JASNA GORA pagina 2
La pagina della storia

Questa somma, era pagabile solo da un governo. In effetti la fonte fu il governo inglese (non a caso lo sbarco avvenne a Marsala, allora una sorta di feudo britannico, e sotto la protezione di due navi inglesi; e proprio su una nave inglese fu firmata la resa dell'isola).
"Lo scopo della Gran Bretagna (patria della Massoneria) era noto: aiutare Garibaldi per colpire il papato nel centro temporale, cioè l'Italia, agevolando la formazione di uno Stato protestante e laico".

Sull'ambigua religiosità di Garibaldi interviene anche D.M.Smith. Sulla via di Palermo, dopo la vittoria a Calatafimi "Per impressionar l'udito-rio Garibaldi attese alla messa e ricevette la croce di crociato all'altare. Serviva a guada-gnare la confidenza locale e comunque egli era un tipo troppo mistico per non trovare un qual-che signifivato nella cerimonia". Invece, dopo la presa di Palermo "malgrado le sue idee religio-se, Garibaldi fu abbastanza realistico per cele-brare la festa locale di Santa Rosalia visitando in pellegrinaggio la grotta della Santa. Al Ponti-ficale nel Duomo giunse al punto di sedere sul trono reale in camicia rossa, rivendicando il le-gato apostolico tradizionalmente tenuto dai go-vernanti di Sicilia. Quel miscredente se ne stette là come difensore della fede, con la spa-da nuda mentre veniva letto il Vangelo. Non c'è da meravigliarsi che il popolino gli attribuisse i magici poteri di chi è in diretta comunione con Dio".
La spedizione avvenne all'insegna dell'improvvi-sazione. Sul reperimento delle armi sentiamo ancora lo storico inglese: "I fucili acquistati col Fondo del Milione furono sequestrati dal go-verno e Cavour rifiutò di autorizzarne il rila-scio. Il colonnello Colt inviò un centinaio di quelle pistole che s'erano mostrate così efficaci nel Texas e alcune nuove armi da fuoco a canna rigata giunsero dalle Officine del Commissaria-to britannico. Più importante fu il fatto che la fabbrica d'armi Ansaldo sostenne nascosta-mente la spedizione. La Società Nazionale mise a disposizione un migliaio di moschetti, ma si trattava di ordigni già a pietra focaia, rifatti, di canna liscia, ormai superati dall'esercito re-golare. Erano arrugginiti e nove su dieci non
sparavano,

dice Garibaldi; ma questo imponeva quegli assalti alla baionetta di cui egli sapeva servirsi così bene.
[...] Intanto i volontari si riunivano a Genova. Più della metà avevano meno di vent'anni. Molti erano studenti che speravano di evitare gli e-sami e contavano sulla riconoscenza della Patria per conseguire la laurea. Delle 1089 persone che componevano "i Mille" sbarcati in Sicilia c'erano profughi speranzosi di ritornare sull'I-sola, poeti in cerca di ispirazione, disoccupati senz'arte ne parte, una certa quantità di ra-gazzi abbandonati e di teppisti; ma la maggior parte erano idealisti patrioti. Il più giovane a-veva 11 anni, il più vecchio aveva combattuto sotto Napoleone Primo (tra i 50 e 60 anni pri-ma). Una dozzina sarebbero diventati in futuro generali nell'esercito italiano, Crispi e Cairoli primi ministri. C'era anche una donna, l'amante di Crispi. Fu la più grande avventura di Garibaldi; pure, fin dall'inizio riuscì quasi per caso".
Non è nostra intenzione ridicolizzare Garibaldi quanto rendere giustizia alla storia e sfatare un mito che, riguardo alla spediazione "dei Mil-le", mito non fu. Egli, con il poncho bianco e la camicia rossa fu certamente un grand'uomo, probabilmente un pò meno leggenda anche se così la cultura dominate lo ha voluto far vedere.

(Boris)
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