LA DIVINITA’ DI CRISTO? NON L’HA INVENTATA COSTANTINO di Marta Sordi Docente Emerito di Storia
greca e Storia romana, Università Cattolica di Milano. |
Cristo non fu venerato come Dio per una
decisione dell’imperatore, come dice Dan Brown, bensì fin dall’inizio del cristianesimo. Lo testimoniano anche i pagani. E i
cristiani non hanno capito il mitraismo. |
Secondo il Codice da Vinci, i Cristiani non
venerarono subito Cristo come Dio, ma solo a partire dal Concilio di Nicea
(325), presieduto dall'imperatore Costantino: la divinità di
Cristo fu decisa mediante una votazione ristretta, perché
era indispensabile per il funzionamento della Chiesa e dello Stato. Questa affermazione è priva di qualsiasi fondamento storico. Infatti, chi non crede può non accettare la divinità di
Gesù,
ma nessuna persona seria può affermare che la fede dei Cristiani in tale divinità
sia cominciata solo con Costantino e col Concilio di Nicea del 325: essa è già
presente, infatti, nei Vangeli canonici, la cui composizione, anche per la
critica più
oltranzista, non è in
ogni caso più
tarda del I secolo, ed è ben nota ai pagani almeno fin dai primi decenni del II
secolo. La coscienza che Gesù ha di essere Dio è attestata da Marco, che scrive, secondo ciò
che affermano autorevoli scrittori cristiani (Papia
di Gerapoli e Clemente) agli inizi del regno di
Claudio, nell'anno 42, e che pone all'inizio della sua predicazione,
nell'episodio del paralitico di Cafarnao, la
reazione scandalizzata degli scribi presenti alle parole di Gesù («Figliolo,
ti sono rimessi i tuoi peccati») che essi giudicano una bestemmia (perché «Chi
può
rimettere i peccati se non solo Dio?», Marco 2,5-7); lo stesso episodio si trova in Matteo
(9,2-3) con l'accusa di bestemmia e in Luca (5,21). Altrettanto
significativi sono i passi in cui Gesù si proclama padrone del sabato {Matteo
12,8: «Il
Figlio dell'Uomo è
padrone del sabato»; cfr. Sono proprio tali affermazioni che stanno alla base
dell'accusa di bestemmia per la quale il Sinedrio riterrà
Gesù
degno di morte. Importantissima per la coscienza che Gesù
rivela di Sé è la
risposta che Egli da agli scribi sul Cristo figlio di
Davide, con la citazione del salmo 110: «Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra
finché io
metta i tuoi nemici sotto i tuoi piedi» e la sottolineatura di quel «Signore» (kyrios), epiteto di Dio. Gli esempi potrebbero
moltiplicarsi; essi divengono ancor più numerosi ed espliciti se, dai vangeli Sinottici, passiamo
a Giovanni, a partire dal famoso prologo: «In
principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».
Altrettanto importante è la risposta ai Giudei su Abramo: «Prima
che Abramo fosse, Io sono» (Giovanni 8,58). I discepoli, dopo la Resurrezione ne
riconoscono la divinità nella nota confessione di Tommaso: «Signore
mio, Dio mio» (Giovanni
20,28-29). Che i Cristiani adorassero Cristo come un Dio, i pagani lo
sapevano perfettamente: Plinio il Giovane, governatore della
Bitinia, ebbe occasione nel 112-113 d.C. di
condurre, sulla base delle molte denunce a lui giunte, processi
anticristiani e ne scrisse a Traiano per avere
istruzioni: la lettera di Plinio a Traiano e la risposta
di Traiano a Plinio sono documenti fondamentali a
noi giunti sul Cristianesimo dei
primi secoli e sono conservati
nell'epistolario pliniano (Epistulae, X, 96-97). Egli descrive l'assemblea
liturgica dei Cristiani, celebrata in un giorno stabilito, prima dell'alba ed
applica ad essa, per la prima volta, il termine sacramentum; particolarmente
importante, ai fini del nostro discorso, è l'affermazione che all'inizio della loro riunione i Cristiani «cantano
a Cristo un inno come ad un Dio» (Carmenque Christo quasi deo dicere, ibidem, X, 96-97). Ma già
prima di Plinio la testimonianza della conoscenza da parte dei Romani
dell'adorazione di Cristo come Dio ci viene da un altro documento ufficiale, il cosiddetto editto di Nazareth, identificabile con un
editto neroniano, che punisce chi viola le tombe
spostando le pietre tombali e trasportando dolosamente i defunti in altro
luogo, e giustifica l'applicazione, del tutto inusitata, della pena di morte
per reati di questo tipo, i quali sono forme di empietà
verso gli dei, a causa «dell'adorazione di uomini». L'editto di Nazareth
fa propria l'accusa giudaica ai discepoli (accusa «viva
- dice Matteo 28,15 - fino ad oggi»,
cioè
presumibilmente fino all'epoca di Nerone) di aver sottratto dal sepolcro il
corpo di Cristo. Meritano la nostra attenzione altre
due notizie: la prima è la proposta, fatta in senato nell'anno 35, secondo
Tertulliano (cfr. Apologeticum
V, 2), dall'imperatore Tiberio, sulla base della relazione di Pilato (che «gli aveva annunziato dalla Palestina di Siria i fatti che
là
avevano rivelato la veridicità
della divinità di
costui»
[cioè di
Gesù]: «adnuntiatum sibi
ex Syria Palaestina, quod illic veritatem
istius divinitatis revelaverat»), di riconoscere la
liceità
del culto di Cristo (il cui rifiuto, da parte del senato, fornì a
Nerone la base giuridica per la persecuzione: dell'autenticità di
questa notizia ho scritto ampiamente altrove); la seconda è la
rimodellazione nell’Ercole Eteo
(tragedia di un autore senechiano del I
secolo), di Ercole su Cristo, con la ripresa di espressioni evangeliche, con
la risurrezione dell'eroe e con l'assunzione di esso fra gli dei (versi
1981-2 «novumque templis
additum numen»: «un
nuovo nume da aggiungere nei templi», secondo la formula pagana scelta da Tiberio per il
riconoscimento del culto cristiano, formula ripresa poi, senza successo, da
Severo Alessandro). |
Secondo Dan Brown
il cristianesimo non è originale, bensì è una ripresa del culto di Mitra, un dio solare pre-cristiano. Anche questa volta si tratta di un falso. Infatti, la presunta dipendenza del Cristianesimo dal Mitraismo è un'ipotesi priva di ogni fondamento ed è
oggi superata: è
vero, invece che il culto mitraico, di origine
iranica, ma ampiamente diffuso in Occidente dal I secolo d.C. in poi, come
attestano i numerosi mitrei [luoghi sotterranei di
culto] ritrovati e le iscrizioni, fu tra gli antagonisti pagani del
Cristianesimo. Mitra era un dio solare, con caratteri ben precisi, ma non
era la sola divinità
solare venerata nell'impero romano: in età Severiana il Bai (Sole) di Emesa acquista un peso particolare nel Pantheon romano,
suscitando, per le intemperanze di Eliogabalo, la
reazione della religione tradizionale, ma divenendo anche occasione di
tolleranza religiosa. L'adorazione del Sole, spogliato dalle caratteristiche
delle divinità
orientali, e identificato con il summus
deus dai molti nomi, onnipotente, onnisciente, provvidente, diventa per
tutto il III secolo e sino agli inizi del IV, dai Severi a Gallieno, a
Costanzo Cloro, a Costantino prima del 312, il simbolo di una nuova politica
religiosa, improntata alla tolleranza. Già Tertulliano, nell'Apologetico, scritto tra la fine del II
e gli inizi del III secolo, confutando i fraintendimenti caricaturali del
culto cristiano da parte dei pagani, dopo aver ricordato l'accusa ai
Cristiani di adorare una testa d'asino {Apologeticum,
XVI, 1 e sgg.), afferma che altri, più umani, dicono che i Cristiani
adorano il sole, ma non perché i cristiani adorino l'astro celeste, bensì
solo perché
pregano rivolti verso oriente e celebrano in letizia il giorno del sole (la
domenica) e spiega poi (Apologeticum, XVII-XXI),
ampiamente, la fede cristiana nel Dio unico, creatore e padre di Cristo, il
logos, di cui già parlavano i filosofi, «deus [...] et
dei filius et unus ambo» («Dio
e figlio di Dio e nondimeno un solo Dio»). I Cristiani, che vedevano in Cristo il Sol Iustitiae, annunciato dai Profeti e dal canto di
Zaccaria, non disdegnavano nella loro iconografia immagini e simboli solari,
come il Cristo sulla quadriga solare del sepolcro cristiano dei Giulii e il Cristo Pantocrator.
Ma non c'era alcuna somiglianza con le divinità solari dei romani: i cristiani utilizzavano il sole
esclusivamente come simbolo di Cristo, ma si guardavano bene dal ritenere
che l'astro solare fosse Dio. La stessa conversione di Costantino fu, come
rivela proprio il racconto dell'imperatore nella Vita Costantini di Eusebio, un passaggio dal summus Deus all'unus
Deus: il Dio dai molti nomi ha adesso un nome: Cristo. |
La Bibbia, i
culti pagani e il femminismo Vediamo altre affermazioni del Codice da Vinci (pp. 271-275). «La Bibbia come
noi la conosciamo oggi è stata
collazionata dall'Imperatore romano pagano Costantino»; «alcuni vangeli
che Costantino voleva mettere al bando riuscirono a sopravvivere, tra questi
i Rotoli del Mar Morto. [...] La Chiesa ha cercato di impedire la diffusione
di questi testi»; «Nel cristianesimo non c'è nulla di originale. Il dio precristiano
Mitra [...] morì, fu sepolto in
una tomba nella roccia e poi risorse tre giorni più tardi. Tra l'altro il 25 dicembre è anche il compleanno di Osiride, Adone e Dioniso». Si tratta di un cumulo di falsificazioni. L'inclusione dei vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni (scritti
nel primo secolo d.C.) nella Bibbia e l'esclusione dei testi gnostici e dei
vangeli apocrifi era già compiuta con il
Canone Muratoriano, del 190 d.C. circa, cioè novant'anni prima della
nascita di Costatino. Era stata la comunità cristiana a individuare i quattro vangeli come canonici, perché venivano letti nella liturgia e perché erano i più sobri e privi
dei racconti magici tipici dello gnosticismo. Quanto ai vangeli apocrifi,
sono stati esclusi non perché rifiutassero
la divinità di Cristo, ma
perché erano
infarciti di brani fantasiosi e di teorie filosofiche di età successiva ai fatti narrati. È falso dire che
nel Cristianesimo non c'è nulla di
originale, perché la diffusione
del Cristianesimo è dovuta proprio
al fatto che il messaggio era assolutamente nuovo e anche per questo
estremamente affascinante: un Dio che si fa uomo, che sceglie di essere
debole e inerme in una mangiatoia, che accetta liberamente di morire in
croce, che ama e perdona i nemici, che prega per i propri persecutori, che
invita ad esercitare un amore completamente gratuito, che sceglie di dare la
vita per i propri amici. Un'altra novità del
cristianesimo è l'inedita valorizzazione
della donna. Dan Brown
dice che il cristianesimo ha sminuito la donna e si inventa il matrimonio tra
Gesù e la Maddalena
per valorizzare le figure femminili. In realtà, in modo rivoluzionario rispetto alle culture dell'epoca, il
cristianesimo ha ampiamente valorizzato la donna, al punto da considerare
la Madonna la creatura più sublime di
tutto l'universo. Le divinità pagane (Adone,
Mitra, Osiride, ecc.) citate da Brown sono ben
diverse da Cristo. Grandissimi studiosi come J. Jeremias,
K. Schubert, A. Robinson,
R. Schnackenburg hanno spiegato che si trattava di
divinità legate al
ciclo della natura che alterna le sue stagioni passando dal letargo
dell'inverno al rifiorire della primavera, in cui la «morte»
e
la «resurrezione» sono completamente diverse da quelle di Gesù, perché non sono
evento concreto e storico. Inutile dire che Dan Brown non cita nemmeno una fonte, neanche uno storico,
per suffragare le sue teorie. Infine,
non è vero che la
Chiesa ha impedito la diffusione dei codici del Mar Morto, che non
contrastano per nulla con i Vangeli. Anzi, il famoso Frammento 7 Q 5 è di Qumran, è databile intorno al 50 d.C,
ed è di grande
importanza per la Chiesa, perché attesta che i
vangeli sono stati scritti quando erano ancora viventi i protagonisti e i
testimoni oculari dei fatti narrati, che avrebbero dunque potuto smentirli,
cosa che non hanno fatto, se fossero stati falsi. |