TOMMASO GR. THOMAS |
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Nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, Tommaso viene
menzionato solo nelle liste del gruppo più vicino a Gesù, quello dei 12
apostoli, e sempre nella parte centrale di tali elenchi, con Filippo,
Bartolomeo
e Matteo.
Il Vangelo di Giovanni, invece, riporta diversi episodi durante il ministero
di Gesù, nei quali Tommaso svolge un ruolo importante. Tommaso viene nominato per la prima
volta dall'evangelista Giovanni quando questi narra che
Gesù è in pericolo di vita. Aveva predicato nel tempio durante la festa della
Dedicazione (Hanukkà)
e le sue parole gli erano valse una minaccia di lapidazione. |
Quando le autorità cercarono di arrestarlo, Gesù lasciò
Gerusalemme e attraversò il Giordano. Poi gli giunse notizia che il suo amico
Lazzaro stava morendo a Betania, un villaggio a
breve distanza da Gerusalemme. Dapprima, Gesù rimandò di due giorni il viaggio
di ritorno in quella regione per lui insidiosa. Soltanto quando seppe che
Lazzaro era morto chiamò i suoi amici, dicendo loro: «Orsù, andiamo da lui!»
(Gv 11,15). Molti discepoli probabilmente pensarono
che fosse un rischio inutile affrontare le concrete minacce di arresto e di
morte per andare a rendere omaggio a un amico ormai defunto. Quando, però, Tommaso si rese conto che Gesù parlava sul
serio dicendo di tornare a Gerusalemme nonostante le minacce di morte,
insistette con gli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11,16). Sebbene si aspettasse il peggio, era
affezionato al suo maestro e voleva essergli vicino mentre
affrontava il pericolo e, se necessario, morire con lui. IMPARARE
A CONOSCERE GESÙ II complotto per arrestare Gesù non ebbe immediato
seguito come temeva Tommaso e intanto si avvicinava la festa di Pasqua. Gesù
sapeva che quella era l'ultima occasione per ammaestrare i suoi discepoli.
Nei discorsi che tenne sul finire dalla sua vita, Cristo insegnò ai fedeli
seguaci che stava per andare alla casa del Padre suo a preparare un posto per
loro e che sarebbe tornato a prenderli con sé. Li rassicurò: «E del luogo
dove io vado, voi conoscete la via». Ma i discepoli erano sorpresi per il
misterioso modo di parlare di Gesù e Tommaso manifestò le incertezze del
gruppo intero, dicendo: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?» (Gv 14,4;5).
La domanda di Tommaso diede a Gesù l'opportunità di spiegare che non stava
parlando del fatto di conoscere una direzione o un luogo, bensì una persona:
«Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo
di me» (Gv 14,6). Tommaso, però, è certamente più conosciuto per la sua
reazione di fronte alla risurrezione di Gesù Cristo, una reazione che è
diventata il simbolo stesso dell'incredulità (da cui le popolari espressioni
"essere o fare come san Tommaso"). Nel giorno della risurrezione,
Gesù apparve d'improvviso ai suoi discepoli dentro una stanza chiusa, mostrando
a tutti le ferite della crocifissione, e diede loro
un mandato: «"Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricvete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"» (Gv 20, 21-23). |
Fortuitamente, Tommaso non era presente in quel momento
estremamente importante. Quando arrivò e gli altri gli raccontarono cos'era accaduto,
non riuscì a superare un senso di incertezza e di dubbio. Aveva avuto il
coraggio di affrontare la morte insieme a Gesù, ma per credere nella sua
risurrezione ce ne voleva di più. Così disse: «Se non vedo nelle sue mani il
segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia
mano nel suo costato, non crederò». L'inquietudine del dubbioso Tommaso,
unico tra i discepoli incapace di credere, continuò per una settimana fino a quando Gesù apparve di nuovo al gruppo mentre Tommaso
era presente. Si fece vedere proprio per lui, e gli disse: «Metti qua il tuo
dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere
più incredulo, ma credente!» (Gv 20,25;27). In certo modo, il Vangelo di Giovanni arriva al culmine
quando tutte le paure e i dubbi di Tommaso vengono
spazzati via nel momento della rivelazione, e l'apostolo risponde a Gesù:
«Mio Signore e mio Dio!». Il maestro, dal canto suo, spiega ai lettori del
Vangelo la fede di Tommaso aggiungendo: «Perché mi hai veduto, hai creduto:
beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv
20,28-29). A distanza di 6 secoli, papa Gregorio Magno (540 ca.-604) sottolineò l'importanza di questo racconto,
osservando in un suo scritto: «La mancanza di fede di Tommaso ha fatto di più
per la nostra fede di quanto non abbia fatto la fede dei discepoli che credettero». Qualche tempo dopo "aver visto", Tommaso era
presso il Mare di Galilea con quei discepoli ai quali Gesù ancora si
manifestò, ricompensandoli con una pesca miracolosa e preparando loro da
mangiare sulla spiaggia. L'ultimo riferimento neotestamentario a Tommaso, in
Atti 1,13, si limita a elencarlo tra gli altri discepoli nel periodo
antecedente la Pentecoste. Nella letteratura cristiana extrabiblica, e in essa soltanto, fiorirono molte storie sull'opera
missionaria di Tommaso. Le tradizioni ricordano soprattutto la sua presenza a
Edessa, nella Siria orientale, dove a lungo si
tramandarono le memorie di Tommaso, chiamato per lo
più Giuda Tommaso. Secondo il folclore, gli apostoli gettarono le sorti per
stabilire in quali regioni ciascuno avrebbe svolto la sua missione. La zona assegnata a Tommaso è indicata variamente: la
terra dei Parti, la Persia o l'India. La leggenda di
re Abgar, citata da Eusebio, storico della Chiesa
del III-IV secolo, dice che Tommaso mandò Taddeo a evangelizzare Edessa. Forse proprio a Edessa fu
scritto il Vangelo di Tommaso, intorno alla fine del I
secolo. Il testo afferma di riportare «i detti segreti con cui parlò
Gesù vivente e che Didimo Giuda Tommaso ha scritto». Si tratta di un
documento assai antico e importante, scoperto nel 1945 vicino
a Nag Hammadi,
nell'Alto Egitto, insieme con altri manoscritti lì nascosti. Lo stesso gruppo
di manoscritti contiene anche un'altra opera, il Libro di Tommaso il Contendente, databile verso la fine del II
secolo, che si presenta come una conversazione segreta tra Gesù e Giuda
Tommaso registrata da Mattia,
l'apostolo scelto al posto di Giuda Iscariota. Il testo più lungo e colorito sull'apostolo Tommaso sono
gli Atti di Tommaso, uno scritto romanzesco datato agli inizi del III secolo:
parla della missione, ricca di miracoli, di Tommaso in India, e si chiude con
il suo martirio. L'idea che Tommaso abbia predicato
in India è sostenuta soprattutto da un gruppo di cristiani siriani del Malabar, nel sud-ovest dell'India, che asseriscono di
discendere in linea diretta dai convertiti dall'apostolo e si definiscono
cristiani di san Tommaso. La setta afferma che Tommaso fu sepolto presso
Madras, mentre altri parlano di Edessa. Queste
tradizioni extrabibliche enfatizzano l'ascetismo e il celibato di Tommaso e
alcune rivelano aspetti sostanzialmente connessi all'insegnamento gnostico. |