho letto, ma mi ritrovo in tante affermazioni. È un mosaico composito, dove tutte le tessere hanno il loro pregio e ognuna di esse completa e si lega all'altra, lasciando trasparire le varie sfaccettature di una persona tanto amata. siamo di fronte ad un super frate, ma in presenza di un “frate” senza altri aggettivi. Intendo offrire un breve saggio di quanto è stato scritto. Alcuni ringraziano, altri si abbandonano ai ricordi; c'è chi manifesta il suo profondo legame ed enumera le sue tante qualità; non mancano aneddoti e accenni al suo modo di accostarsi ai più piccoli e, per finire, c'è anche chi gli invia simpatici messaggi. Volutamente ho lasciato le testimonianze anonime, ma dietro ad ogni scritto c'è una firma e con essa una persona che, pensando a Padre Flavio, ha avuto qualcosa di importante da comunicare e lo ha fatto con intelligenza, lasciandosi guidare dal cuore.
“Ricordo che …”.
- Ricordo che durante l'omelia era solito proporre sempre l'essenzialità dell'annuncio, con una terminologia accessibile a tutti, avendo rispetto delle persone ricche di fede cristiana, ma spesso provenienti da una cultura contadina.
- Rimasi colpita dalla sua profondità di pensiero e semplicità francescana. Mi diceva: Sto bene con voi, vi voglio bene e mi volete bene. Vi ringrazio e vi benedico.
- Lo ricordo mentre passeggiava sotto il portico della Chiesa stringendo il breviario tra le mani. Io immersa nel ritmo frenetico della vita quotidiana ricevevo una sensazione di serenità e di pace. Avvertivo che quelle sue preghiere erano benedizioni per le nostre famiglie e per il mondo intero.
- La cosa che non scorderò mai è ciò che accadde quando il nostro gruppo GI.FRA. andò a trovarlo nel convento dove era stato trasferito. Avendo saputo che c'ero anche io, mi fece trovare un “palummieddu” (colombino) tutto per me. Io, a dire il vero, non lo avevo mai mangiato e non ne ero goloso; ma grazie a quel gesto lo mangiai e ne fui contento. Mi disse che era un piatto che si era soliti offrire alle donne in gravidanza e alle persone a cui si vuole bene … Porterò con me sempre questo episodio, come resterà per sempre la videocassetta di quella giornata.
- Ricordo i suoi buoni consigli, le sue suadenti e confortevoli parole, il suo sdrammatizzare tutto. Uscivo dal confessionale serena e più sollevata.
- Da subito ci fu un buon rapporto tra noi due. Ricordo che aveva sempre con se delle caramelle che distribuiva ai bambini che incontrava ed io puntualmente cercavo di “fregargliele”, proprio come un bambino. Ricordo quando la mattina usciva dal suo ufficio parrocchiale con la borsa a tracollo (io lo chiamavo simpaticamente “il postino”); non guidava la macchina e camminava sempre a piedi per recarsi dagli ammalati, i quali lo accoglievano con grande contentezza. Alcune sere veniva a trovarci negli studi della radio per il semplice gusto di trascorrere una serata con noi …
- Ricordo che al battesimo di una mia cuginetta io stavo accanto a lui (sono un diacono) e mi invitò ad amministrare io il battesimo. Mi sentivo a disagio, ma lui mi incoraggiò amabilmente facendomi superare ogni imbarazzo.
- Voglio ricordare un altro episodio che denota, anche questo, la sensibilità di Padre Flavio verso di me. Prima che andassi in pensione, tutte le mattine dovevo alzarmi prestissimo per recarmi al lavoro. Anche la domenica toccava alzarmi di buon mattino perché partecipavo alla prima Messa e poi mi recavo dagli ammalati (una ventina!) per distribuire loro la santa Eucaristia. Una domenica, Padre Flavio mi disse: “Ma tu quando dormi? D'ora in avanti non occorre che ti trovi alla Messa del mattino. Riposati un paio di ore in più e poi distribuisci la comunione agli ammalati”. Così feci apprezzando la sua grande sensibilità umana.
“Uomo di grande umanità …”.
- Tutti i suoi servizi erano svolti all'interno di una vita disciplinata che mostrava il suo naturale rispetto dei ruoli. Dopo aver subito l'intervento al cuore se ne ritornò dall'ospedale fiaccato. Curò il corpo come una realtà donatagli dall'Eterno, ma ne accettò il progressivo abbandono, i cui segni si manifestavano per la continua insonnia e per quel continuo rimbombo metallico che avvertiva nel petto.
- Figura silenziosa, è stato per me e per tutti esempio di una fede vissuta privilegiando soprattutto il tempo della meditazione e della contemplazione. Religioso di ricca spiritualità, pazienza discreta e riservata, attento ascoltatore, benevolmente è entrato nel nostro cuore.
- Era dotato di animo puro semplice e trasparente. Nonostante la sua precaria condizione di salute dedicava molto tempo nell'amministrare il sacramento della Penitenza. Toccava il cuore, ascoltava pazientemente e attentamente e riusciva, con infinita dolcezza, a sollevare il cuore dei penitenti invitandoli a confidare nella misericordia di Dio.
- Uomo completo e di grande umanità, dotato di spiccato equilibrio, raffinata cultura, profonda serietà, impreziosita da un forte senso della realtà che gli consentiva di essere attento, sensibile e capace di interazione con il prossimo, in particolare con chi gli chiedeva comprensione, conforto e accoglienza. Comunicava serenità e tranquillità; al confessionale sapeva rassicurare e convincere, perché forte e carismatica era la sua personalità, come altrettanto forte era la sua capacità di immedesimarsi nel vissuto altrui. Nei suoi interventi, sempre misurati e opportuni, riusciva ad arrivare al cuore ed era molto attento a non ledere in alcun modo la sensibilità altrui.
- Una persona santa. Ciò che lo caratterizzava di più nella vita era il rapporto sociale che aveva con tutti disinteressatamente. Sapeva coniugare bene i valori cristiani con quelli sociali e civili, da renderlo amabile a tutti.
- Ho iniziato il cammino di “chierichetto” con lui nel lontano 1990. Ricordo con grande emozione e gioia il suo volto nel seguire la nostra animazione liturgica. Quante volte mi ha rimproverato per il mio comportamento poco serio sull'altare! Ringrazio il Signore per avermelo fatto incontrare.
- Ci ha insegnato che nessuno può sottrarsi alla sofferenza, perché attraverso di essa si arriva alla salvezza. E ce lo ha dimostrato le tante volte che lo abbiamo visto sofferente, senza mai un lamento e sempre pronto ad assolvere ai suoi impegni di parroco e di guida spirituale accanto a chi attendeva un suo consiglio.
“Quando ci vedeva…”.
- Quando ci vedeva riuniti sul sagrato, ridendo sornione ci diceva: “riunione di volpi, strage di galline”. Era il suo modo di avvicinarci e di interessarsi delle nostre famiglie, dandoci consigli preziosi per superare le nostre difficoltà.
- Tra le tante sue qualità c'era anche il senso dell'umorismo tendente a “sdrammatizzare”. Quando gli presentavi un problema non ti indicava le soluzioni possibili, perché per lui il “problema” non esisteva, in quanto tutto si risolve con l'Amore e la Carità. A proposito di sdrammatizzare, ricordo che durante la celebrazione del Vespro della solennità dei Santi, a causa di un errore, tutti i ci siamo messi a ridere, lui compreso. Padre Flavio col suo solito sorriso ha commentato: “Anche i Santi stanno ridendo”.
- Mi fece tanta tenerezza quando, un sabato pomeriggio, lo notai in abiti borghesi mentre, scopa e paletta alle mani, puliva il sagrato del convento. La prima volta non lo riconobbi e passai oltre senza salutarlo. Lui mi guardò e mi disse: “non si saluta?”. Rimasi incredulo, non lo avevo riconosciuto veramente, non lo avevo mai visto senza la tonaca. Mi fece una grande impressione al vepulire per terra.
- Era molto riservato e, fuori convento, non accettava nulla. Agli inviti a pranzo rispondeva: “Non vuole la mamma”. Quando gli si chiedeva: “Come stai”? puntualmente rispondeva: “Sempre meglio”. Era attento e dignitoso non solo durante le celebrazioni. Inoltre, curava il decoro del luogo sacro. L'ho visto spesso spazzare il piazzale antistante la Chiesa, sistemare i fiori e ordinare le sedie.
- “Padre Flavio, dai, vieni con noi al “trullo”, abbiamo preparato una bella cenetta tra amici”. “Cominciate ad andare io vi raggiungo con la bicicletta, tra poco” - tu ci rispondevi. Era l'unico mezzo di trasporto che avevi imparato a guidare. Al “trullo” non ci sei mai venuto; ma il tuo amore per noi era palpabile.
- Qualche mamma arrivava in ritardo alle riunioni in parrocchia e se qualcuno si lamentava per la mancanza di puntualità, Padre Flavio scusava e con calma diceva: “E se quella cristiana stava allattando il suo bambino”? Come per dire: abbiate pazienza e rispettate chi ha più impegni di voi.
“I più piccoli erano i suoi prediletti…”.
- I privilegiati di P. Flavio erano i bambini, perché puri e semplici come lui. Era una gioia vederli insieme, sembrava uno di loro e al sentirli dialogare si inteneriva il cuore.
- Serio, paziente, amabile e disponibile, Padre Flavio, è stato per noi l'educatore che tutti gli adolescenti vorrebbero avere. Bastava uno sguardo o un sorriso per capire se ti stavi comportando bene. Riusciva sempre a trovare le parole giuste al momento giusto per farti riflettere e trovare la soluzione ai tuoi problemi. Anche con i bambini instaurava facilmente un bellissimo rapporto fatto di sorrisi rassicuranti e di regalini che, come per magia, tirava dalle sue tasche.
- Accoglieva tutti con dolcezza; i più piccoli erano i suoi prediletti. Era diventata una consuetudine che ogni domenica, dopo la Messa, i bambini lo seguissero in sacrestia per ricevere le caramelle. Lui scherzava amabilmente: era felice e li rendeva felici.
“Frate degno del saio che indossava …”.
- Mia moglie ed io vogliamo ricordare Padre Flavio come un frate attento alle necessità di tutti; un sacerdote sempre disponibile, capace di infondere coraggio e fiducia a chiunque si avvicinava a lui. Ci è stato vicino in occasione della morte di nostra figlia. Venne a casa per recitare le preghiere. Al termine della preghiera ci raccontò che la notte precedente aveva sognato nostra figlia mentre insieme a lui saliva una scalinata; lei correva e lui le disse: “Non correre, perché io ho 62 anni e non riesco a starti dietro”!
- È stato un frate semplice e disponibile, paziente ed umile, generoso e mite. Come vero figlio di San Francesco, ha donato gioia e letizia a tutti. Lo incontrai per una via della parrocchia, si avvicinò e mi salutò augurandomi: “Pace e Bene”. Riuscì subito a darmi sollievo in un momento di particolare difficoltà che stavo vivendo e cominciai a lavorare insieme a lui in parrocchia (sono una Religiosa). Riusciva a scovare i bisogni e le necessità più urgenti e nascoste dei parrocchiani e le risolveva con tenacia e ostinazione.
- Con la sua umiltà e obbedienza alla Chiesa era lo specchio vivente di S. Francesco. Mi ha dato tanto con il suo esempio, mi ha arricchito e formato con la sua parola. Prediligeva i sofferenti; dove c'era una persona che soffriva, lì si trovava Padre Flavio. Non guidava l'auto, ma lui li raggiungeva a piedi. Qualche volta l'ho accompagnato con la mia macchina e mi ringraziava sempre con molta umiltà.
- Si comportava in modo uguale con tutti; a qualunque classe sociale i parrocchiani appartenessero, per lui erano tutti degni di essere ascoltati e aiutati in caso di bisogno. È stato questo suo modo equo di comportarsi nei confronti di qualsiasi essere umano che ha fatto di lui il frate degno del saio che indossava.
“Mi stupì subito…”.
- Provo grande difficoltà nello scrivere di Padre Flavio, pur sentendone il dovere e il bisogno. Mi sembra quasi di violare quella riservatezza che è stata la caratteristica dominante nei miei ricordi. Ho conosciuto il Padre quando venne nel convento di Lecce, poco dopo l'ordinazione sacerdotale.
Mi stupì subito il contrasto tra la giovane età e la profonda sapienza dei suoi consigli condensati sempre in pochissime parole. Padre Flavio ho sempre notato e ammirato la grande capacità di ascolto e la benevolenza nel sopportare la mia loquacità acuita dal sentirmi accolta in un clima di semplicità tutta francescana. Al termine dei miei lunghi discorsi, pochissime e sapienti parole orientavano e pacificavano la mia coscienza. In quella vita silenziosa e schiva intuivo grande interiorità, studio, preghiera, cammino nella perfetta letizia.conoscevo la risposta quando chiedevo notizie della sua salute. Era questa: “sempre meglio!”, anche quando era evidente la sofferenza che però non gli impediva di sedere in confessionale, sempre disponibile. È strano che una persona tanto silenziosa e discreta lasci nel mondo un così grande vuoto.'ultima cosa che mi resta da dire e che avrei voluto dirgli prima è: “Grazie, Padre Flavio!”.
“Grazie, Padre Flavio …”.
- Grazie per quello che sei stato per me e per ciò che continuerai ad essere per tanti di noi. Ti abbraccio in Cristo, nostro Signore e … arrivederci!
- Ci siamo conosciuti il giorno 17 settembre 1963 quando mi accolse nel seminario maggiore di Lecce, lo studentato francescano, e da allora mi ha sempre guidato come padre, fratello, maestro, insegnante, direttore spirituale … con grande amore e disinteresse, con grande determinazione, ma anche con grande comprensione. Ha certamente molto scommesso sulla mia persona e mi sono sempre sforzato di non tradirne la fiducia. Grazie, Padre Flavio, non mi abbandonare, ti avrò sempre nel mio cuore e tu continua a scommettere su di me. Arrivederci!
- Ti ringrazio, Padre Flavio, i tuoi insegnamenti mi rimarranno sempre nel cuore e mi saranno di guida. Ti vorrò sempre bene, come il primo giorno che arrivasti in parrocchia.
“A Padre Flavio con amore …”.
- Sono passati tre anni da quando la tua presenza ha occupato questo convento e i nostri cuori. È incredibile come siano volati in fretta, ed è arrivato il momento di salutarci. Chi l'avrebbe detto! Tu hai un'altra missione da compiere ora ed è giusto che sia così, perché è sicuramente la volontà del Signore. Ora vogliamo solo dimostrare tutto il nostro affetto nei tuoi riguardi. Forse tre anni sono pochi per poter conoscere una persona, ma sono stati abbastanza sufficienti per poter ammirare il tuo modo di fare.
Ci mancheranno troppe cose di te: il tuo sorriso, la tua pazienza, il tuo canto, le tue dolcissime caramelle, i nostri incontri del giovedì e soprattutto la tua voce francescana. Non è un addio, ma un affettuoso arrivederci e come tu resterai per sempre nei nostri cuori, così anche noi ci auguriamo di lasciarti per sempre un dolce ricordo e ci impegneremo sempre più a continuare il cammino verso San Francesco intrapreso con te.
- Caro Padre Flavio, sei andato via in silenzio, proprio come venisti tanti anni fa nella nostra parrocchia. Sei stato per noi come un padre premuroso, sempre felice nel vederci, ma sollecito nel congedarci, forse perché ti imbarazzava la stima e l'affetto che nutrivamo per te.
- Tu ci hai trasmesso il sincero amore per S. Francesco e il rispetto per le creature. Ci hai mostrato come agire nell'umiltà e come tenere in grande considerazione le cose terrene. Per te ciò che contava era l'essenza delle azioni: l'offerta di aiuto incondizionato senza pretendere un grazie e senza apparire, la capacità di ricevere con mitezza e ironia le umiliazioni. Quanta serenità, quanto coraggio davano le poche parole con le quali ci insegnavi ad avere fiducia nell'amore di Dio!
Siamo sicuri che anche adesso ti allontaneresti con un saluto frettoloso per non ascoltare questo nostro ricordo di te, ma lì dove sei non puoi non sentire il grazie che ti rivolge il nostro cuore.
- A Padre Flavio Taccardi con amore. Carissimo, ti scrivo questa breve lettera perché so che tu avrai comunque la possibilità di leggerla. Ti arriverà in un attimo, per posta prioritaria, indirizzata al Cielo, dove tu sei. Leggendo scoprirai quello che ormai sai da tanto tempo, e cioè, che ti voglio bene e che continuo a dirti “grazie” per la “eredità” che hai lasciato a me e a tante altre persone.
Un tesoro grande! Un tesoro che ha il sapore della “essenzialità”: quanti fronzoli inutili nella mia vita prima di incontrarti. Un tesoro che ha il gusto della “semplicità”: venivo a trovarti con programmazioni, progetti, iniziative…Dopo pochissimi minuti, diciamo cinque e non oltre, portavi le mani ai capelli per dire: “basta così”!
“Custodisco buona parte delle sue parole….”.
- Testimoniando quello che è stato Padre Flavio voglio essere breve e semplice, ciò che è vero ed autentico non ha bisogno di troppe parole.
Ho conosciuto cosa significa avere un padre spirituale attraverso Padre Flavio, come dice Paolo si possono avere diecimila pedagoghi in Cristo ma non certo molti padri (cfr. 1Cor 4,15). Per questo è stato l'unico che ho continuato a chiamare 'Padre', ed è per questo che con la sua dipartita oggi faccio l'esperienza di cosa significa essere orfani. Custodisco buona parte delle sue parole che fedelmente riportavo su un quadernetto quando mi parlava durante i miei interminabili colloqui. Tuttavia le tracce della sua presenza nel mio essere rimangono non solo attraverso le sue convinzioni o le sue scelte ma anche attraverso qualcosa di più personale: i suoi gesti, le sue espressioni, le sue emozioni. Non intendo dire che 'sono come lui', anzi siamo stati diversissimi; come accade nella generazione naturale non è assolutamente detto che i figli diventino come i genitori, anzi non si sarebbe stati buoni genitori. Flavio è stato innanzitutto un amico vero: mi ha trattato sempre da adulto, mi ha sempre preso sul serio anche quando ero un ragazzino di 14 anni; nel senso di 2 Cor 8,9 potrei dire che 'si impoveriva'. Padre Flavio è stato un uomo libero, da tutto e da tutti, per questo poteva rendere liberi; certo a qualcuno a volte poteva apparire in un certo senso 'disumano', ma perché era diverso da noi altri ed era diventato realmente se stesso. Infine Padre Flavio è stato uno che ha creduto veramente: se qualcuno mi chiedesse di mostragli un'incarnazione di Abramo oggi, senza alcun dubbio gli indicherei Padre Flavio; le sue scelte e il suo cammino erano motivate solo dalla Fede.non ci apparteneva più, da tempo non viveva più con noi anche se era in vita: aveva creduto in Cristo, desiderava Cristo e ormai viveva solo per Lui, la sua vita non aveva altri interessi. Ora è là, dove da sempre è voluto giungere. Per questo, la sua morte è stata per me una specie di 'trasferimento', un 'transito', si dice, presso un altro luogo e non una scomparsa, un luogo di cui tutti noi sentiamo in fondo già da adesso un certo richiamo.santi sono uomini e donne che il Signore pone sulla nostra strada per facilitarci il cammino verso Lui, io non ho incontrato San Francesco nella mia vita, sono un uomo del XXI secolo, a me è stato data la grazia di incontrare Padre Flavio, è stato lui che mi ha fatto innamorare del Vangelo, ed è un fatto che da tempo il suo messaggio e le sue parole si sovrappongono alle mie, ovunque il Signore mi chiama a servirLo.
Omelia del Ministro
provinciale alle esequie
Ci ritroviamo a distanza di qualche settimana per salutare un altro nostro caro fratello che il Padre ha chiamato a sé: Padre Flavio Taccardi è deceduto ieri sera, intorno alle ore 23.00, dopo aver ricevuto l'unzione degli infermi, e quando sembrava essersi stabilizzata - almeno momentaneamente - la situazione clinica.circostanze ci aiutano a vedere la mano di Dio nella nostra esistenza: mentre come chiesa in cammino stiamo per celebrare fra qualche ora la venuta del Signore nella carne, in questa liturgia esequiale celebriamo il dies natalis di p. Flavio, il giorno in cui è nato alla piena e definitiva vita in Dio. I due eventi sono intimamente congiunti: proprio perché Dio ha assunto la nostra realtà, la nostra carne, questa è destinata ad una vita senza fine. alcune date del passaggio storico di p. Flavio: è nato a Massafra il 24 agosto 1934, ha emesso la professione solenne il 4 ottobre 1955 a Lecce, e qui è stato ordinato sacerdote da Mons. Francesco Minerva il 6 luglio del 1958. Inviato agli studi in teologia a Roma ha conseguito la laurea nel 1965. Ha ricoperto l'ufficio di ministro provinciale dal 1978 al 1984, di vicario provinciale nei sessenni 1972-78 e 1993-99, e, inoltre, è stato definitore, docente, maestro dei professi temporanei, parroco.iter di vita connotato dall'impegno in tre precisi ambiti:
- L'ambito della formazione sua e dei fratelli, in quanto formatore dei giovani professi, docente di teologia, ministro, vicario, definitore provinciale, visitatore generale in diverse province francescane italiane;
- L'ambito della pastorale a motivo del ruolo di parroco nelle parrocchie di Lizzano e Castellaneta;
- e,infine, l'impegno nella direzione spirituale e nel sacramento della penitenza, a cui ha dedicato con piena disponibilità soprattutto gli ultimi anni della sua vita a Martina.
È doverosa la gratitudine di tutti: p. Flavio ha dato molto alla fraternità, in conseguenza dei molti doni che ha ricevuto da Dio. Personalmente, da lui ho sempre appreso: dagli anni della formazione iniziale in quanto mio maestro di formazione e docente di teologia, ai colloqui a Martina a motivo del mio servizio di ministro, connotati questi colloqui dalla pronta risposta: “sempre meglio”, ogni volta che gli chiedevo della sua salute.
Quella affermazione stava ad indicare la consapevolezza del compimento sempre più prossimo?
O forse era il modo di non dare dispiaceri e disturbi a chi si preoccupava per lui?
O forse esprimeva l'atteggiamento di fede volto all'essenziale, dopo che anche i suoi amati libri di teologia erano rimasti chiusi?
Non saprei dare una risposta. Certamente dalla sua esperienza di vita, fondata e continuamente riletta alla luce della fede, si è generata una testimonianza che ha confortato, illuminato, sostenuto coloro che lo hanno incontrato soprattutto nella direzione spirituale o per il sacramento della riconciliazione.
Tuttavia è sempre la Parola di Dio a far luce in questa come in tutte le situazioni di vita. La Parola è il riferimento indispensabile che ci rende certi di essere avvolti dal suo amore, nonostante l'esperienza della morte e del visibile annientamento del nostro corpo.
L'inno all'amore di Dio scritto da San Paolo nella lettera ai Romani, ascoltato nella prima lettura (Rm 8,28-39), si fonda sul dato certo che “Dio è per noi”, a favore di tutti coloro che hanno fiducia in lui. L'amore vince tutto, anche la morte. E niente ci potrà separare da quell'amore. Neppure il peccato blocca questo flusso che da Dio viene a noi e a cui rispondiamo come meglio possiamo. Il peccato è stato gettato da Cristo alle nostre spalle. Siamo vincitori su tutte le prove della vita, sulle tribolazioni, quelle prodotte da altri e quelle provocate dal nostro limite, sulle angustie e sulle angosce interiori. Siamo vincitori non per i nostri meriti, ma in virtù di colui che ci ha amati. L'esperienza di Francesco d'Assisi, e nel nostro piccolo, l'esperienza di ciascuno di noi, rende evidente queste affermazioni. Se il nostro cuore, tuttavia, resta ancora turbato, è Dio stesso che ci offre la forza di credere e sperare in lui.
Non possiamo, d'altra parte, lasciar fare tutto a Dio. Occorre essere pronti e vigilanti per il compimento definitivo della vittoria che si attua nella nostra esistenza. Luca, nel brano ascoltato (Lc 12,35-40), ci insegna a non adagiarsi inoperosamente, ma ad esser sempre pronti. Pronti a rispondere a chi chiede ragione della speranza che è in noi, disponibili a fare sempre la volontà del Padre, pronti a spendere la vita per il vangelo, pronti a consegnare la nostra vita al Padre, disponibili a ricevere la ricompensa nel regno di Dio.
È questa la sorte di coloro che sperano e credono nel Signore Gesù. È questa l'avventura di una vita da credenti, fondata sulla certezza dell'amore di Dio. E coloro che come Padre Flavio hanno avuto la grazia e l'impegno nella Chiesa di aiutare gli altri a credere attraverso il ministero sacerdotale, avranno la gioia di vedere qualificata e redenta non solo la propria vita ma anche quella di tanti fratelli e sorelle. Coloro che hanno seguito Cristo nella via stretta dei consigli evangelici, avranno la gioia di vedere accanto a sé tanti fratelli e sorelle che hanno compiuto un cammino ugualmente impegnativo, vissuto in fedeltà e dedizione.
Ci congediamo da questo nostro fratello, sicuri che intercederà per noi presso Dio, affinché ci aiuti a dare soluzione ai problemi - molto o pochi che si possono scorgere - che rallentano il nostro cammino. D'altra parte, tutti, io e voi, le comunità parrocchiali che ha servito, i fedeli che hanno ricevuto da lui i sacramenti, tutti restiamo obbligati a questo nostro fratello per quanto ci ha dato, ricambiandolo con la preghiera di suffragio perché il volto di Dio risplenda sul suo volto.
Fra Agostino Buccoliero, ofm
Ministro provinciale
Conclusione
Siamo giunti al termine di questo “racconto” a più voci. Riconosco che è pochissima cosa e senza alcuna pretesa; eppure, mi sono affezionato a questo scritto, perché rileggendolo mi sembra che Padre Flavio, per quello che lui stesso ci ha lasciato scritto e per merito di chi ha testimoniato di lui, ci sia dentro tutto, almeno nei suoi tratti essenziali. È una testimonianza umile, nel senso più pieno e ricco di questo termine; una testimonianza che ha il sapore della terra e del cielo, nei confronti di un cristiano il quale, “per divina ispirazione”, seguì Cristo “più da vicino” come frate Minore e, per grazia, fu anche arricchito dell'ordinazione sacerdotale.
Tra le Fonti francescane c'è quel meraviglioso libro che tanti conoscono e, forse lo hanno anche letto, dal titolo: “I Fioretti”. Racconta, con vivacità e freschezza, la primavera francescana. Nel corso dei secoli tanti hanno aggiunto pagine a quel libro giustamente famoso: figure splendide di frati Minori! Anche frate Flavio, a modo suo, ha scritto con la sua vita un nuovo capitolo de “I Fioretti”, che, a buon diritto, si aggiunge agli altri. Perciò, mi sembra di dover concludere questa narrazione, alla maniera de “I Fioretti:
A laude di Gesù Cristo
e del poverello Francesco. Amen.