La discesa
delle Spirito Santo
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At 2, 1-4. Venuto poi il giorno
di Pentecoste, si trovavano tutti insieme nel
medesimo luogo. All’improvviso scese dal cielo un suono come di una violenta
raffica di vento e riempì tutta la casa dov’erano riuniti. Apparvero quindi
ad essi come lingue di fuoco separate e si posarono
sopra ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e
incominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito Santo dava ad
essi di esprimersi.
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Da “ L’ Evangelo
come mi è stato rivelato” di M. Valtorta
Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c'è
presenza di discepoli, almeno io non sento nulla che mi autorizzi
a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono
soltanto la presenza e le voci dei Dodici e di Maria Ss., raccolti nella sala della Cena. Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe
diversamente, lasciano libero tutto il centro della stanza
e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato
per la Cena, e fra esso e il muro, e anche ai due
dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati nella
Cena e lo sgabello usato da Gesù per la lavanda dei piedi. Però non sono,
questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la Cena, ma parallelamente,
di modo che gli apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti, pur
lasciando un sedile, l'unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per
la Vergine benedetta, che è al centro della tavola, al posto che nella Cena
occupava Gesù. La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze,
denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il lampadario arde al centro, ma con
la sola fiamma centrale accesa; l'altro giro di fiammelle che fanno da
corolla al bizzarro lampadario sono spente. Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante sbarra di
ferro che le traversa. Ma un raggio di sole si
infiltra baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino
al pavimento, dove mette un occhiolino di sole. La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui
lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro,
alla sinistra Giovanni, Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d'Alfeo e
il Taddeo. Davanti a Lei, la Madonna ha un cofano largo e basso di
legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo
bianco e sopra questo il lembo del suo manto. Gli
altri sono tutti a capo scoperto. Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce
che giunge sin là, io credo che più che leggere Ella ripeta a memoria le
parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in
silenzio, meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso. Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico.
Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi, come due stelle
chiare, e da arrossarle le guance d'avorio, come se su Lei si riflettesse una
fiamma rosata? E veramente la mistica Rosa... Gli apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per
sbieco, per vederla in viso mentre così dolcemente
sorride e legge, e pare la sua voce un canto d'angelo. E Pietro se ne
commuove tanto che due lucciconi gli cascano dagli occhi e per un sentiero di
rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio della
barba brizzolata. Ma Giovanni riflette il sorriso verginale e si accende come
Lei di amore, mentre segue col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul
rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e le sorride. La lettura è finita. Cessa la voce di Maria. Cessa il
fruscio ielle pergamene svolte e avvolte. Maria si raccoglie in orazione
segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il
cofano. Gli apostoli la imitano... Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e
dell'arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona
improvviso nel silenzio del mattino. Si avvicina, sempre più armonico e più
forte, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla
casa, alle pareti, alle suppellettili. La fiamma del lampadario, sino allora
immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento
l'investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l'onda
di suono soprannaturale che le investe. Gli apostoli alzano il capo sbigottiti
e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio
abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni ai alzano
pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le
mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri
ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno
verso la Purissima che hanno sempre. Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa
di gioia che si accentua sul volto di Maria, che alza il capo sorridendo ad
una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e
le due ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e
Giovanni, che l' hanno imitata inginocchiandosi. Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è
fatto in men di un minuto. E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare,
con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o
finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perché
Maria, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le
braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia,
con un sorriso d'amore senza confini. E dopo quell'attimo
in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l'Amore è raccolto sulla sua
Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme
canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può
descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo. Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma
dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona che abbraccia e cinge come un
serto il capo verginale, incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di
Dio, l'incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l'eterna Amata e l'eterna
Fanciulla che nulla cosa può avvilire e in nulla, Colei che il dolore aveva
invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione, avendo in comune
col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi,
di vitalità.., avendone già un anticipo della
bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del
Paradiso. Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo
dell'Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso benedetto è trasfigurato
di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime
beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono
dalla luce dello Spirito Santo. Il Fuoco rimane così per qualche tempo... E poi dilegua... Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun
terrestre fiore può sprigionare... Il profumo del
Paradiso... Gli apostoli tornano in loro stessi... Maria
resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude
gli occhi, abbassa il capo... Continua il suo
colloquio con Dio... insensibile a tutto... Nessuno osa turbarla. Giovanni, accennandola, dice: «E l'altare. E sulla sua
gloria si è posata la Gloria del Signore...», «Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il
Signore e siano manifeste le sue opere e le sue parole fra i popoli» dice
Pietro con soprannaturale impulsività. «Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me» dice
Giacomo d'Alfeo. « E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le
genti». Escono, come fossero spinti o
attratti da un vento o da una forza gagliarda... Dice Gesù: «E qui l'Opera che il mio amore per voi ha dettata, e che
voi avete ricevuta per l'amore che una creatura ha avuto per Me e per voi, è
finita. E finita oggi, commemorazione di Santa Zita da Lucca, umile
servente che servì il suo Signore nella carità in
questa Chiesa di Lucca, nella quale Io, da luoghi lontani, ho portato il mio
piccolo Giovanni perché mi servisse nella carità e con lo stesso amore di S.
Zita per tutti gli infelici. Zita dava pane ai poverelli
ricordando che in ognuno di essi Io sono e beati
saranno, al mio fianco, coloro che avranno dato pane e bevanda a coloro che
hanno sete e fame. Maria-Giovanni ha dato le mie
parole a coloro che languiscono nell'ignoranza o nella tiepidezza o dubbio
sulla Fede, ricordando che è detto dalla Sapienza che coloro che si
affaticano per far conoscere Iddio splenderanno come stelle nell'eternità,
dando gloria al loro Amore col farlo noto e amato, a molti. E ancora è finita oggi, giorno nel quale la Chiesa eleva
agli altari il puro giglio dei campi Maria Teresa Goretti,
dallo stelo spezzato mentre ancor la corolla era un
boccio. E da chi spezzato se non da Satana, invido di quel candore,
splendente più del suo antico aspetto d'angelo? Spezzato perché sacro
all'Amatore divino. Vergine e martire, Maria, di questo secolo d'infamie, nel
quale si vilipende anche l'onore della Donna, sputando la bava dei rettili a
negare il potere di Dio di dare una dimora inviolata al suo Verbo incarnantesi per opera di Spirito Santo a salvare coloro
che credono in Lui. Anche Maria-Giovanni è martire
dell'Odio, che non vuole celebrate le mie meraviglie con l'Opera, arma
potente a strappargli tante prede. Ma anche Maria-Giovanni
sa, come sapeva Maria-Teresa, che il martirio,
qualunque nome e aspetto abbia, è chiave per aprire senza indugio il Regno
dei Cieli a quelli che lo patiscono per continuare la mia Passione. L'Opera è finita. E con la sua fine, con
la discesa dello Spirito Santo, si conclude il ciclo messianico, che la mia
Sapienza ha illuminato dal suo albore: il Concepimento immacolato di Maria,
al tuo tramonto: la discesa dello Spirito Santo. Tutto il ciclo
messianico è opera dello Spirito d'Amore, per chi sa ben vedere. Giusto,
dunque, iniziarlo col mistero dell'immacolato Concepimento della Sposa
dell'Amore e concluderlo con il sigillo di Fuoco Paraclito
sulla Chiesa di Cristo. Le opere manifeste di Dio, dell'Amore
di Dio, hanno fine con la Pentecoste. Da allora in poi continua l'intimo,
misterioso operare di Dio nei suoi fedeli, uniti nel Nome di Gesù nella
Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana; e
la Chiesa, ossia l'adunanza dei fedeli — pastori, pecore e agnelli — può
procedere e non errare per la spirituale, continua operazione dell'Amore,
Teologo dei teologi, Colui che forma i veri teologi, che sono coloro che sono
persi in Dio ed hanno Dio in loro—la vita di Dio in loro per la direzione
dello Spirito di Dio che li conduce — che sono coloro che veramente sono
"figli di Dio" secondo il concetto di Paolo. E al termine dell'Opera devo mettere ancora una volta il
lamento messo alla fine di ogni anno evangelico, e nel mio dolore di veder
spregiato il dono mio vi dico; "Non avrete altro, poiché non avete
saputo accogliere questo che vi ho dato". E dico anche ciò che vi feci
dire per richiamarvi sulla via retta nella passata estate: "Non mi
vedrete finché non venga il giorno nel quale diciate: 'Benedetto
colui che viene in nome del Signore'"». |
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