"In occasione di un grande incendio di nafta verificatosi a bordo della R. Nave DUILIO il 17 febbraio 1921, in un locale di caldaie in funzione, intuendo la gravità dell'incendio, dinanzi all'orrenda morte del compagno fuochista deceduto nel tentativo fallito, con slancio ammirevole e con assoluta noncuranza della propria salvezza diede pronta ed efficace opera per chiudere le valvole delle pompe di spinta e travaso, ma per il progredire delle fiamme, non riusciva a mettersi in salvo, pagando così con la vita quel nobilissimo atto che rese possibile di circoscrivere e domare l'incendio"
Ne1 1918 imbarcato sulla "Regina Margherita" per Tripoli, ancora febbricitante, fece sforzi immensi per salvare il piroscafo con tutti i suoi compagni dal siluramento di un sommergibile nemico. Aprì il fuoco e al terzo colpo colpì alla torretta il sommergibile che affondò.
Non vi fu nave, dove egli fu imbarcato in cui non abbia lasciato segni dei suoi gesti eroici. Dopo l'armistizio si trovava imbarcato sul piroscafo "Dalaman" e riportò gravi scottature al viso e ad altre parti del corpo per riparare il guasto dallo scoppio di uno dei due tubi di condotta del vapore.
Leonardo Tedesco, Cappellano militare, il 3 gennaio 1992, giorno della traslazione dei resti mortali a Favignana così si esprimeva nell'elogio funebre: "Bartolomeo, bello e di gentile aspetto, nato sotto il bel cielo di una ridente isoletta, Favignana il 3 aprile 1897, che bacia il sole e benedice il mare, in una limpida giornata di primavera, quando la terra si ammanta di erbe e di fiori.
E portava nel corpo il fuoco di questa terra arsa dal sole, rivelandosi ben presto esuberante di energia e di volontà. Arruolatosi in Marina all'età di 18 anni, frequentò il corso meccanici presso la scuola di Venezia.
Seppe conciliare la gentilezza e mitezza dell'animo di un fanciullo, con l'austerità dell'uomo di mare, sprezzante di ogni pericolo, del marinaio che tutto osa in mezzo agli abissi e tempeste dell'oceano, tutto affronta, forte nell'amore e più forte nel pericolo".
La figura e le gesta di questo giovane concittadino rimane nel cuore e nella memoria di tutti i favignanesi.
Per onorare degnamente la memoria del caro compaesano, per ricordare alle nuove generazioni che si aprono alla vita, il suo gesto eroico, i fondatori della Scuola Media di Favignana Proff. Antonino Rallo e Anna Domingo hanno voluto intitolare alla Sua memoria la suddetta scuola nell'anno 1967.
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Nato a Favignana il 14 gennaio 1891 e deceduto il 4 novembre 1980.
Nella guerra del 1915/18 appartenne alla Flottiglia M.A.S. (Motoscafi Anti Sommergibili) dell'Alto Adriatico - Squadriglia di Venezia.
Come marinaio scelto partecipò alla leggendaria Beffa di Buccari, porto situato a 10 km. ad oriente di Fiume in Jugoslavia. Per tale azione furono scelti tre M.A.S.: il 94, il 95 su cui si trovava imbarcato Salvatore Genitivo ed il 96 con Costanzo Ciano, Luigi Rizzo e Gabriele D'Annunzio.
Salvatore Genitivo sempre a bordo del M.A.S. partecipò anche nella notte del 14 maggio 1918 all'impresa del forzamento della piazzaforte di Pola ed infine nella notte del 1º novembre 1918 al secondo forzamento di Pola e all'affondamento della nave ammiraglia nemica "Viribus Unitis" di 21.370 tonnellate ad opera di Giovanni Rossetti, Maggiore del genio Navale e Raffaele Paolucci, Capitano Medico, che collocarono uno speciale ordigno sotto la chiglia.
A ricordo delle tre imprese, fra le più gloriose della nostra Marina Militare, tre medaglie di Bronzo al Valor Militare fregiarono il petto del nostro eroe Salvatore Genitivo con le seguenti motivazioni: "Facente parte dell'equipaggio di unità sottili che eseguirono un audace attacco al naviglio nemico il 10/11 febbraio 1918, nella lontana e munita Baia di Buccari si distingueva per sereno ardimento".
"Imbarcato sul motoscafo antisommergibile partecipava con abnegazione, sereno coraggio e fervido entusiasmo all'impresa per il forzamento della piazzaforte nemica di Pola nella notte del 14 maggio 1918".
"Facente parte dell'equipaggio M.A.S. che efficacemente concorse al forzamento che portò alla distruzione della nave Ammiraglia nemica, nella notte dell'1 novembre 1918, compiva con serena abilità il propria dovere dando prova di salde virtù militari".
Il Presidente della Repubblica Italiana successivamente conferì a Salvatore Genitivo: l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto il 18 marzo 1968 e l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana il 3 marzo 1951.
A Favignana il 6 novembre 1988 è stata "scoperta" una lapide in sua memoria a San Leonardo dedicando il Molo all'eroico Concittadino; proprio in coincidenza col Settantesimo anniversario della Vittoria del 4 novembre 1918, festa dell'Unità d'Italia e Giornata delle Forze Armate. Giornata felice per tutti perché sottolinea il nostro credo alla Patria e la nostra fedeltà alle istituzioni.
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"Agente di Polizia Penitenziaria, libero dal servizio, durante una violenta burrasca, accorreva, assieme ai colleghi, per tentare di rafforzare gli ormeggi di una motovedetta in difficoltà ma, travolto da una improvvisa ondata, perdeva la giovane vita. Splendido esempio di alto senso del dovere e di sprezzo del pericolo spinti sino all'estremo sacrificio - Favignana 21 dicembre 1991".
"Profonda malinconia, in questo fine dicembre. E' già passato un anno dalla tragica immatura scomparsa del caro Peppe Barraco. Un anno diverso, forse più povero per tutti noi. Se ne sente proprio la mancanza fisica, in famiglia, tra i colleghi, tra gli amici del Corso, in piazza, in caserma, in pizzeria, ovunque. Manca quella figura sempre presente, sorridente, allegra... amica.
Ci manca un po' (tanto) quel Suo modo di fare, di vestirsi, di scherzare, di lavorare. Nella mente lo rivedo, anzi no, credo che lo rivediamo tutti, col marsupio sul suo scooter, su cui aveva scritto "Beppe Pilotina". E' con questo nomignolo che lo conoscevano i bambini, i ragazzi, gli uomini, le donne, gli anziani, gli amici. Era una simpatica espressione, che gli calzava a pennello, che aveva sostituito il suo cognome. E quella "Pilotina" Peppe l'amava, sia perché ci lavorava, sia perché la sentiva come sua seconda casa. I suoi rapporti con i colleghi-amici di bordo, miglioravano sempre di più giorno per giorno. I piccoli scherzi, quasi quotidiani di un tempo lontano, divenivano sempre più rari, e in ciò c'era sempre il suo zampino.
Pronto a sdrammatizzare tutto, a risolvere le discussioni con un sorriso. Ricordo a tal proposito che gli piacque una poesia bellissima, che nei giorni successivi alla sua scomparsa, fece il giro di Favignana. Questa poesia riguardava proprio il sorriso. Su cosa essa può fare, e quanto sia facile, se si vuole, applicare nella vita di tutti i giorni, quelle parole così belle. Applicarle senza costrizioni, false menzogne o peggio per obbligo o per circostanza, ma per vera
Carità Cristiana, con gioia, sincerità e amore fraterno. Iniziava così "Un sorriso non costa nulla ma vale molto. Arricchisce chi lo riceve e chi lo dona...".
E' una poesia bellissima. Credo che ognuno di noi ne conservi gelosamente una copia. Ecco, forse è questo che il tempo non potrà cancellare: il suo sorriso aperto, schietto, sincero... Adesso ho una strana sensazione: mi sento meno pensieroso, credo meno triste, forse più ricco dentro. E' bastato ricordarlo, ricordare il suo modo di fare, ricordare i mille piccoli episodi di vita quotidiana, per sentirmi sollevato. Sollevato perché, conoscendo l'Amore che la gente aveva per lui, sono sicuro che tutti avranno e proveranno le mie stesse sensazioni. Ci manca lo so, e ci manca pure molto, non credo comunque sia possibile dimenticarlo, dimenticare Peppe Barraco.
(un amico)
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