JASNA GORA pagina 1
La pagina della storia

 5 e 6 maggio 1860

Parte da Quarto, nei pressi di Genova, la spedi-zione "dei Mille" guidata da Giuseppe Garibaldi.
Su quest'impresa e sul suo comandante si è scritto tanto (forse troppo). In questo nostro appuntamento considereremo dei fatti sempre tralasciati dai manuali scolastici e che gettano una nuova luce (per questo forse tralasciati) su questo affascinante episodio e sul leggendario "eroe dei due mondi".
Prenderemo spunto da un libro di Vittorio Mes-sori (prefazione del cardinale Giacomo Biffi) piuttosto duro e critico e da un saggio dello storico inglese Denis Mack Smith "che penetra al di là dell'ancor troppo diffuso mito di Gari-baldi e ci restituisce un personaggio vivo con tutte le sue luci e le sue ombre".
Occorre precisare che la polemica cattolica aveva storpiato il nome trasformandolo in "E-roe dei Due Milioni" alludendo alla rendita as-segnatagli dallo stato italiano. Non mancarono, da subito, polemiche sulla povertà di colui che "donò un Regno ai Savoia senza nulla chiedere per se" Ma nuove ricerche (e documenti) get-tano una luce inquietante sul "mito francesca-no" di Garibaldi (o più precisamente su quello dei suoi collaboratori più diretti). 
Vediamo ciò che già si sapeva. Economicamente, Garibaldi, già nel 1854 aveva abbastanza dena-ro da comprare almeno una parte dell'isola di Caprera. Quando vi si ritirò dopo la spedizione dei Mille, la sua azienda agricola contava una trentina di dipendenti e altre decine di persone ne vivevano. I capi bestiame superavano i 500 e possedeva anche un panfilo regalatogli da un ammiratore.
Poichè le abitudini di Garibaldi erano frugali, avrebbe potuto vivere da benestante, non fosse stato per i figli (Ricciotti e Menotti) che si mi-sero a speculare sul boom edilizio di Roma di-venuta capitale d'Italia. E' una storia poco edificante, e alla fine i due ci rimisero grossissime somme e ricorsero al padre. Sparsasi la voce delle difficoltà economiche il Governo deliberò un "Dono di gratitudine
nazionale" di bel 50.000 lire l'anno vitalizio, pari alla rendita di due milioni di lire-oro. Da qui il beffardo nomignolo inventato da "La Civiltà cattolica": Eroe dei Due Milioni.

Garibaldi cercò di salvare le forme respingendo sulle prime la rendita con sdegnate parole: "Co-testo governo, la cui missione è impoverire il paese per corromperlo, si cerchi dei complici altrove!", poi finì con l'accettarla approfittan-do del fatto che a capo del paese era salito Depretis, uno dei Mille.
E' pur vero però che le grandi somme di denaro furono sperperate per lo più "da una torma di familiari, approfittatori e parassiti".
Vediamo ora le novità. Vengono dal convegno "La liberazione d'Italia nell'opera della Massoneria", organizzato a Torino nel 1988 dal Colegio dei Maestri Venerabili del Piemonte. Di recente sono stati pubblicati gli Atti e si trat-ta di fonti sicure dato che Garibaldi fu Gran Capo massone. L'argomento preciso riguarda il finanziamento alla spedizione dei Mille.
"Una certa ritrosia ha inibito (fermato) indagi-ni su questa materia quasi temendo che potes-sero offuscare il Mito. Viene di solito riferito un modesto versamento di 25.000 lire fatto da Nino Bixio a Garibaldi in persona".
Lavorando su archivi inglesi si è invece scoper-to che a Garibaldi fu versata la somma di 3 mi-lioni di franchi francesi (molti milioni di dollari oggi. Ricordiamo che 1 milione di dollari equiva-le oggi a più di 2 miliardi di lire). Il versamento avvenne in piastre d'oro turche: moneta ap-prezzata in tutto il Mediterraneo. A cosa servì tanto denaro? Si legge: "E' incontrovertibile che la marcia trionfale delle legioni garibaldine venne immensamente agevolata dalla improvvisa conversione di potenti dignitari borbonici. Non è assurdo pensare che tale illuminazione sia stata causata dall'oro". Anche perchè ai finan-ziamenti segreti se ne aggiunsero molti altri freutto di collette "tra tutti i democratici d'Europa e America". Sarebbero così confer-mate quelle che fino ad ora erano semplici voci: come, ad esempio, che la resa di Palermo (non spiegabile militarmente) sia stata ottenuta non con le gesta delle camicie rosse ma con "le piastre d'oro" versate al generale napoletano Lanza. 

Pagina 2.