Il titolo bonario e scherzoso fa subito comprendere la profonda amicizia che mi lega a P. Damiano.
Il mio ricordo vola ai tempi passati quando non era parroco ma solo un modesto cappellano. Un giovane prete con tanta vitalità, con tanto amore per i giovani, con in mente mille iniziative e con un ambiente isolano sospettoso da conquistare.
Pelato, non altissimo, occhiali con la montatura scura d'osso inforcati sul naso, una tuta azzurra piuttosto logora ed un fischietto in bocca.
Fu la prima volta che, oltre diciotto anni fa, vidi P. Damiano. Arbitrava una partita di calcio al vecchio campo sportivo. Mi dissero che era il nuovo prete... uno dei tanti che si erano succeduti negli ultimi tempi a Favignana. Decisamente non mi fu simpatico.
Quante cose sono state dette su questi primi sei anni di P. Damiano nella nostra isola; quante cose furono fatte in quei sei anni! Tutti i giovani ed i ragazzi di allora, in un modo o nell'altro, furono avvicinati da questo prete.
Tutti imparammo a stimarlo e rispettarlo perché lui valorizzò ciascuno di noi, anche nell'inevitabile differenziazione del singolo modo di pensare.
Tutti fummo suoi amici e lui fu l'amico di tutti!
Fiorirono i gruppi da lui fondati e scoprimmo che era davvero interessante condividere esperienze diverse.
Con il suo parlare ed il suo agire sferzò le coscienze e, senza retorica, si può dire che tutti, sia quelli che condividevano le sue idee, che chi vi era contrario, lasciammo uno spiraglio al suo influsso educativo.
Ed era ben voluto anche da chi tanto giovane non lo era più, perché quello che faceva non era diverso da ciò che diceva.
Così quando nell'autunno del 1979 lasciò Favignana per andare a Caltagirone tutti, nessuno escluso, provammo sconforto ed amarezza per quella decisione venuta dall'alto. Ma ciò che fu seminato diede buoni frutti e quell'opera fu continuata da un uomo come pochi al mondo e da un pastore coraggioso e santo: P. Silvano.
Dopo dieci anni, durante i quali nessun rapporto fu mai troncato con Favignana, consapevoli come eravamo che P. Damiano era l'amico disponibile di sempre, il percorso tracciato per lui ripassò da quest'isola e, tre anni or sono, è ritornato, questa volta, con la responsabilità diretta della Parrocchia. |
Adesso, penso proprio, sarà tutto più difficile. Gli entusiasmi di un tempo, che caratterizzavano questa nostra gente, sembrano essersi affievoliti sull'onda dell'apatia e del disinteresse per tutto ciò che ci circonda.
Non ci sono stimoli in questo nostro paese e, quel che è peggio, neppure ne cerchiamo.
Abbiamo delegato ad altri (senza volto e senza nome) il nostro futuro e quello dei nostri figli e tutti i nostri discorsi terminano con la frase: "tanto si sa che non cambia mai nulla!".
Ed allora, nell'anno del tuo venticinquesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale, siamo ancora una volta noi a chiederti un regalo: abbiamo bisogno di grandi ideali e di grandi uomini che li testimonino; abbiamo bisogno di riconquistare fiducia in noi stessi ed in quello che facciamo; abbiamo bisogno di prendere le distanze dai tanti venditori di fumo che ci circondano.
La nostra è ancora una società sana e perbene (nonostante tutto) e abbiamo il dovere di mantenerla.
Il ruolo è di prim'ordine in questo! Venticinque anni di sacerdozio rappresentano la tappa centrale di una vita dedicata agli altri ed alla testimonianza della fede cristiana. E' un grande dono, che per questa nostra comunità, che tale ricorrenza venga a cadere nel periodo in cui tu, Padre Damiano, sei il suo parroco. La nostra gratitudine, nei tuoi confronti, resterà incisa nei nostri cuori: perché tu stai in ansia per noi, perché tu corri per noi, perché tu lavori per noi, perché curi i nostri ragazzi, educhi i giovani, sostieni gli adulti, perché la tua giornata non finisce mai... perché preghi per noi!
Il sacerdote, ripeto, è un dono. E chi riceve un dono deve esserne degno. Specie, poi, se il dono viene da Dio. Apprezziamo ed amiamo i nostri Sacerdoti. Comunque la si pensi sulla loro istituzione, è gente che si sacrifica senza chiedere alcun ritorno.
Dei tuoi venticinque anni di sacerdozio, otto li hai trascorsi a Favignana ed altri dieci con il cuore tra noi. Ho tanti ricordi, caro il "mio parroco", ma quello più significativo è sempre e solo uno: quando allora, studenti, la sera venivamo a trovarti dopo cena. Tu non avevi ancora cominciato, eppure, per noi, lasciavi i tuoi confratelli e la solita minestra con il solito brodo fatto da quelle zampe di gallina, sempre le stesse, che P. Alfonso aveva conservato dal giorno prima ed aveva già riposto in frigo per il giorno dopo!...
Allora c'era l'oratorio da realizzare e debiti veramente tanti.
Lucio
Antinoro
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