San Romualdo Abate Ravenna, ca. 952 - Val di Castro (Marche), 19 giugno 1027 |
Nobile, divenne eremita e dopo l'esperienza in Spagna, nei pressi di monastero sotto l'influenza di Cluny, iniziò una serie di peregrinazioni lungo l' Appennino con lo scopo di riformare monasteri ed eremi sul modello degli antichi cenobi dell'Oriente. La sua fama e il suo carisma lo misero più volte in contatto con i potenti, principi e prelati. Convertì Ottone III che lo nominò abate di S. Apollinare in Classe, carica che Romualdo rifiutò clamorosamente dopo un anno rifugiandosi a Montecassino dove portò il suo rigore ascetico. Riprese le sue peregrinazioni fondando numerosi eremi, l'ultimo dei quali fu Camaldoli. Questo nome deriva dal campo che un tale Maldolo aveva donato a Romualdo, in cerca di solitudine. |
Un mattino del settembre 978 corre a
Venezia l’allarme: "E’ sparito il Doge!". Ed è vero: Pietro Orseolo
I, da due anni in carica, è fuggito nella notte, diretto a un lontano
monastero dei Pirenei. Ha pochi accompagnatori, tra cui il giovane monaco
Romualdo, figlio del duca Sergio di Ravenna. Perché? L’Orseolo è diventato
Doge dopo l’assassinio del predecessore, Pietro Candiano IV. Non è chiaro se
abbia a che fare col delitto, ma l’imperatore Ottone II minaccia vendette. E
allora lui, "sacrificando sé stesso, evitava al popolo pericoli, lotte
intestine, attacchi esterni" (A. Zorzi, La Repubblica del leone). Nel
monastero pirenaico Romualdo aiuta e assiste l’ex Doge, che muore nel 987-88
da semplice monaco (e la Chiesa lo venera come santo dal 1731). Sempre esigente e sempre con progetti: come
quello, irrealizzato, di guidare spedizioni missionarie in Nord Europa. Nel
1012 scopre la meraviglia dell’Appennino casentinese (Arezzo) e vi fa
sorgere, a 1098 metri, un piccolo eremo. Trecento metri più sotto edifica poi
un monastero. E così nasce Camaldoli, centro di preghiera e di cultura ancora
nel XX secolo. Costruire, avviare una convivenza, insegnare (ma alla predica
preferisce il colloquio). Partenze e arrivi ritmano la vita di Romualdo, che
si conclude in un altro monastero fondato da lui: quello marchigiano di Val
di Castro. Qui egli muore da eremita qualsiasi, in una piccola cella. Ma
“viaggerà” ancora: nel 1480, infatti, due monaci di Sant’Apollinare in Classe
porteranno di nascosto le sue spoglie a Jesi. Ma già l’anno dopo verranno
riportate, e per sempre, nella chiesa camaldolese di San Biagio a Fabriano.
La Chiesa lo venera come santo dal 1595, per decisione di Clemente VIII.
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