L'ACQUEDOTTO CAROLINO
Inserito dall'UNESCO nel 1997 tra i beni da tutelare nella
Lista del Patrimonio Mondiale, questa grandiosa opera di ingegneria
idraulica fu realizzata da Luigi Vanvitelli durante il regno di Carlo
III (Borboni).
Il sovrano, salito al trono di Napoli nel 1734, si impegnò
in un'intensa opera di rinnovamento in tutti i campi, giuridico,
economico, artistico, culturale, promuovendo una serie di opere
pubbliche, di interventi sulla viabilità e per la bonifica del
territorio, e la costruzione delle residenze reali, tra cui quella di
Caserta, progettata lontano dal mare per motivi di sicurezza.
L'architetto Luigi
Vanvitelli, nell'elaborazione del
progetto, previde le "reali delizie" cioè un parco con
fontane, un lago artificiale e una cascata per cui si rese necessaria la
costruzione di un nuovo acquedotto, la cui acqua avrebbe rifornito anche
le zone circostanti e avrebbe incrementato l'approvvigionamento idrico
di Napoli allacciandosi al scicentesco acquedotto del Carmignano.
La spesa per il solo acquedotto, riportata nella Storia
delle Finanze del regno di Napoli, fu di 705.826 ducati su un totale di
6.133.508 ducati spesi per la realizzazione del palazzo, del parco, con
la peschiera, la vaccherIa, la scuderia.
Una serie di sorgenti: Fizzo, Noce, Volla, Sanbuco ecc.,
adatte per portata e per posizione, affinché l'acqua, trattandosi di un
acquedotto a pelo libero, potesse giungere con la pressione necessaria,
furono individuate alle falde del Taburno, a 254 metri sul livello del
mare.
Per la realizzazione dell'opera, un condotto interrato
(largo m. 1,20 e alto m. 1,30), si rese necessario il superamento di una
serie di ostacoli, dalla diversa natura geologica dei terreni
attraversati, alcuni durissimi da traforare, altri friabili e quindi
franosi, altri paludosi, alla topografia del territorio che presentava
monti, che dovettero essere traforati, e vallate per il cui superamento
si rese necessaria la costruzione di ponti, tra cui il Ponte della
Valle, un'opera imponente per l'epoca.
Nel corso dei lavori furono ritrovati i resti di una antico
acquedotto romano, detto dell'Acqua Giulia, perché dedicato a Giulio
Cesare. I lavori, Iniziati nel 1753, furono completati solo nel 1770,
per i numerosi problemi emersi e anche per alcuni incidenti mortali.
Il percorso complessivo, di circa 38 Km., è ancora
percorribile per lunghi tratti ed è segnalato da torrini numerati,
costruzioni a pianta quadrata, con un tetto piramidale, che servivano da
sfiatatoi e per l'ispezione del condotto.
Il Regolamento per la custodia delle acque della città di
Napoli proibiva di piantare alberi ai lati del condotti, e di costruire
entro una distanza di "quattro palmi", e di abbeverare gli
animali e di usare l'acqua per l'agricoltura, tutelando l'acquedotto e i
terreni sovrastanti, a fronte dell'attuale situazione di incuria e e di
degrado.
I PONTI DELLA VALLE
Si tratta di un ponte a tre ordini di arcate, lungo 529
metri e alto 95, costruito per superare l'ampia valle di Maddaloni. tra
monti Longano e Garzano.
Per superare la valle, con un acquedotto a pelo libero per
cui non poteva applicarsi il principio dei vasi comunicanti, non
esisteva altra alternativa se non quella di deviare il percorso per un
lungo tratto. Il Vanvitelli, che aveva una grossa esperienza in campo
idraulico e ben conosceva gli acquedotti romani, il Pont du Gard in
Provenza e il Pont Maintenon, concepì quest'opera grandiosa con 3
ordini di archi a tutto sesto, il cui numero aumenta progressivamente:
19, 27 e 43.
Un passaggio permette di percorrere tutti gli ordini,
mentre sulla parte superiore corre una strada pavimentata in pietra, con
parapetti, larga circa 3 metri, percorribile in carrozza.
L'acquedotto passa sulla parte superiore della struttura.
Il monumento-ossario, alla base del Ponte, inaugurato il 1
ottobre 1899, contiene i resti dei soldati morti nella battaglia del
Volturno del 1 ottobre
1860. A Valle di Maddaloni, infatti, si
scontrarono la brigata garibaldina, di cui facevano parte anche Menotti
e Bixio e le truppe borboniche.
Il monumento è costituito da un obelisco triangolare, con
una stella di bronzo simboleggiante l'Italia, che si eleva da una base
triangolare in cui si apre la porta per l'ingresso all'ossario; ai lati
di questa dei bassorilievi raffigurano Garibaldi e Bixio, mentre, sulla
porta, una statua in bronzo raffigura la Vittoria Alata.
Bibliografia:
L'acquedotto Carolino. I percorsi di Italia Nostra, sezione di
Caserta.
Città da scoprire. T.C.I.
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