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LA TUA CHIESA MATRICE
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I
PALLAVICINO E LE
ISOLE
EGADI
Tra i vari mercanti-banchieri che operarono in Sicilia a partire dal 1633 fecero la loro comparsa Gregorio, Antonio e Giacomo Brignone.
Giacomo Brignone il 5 settembre 1634 rappresentato da Ottavio Bono, prese in gabella (in gestione) dal Viceré di Sicilia, sotto il Regno di Filippo IV, le isole di Favignana-Levanzo e Marettimo con le relative tonnare, per la somma di 7.000 onze all'anno.
Le pressanti esigenze finanziarie del Governo di Madrid indussero il Viceré di Sicilia a mettere in vendita le isole Egadi al miglior offerente.
Con atti del 16 dicembre 1637, e del 23 febbraio e 13 aprile 1640, il genovese Camillo Pallavicino acquistava per complessive 75.000 onze a titolo allodiale (cioè con tutti i diritti), dalla Regia CCorte di Sicilia, le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo con il mare circostante.
Il Pallavicino ottenne che la Regia Corte consentisse che le Egadi venissero messe a coltura e nel contempo popolate.Il 16 luglio 1640 Giacomo Brignone che da gabellotto, cioè gestore delle Isole, ne era divenuto procuratore, ottenne la licenza di popolarle.
L’isola di Marettimo e quella di Formica furono lasciate incolte e disabitate.A Levanzo invece con l’impegno di un capitale di 576 onze venne realizzato un vigneto e furono costruiti magazzini ed un palmeto. Favignana fu resa coltivabile e quindi popolata.Poiché il popolamento era condizionato dalla disponibilità di terra coltivabile, i Pallavicino mediante costose opere di scasso, ne bonificarono buona parte del suolo.
E nel contempo vi fecero costruire la Chiesa Parrocchiale e diversi magazzini; recintarono infine i terreni destinati a giardino ed effettuarono numerose cessioni a censo.
L’abitato si sviluppò a Sud ovest della Cala Grande della costa settentrionale dell’Isola attorno la Chiesa Matrice e tra i forti di San Leonardo e San Giacomo.L’operazione di popolamento ovviamente fu realizzata dai Pallavicino per poter reperire in loco le ciurme necessarie per la pesca dei tonni effettuata sino ad allora da personale stagionale reclutato dai gabellotti sopratutto a Trapani e Marsala.I Pallavicino intorno al 1856 tentarono di vendere allo Stato le Isole Egadi tuttavia ne rimasero legittimi proprietari sino al 1874 allorché con atto del 7 marzo le cedettero in vendita a Ignazio Florio il cui padre Vincenzo le aveva gestite come gabellotto.
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La chiesa Matrice,
dedicata alla Madonna Immacolata Concezione, domina la piazza principale del
Paese, da cui prende il nome.
Si presenta
maestosa ed imponente quasi a protezione e sicurezza dell’intera
collettività. La sua ubicazione richiama al popolo cristiano la presenza di
Dio in mezzo agli uomini.
Nel 1759 su
progetto dell'Arc. don Luciano Gambina e a spese di Don Giovanni Luca,
marchese di Pallavicino e signore delle Isole Egadi, a motivo dell’incremento
della popolazione, è stata concessa la costruzione di una nuova chiesa dal Re
Filippo IV.
L’edificio è in
una posizione decentrata, sulla sinistra, rispetto al centro della piazza,
perché si dovette tenere conto di una ordinanza regia che imponeva di lasciare
libero la spazio antistante il forte di San Giacomo per non impedire la vista
del mare ed il tiro dei cannoni del Forte stesso.
La bolla di
erezione della chiesa risale al 25 aprile 1704 da parte del vescovo di
Mazzara mons. Bartolomeo Castelli. La chiesa divenne subito funzionale, come
risulta dai registri dell'archivio parrocchiale, anche se definitivamente
ultimata nel 1764.
La chiesa ha la
forma di una croce latina con navata unica, lunga 33 m e larga 18 m, con
transetto ed alta cupola 26 m (da pavimento 15 m, arco cupola 6.50 m,
cupoletta 4.50 m).
Sulla facciata si
aprono, in corrispondenza, un portale ligneo, tardo barocco ed una finestra
architravata (da due anni arricchita da una vetrata istoriata raffigurante la
stessa immagine della Madonna Immacolata dell'Altare maggiore).
In alto, un
campanile a vela, con tre campane (le prime risalgono al 1829), che fa da
coronamento all’intera facciata.
All'interno si
conservano: un crocifisso in legno del XVIII secolo, di scuola trapanese;
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una statua marmorea dell’Immacolata
fine 600, scuola spagnola, già venerata nella chiesetta omonima, in seguito
dedicata a Sant’Antonio da Padova.
Attraverso l’archivio parrocchiale si è appurato l’esistenza di un cimitero sotterraneo,
funzionale fino al 1870 e che comunque definitivamente murato durante la
seconda guerra mondiale.
Ne è comprova il
ritrovamento di una lettera inviata dal Podestà di Favignana di allora al
Vescovo di Trapani, dove si chiedeva di poter utilizzare quei locali sotto la
chiesa come rifugi antiaerei.
Purtroppo mancano
numerosi documenti di archivio che avrebbe aiutato nella ricostruzione della
storia dalla nostra chiesa e di conseguenza della nostra Isola. Tali
documenti sono andati distrutti in un incendio, come ci riporta il parroco
mons. Cipolla nel suo diario.
Dopo una attenta e
minuziosa ricerca d’archivio si è riusciti a completare l'elenco di tutti i parroci
della chiesa Matrice: 1) Don Tommaso Balistreri di Trapani dal 1704 al 1745;
2) Don Antonino Silanos di Favignana dal 1745 al 1774; 3) Don Antonino
Mannone di Marsala dal 1774 al 1823; 4) Don Tommaso Bertini di Trapani dal
1823 al 1847; 5) Don Giovanni Grammatico di Favignana dal 1847 al 1872; 6)
Don Giuseppe Livolsi di Favignana dal 1872 al 1876; 7) Don Bruno Angelico di
Trapani dal 1876 al 1895; 8) Don Vito Tartamella di Trapani dal 1895 al 1915;
9) Don Giuseppe Di Vita di Favignana dal 1915 al 1937; 10) Don Giovanni
Cipolla di Trapani dal 1937 al 1971; 11) Padre Camillo Franzolin Guido,
Canossiano, dal 1971 al 1972; 12) Padre Alfonso Fiorin Riccardo, Canossiano,
dal 1972 al 1976; 13) Padre Girolamo Ballin Ottorino, Canossiano, dal 1976 al
1983; 14) Padre Marcello Gianola Giancarlo, Canossiano, dal 1983 al 1989; 15)
Padre Damiano Cingolani Alfredo, Canossiano, parroco attuale.
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