II nome dei FLORIO si lega a quello delle Isole Egadi il 5 ottobre 1841, quando i nobili Pallavicino e Rusconi davano in gabella le antiche tonnare di Favignana e Formica alla Ditta Vincenzo Florio per un periodo di 19 anni.
Ma il legame diventa indissolubile e reca l'impronta di un'epoca nel 1874 quando il figlio Ignazio Senior acquisterà interamente le Isole Egadi dalla famiglia
Pallavicino.
Le origini dei Florio non sono siciliane. Il primo esponente di questa famiglia sbarcò in
Sicilia seguendo una corrente migratoria dalla Calabria alla fine del
'700. Paolo Florio, padre di colui che diventerà uno dei più
celebri capitani di industria dell'800, era un commerciante dalla
vocazione marinara ed impianterà una piccola drogheria a Palermo che nel giro di pochi anni vedrà
allargare considerevolmente il suo giro d'affari, permettendogli di lasciare al figlio una notevole
eredità.
Numerosissime sono le attività di cui è promotore il figlio Vincenzo.
Fra le iniziative destinate ad avere maggior fortuna vi sarà la costruzione di uno stabilimento per la
produzione di vino "Marsala" presso l'omonima Città, in concorrenza con le famiglie inglesi che già vi operavano come Woodhouse e gli
Ingham. L'irresistibile vocazione mediterranea della famiglia Florio fece sì che Vincenzo partecipasse alla creazione di parecchie compagnie di navigazione, la più importante delle quali fu la Compagnia della "Navigazione Generale Italiana". Dalla fusione di questa Società con la CITRA nascerà ai primi del '900 la Compagnia
TIRRENIA.
Il figlio Ignazio (Senior) sposò la Baronessa Giovanna D'Ondes da cui ebbe 4 figli: Vincenzo (morto a meno da un anno dalla nascita), Ignazio Junior, Giulia ed un altro Vincenzo destinato ad essere
l'ultimo esponente dei Florio. E' proprio con Ignazio Senior che Favignana trova un
posto preciso nella leggenda dei Florio.
Fu di questo periodo anche la costruzione nell'Isola della mediovaleggiante palazzina Florio del 1878, opera del Damiani.
Nella memoria collettiva questa famiglia viene identificata con gli anni in cui raggiunse il suo apogeo economico, di immagine e di influenza, quando Ignazio successe al padre e sposò la nobile e bella Franca Jacona di San Giuliano, colei che D'Annunzio chiamerà
"Donna Franca".
E' questa la
Belle Epoque e i sintomi che si fanno sentire della grave depressione della fine dell'800 che immiserisce le campagne (soprattutto quelle meridionali) vengono cancellati in una frenesia mondana che renderà celebre la coppia.
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Nel 1897 Ignazio Junior inaugurava finalmente il Teatro Massimo, la cui costruzione era stata iniziata dal
padre. Il fratello minore Vincenzo si dava ad uno sfrenato attivismo mondano e sportivo inaugurando la celeberrima corsa automobilistica
"Targa Florio" nel 1906.
Una serie di disgrazie personali, ai primi
del '900, colpirono Ignazio Florio Junior e Donna Franca; la morte di 3 figli in tenera età nell'arco di due anni fiaccò lo spirito della Famiglia e tolse le speranze di un erede maschio.
La famiglia Florio si trovò dinnanzi ad una realtà economica sempre più depressa e dovette affrontare fallimenti e chiusure di
attività.
Nel giudizio unanime i Florio sono stati i rappresentanti di una Sicilia industriosa, creatrice di
ricchezze, moderna e riscattata dall'immobilismo della cultura feudale. Una Sicilia centro di cultura e dalla vocazione mediterranea ed europea al tempo stesso.
A IGNAZIO
FLORIO
Favignana nel MDCCCXCVI
(1846)
Per civica
onoranza
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
I
lavoratori
con offerte
spontanee
il
Municipio
con ufficiale
concorso
levano questo
monumento
al
Benefattore
di
Favignana
dimostrando
che
può non essere
discordia tra il
capitale ed il
lavoro
tra la ricchezza e la
inopia
dove
presiedono
la giustizia, la pietà e l'amore.
SETTE GIORNI A
FAVIGNANA
(segue dalla seconda pag.)
...ragazzi i cui occhi brillavano di gioia per la grande festa di domenica 9 giugno in Chiesa
Matrice. Il sabato pomeriggio un incontro importante per me, il mio futuro apostolato tra i giovani: la visita ai detenuti con la celebrazione della
Messa. Come dimenticare quei volti, quelle voci, quelle lacrime, di giovani che per uno sbaglio si trovano dietro le sbarre, nel silenzio della cella, privi del bene più grande che è "la libertà"? Come non commuoversi nel più intimo del cuore e patire con loro questa grande sofferenza? Una promessa è rimasta nei nostri cuori: ricordarsi nella preghiera sempre.
Questa esperienza mi spinge ancor più ad aiutare i giovani a non oltrepassare mai quella
soglia.
Cara Favignana, Isola stupenda continui il sole ad illuminarti ed il Buon Dio a benedirti per l'opera delle Madri e dei Padri Canossiani. Grande è il cuore di chi sa amare ed io posso dire che a Favignana si trovano
cuori grandi.
Ti saluto e ti ringrazio e con Te il Poeta del dolore, Michele che dal suo lettuccio canta le meraviglie e l'angoscia dell'Isola. |
IL
RAIS
Nell'ambiente della tonnara il Rais
è una figura quasi mitologica.
Egli non è soltanto il capo della "ciurma", ma è l'elemento umano più significativo ed il punto di riferimento di tutta la struttura organizzativa di pesca.
In qualsiasi organizzazione il capo rappresenta il vertice di una piramide, vertice al quale si perviene passando attraverso una serie di gradi intermedi di gerarchia.
Al Rais, invece, fanno riferimento e si rivolgono direttamente tutti gli "addetti" della tonnara, senza passare attraverso un "iter burocratico" riscontrabile in qualsiasi altro settore di lavoro.
Ciò perché il carisma, che è proprio del Rais, è tale che non ha bisogno di intermediari per essere avvertito in tutta la sua portata.
Tale carisma non deriva, però, dagli atteggiamenti, o, se vogliamo, dai comportamenti che il soggetto assume, ma dalla stima che ispira negli altri e dal rispetto indiscusso che questi sentono di dovergli.
E' cioè quello che in termini politici può definirsi un capo per elezione o meglio per acclamazione.
E' pur sempre, però, un uomo della ciurma. Sta in mezzo ad essa, respira la stesso clima di agitazione che l'attività di cattura comporta, in essa si è formato e con essa si identifica nell'interesse che l'organizzazione persegue.
Ecco perché il Rais non ha quasi mai nel tratto atteggiamenti imperativi tali da mortificare nell'intimo l'esecutore dell'ordine. Anzi il
"tonnaroto" che viene scelto dal Rais per fare un determinato lavoro si sente gratificato per questa scelta.
Saper suscitare siffatta gioiosa operatività nei propri subalterni non è cosa di tutti i capi.
Forse il Rais non ha nemmeno piena consapevolezza di quanto riesce a suscitare negli altri con i suoi comportamenti.
Il Rais è generalmente un uomo semplice, affatto borioso, sempre disponibile ad intervenire
opportunamente nel caso uno dei suoi collaboratori si trovi in difficoltà.
La semplicità dei suoi gesti, l'umiltà del suo comportamento nascono forse da un'altra consapevolezza:
quella che di fronte alla natura, di fronte al "Creato", l'uomo, il più illuminato che sia, è veramente ben poca cosa.
Come sarebbe bello se tutti noi avessimo questa consapevolezza! Allora, come il Rais, avremmo una vita interiore più serena e una disponibilità verso il nostro prossimo tale da risultare già di per se stessa per noi gratificante,
indipendentemente dal merito che Dio vorrà accordare al nostro operato.
1922 - Due generazioni
di Rais Gioacchino Ernandes
ed il figlio Flaminio
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