I SANTI “ORATORIANI”
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San Filippo Neri
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San Francesco di Sales
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San Luigi Scrosoppi
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San Giovanni
Bosco
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San
Filippo Neri
Filippo Neri nasce a Firenze il La famiglia dei Neri, che aveva
conosciuto in passato una certa importanza, risentiva allora delle mutate
condizioni politiche e viveva in modesto stato economico. Il padre, ser Francesco, era notaio, ma l'esercizio della sua
professione era ristretto ad una piccola cerchia di clienti; la madre,
Lucrezia da Mosciano, proveniva da una modesta
famiglia del contado, e moriva poco dopo aver dato alla luce il quarto
figlio. La famiglia si trovò affidata alle
cure della nuova sposa di ser Francesco, Alessandra
di Michele Lenzi, che instaurò con tutti un
affettuoso rapporto, soprattutto con Filippo, il secondogenito, dotato di un
bellissimo carattere, pio e gentile, vivace e lieto, il "Pippo
buono" che suscitava affetto ed ammirazione tra
tutti i conoscenti. Dal padre, probabilmente, Filippo
ricevette la prima istruzione, che lasciò in lui soprattutto il gusto dei
libri e della lettura, una passione che lo accompagnò per tutta la vita,
testimoniata dall'inventario della sua biblioteca privata, lasciata in morte alla
Congregazione romana, e costituita di un notevole numero di volumi. La formazione religiosa del ragazzo
ebbe nel convento dei Domenicani di San Marco un centro forte e fecondo. Si
respirava, in quell'ambiente, il clima spirituale del movimento savonaroliano, e per fra
Girolamo Savonarola Filippo nutrì devozione lungo tutto l'arco della vita,
pur nella evidente distanza dai metodi e dalle scelte del focoso predicatore
apocalittico. Intorno ai diciotto anni, su
consiglio del padre, desideroso di offrire a quel figlio delle possibilità
che egli non poteva garantire, Filippo si recò da un parente, avviato
commerciante e senza prole, a San Germano, l'attuale Cassino. Ma l'esperienza della mercatura
durò pochissimo tempo: erano altre le aspirazioni del cuore, e non riuscirono
a trattenerlo l'affetto della nuova famiglia e le prospettive di un'agiata
situazione economica. Lo troviamo
infatti a Roma, a partire dal 1534. Vi si recò, probabilmente, senza un
progetto preciso. Roma, la città santa delle memorie cristiane, la terra
benedetta dal sangue dei martiri, ma anche allettatrice di tanti uomini
desiderio di carriera e di successo, attrasse il suo desiderio di intensa
vita spirituale: Filippo vi giunse come pellegrino, e con l'animo del
pellegrino penitente, del "monaco della città" per usare
un'espressione oggi di moda, visse gli anni della sua giovinezza, austero e
lieto al tempo stesso, tutto dedito a coltivare lo spirito. La casa del fiorentino Galeotto
Caccia, capo della Dogana, gli offrì una modesta ospitalità - una piccola
camera ed un ridottissimo vitto - ricambiata da Filippo con l'incarico di
precettore dei figli del Caccia. Lo studio lo attira - frequenta le
lezioni di filosofia e di teologia dagli Agostiniani ed alla Sapienza - ma
ben maggiore è l'attrazione della vita contemplativa che impedisce talora a
Filippo persino di concentrarsi sugli argomenti delle lezioni. La vita contemplativa che egli
attua è vissuta nella libertà del laico che poteva scegliere, fuori dai
recinti di un chiostro, i modi ed i luoghi della sua
preghiera: Filippo predilesse le chiese solitarie, i luoghi sacri delle
catacombe, memoria dei primi tempi della Chiesa apostolica, il sagrato delle
chiese durante le notti silenziose. Coltivò per tutta la vita questo
spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come
quello della Pentecoste del 1544, quando Filippo, nelle catacombe si san
Sebastiano, durante una notte di intensa preghiera,
ricevette in forma sensibile il dono dello Spirito Santo che gli dilatò il
cuore infiammandolo di un fuoco che arderà nel petto del santo fino al
termine dei suoi giorni. Questa intensissima vita
contemplativa si sposava nel giovane Filippo ad un
altrettanto intensa, quanto discreta nelle forme e libera nei metodi, attività
di apostolato nei confronti di coloro che egli incontrava nelle piazze e per
le vie di Roma, nel servizio della carità presso gli Ospedali degli
incurabili, nella partecipazione alla vita di alcune confraternite, tra le
quali, in modo speciale, quella della Trinità dei Pellegrini, di cui Filippo,
se non il fondatore, fu sicuramente il principale artefice insieme al suo
confessore P. Persiano Rosa. A questo degnissimo sacerdote, che
viveva a san Girolamo della Carità, e con il quale Filippo aveva profonde
sintonie di temperamento lieto e di impostazione
spirituale, il giovane, che ormai si avviava all'età adulta, aveva affidato
la cura della sua anima. Ed è sotto la direzione spirituale di P. Persiano
che maturò lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne
sentiva indegno, ma sapeva il valore dell'obbedienza fiduciosa ad un padre
spirituale che gli dava tanti esempi di santità. A trentasei anni, il 23
maggio del 1551, dopo aver ricevuto gli ordini minori, il suddiaconato ed il
diaconato, nella chiesa parrocchiale di S. Tommaso in Parione,
il vicegerente di Roma, Mons. Sebastiano Lunel, lo ordinava sacerdote. Messer Filippo Neri continuò da
sacerdote l'intensa vita apostolica che già lo aveva caratterizzato da laico.
Andò ad abitare nella Casa di san
Girolamo, sede della Confraternita della Carità, che ospitava a pigione un
certo numero di sacerdoti secolari, dotati di ottimo spirito evangelico, i
quali attendevano alla annessa chiesa. Qui il suo principale ministero
divenne l'esercizio del confessionale, ed è proprio con i suoi penitenti che
Filippo iniziò, nella semplicità della sua piccola camera, quegli incontri di
meditazione, di dialogo spirituale, di preghiera, che costituiscono l'anima
ed il metodo dell'Oratorio. Ben presto quella cameretta non
bastò al numero crescente di amici spirituali, e Filippo ottenne da
"quelli della Carità" di poterli radunare in un locale, situato
sopra una nave della chiesa, prima destinato a conservare il grano che i
confratelli distribuivano ai poveri. Tra i discepoli del santo, alcuni -
ricordiamo tra tutti Cesare Baronio e Francesco
Maria Tarugi, i futuri cardinali - maturarono la
vocazione sacerdotale, innamorati del metodo e dell'azione pastorale di P.
Filippo. Nacque così, senza un progetto preordinato, la "Congregazione
dell'Oratorio": la comunità dei preti che nell'Oratorio avevano non solo
il centro della loro vita spirituale, ma anche il più fecondo campo di
apostolato. Insieme ad
altri discepoli di Filippo, nel frattempo divenuti sacerdoti, questi andarono
ad abitare a San Giovanni dei Fiorentini, di cui P. Filippo aveva dovuto
accettare la Rettoria per le pressioni dei suoi connazionali sostenuti dal
Papa. E qui iniziò tra i discepoli di Filippo quella semplice vita
famigliare, retta da poche regole essenziali, che fu la culla della futura
Congregazione. Nel 1575 Papa Gregorio XIII affidò
a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di S. Maria in Vallicella, a due passi da S. Girolamo e da S. Giovanni
dei Fiorentini, erigendo al tempo stesso con la Bolla "Copiosus in misericordia" la "Congregatio presbyterorm saecularium de Oratorio nuncupanda".
Filippo, che continuò a vivere
nell'amata cameretta di San Girolamo fino al 1583, e che si trasferì, solo
per obbedienza al Papa, nella nuova residenza dei suoi preti, si diede con
tutto l'impegno a ricostruire in dimensioni grandiose ed in bellezza la
piccola chiesa della Vallicella. Qui trascorse gli ultimi dodici
anni della sua vita, nell'esercizio del suo prediletto apostolato di sempre:
l'incontro paterno e dolcissimo, ma al tempo stesso forte ed
impegnativo, con ogni categoria di persone, nell'intento di condurre a Dio
ogni anima non attraverso difficili sentieri, ma nella semplicità evangelica,
nella fiduciosa certezza dell'infallibile amore divino, nella letizia dello
spirito che sgorga dall'unione con Dio. Si spense nelle prime ore del La sua vita è chiaramente suddivisa
in due periodi di pressoché identica durata: trentasei anni di vita laicale,
quarantaquattro di vita sacerdotale. Ma Filippo Neri, fiorentino di nascita -
e quanto amava ricordarlo! - e romano di adozione - tanto egli
aveva adottato Roma, quanto Roma aveva adottato lui! - fu sempre quel
prodigio di carità apostolica vissuta in una mirabile unione con Dio, che la
Grazia divina operò in un uomo originalissimo ed affascinante. "Apostolo di Roma" lo
definirono immediatamente i Pontefici ed il popolo Romano, attribuendogli il
titolo riservato a Pietro e Paolo, titolo che Roma non diede a nessun altro
dei pur grandissimi santi che, contemporaneamente a Filippo, aveva vissuto ed
operato tra le mura della Città Eterna. Il
cuore di Padre Filippo, ardente del fuoco dello Spirito, cessava di battere
in terra in quella bella notte estiva, ma lasciava in eredità alla sua
Congregazione ed alla Chiesa intera il dono di una
vita a cui la Chiesa non cessa di guardare con gioioso stupore. Ne è forte testimonianza anche il
Magistero dell'attuale Pontefice che in varie occasioni ha lumeggiato la
figura di san Filippo Neri
e lo ha citato, unico dei santi che compaiano esplicitamente
con il loro nome, nella Bolla di indizione del Grande Giubileo del 2000. |
San
Francesco di Sales
Nacque a Thorens,
in Savoia, il Il padre, che sognava per lui una
brillante carriera giuridica, lo mandò all'università di Padova, dove
Francesco si laureò, ma tornato a casa, manifestò il suo desiderio di
diventare sacerdote. Ordinato il In quella stessa regione, a Thonon, fondò la locale Congregazione dell'Oratorio, di
cui fu nominato primo Preposito dalla Bolla "Redemptoris et Salvatoris nostri" del 1597, con cui Papa Clemente
VIII erigeva la Congregazione "iuxta ritum et instituta
Congregationis Oratorii de Urbe" Il suo contatto con il mondo
oratoriano non riguardò, probabilmente, la persona di P. Filippo Neri, ma
alcuni tra i primi discepoli del Santo: Baronio, Tarugi e il Beato Giovanni Giovenale Ancina,
vescovo di Saluzzo, a cui San Francesco, a seguito
della corrispondenza intercorsa, e per la fraterna amicizia, rese una
memorabile visita, durante la quale, al momento dell'incontro, fu salutato
dal Beato con allusione al cognome di Francesco: "Tu es
Sal", mentre egli prontamente rispondeva,
alludendo al nome della diocesi di cui l'Ancina era
Vescovo: "Tu es Sal et Lux". Si dedicò con ammirevole impegno ad
una vastissima opera di direzione spirituale, nella profonda convinzione che
la via della santità non è privilegio dei religiosi, ma è aperta a tutti. La sua pastorale azione -a cui
dedicò tutte le forze della mente e del cuore e l'impegno incessante del
proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel
sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il
proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano la loro
radice nella proposta spirituale di San Filippo Neri, come si deduce anche
dalle principali opere scritte dal Santo: "Introduzione alla vita
devota, o Filotea", "Trattato dell'amor di Dio, o Teotimo", le Lettere ed i Discorsi. Continuò la sua opera pastorale con
i medesimi intenti, quando, a partire dal 1602, fu vescovo di Ginevra. Fondò, in collaborazione con S.
Francesca Fremiot de Chantal
l'Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità
del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque.
Tale devozione, con il conseguente movimento spirituale che essa produsse,
ebbe in molti Oratori, soprattutto dell'Italia Settentrionale, a partire da
quello di Torino, un luogo di convinta adesione. San Francesco morì a Lione, consunto dalle fatiche
apostoliche, il 28 dicembre del 1622, anno della canonizzazione di San
Filippo Neri. Fu dichiarato beato nel 1661 e
canonizzato nel 1665. Nel 1887 Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa. |
San Luigi Scrosoppi
San Luigi Scrosoppi
nasce il Il Nel 1830 San Luigi, maturato il
desiderio di una vita evangelicamente perfetta, è incline a farsi cappuccino:
l'Oratorio di Udine è ancora soppresso mentre il Convento dei
Cappuccini è tra le primi istituzioni religiosi a riprendere vita. Viene però
trattenuto nella sua decisione da due forti motivi che gli appaiono come voci
dal cielo: l'aiuto di cui P. Carlo abbisognava e le necessità dell'opera. Tra il 1834 e il 1836 Padre Luigi e
Padre Carlo trasformano la "Casa delle Derelitte"
, con il proprio patrimonio e con i contributi della carità cittadina,
in un vasto edificio capace di raccogliere un centinaio di orfane e di
fanciulle abbandonate e di dare assistenza a più di duecento ragazze esterne. Il L'anno seguente, il 1846, padre
Carlo ottiene il ripristino legale della comunità filippina di Udine e padre
Luigi vi entra, pieno di speranze che altri, almeno gli amici più ferventi,
lo seguissero. L'appello subito non fu accolto e solo nel 1856 Padre Luigi
poté dar vita alla convivenza comunitaria assieme ad un filippino di Venezia
e a due confratelli udinesi. Alla prima riunione della nuova comunità Luigi viene eletto Preposito. Padre Luigi realizza così il sogno
del fratello Carlo, morto nel 1854 senza la gioia di vedere riunita la
Congregazione per la quale aveva ottenuto con molti sforzi lo statuto
giuridico di ripristino. Il periodo successivo, compreso tra
il 1856 e il 1884, è un trentennio irto di difficoltà: miseria, malattie
endemiche e guerre travagliano le sue opere; leggi eversive le ostacolano e
l'anticlericalismo lo fa oggetto di persecuzione. Nonostante tutto Padre
Luigi continua a dirigere la Casa delle Derelitte e lotta fino agli estremi
per impedire la nuova soppressione della risorta Congregazione filippina. Il Il Il Il Il Il |
Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della
persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire
anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales
il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che
attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i
Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nato a Castelnuovo d'Asti
il
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