Ne
portarono il corpo
a spalle alcuni nobili,
che un uomo tanto libero
spinse a seguire Cristo.
Spirò nuova natura
nei cuori e per amore
costrinse del Dio altissimo,
a odiar le antiche favole.
Da quel giorno scemò
degli empi dèi il culto:
poca gente nei templi,
tanti al seggio di Cristo.
Lorenzo per combattere
non si cinse la spada,
ma ritorcendo il ferro
lo volse nel nemico.
Il demonio sfidò
il campione di Dio,
ma lui cadde trafitto,
e ora giace in eterno.
La morte del pio martire
fu dei templi la morte;
Vesta, vinta, i Palladii
si vide abbandonare.
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Ed
i Quiriti assidui
alla coppa di Numa,
agli atri di Cristo riempiono,
innni al martire cantano.
E i primi del senato
un dì luperci e flamini,
baciano ora le soglie
di apostoli e di martiri.
Vediamo case illustri,
nobili d'ambo i sessi,
d'amore in pegno
offrire i carissimi figli.
Le bende del pontefice
fanno posto alla croce,
e al tuo tempio, Lorenzo,
entra Claudia Vestale.
Tre, quattro, sette volte
beato chi a Roma abita,
che da vicino venera
e te e le tue ossa;
che può presso prostrarsi,
bagnar di pianto il luogo,
premere a terra il petto
e mormorare voti!
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Da
voi l'Ebro dei Baschi
e due Alpi ci separano:
siamo oltre le Alpi Cozie
e i Pirenei nevosi.
Si sa appena da noi
quanti santi abbia Roma,
quanti sacri sepolcri
nel ricco suol fioriscano.
Non tali beni abbiamo,
né è dato visitare
le vestigia dei martiri:
guardiamo allora al cielo.
E così, san Lorenzo,
la tua passione amiamo:
hai due templi: del corpo
qui, dell'anima in cielo.
E là, chiamato a capo
di una Città ineffabile,
hai in una curia eterna
la civica corona.
Vedo di chiare gemme
risplendere quell'uomo
che la Roma celeste
scelse a perenne console.
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Quanto
potere e onore
ti sia data, la prova
la gioia dei Romani
le cui preghiere ascolti.
Ciò che un supplice chiede
l'ottiene in abbondanza;
chiedono oranti, supplicano,
nessuno torna triste.
Sii sempre propizio,
e i tuoi figli di Roma
nutri di latte al seno
nel tuo paterno amore.
Odi, onore di Cristo,
anche il rozzo poeta,
che le colpe confessa
e ti offre ogni sua azione.
Riconosco che è indegno
che Cristo l'esaudisca,
ma i protettori martiri
gli ottengano il perdono.
Benigno odi le suppliche
del reo Prudenzio, o Cristo:
del corpo ancora è schiavo,
sciogli del mondo i vincoli.
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In
secoli tormentati che segnano la fine del mondo antico e
preannunciano una nuova età, Prudenzio, questo
grande poeta latino, definito dalla critica il Virgilio
cristiano, prepara vie nuove.
Persuaso che anche la poesia abbia piena cittadinanza
nella casa del Padre, l'autore delinea in versi mirabili
il rapporto tra la cultura pagana e la cultura
cristiana, l'amore per i poveri e la splendida figura di
S. Lorenzo. Leggerli può servire ad operare con
discernimento tra veri e falsi valori nelle attuali
temperie culturali di fine millennio.
anno, 1800)
San
Lorenzo (Cattedrale di Trapani, particolare della
cancellata)
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