ARCIPRETE DON GIULIANO STURLA (1911 - 2011)
Cap. D01 - Parroci e celebranti - Pag. D01.02
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L'Arciprete Don Giuliano Sturla è nato a Trebbio di Sant'Antonino il 02 Ottobre 1911, ed è stato battezzato in questa parrocchia il 5 Novembre del 1911.
Ordinato Sacerdote il 6 Giugno 1936 - Festa del Corpus Domini, divenne Curato in
diverse Parrocchie del vogherese, trasferendosi poi negli anni '50 a Genova, ove
intraprese l'insegnamento di Religione in un Istituto Tecnico - Commerciale.
Dal 1990 al 2005, ormai in pensione, è diventato il nostro Parroco, ove ha
celebrato - tra le altre SS. Messe - 16 Battesimi, 30 Matrimoni e 100 Funerali.
Dall'inizio del 2005 Don Giuliano si è assentato per motivi di salute
rinunciando alla Parrocchia.
Il Vescovo ci ha quindi affidato alle cure pastorali del Parroco di Torrazza
Coste: Don Giacomo Buscaglia (che celebra la S. Messa l'ultima domenica del
mese).
Per un breve periodo abbiamo avuto anche un giovane Diacono Permanente, Don Luca
di Voghera, prematuramente scomparso all'inizio del 2006.
Così Don Giuliano (da maggio 2005) è ritornato a celebrare le sue splendide
funzioni per "non lasciarci senza Messa".
Dal 2007 è stato con noi anche il Diacono permanente Don Enrico di Voghera,
sostituito nel 2010 da Don Luigi di Voghera; Don Luigi ha concluso il suo
ministero nel 2019.
Fino al mese di ottobre 2011 è stato parroco emerito e ha celebrato la s. Messa
a casa. Di quando in quando è tornato in parrocchia per celebrare la s. Messa
con noi.
In tutti i numeri del Bollettino parrocchiale Don Giuliano ci ha rivolto un
pensiero; potete leggerli qui sotto:
UN CARO RICORDO - 05/11/2011
Martedì 1° Novembre 2011, don Giuliano Sturla ci ha lasciati
per la gloria dei Santi in Paradiso.
Giunto alla meritata pensione, dopo lungo e prezioso servizio presso la Chiesa
genovese, nel 1990 don Giuliano ritornò nella sua terra che tanto amava e si
mise a servizio della sua gente. Per diciassette anni ha svolto attività
pastorale, prodigando saggezza ed offrendo un modello di vita esemplare a tutti
noi che lo abbiamo stimato ed amato.
Solo ultimamente, a causa della salute cagionevole, si è ritirato a Voghera
presso l'amata nipote e serenamente ha atteso quella voce: "Servo buono e
fedele, entra nel gaudio del tuo Signore".
Caro Don Giuliano, il tuo ricordo sarà sempre nel cuore di tutti noi,
come una benedizione.
Don Giacomo e i tuoi parrocchiani
I PENSIERI DI DON GIULIANO (1911-2011)
Presentiamo qui le meditazioni che l'Arciprete Don Giuliano
ha scritto per le principali solennità dell'anno e riportate sul
bollettino parrocchiale a partire dalla Pasqua 1999 fino a Pasqua 2008.
Queste brevi meditazioni offrono lo spunto per attuare e vivere meglio la Parola
del Signore e compiere così la Volontà del Padre.
Possa lo Spirito Santo illuminare le nostre menti.
ANNO 1999
Pasqua 1999: Andando incontro al Padre
L'Anno del Padre viene a coronare i due precedenti
concludendo il ciclo di omaggio alla SS. Trinità .
L'iniziativa del Santo Padre ha già dato i suoi frutti nel corso dei due
anni passati: 1997 Anno di Gesù Cristo Salvatore del mondo e 1998 Anno dello
Spirito Santo. Ed ora l'anno dedicato al Padre ci introduce al grande Giubileo
del " 2000 ".
Il Padre è l'origine ed il principio dentro la Trinità . è Colui che genera. è
il primo che si rivela nella storia degli uomini. è colui che invia il Figlio.
Da Lui procede lo Spirito Santo. Il Giubileo centrato sulla figura di Gesù
Cristo, sarà un grande atto di amore al Padre.
Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la Casa del Padre;
pertanto il cammino verso il Padre dovrà farci intraprendere una
conversione verso il bene. Questa conversione ci conduce al Sacramento della
Confessione ed alla Virtù della Carità verso Dio ed i fratelli.
La condizione dell'uomo nei riguardi di Dio non è più quella del servo verso il
suo Signore, ma quella del figlio nei confronti del Padre che lo invita a
raggiungere la condizione divina. Mentre "Dio" è il nome comune di ogni
religione, "Padre" è la prerogativa della Fede cristiana. Dio ha un cuore
paterno pieno di amore che batte continuamente per i suoi figli in tutte le
sofferenze e quando siamo nella gioia.
Secondo l'insegnamento delle parabole di Gesù, Dio è per ogni credente come un
Pastore che lascia le novantanove pecore e va in cerca della pecorella smarrita;
come un Padre che aspetta ansioso il ritorno del figlio che si era allontanato
dalla casa paterna.
Maria Santissima, figlia prediletta del Padre sarà presente allo sguardo
dei credenti come esempio perfetto di amore sia verso Dio che verso il proprio.
Il Padre ha scelto Maria per una missione unica nella storia della salvezza:
quella di essere Madre dell'atteso Salvatore.
La Vergine ha risposto alla chiamata di Dio con una piena disponibilità :
"Eccomi, sono la serva del Signore". La sua maternità sarà sentita
in quest'anno con affettuoso invito rivolto a tutti i figli di Dio, perché
facciano ritorno alla Casa del Padre ascoltando la Sua voce materna: "Fate
quello che Gesù vi dirà " .
DON GIULIANO
***
Natale 1999
La festosa atmosfera del Natale non deve far dimenticare la tragedia dei Paesi
poveri dove ogni otto secondi muore un bambino.
è un Natale problematico quello che viviamo alla fine di questo Millennio;
dietro le luci della più bella Festa dell'Anno, nessuno può oggi ignorare lo
scandalo del contrasto sempre più violento tra le ricchezze di una parte
dell'umanità e le miserie della maggioranza dei Paesi sottosviluppati.
Un dramma che rende ipocrita le gioie del Natale se l'umanità finge di
ignorare la realtà .
Il cammino di Duemila anni di storia dell'umanità ci ha forse allontanati
dalla capanna di Betlemme e del miracolo grande che in essa si compì.
Quel Bambino oggi ci appare tanto lontano, assediato dagli abbagli di richiami
all'avere più che all'essere. Natale è la festa del grande dono di Dio agli
uomini, il dono di Suo Figlio per dare vita ad una nuova Alleanza. Un dono
d'amore universale.
Amore agli uomini.
Amore ai poveri.
Amore a coloro che non trovano posto nelle locande della vita.
Amore agli umili perché a loro Dio ha voluto manifestare ciò che ha nascosto ai
potenti.
Amore senza limite, senza esclusione a causa del colore, della nazionalità
o confessione.
Amore che chiede solo amore.
Chi ama sperimenta ogni giorno che l'amore non è sacrificio ma è dare con gioia.
La gioia del Natale non viene dalle luci o dai doni che ci facciamo tra noi.
Essa viene dal Dono che Dio ci ha fatto del proprio Figlio che si è fatto uomo
per insegnarci l'amore fra noi: la grande legge che può rendere felice la nostra
vita.
Buon Natale !
DON GIULIANO
ANNO 2000
Pasqua 2000: La luce del mio pellegrinaggio - Anno Santo delle
Indulgenze
Preghiera: Donami la Fede, Signore - Aver Fede significa - Giubileo 2000
La Fede è una luce che penetra le ombre e squarcia le tenebre. Non si da' Fede
se non alle cose che non si possono vedere. Si vede nelle tenebre con gli occhi
di Dio.
La Fede è come il vento che dissipa la nebbia, perché splende il sole di Dio
sulle nostre Anime.
La Fede è il fondamento ed il contenuto della nostra speranza. Fondandosi sulla
Parola di Dio è più certa dell'evidenza dei sensi e dei discorsi umani.
La Fede consiste nel credere ciò che ancora non si vede; il suo premio sarà
vedere finalmente ciò che si crede.
La nostra salvezza e la nostra santificazione è riposta nella Fede in Cristo che
investe tutta la nostra vita. Non si può avere guida più sicura della Fede.
La luce della Fede fa i Santi. Tra i maestri che insegnano come si vive, solo la
Fede insegna come si muore. La Fede è il germe della vita stessa.
L'ateo cammina nel buio, il Credente ha gli occhi in fronte. Per il primo con la
morte tutto finisce; per il secondo con la morte tutto comincia. Per chi crede
la vita è destinata ad un trionfo eterno; per chi non crede è destinata al
fallimento della morte.
Gesù, luce del mondo con la Risurrezione è il fondamento stabile e sicuro della
nostra Fede e della nostra Vita Spirituale; senza di Lui non si può avere
fermezza. La Fede è un'adesione ferma ed affettuosa alle Verità che Dio ha
rivelato mediante Suo Figlio.
Quale grande ricchezza è la Fede! E' molto più preziosa dell'oro; il suo fine è
la salvezza dell'Anima. Non basta la Fede se non seguono le opere. Come il corpo
senza lo spirito è morto, così le Fede senza le opere è morta.
Crederemo davvero se metteremo in pratica con la vita le Verità in cui
crediamo. La nostra Fede non deve essere soltanto teorica, ma concreta ed
operosa. Le opere sono una lingua da tutti compresa.
Forse vi sono persone che non credono, perché non hanno incontrato in noi una
persona che abbia saputo dare un'efficace testimonianza del Vangelo.
Facciamo in modo che la nostra vita sia un Vangelo vivente, quel Vangelo che lo
Spirito Santo ha scritto nell'anima dei Santi e che si legge nelle loro azioni.
E' meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo!
DON GIULIANO
***
Anno Santo delle Indulgenze
L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati.
Il Giubileo è un anno di grazia finalizzata al rinnovamento interiore.
Le condizioni per acquisire le Indulgenze si possono così riassumere:
"La Confessione Sacramentale che porti alla vera Conversione del cuore e alla
Comunione Eucaristica".
"Il pellegrinaggio, le preghiere e la visita ad una Chiesa inserita negli
itinerari giubilari".
"Le attività caritative verso infermi, carcerati, anziani in solitudine,
handicappati, infanzia abbandonata, gioventù in difficoltà ".
"La testimonianza caritativa verso le Missioni e tutti i fratelli che si trovano
in necessità , perché Cristo è presente in loro.
***
Preghiera: Donami la Fede, Signore
Mio Dio, dammi la fede,
Una Fede viva,
Una Fede ardente,
Una Fede che si attacca senza sosta a Te, alle Tue Parole e che sia la radice
del più grande Amore.
"Il giusto vive di Fede" e di amore.
Dammi la Fede, mio Dio; la più grande Fede ed il più grande amore.
Mio Dio, fa crescere in me senza sosta queste due Virtù, che esse si spingano in
noi l'un l'altra, che non cessino di svilupparsi fino al momento in cui la Fede
si trasformerà in chiara visione, per la Tua grande Misericordia.
Amen.
Charles de Foucauld
***
Aver Fede significa
Aver Fede significa camminare sulle onde del mare sicuro di non sprofondare,
perché è il Signore che ti tiene sospeso.
Aver Fede significa stare sull'orlo di un precipizio sicuro, di non caderci
dentro, perché è il Signore che ti tiene per mano.
Aver Fede significa ringraziare il Signore quando ti chiede un briciolo di
dolore, perché sarà proprio quello a farGli dire un giorno: "Accomodati
nel Mio Regno, riabbracciati ai tuoi, perché quando ho bussato alla porta del
tuo cuore non Mi hai rifiutato".
Aver Fede significa amare, soffrire, donare, sperare.
Aver Fede significa credere che la vita, anche se fatta solo di lacrime, sia il
più bel dono che Dio ti ha dato; perché solo attraverso quel fiume di lacrime,
approderai alla vera vita.
Aver Fede significa credere che tu vivi, solo se hai Fede.
Salvatore Pennisi
***
Giubileo 2000
Ecco l'invito del Giubileo: aprite le porte a Cristo!
Spalancate il vostro cuore alla Speranza! Lasciatevi raggiungere dall'Amore!
Una porta da varcare, un passaggio da affrontare, un cammino da intraprendere.
Dalla mediocrità alla freschezza; dalla noia all'entusiasmo, dalla
chiusura alla generosità ; dalla diffidenza all'accoglienza; dalla freddezza al
calore umano; dal sospetto alla fiducia; dall'incredulità alla Fede; dalla
frenesia alla pazienza; dalla durezza alla tenerezza; dalla monotonia alla
festa; dalla vita incompleta alla vita piena.
Una porta da varcare in quest'anno di Grazia e un anno di Grazia a te che hai
varcato quella porta e hai lasciato entrare nel tuo cuore il grido dei poveri.
Ecco il Giubileo!
Mario Zuffetti
***
Ferragosto 2000: La Famiglia Parrocchiale di S. Antonino
La Parrocchia di S. Antonino diventa sempre più piccola; oramai conta meno di
cento fedeli.
è formata da piccoli gruppi di case sparse sulle colline della Valle Schizzola.
Si trova in una posizione incantevole circondata da preziosi vigneti, verdi
prati e da boschi di castagni.
Si respira aria pulita, lontani dall'inquinamento prodotto dalle auto delle
città .
La maggior parte degli abitanti supera di molto l'età media.
La Chiesa Parrocchiale costituisce il più forte richiamo alla fraternità .
Le funzioni liturgiche risultano solenni per la presenza totale dei fedeli che
hanno capacità di movimento; il Coro è formato da tutta la Comunità .
Uomini e donne cantano in coro lodi melodiose sostenuti dal bravo organista
Michele Cuzzoni.
Nel servizio all'Altare ho due validi sostegni: l'ing. Elio Sturla e il sig.
Antonio Perin.
Per indossare i paramenti sacri trovo sempre l'aiuto di Franca Ronchetti.
Io mi accorgo di non essere più efficiente nelle omelie che diventano sempre più
brevi e povere di contenuto.
Ho fatto presente la necessità di interrompere il servizio e qui appare il
vincolo di Famiglia nell'incoraggiamento a continuare, essendo i parrocchiani
disposti ad accettare i servizi che posso ancora offrire.
Nessuno ha manifestato il desiderio di avere un Pastore più giovane e più
efficiente.
Ore liete vengono trascorse nel centro ricreativo ricavato nell'ex edificio
scolastico.
Qui non si parla di politica e poco di sport.
E' una vera Famiglia riunita per giocare, in modo particolare a "briscula rabìa"
o briscola in cinque, ma c'è sempre un tavolo riservato ai veterani della scopa
d'assi.
Grazie Parrocchiani di S. Antonino, che sapete ancora compatirmi e sopportarmi!
Don Giuliano
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Natale 2000: A Betlemme non cera posto per loro...
" E salì anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nazareth in Giudea,
alla Città di Davide che si chiama Betlemme. E avvenne che mentre si
trovavano là si compirono i giorni del parto di Maria, che diede alla luce
il suo figlio unigenito e lo fasciò e lo adagiò in una mangiatoia non essendovi
per loro posto nelle locande della città ".
Il Mistero del Natale: è Dio con noi.
Il Mistero del Natale continua sugli Altari di tutto il mondo con la nascita
sacrificale del Cristo per opera dei Sacerdoti nella S. Messa, con la nascita
sacramentale nel cuore dei fedeli per mezzo della Comunione.
Gesù viene in noi, ma esige raccoglimento, intimità come nella grotta di
Betlemme.
Vuole solo sentire il calore del nostro cuore come tra le braccia di Maria e di
Giuseppe.
Adoriamolo con la Fede e la semplicità dei pastori, con la gioia spontanea
degli Angeli. Il loro canto risentiamolo accanto ai nostri Tabernacoli: "Gloria
a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà !".
Chiediamo a Maria, Madre della Divina Grazia che ci conceda la serenità e
la forza che emanano dal Santo Mistero del Natale.
Natale è per eccellenza la festa del dono. Non tanto del dono acquistato o
scambiato con altri, ma il dono del Figlio Gesù che Dio fa all'umanità .
E' un dono di amore e di solidarietà . Dio entra nella storia dell'uomo per
portare salvezza, pace, riconciliazione e perdono.
I personaggi del presepio portano ognuno un dono diverso, ciò che in quel
momento ognuno è in grado di donare. Perché un dono, di qualsiasi cosa si
tratti, non è importante di per se', ma acquista un grande significato quando
viene offerto col cuore.
A tutte le Famiglie della Parrocchia, ed in particolare alle persone sole, agli
anziani ed ai malati: l'augurio gioioso di un Natale pieno di pace e serenità .
DON GIULIANO
Dalle biografie di Francesco d'Assisi: Il Natale di Greccio
Tre anni prima della sua morte Francesco decise di celebrare la natività
del Bambino con un vero presepio nel paese di Greccio.
C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, molto caro a S. Francesco
perché, pur essendo nobile e molto onorato, dava molta più importanza alla
nobiltà dello spirito.
Francesco lo chiamò a se' e gli disse: "Vorrei far vedere a tutti dove il
Bambino fu adagiato quando nacque e i disagi in cui si trovò per la mancanza di
cose necessarie a un neonato".
Il virtuoso Giovanni andò così a preparare una stalla, quindi vi fece portare un
bue, un asino e del fieno. E arrivò il Natale. Nella stalla si radunarono i
frati, accorse la popolazione, il bosco risuonò i voci e quella venerabile notte
diventò splendente di luci e piena di canti armoniosi.
Il Santo era davanti alla mangiatoia, estatico, traboccante di gioia e con gli
occhi pieni di lacrime. Indossati i paramenti diaconali predicò al popolo
parlando della nascita del Re povero e nel nominarLo ripeté più volte, colmo di
tenerezza e d'amore, "Il Bimbo di Betlemme".
Il pio Giovanni ebbe allora una visione: vide dentro alla mangiatoia un
bellissimo fanciullino, profondamente addormentato e il beato Francesco sembrava
svegliarlo dal sonno stringendolo tra le braccia.
Fu così che, anche nella realtà , il ricordo del Bambino Gesù si ridestò perfino
nei cuori più intorpiditi e rimase impresso profondamente nella memoria di
molti.
(Tratto da Tommaso da Celano "Vita prima" e San Bonaventura da Bagnoregio
"Leggenda maggiore")
ANNO 2001
Pasqua 2001
Preghiera: TU C'ERI GIA'
Dio è il Dio della Vita, non della morte.
Dio è al centro della vita, non ai suoi margini.
La Risurrezione di Gesù Cristo è una questione di vita per tutti noi.
Anche noi partecipiamo a quella vittoria.
Anche noi siamo vivi grazie al Vivente.
Nello splendore di Pasqua c'è la novità del mondo.
Ogni nuova luce che si accende, ogni nuova scoperta, ogni nuovo canto, ogni
nuova amicizia prendono inizio dalla Luce nuova di Pasqua.
Nello splendore di Pasqua c'è la liberazione dal male, dalla malattia, dal
dolore, dalla solitudine, dall'indifferenza.
Nella Pasqua diventa nuovo ogni atto d'amore, ogni tenerezza filiale.
Nello splendore di Pasqua c'è la gioia di voler bene, la gioia che canta la lode
della vita, la gioia di attendere la Vita al di là di questa vita.
Veramente la Pasqua è Santa.
Tutte le cose sono come all'inizio. Tutte le cose sono come alla fine.
Toccate dalla santità di Dio esse sono sante come lo furono dopo la parola
creatrice e come lo saranno quando Dio farà Cieli Nuovi e Terra Nuova.
La Risurrezione di Cristo è il Mistero centrale e decisivo del Cristianesimo, il
tema essenziale della predicazione degli Apostoli per testimoniare che Gesù li
ha mandati fino all'estremità della terra.
In Gesù tutto è luce, forza, bellezza.
Non dobbiamo credere che risuscitato si disinteressi dei Suoi Apostoli
abbandonandoli.
Per 40 giorni completa la loro formazione e costituisce la Chiesa.
La Chiesa vive del mistero pasquale. Essa è in realtà questo mistero
diffuso su tutta la terra. I Vescovi, i Sacerdoti sono il prolungamento visibile
del Cristo Risuscitato che attraverso loro continua i suoi gesti di salvezza.
Buona Pasqua!
Don Giuliano
Preghiera: TU C'ERI GIA'
Quando ho aperto gli occhi,
Tu, o Dio, avevi già acceso il sole del mattino.
Quando scoprii intorno a me la terra,
Tu o Signore c'eri già passato e vidi le Tue impronte.
Quando cominciai a muovere i primi passi,
Tu eri già per la strada, da sempre.
Quando iniziai a parlare,
Tu eri già stato Parola Creatrice.
Quando conobbi l'inizio dell'amore,
Tu dall'eterno ne conoscevi la trama.
Quando avvertii la presenza del prossimo
Tu da tempo, eri già "l'Altro".
Quando scoprii l'energia,
Tu da secoli l'avevi sprigionata.
Quando avvertii il bisogno della libertà ,
Tu da sempre già la possedevi.
Quando mi chiusi nel mio inverno,
Tu già preparavi lo sbocciare della primavera.
Quando cominciai ad ascoltare,
Tu avevi già dato inizio alla sinfonia dell'Universo.
Quando incominciai a cercarTi,
Tu mi avevi già accolto tra le Tue braccia.
Averardo Dini
***
Ferragosto 2001: LA MADONNA NELLA MIA VITA
La festa dell'Assunta, collocata nel mezzo delle vacanze è per noi un invito
discreto, ma fermo, a sostare, a riflettere, a fare qualche conto per evitare
che anche le vacanze si trasformino in stordimento.
Il Dogma dell'Assunta è stato solennemente proclamato da Pio XII il 1° novembre
1950 con la Bolla "Munificentissimus Deus", nella quale il Pontefice definisce
la traslazione gloriosa della Beata Vergine Maria, in corpo ed anima dalla terra
al cielo, per virtù divina, a differenza dell'Ascensione di Gesù, il quale salì
al cielo per virtù propria.
La gloria, il cielo è l'esperienza di vivere presso Dio.
Giungere a Dio è il compimento di tutta la vita.
Maria è là , nella pienezza della sua personalità totalmente raggiante nel
mistero della maternità divina e madre nello stesso tempo di tutti gli
uomini.
La vita consiste nell'amare Dio ed il prossimo.
Maria ci dà Gesù.
Maria è alle sorgenti stesse della grazia.
Il dono di Dio agli uomini, Cristo Gesù, sorgente della nostra vita è anche il
dono di Maria. La nostra vita deve crescere.
Ogni vita deve tende a crescere ed espandersi.
Lo stesso per la vita spirituale; essa deve svilupparsi.
La grazia che riceviamo nel Battesimo è un punto di partenza.
Maria ci ama di vero amore.
La beatitudine celeste, non raffredda la sua carità ma la rende più
ardente.
In lei e sotto la sua azione efficace si è formata l'umanità di Gesù: in
lei pure e con la sua cooperazione attiva, lo Spirito Santo forma le membra di
questa umanità .
Don Giuliano
***
Natale 2001: E venne ad abitare in mezzo a noi
Natale è la festa più bella dell'anno. Le luminarie, il senso frenetico dei
regali, la Messa di Mezzanotte alla quale non si deve assolutamente mancare,
fanno del 25 Dicembre una realtà unica dell'anno. Il clima di Natale è la
notte. La notte è intima ed eloquente e ci sono delle voci che l'attraversano
per proclamare grandi verità fin dentro al cuore di coloro che sono desti.
Un Bambino è nato per noi. E' meravigliosa la via seguita da Dio per cercarci e
trovarci. Egli ha cercato la forma dell'esistenza più fragile: quella di un
bambino, cioè di colui che ha bisogno di tutto. Dio nasconde nel bambino la
grandezza della sua gloria immensa. Dio si fa visibile nella nostra carne,
affinché contemplandolo visibilmente in Gesù, siamo da Lui rapiti e trasportati.
Il clima del Natale è la notte. La notte è luminosa e pacificante. In essa
traspare già qualcosa della Luce pasquale. In questa notte c'è gente che
veglia: i pastori. Essi coltivano visioni e sogni di Angeli. Poi la pagina
natalizia è piena di Angeli, come quella della Risurrezione.
Il Natale ci porta un rinnovamento della presenza divina. I misteri di Cristo
non sono soltanto oggetto di contemplazione, sono sorgente di grazia. Se Egli ha
vissuto i diversi avvenimenti della vita terrena, l'ha fatto per noi, a nome
nostro e a nostro profitto, permettendoci di attingere in ciascuno di questi
avvenimenti la grazia che Egli vi ha annesso come capo del Corpo Mistico.
In questa festa della natività , la Chiesa celebra una triplice nascita di
Cristo: la sua generazione nel seno del Padre, la sua nascita corporale, la sua
nascita nelle nostre anime. Natale è Dio in mezzo a noi, con noi, in noi. Natale
è il cielo che ha visitato la terra. Non è più necessario andare a Betlemme per
celebrare bene il Natale. E' nell'intimità delle anime che Dio vuol
nascere, è nella mangiatoia dei nostri cuori che Egli vuole trovare adoratori in
spirito e verità .
Proposito. Voglio unirmi ai sentimenti dei diversi personaggi del presepio: la
Vergine Maria, S. Giuseppe, gli Angeli, i pastori per adorare il Dio bambino.
Gesù Cristo è in me Colui che prega il Padre per tutti i bisogni attuali
dell'umanità . Devo vivere in stato di adesione alla sua preghiera incessante e
universale. Entrerò lealmente nello nello spirito della liturgia del Natale che
ci fa rivivere tutti i misteri del Verbo che si è fatto uomo per essere sempre
nostra luce e nostra vita.
Qualunque siano le prove che debbo sopportare cercherò ugualmente di diffondere
intorno a me la gioia del Natale.
Don Giuliano
ANNO 2002
Pasqua 2002: Pasqua: giorno senza tramonto
Davanti alla Passione e alla Morte di Gesù, la paura è tutta umana, la fuga è da
poveri, il silenzio è da deboli. Ma davanti alla Risurrezione del Signore,
davanti al sepolcro vuoto la paura è di ben altra qualità , la fuga è ben più
che una fuga e il silenzio è ben diverso che una assenza di parole.
Entro questo silenzio la Pasqua rivela il suo Mistero di gioia: il Cristo ha
vinto la morte, ha sconfitto l'assurdo, ha soggiogato l'angoscia, ha trionfato
sul pessimismo, ha dominato su tutte le dominazioni.
Nello splendore di Pasqua c'è la bellezza dell'universo, c'è la soddisfazione di
ogni vera conquista, c'è il grido di ogni crescita, c'è il sogno di tutte le
speranze.
Nello splendore di Pasqua c'è la novità del mondo. Ogni nuova luce che si
accende, ogni nuova stagione, ogni nuova scoperta, ogni nuovo canto, ogni nuova
amicizia, prendono inizio dalla luce nuova di Pasqua.
Nello splendore di Pasqua c'è la liberazione: dal male, dalla malattia, dal
dolore, dalla solitudine.
Nello splendore di Pasqua c'è la gioia di ogni vita nascosta, la gioia in mezzo
alla tristezza, la gioia che canta la lode della vita.
Dobbiamo ravvivare la fede nella Risurrezione di Cristo. Essa è il mistero
centrale e decisivo del cristianesimo, il tema essenziale della predicazione
degli Apostoli per testimoniare che Gesù li ha mandati fino all'estremità
della terra.
La Chiesa vive del mistero pasquale. Essa è in realtà questo mistero
diffuso sulla terra. I Vescovi, i Sacerdoti sono il prolungamento visibile del
Cristo Risuscitato che, attraverso loro continua i suoi gesti di salvezza: è
Cristo risuscitato che per essi battezza e s'incarna nelle nostre membra.
E' Lui che dà lo Spirito in ogni S. Cresima, che dice ad ogni cristiano
pentito:" Io ti assolvo".
E' Lui che unisce gli sposi, che ordina i suoi Ministri e che per mezzo loro
consacra il suo stesso Corpo, distribuendolo come nutrimento di vita divina.
Dobbiamo credere nella nostra risurrezione. Verrà un giorno in cui anche
noi risusciteremo corporalmente come Cristo di cui siamo le membra.
Don Giuliano
***
Ferragosto 2002: Una Donna vestita di sole
La festa dell'Assunzione di Maria, celebrata nella soffocante calura del mese di
agosto, ci dà come un senso di freschezza e di ristoro, oltre che di gioia
immensa.
E' infatti la celebrazione della vita e della grazia. La chiamiamo Madre di Dio.
La riteniamo grande più di ogni altra creatura. La vediamo sempre a fianco di
Cristo in ogni tappa della Sua vita, per questo giustamente La riteniamo Beata.
Il motivo della Sua vera grandezza, della Sua beatitudine deriva dalla Sua Fede.
Attenta al rivelarsi di Dio, nell'Annunciazione Maria ascolta, si scuote, si
interroga e interroga.
Alle Nozze di Cana Maria partecipa alla festa, serve, aiuta, conversa, ma nello
stesso tempo vede ciò che nessuno di fatto vede ed ottiene il primo miracolo
compiuto da Gesù.
Il Beato Angelico nella sua "Ultima Cena" La dipinse presente, nell'atto di
ricevere l'Eucaristia.
Ma il luogo ove Maria viene presentata in un unico gesto di sofferenza oblativa
con il Figlio è proprio ai piedi della Croce, con accanto il discepolo che Gesù
amava. E' già glorificata ne corpo e nell'anima. Ora brilla dinanzi al
popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando
non verrà il giorno del Signore.
I Cristiani invocano Maria Santissima come "Vita, dolcezza e speranza nostra",
Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatric. Essendo Madre spirituale di
tutti coloro che Dio chiama alla salvezza, Ella desidera tutti salvi e aiuta chi
La invoca con fiducia e costanza. Come Madre di Misericordia e Rifugio dei
peccatori, salva anche costoro, purché vogliano convertirsi.
Bisogna invocare Maria, amarla. Attaccarsi al suo manto materno, prendere quella
mano che ci porge e non lasciarla mai più. Alla Madonna ci rivolgiamo per
ottenere varie grazie: la salute per noi o per i nostri cari, la pace interiore
e con i nostri fratelli, l'amore al raccoglimento, al silenzio. Maria ci ottiene
tutto quello che ci serve per la nostra santificazione, per la nostra vita, per
la nostra gioia. Ecco perché i Santi ripongono in Lei ogni loro fiducia.
Raccomandiamoci ogni giorno a Maria, nostra Madre: rallegriamoci, lavoriamo con
Maria, soffriamo con Maria.
Decidiamo di vivere e di morire tra le braccia di Gesù e di Maria.
Don Giuliano
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Natale 2002: IL MISTERO dell'INCARNAZIONE
La venuta del Figlio di Dio sulla terra è un avvenimento così capitale che Dio
ha voluto prepararlo per secoli interi; lo preannuncia per bocca dei profeti che
si susseguono di generazione in generazione.
La festa del Natale è piena d'incanto: la Chiesa ricorda gli Angeli che cantano
la gloria del neonato; ricorda i pastori che vengono ad adorarlo nella capanna;
ricorda i Magi che accorrono dall'Oriente per rendergli la loro Adorazione e
offrirgli ricchi doni.
Il bambino che nasce è Dio e uomo; la natura umana che assume da noi gli deve
servire di strumento per comunicarci la sua divinità . Egli possiede la natura
divina con tutte le sue perfezioni infinite. Negli splendori dei cieli, Dio
genera questo Figlio con una eterna generazione. A questa filiazione divina di
Gesù Cristo nel seno del Padre s'indirizza tutta la nostra adorazione.
L'Incarnazione realizza questa meraviglia inaudita: gli uomini hanno visto Dio
stesso vivere in mezzo a loro. Il peccato che ha distrutta la vita divina in
noi, esigeva una soddisfazione, una espiazione, senza la quale era impossibile
che la vita divina ci fosse restituita. Semplice creatura, l'uomo non poteva
dare questa soddisfazione per un'offesa di malizia infinita.
L'Incarnazione ce ne dà la soluzione. L'umanità che il Verbo fa sua
soffrirà ed espierà .
Ecco perché nella solennità del Natale, la Chiesa attribuisce la nostra
salute alla stessa nascita temporale del Figlio di Dio.
Avviciniamoci dunque al Bambino Gesù con fede grande. Noi avremmo voluto essere
a Betlemme per riceverLo. Ecco che la Comunione ce lo offre nella stessa
realtà . Nel Tabernacolo come al presepio Vi è il medesimo Dio pieno di potenza,
il medesimo Salvatore pieno di bontà .
Cristo ci infonde la vita divina, mangiando la Sua carne e bevendo il Suo sangue
noi attingiamo alla sorgente stessa della Vita eterna.
Don Giuliano
ANNO 2003
Pasqua 2003: Risorti con Cristo
La Risurrezione di Cristo, a preferenza di tutti gli altri misteri, è dalla
Chiesa chiamata santa, perché soprattutto in questo mistero, Gesù Cristo
realizza le condizioni di santità . Questo può ridursi per noi a due elementi:
l'allontanamento da ogni peccato e l'adesione totale e duratura a Dio. Questi
due caratteri s'incontrano nella Risurrezione. La risurrezione è il mistero del
trionfo della vita sulla morte, del divino sull'umano, l'ideale di ogni
santità . Gesù Cristo provò la fatica, la stanchezza, il sonno e anche la fame,
e poi ha sostenuto anche la morte. Per tal modo egli ha condiviso le nostre
debolezze, i nostri dolori; soltanto dal peccato è stato esente.
Dopo la Risurrezione tutte queste infermità sono scomparse. Il Suo corpo
risuscitato è ormai immortale, impassibile, spirituale, dotato di una vita
soprannaturale. In questo è il primo elemento della santità in Cristo: la
lontananza da tutto ciò che è morte, l'assenza da ogni debolezza e infermità .
In Lui tutto ciò che è mortale è assorbito dalla Vita.
Il secondo elemento della santità è la consacrazione a Dio. Ora che la sua
umanità è libera da ogni necessità e da ogni infermità , si consacra
totalmente alla Gloria del Padre. In Lui tutto è luce, forza, bellezza e vita
innalzando un eterno cantico di lode. La vita di Cristo risuscitato è modello
della nostra, perché ha meritato per noi la grazia di vivere come Lui per Iddio.
Noi partecipiamo fin dal Battesimo a questa grazia della Risurrezione. L'acqua
santa in cui fummo immersi nel Battesimo è immagine del sepolcro e uscendo da
esso l'anima resta purificata da ogni colpa e rivestita della Grazia, principio
di vita. Essa implica la separazione completa da ogni peccato mortale e anche la
separazione dal peccato veniale e il distacco da tutto ciò che è creato. In
questo stato l'Anima agisce sotto l'ispirazione della Grazia e per motivi
soprannaturali.
Così la Risurrezione di Cristo diviene per noi un mistero di vita e di santità .
Dobbiamo dunque riprodurre in noi i lineamenti che significano la Sua vita di
risuscitato.
Cristo è il nostro capo e noi formiamo con esso un solo mistico corpo. Ora, se
Cristo è risuscitato, bisogna che anche noi, sue membra partecipiamo alla Sua
gloria. La Chiesa in tutto il tempo pasquale canta l'Alleluia, grido di
allegrezza e di felicità , in unione con la liturgia del cielo. Essa lo aveva
fatto tacere durante la Quaresima per indicare la sua tristezza e mettersi in
comunione con il suo sposo. Ora che Cristo è risuscitato, si rallegra con Lui e
riprende con nuovo fervore questo grido di gioia.
Don Giuliano
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Ferragosto 2003: Maria assunta in cielo
La più grande delle feste della Madonna, l'Assunzione, celebra la Vergine Maria
che partecipa al trionfo del Figlio sul peccato e sulla morte. Tutto non è
terminato quando abbiamo visto Cristo salire al cielo e sedere alla destra di
Dio Padre per distribuirci, in qualità di Pontefice, i frutti del Suo
sacrificio. Il ciclo della nostra redenzione non deve essere considerato
definitivamente chiuso se non nel giorno gloriosissimo in cui ci è dato di
vedere la nuova Eva raggiungere in cielo il nuovo Adamo e dividere con Lui gli
onori di una vittoria di cui Ella fu lo strumento scelto da Dio. La festa del 15
Agosto ha ricevuto negli antichi libri liturgici diverse denominazioni.
Il termine di "Dormizione" esprime la dolcezza di un trapasso che sarebbe stato
causato dall'eccesso dell'amore.
Quello di "Natale" si addice alla più insigne delle feste della Vergine in
quanto la Sua risurrezione, come quella del Figlio, presenta il carattere di una
nascita, anche per il corpo, alla Vita celeste.
Quanto al titolo di "Assunzione" è giustamente prevalso, perché se si intende
secondo tutta l'ampiezza del significato non designa soltanto il fatto, definito
dalla Chiesa il 1 Novembre 1950 come divinamente rivelato, dell'ascensione
corporale della Vergine Maria, ma riassume tutto il mistero della sublime
esaltazione dell'umile serva del Signore, che Dio si compiacque di elevare fino
al cielo, perché regni alla destra del Figlio.
Dopo Cristo e con Lui, Maria è passata per la morte per riportare su di essa una
vittoria. Fu un passaggio nello splendore dell'Assunzione. Per noi è un grande
conforto sapere che la Madre di Dio ha conosciuto prima di noi la morte. Ci ha
resa la morte più familiare e più onorata. Ma soprattutto trasformandola in
vittoria, ha incoraggiata la nostra speranza nella vita futura.
Come potrebbe il Figlio di Dio risiedere nella pienezza della gloria se non
avesse presso di se' la Donna benedetta fra tutte, che in qualità di Madre
cooperò all'avvento del Suo Regno? La liturgia dell'Assunzione ci descrive
l'entrata della Madonna in Cielo, come l'entrata maestosa d'una Regina da lungo
tempo attesa e desiderata dagli Angeli e dai Santi.
Non bastava che il sacrificio della Croce fosse consumato e l'Ostia gradita; non
bastava che il Salvatore ritornato alla destra del Padre, diventasse la nostra
sorgente della Vita; bisognava ancora che l'intervento della Vergine, Madre del
Redentore operasse a nostro vantaggio nella distribuzione delle ricchezze
conquistate sul Calvario. Era riservato alla Vergine Maria, conoscere nella luce
della Gloria le domande ed i bisogni dei Suoi figli per far scorrere su ciascuno
di essi le acque vivificatrici delle grazie del Signore.
Don Giuliano
Natale 2003: Il Signore si è fatto uomo per noi
Tra i misteri della Fede cristiana, quello che desta maggiore stupore è sempre
il mistero di Dio che entra nell'esistenza del mondo. Senza far troppo rumore,
come da millenni aveva promesso, ad un certo punto della storia dell'umanità ,
Dio si è fatto nostro fratello.
" Da principio era il Verbo e il Verbo era Dio e il Verbo si è fatto carne ed ha
abitato tra noi ". è questo il mistero dell'Incarnazione. è questo il mistero
fondamentale sul quale si appoggiano tutti gli altri misteri di Gesù. La loro
bellezza, il loro splendore, la loro forza, il loro valore scaturiscono da
questa mirabile unione dell'umanità alla divinità . Cristo è Dio perfetto
e uomo perfetto. Quando si presenta a noi nella grotta di Betlemme,
nell'officina di Nazareth, sulle vie della Giudea seduto sulla cattedra della
sinagoga, inchiodato alla Croce, o ascendendo gloriosamente al Cielo. Egli si
manifesta nel medesimo tempo Dio ed uomo. Immaginiamo insieme la sorpresa e lo
stupore dei pastori quando dagli Angeli hanno accolto il segno della nascita del
Salvatore: "Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia". Il grande spavento che li aveva presi all'apparire dell'Angelo si
cambia in grande gioia: un bambino avvolto in fasce non può far paura a nessuno:
Natale è già la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte;
Natale è la redenzione che incomincia, ma il cui successo è assicurato: Natale è
la salvezza, è la liberazione; Natale è la nostra stessa glorificazione in
Cristo, perché il Figlio di Dio si è rivestito della nostra debole natura umana
per renderci partecipi della Sua natura divina.
Natale è già lo scambio meraviglioso che si compirà nel giorno
dell'Ascensione quando Cristo salirà al Cielo per mettere alla destra di
Dio la nostra fragile umanità . Purtroppo il consumismo ha trasformato il Natale
in un fatto commerciale, cancellando quasi completamente il significato sacro
del dono. L'Incarnazione del Figlio di Dio dovrebbe suscitare una continua
attenzione ai fratelli per condividerne la sofferenza, per suscitare speranze,
per esprimere amore a Gesù Bambino venuto a noi in forma di uomo, vuole che si
continui a cercarlo fra gli uomini e che Lo si accolga come un uomo. E' un
povero che ha fame e sete, un carcerato che attende una visita, un bambino di
strada che chiede di essere adottato, un perseguitato che aspetta solidarietà ,
uno straniero che spera di essere accolto. Che diremo a Gesù la notte di Natale?
Una parola sola: Grazie Signore! E che per tutti sia un Santo e sereno Natale !!
Don Giuliano
ANNO 2004
Pasqua 2004: La Risurrezione del Cristo
Il pensiero ed il desiderio dei discepoli era dominato dall'ideale che
presentato il Messia come circonfuso di gloria e di potenza destinato ad
assidersi sul trono di Davide, a dominare tutte le genti con un governo giusto e
saggio. Era un ideale che accarezzava i loro istinti egoistici di dominio e di
potenza, un ideale umano.
Quando il terribile venerdì lo videro innalzato, non sul trono di Davide, ma sul
legno della Croce, sentirono cadere la maggior parte delle loro speranze.
Tuttavia la loro fede non rovinò completamente. Troppo intimamente il Maestro si
era manifestato a loro, perché poche ore bastassero a trarli completamente in
errore. Il fatto che i discepoli ancora dopo la cattura di Gesù, rimangono
riuniti in Gerusalemme e che le pie donne all'alba del mattino pasquale corrono
a visitare il sepolcro di Gesù lascia intendere sufficientemente che l'animo
loro rimaneva ancora avvinto a Gesù e che la loro fede per quanto scossa non era
sradicata.
Ciò che realmente guidò i discepoli alla comprensione spirituale del Cristo e
infuse nei loro spiriti una solidissima certezza furono i prodigiosi avvenimenti
della Pasqua e della Pentecoste.
La Risurrezione. Il racconto di San Paolo. "Vi ho innanzitutto trasmesso quanto
anch'io ho ricevuto; cioè che Cristo morì per i nostri peccati, fu sepolto;
risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture; apparve a Cefa e poi ai Dodici.
Quindi apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta, dei quali la
maggior parte vivono ancora e alcuni sono morti. Apparve poi a Giacomo: quindi a
tutti gli Apostoli. E finalmente, dopo che a tutti apparve anche a me, come
all'aborto, perché sono il minimo degli Apostoli e non sono degno di essere
chiamato apostolo, giacché ho perseguitato la Chiesa di Dio" (I Corinzi).
A Corinto si erano sollevati dubbi sulla Risurrezione della carne. Non si
metteva in dubbio la sopravvivenza delle anime dopo la morte. Si trovava
ostacolo invece nell'ammettere la Risurrezione del corpo. Tale tendenza era
filtrata anche nell'ambiente dei Cristiani. Paolo comprese subito che con tale
teoria si minavano le fondamenta del Cristianesimo: "Se i morti non risorgono,
neppure Cristo è risorto" (1 Corinzi). L'Evangelista Giovanni parla di due
apparizioni del Risorto agli apostoli e nota espressamente che la prima volta
mancava Tommaso. Gli apostoli parlando ai loro contemporanei mettevano al centro
la Risurrezione di Gesù Cristo: S. Pietro "Noi predichiamo Cristo che voi avete
condannato a morte ed il Padre l'ha risuscitato il terzo giorno". Salendo al
cielo Gesù lasciò nella mente, nei cuori dei discepoli il prodigio della sua
risurrezione e la convinzione di essere stati scelti per iniziare una nuova era,
per rendere testimonianza di quelle forze che da allora in poi dovevano
diffondersi nell'umanità come forze della risurrezione e della vita
eterna.
Don Giuliano
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Ferragosto 2004: Vivere il Rosario
Il Rosario è la devozione più diffusa nella Chiesa e per molti il segno distinto
della pietà cristiana. è ritenuto la devozione più facile e più adatta
alle persone semplici, ma si richiede grande riflessione per recitare bene il
Rosario.
è certo una devozione ed un mezzo di preghiera adatto a tutti coloro, piccoli o
grandi, che cercano di avvicinarsi al Signore; lo dimostra il fatto di essere
vivo dopo tanti secoli. Deve diventare un mezzo efficace per partecipare alla
grande opera di salvezza voluta da Dio stesso. Riflettendo su quale è stato il
posto della Madonna, impariamo a comprendere quale è il nostro posto e come
dobbiamo viverlo.
"Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della
contemplazione cristiana" (Giovanni Paolo II - Lettera Apostolica sul Rosario).
La contemplazione è la rappresentazione viva, come in un quadro, del fatto
ricordato in ciascun mistero. Non si può contemplare quando il mistero del
Rosario viene annunziato senza riflessione. Come rimedio a questo pericolo
bisogna cercare con calma cosa dice alla nostra mente, al nostro cuore, il
mistero mentre si recitano le Ave Maria della decina.
"Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta
assiduità di Maria" (Giovanni Paolo II).
Il Rosario ben recitato è preghiera e scuola insieme. L'unica gioia di Maria è
Gesù; esserne la Madre, stringerlo tra le braccia, presentarlo all'adorazione
del mondo, contemplarlo nella gioia della Risurrezione, unirsi a Lui in cielo.
Il grande dolore di Maria è la passione di Gesù; vederlo trafitto, flagellato,
coronato di spine, crocifisso per i nostri peccati. Ecco il primo frutto che
dovremmo ricavare dalla recita del Santo Rosario: giudicare gli avvenimenti
della nostra vita in rapporto a Dio; godere di ciò che a Lui piace, di ciò che
ci unisce a Lui, soffrire per il peccato che ci allontana da Lui ed è causa
della Passione e morte di Gesù.
Vivere il Rosario. Insieme alla recita del Santo Rosario, bisogna "Vivere il
Rosario". Per raggiungere questo scopo è bene fissare ogni giorno l'attenzione
su un mistero per averlo presente ad ogni momento nella memoria, nei sentimenti,
nelle virtù speciali che da esso derivano. E' bello avere un pensiero a cui
ritornare durante la giornata, così non ci si sente soli, in buona compagnia.
"Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio" (Supplica alla
Madonna del Rosario di Pompei - Bartolo Longo).
Pressanti appelli dei Papi degli ultimi tempi a recitare il Rosario.
"Il Rosario: eccovi la Bibbia dei poveri. Il Rosario è la grande preghiera
pubblica ed universale di fronte ai bisogni ordinari e straordinari della Santa
Chiesa, delle nazioni e del mondo intero". Beato Giovanni XXIII.
"Invito tutti i figli della Chiesa ad un omaggio più particolare di pietà
verso la Madonna con la pia pratica del Rosario". Paolo VI
"Il Rosario è uno sguardo gettato su Maria, che aumenta di intensità a
mano a mano che si procede. Recitato la sera, dai genitori insieme ai figli, è
una specie di liturgia domestica". Giovanni Paolo I
"Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Sullo sfondo delle Ave Maria passano
davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo.
Invito cordialmente tutti a recitarlo". Giovanni Paolo II
Don Giuliano
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Natale 2004: DON GIULIANO: LA PACE IN TERRA
La pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può
venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell'Ordine stabilito da
Dio (Enciclica "Pacem in terris" del Beato Giovanni XXIII).
A Betlemme gli Angeli annunciano due cose: "Gloria a Dio e pace agli uomini";
l'una corrisponde all'altra. Nessuno da' gloria a Dio quanto quel piccolo
Bambino che giace sul fieno. Egli solo, essendo il verbo eterno, può dargli una
lode perfetta, infinita, degna di lui. E nessuno più di Gesù Salvatore porta
agli uomini la pace. Egli pacifica l'uomo con il Suo Creatore. Il Creatore
diventa Padre e l'uomo Suo figlio.
"La pace è la tranquillità dell'Ordine" (S. Agostino). L'ordine è
stabilito dalla legge, dalla volontà divina. Chi rispetta quest'ordine,
possiede la pienezza della pace, chi si discosta da quest'ordine, perde la sua
pace.
Gli Angeli promettono la pace agli uomini di buona volontà . Alla buona volontà
corrisponde la massima unione con Dio, la pace e la gioia. Richiamando il
comandamento "Non uccidere", nostro Signore chiede la pace del cuore e denuncia
l'immoralità dell'ira omicida e dell'odio.
L'ira è un desiderio di vendetta "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate
per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre Vostro celeste" (Matteo,
5,44-45).
Molte sono le virtù che convengono al cristiano. Più grande di tutte però è la
mitezza. Ecco perché noi sopportiamo tutto con mansuetudine e pazienza quando
qualcuno ci ingiuria. La mansuetudine ci rende imitatori di Gesù Cristo.
Il Signore e Salvatore nostro fatto segno a ingiurie, percosso e inchiodato
sulla Croce, sopportò con serenità il furore dei Giudei. Mostrò tuttavia
ciò che avrebbe potuto fare per vendicarsi, quando scosse la terra, risuscitò i
morti, oscurò il sole e mutò il giorno in notte. Però volle fare piuttosto
trionfare la mansuetudine e la misericordia. Infatti non punì alcuno di quelli
che lo avevano trattato empiamente. E poi fu tanto mite che non solo trattò con
mansuetudine coloro che lo crocifissero, ma pregò il Padre di non usare le
saette celesti contro quegli empi.
La Chiesa è la città santa della pace. Essa è fondata su Cristo che "è la
nostra pace". "Colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di
separazione che era in mezzo, cioè l'inimicizia" (Efesini 2,14).
Grazie a Cristo siamo in pace con Dio. La Chiesa prega che questa pace rimanga
tra i suoi figli e si diffonde tra i popoli. Questa è la pace che annunciano i
predicatori del Vangelo e che S. Paolo augura incessantemente ai Cristiani come
supremo dono di Dio. La pace cristiana è frutto della carità ; frutto della pace
è la giustizia
BUON NATALE!!
DON GIULIANO
ANNO 2005
Pasqua 2005: Anno dell'Eucaristia 2004 - Ottobre - 2005
La Casa del Padre - Tu sei un Dio pieno d'Amore
"Sono lieto di annunciare uno speciale Anno dell'Eucaristia. Esso inizia col
Congresso Eucaristico Mondiale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a
Guaralapara (Messico) e terminerà con il Sinodo dei Vescovi, che si terrà
in Vaticano dal 2 al 28 ottobre 2005".
Con queste parole il Papa annunciava l'Anno dell'Eucaristia il 10 giugno
dell'anno scorso nella festa del Corpus Domini.
L'Eucaristia sta al centro della Chiesa; è presenza per mezzo della quale si
realizza in modo sommo la promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del
mondo. In Italia si terrà il Congresso Eucaristico Nazionale a Bari dal 21
al 29 maggio. L'Eucaristia rende permanente in mezzo a noi la presenza di Gesù.
Nell'Ostia consacrata troviamo quel Gesù che Maria diede alla luce; che i
pastori trovarono avvolto in poche fasce, giacente nella mangiatoia, che Maria e
Giuseppe nutrirono, custodirono e videro crescere sotto i loro sguardi, quel
Gesù che chiamò dietro a se' gli Apostoli, che affascinava ed ammaestrava le
folle, che compiva i miracoli più strepitosi, che si è dichiarato la luce e la
vita del mondo, che è morto sulla Croce ed è risorto.
Gesù nell'Eucaristia è presente con tutta la Sua Divinità e con tutta la
sua Umanità . Gesù nell'Eucaristia ci conosce e ci ama come Dio e come Uomo.
Quando Gesù annunciò l'Eucaristia molti dei suoi uditori si scandalizzarono e
parecchi dei suoi discepoli, che fino a quel momento l'avevano seguito "si
ritrassero e non andarono più con lui" (Giovanni, 6). Pietro invece, a nome
degli Apostoli diede questa bellissima testimonianza di fede: "Signore, Tu solo
hai parole di Vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Cristo
Figlio di Dio" (Giovanni 6). La fede nell'Eucaristia ci appare, così, come
pietra di paragone dei veri seguaci di Gesù e, quanto più questa fede è intensa,
tanto più rivela un'amicizia intensa e profonda con Cristo.
"La presenza reale di Gesù nel Tabernacolo, deve costituire come un polo di
attrazione per un numero sempre più grande dia nime innamorate di Lui, capaci di
stare a lungo ad ascoltarne la voce e quasi a sentirne i palpiti del Cuore:
gustate e vedete quant'è buono il Signore" (Giovanni Paolo II, Mane nobiscum
Domine).
Il Signore per farci comprendere che non alimenta in noi la vita al modo dei
cibi materiali, ma che possedendo in se' la vita la diffonde in noi, cioè di
essere "il pane vivo" e aggiunge: "Chi mangia di me vivrà per me". Dire
che Gesù nella Comunione ci assimila a se' significa dire che rende i nostri
sentimenti, i nostri desideri simili ai suoi. Gesù fa tutto questo grazie alla
sua funzione di cuore del corpo mistico. Cosa fa infatti il cuore nell'organismo
umano? Ad esso affluisce da ogni parte del corpo il sangue "guasto", cioè
impoverito di elementi vitali e carico si tutti i residui tossici
dell'organismo; nel cuore, quel sangue, a contatto con l'ossigeno, viene come
bruciato e così, rigenerato ed arricchito di principi nutritivi, viene dal cuore
stesso, ridonato costantemente a tutte le membra. La stessa cosa fa, sul piano
spirituale, nell'Eucaristia, il cuore della Chiesa che è Cristo. Ad esso
affluisce, ad ogni Messa il sangue guasto di tutto il mondo; in esso alla
Comunione, io getto il mio peccato e ogni mia impurità perché sia
distrutta, ed esso mi dona un sangue puro, il suo sangue, che è il sangue
dell'Agnello immacolato pieno di vita e di santità . L'Eucaristia è davvero il
"Cuore della Chiesa". Un altro testo che illustra questo senso dell'Eucaristia
e ci spinge a trasformare l'idea che abbiamo della nostra vita è di un poeta
Indiano che non era un Cristiano, ma che aveva un sentire quasi evangelico:
Tagone. Ha una poesia in cui racconta la storia di un mendicante.
"Io me ne stavo mendicando all'angolo della strada, quando sentii il rumore di
un cocchio e capii che era il cocchio del figlio del Re. Pensai: questa è
l'occasione della mia vita. Le offerte pioveranno intorno a me senza che neppure
io le chieda e stesi la mia bisaccia davanti ed emozionato aspettai. Quale
sorpresa quando giunto vicino a me scendesti dal carro e stendendo la mano mi
dicesti: che cosa hai da darmi? Frugai nella mia bisaccia in cerca di un chicco
di riso, il più piccolo e te lo diedi. Ma quale fu la mia tristezza la sera
quando vuotando la mia bisaccia mi accorsi che c'era un chicco di riso d'oro, il
più piccolo. Così mi pentii di non averti dato tutto il contenuto della
bisaccia!" E' questa una parabola molto forte per noi. E' strano che Dio
diventi il mendicante. Noi andiamo a Dio a chiedere "Dacci o Signore; ascoltaci
o Signore", non ci accorgiamo che in quello stesso momento, è Dio che si fa
mendicante, ci stende la mano, è lui che ci prega, ci dice: che cosa hai da
darmi? Cosa ti senti di offrirmi? E noi spesso facciamo come quel mendicante.
Gli diamo proprio gli sgoccioli della vita, qualche piccolo momento e poi, alla
sera della vita, ci pentiremo amaramente di non aver dato tutto, perché avremmo
trovato oro.
BUONA PASQUA!!
DON GIULIANO
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La Casa del Padre
Sono nato nudo, dice Dio
Perché tu sappia spogliarti di te' stesso
Sono nato povero
Perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato in una stalla
Perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio
Perché tu non abbia mai paura di me
Sono nato per amore
Perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte
Perché tu creda che possa illuminare qualsiasi realtà .
Sono nato persona, dice Dio
Perché tu non abbia mai a vergognarti
Di essere te stesso.
Sono nato uomo
Perché tu possa essere "Dio"
Sono nato perseguitato
Perché Tu sappia accettare le difficoltà
Sono nato nella semplicità
Perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio
Per portare tutti alla Casa del Padre.
DON GIULIANO
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Tu sei un Dio pieno d'Amore
Tu sei un Dio dal cuore senza confini, perché non riservi le cose belle per Te,
ma ne fai dono a tutti noi; ci hai dato il mondo, i prodotti del nostro lavoro,
la forza dell'intelligenza e della volontà .
Ma proprio là dove viene spontaneo il grazie, nasce la domanda sofferta;
se Tu hai creato il mondo come dono per tutti, perché tutti non possono gustare
il Tuo dono?
I poveri, gli affamati, gli oppressi sono tranci, come pure gli egoisti, gli
avari, i prepotenti che non accettano di spartire i tuoi doni.
Tu denunci con la voce dei Profeti l'idolatria delle cose che provoca
ingiustizia. La Tua parola è giunta definitivamente a noi in Gesù, l'uomo
giusto, che ci fa scoprire il tuo progetto sulla creazione, rivela dove sta il
supremo bene delle persone, sceglie i poveri e difende gli umili, realizza il
Regno della condivisione e nel servizio da' la Sua vita per noi e risorgendo
apre orizzonti di una vera giustizia fra gli uomini.
Nella Chiesa, Tu, o Padre, doni a noi la grazia di partecipare alla
trasformazione del mondo secondo giustizia. E perché diventiamo capaci di
condividere il pane con i fratelli, ci fai condividere l'unico Pane che è corpo
e sangue del Suo figlio. Fa' di noi persone giuste come sei Tu.
Tu sei un Dio pieno d'Amore.
DON GIULIANO
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Ferragosto 2005: Assunta in anima e corpo
La Chiesa universale, nel corso dei secoli, ha manifestato la fede
nell'assunzione corporea della Beata Vergine Maria, e i Vescovi del mondo
cattolico chiesero concordi che questa Verità , fondata sulla Sacra Scrittura,
insita nell'animo dei fedeli e consona con le altre Verità rivelate, fosse
definita come Dogma di Fede divina e cattolica. Il Sommo Pontefice Pio XII,
confidando nei voti di tutta la Chiesa, stabilì di proclamare solennemente
questo privilegio della Beata Vergine Maria. Perciò il 1 Novembre 1950, anno del
massimo Giubileo, a Roma, in piazza S. Pietro, alla presenza di moltissimi
Cardinali e Vescovi della Chiesa romana, giunti anche dalle più remote regioni,
dinanzi a immensa moltitudine di fedeli, col plauso di tutto il mondo cattolico,
con infallibile voce, proclamò l'Assunzione corporea della Beata Vergine Maria.
Rose e gigli: la tradizione dice che l'Apostolo Tommaso non era presente al
transito della Beata Vergine, ma giunto in ritardo di alcuni giorni si addolorò
per non aver più veduto la Madre del suo Divin Maestro e pregò gli Apostoli che
lo conducessero al sepolcro e gli permettessero di vedere almeno la venerata
salma. Il suo desiderio viene appagato, ma quando si toglie la pietra che chiude
il sepolcro e tutti gli occhi cercano di vedere le sembianze di Maria, una
specie di spavento assale tutti i presenti, nel sepolcro ci sono ... Rose e
gigli che emananti un profumo soavissimo, ma il corpo della Vergine non c'è più.
Gli Apostoli hanno subito compreso ciò che è avvenuto: Gesù ha voluto che la
Madre sua sedesse vicina al suo trono e per questo l'ha tolta dal sepolcro, e ai
loro occhi che subito si dirigono verso il cielo appare una visione di Angeli
che accompagnano nel Regno celeste la loro Regina. Fu questo il trionfo di Colei
che si professava l'umile ancella del Signore. Sulla terra non vi è l'ombra di
una simile festa, perché per Maria si mettono in movimento tutti i cori angelici
e lo stesso Dio mette in opera la sua magnificenza per rivedere Colei che
arriva.
Così il Padre ha voluto glorificare la sua Figlia prediletta, lo Spirito Santo
la sua Sposa, e il Figlio la sua Madre immacolata. Come il giorno
dell'Ascensione di Gesù vennero a Lui incontro schiere di Angeli che
all'ingresso del Paradiso dichiarano: "Aprite o principi le vostre porte, e
apriteli o porte dell'eternità , perché entrerà il Re della Gloria", così
anche all'Assunzione di Maria gli Angeli che l'accompagnano gridano a quelli che
le vengono incontro: "Presto o principi del Cielo, aprite, spalancate le porte,
perché deve entrarvi la Regina della gloria".
Una mediatrice potentissima: entrata in Cielo Maria fu accolta dalla SS.
Trinità , alla quale si prostrò in adorazione e gli Angeli e i Santi vennero ad
ossequiarla, come Regina. A Lei, come canta la Chiesa nel suo Breviario, fu dato
un trono sopra tutte le creature, anche le angeliche, quasi che in Paradiso sia
stato creato un nuovo regno per la nuova Regina.
Ci aveva detto Gesù che gli umili sarebbero stati esaltati, e siccome Maria fu
la creatura più umile, doveva essere la più esaltata. Il Suo trono doveva essere
vicino a quello di Gesù, perché anche in vita fu sempre vicina a Lui ed è dal
cielo che ci dà la fiducia di avere una mediatrice potentissima.
Seduta sul trono la Vergine fu proclamata dalla SS. Trinità Regina del
cielo e della terra, dispensatrice di tutte le grazie e Madre nostra
amabilissima. Il Padre coronò la sua diletta Figlia con la corona della sua
potenza, il Figlio le partecipò la sua sapienza e lo Spirito Santo l'amore.
Quindi per volere della SS. Trinità diviene potente come il Padre,
partecipe delle prerogative del Figlio, distributrice di grazie ed avvocata del
mondo come lo Spirito Santo. Il Trono di Maria è un trono di Misericordia e la
sua missione in Paradiso è quella di chiedere continuamente per noi, affinché
vengano applicati i meriti di Gesù per il perdono di tutti i nostri peccati, per
tutte le grazie di cui abbiamo bisogno.
Maria in cielo, come ce lo dicono i Santi suoi devoti è la Regina potente e
buona che fa piovere sulla terra ogni benedizione. Se togliamo il sole che tutto
riscalda, illumina e feconda, che rimarrà sulla terra se non una densa
caligine, un freddo di morte che rattrista e ghiaccia la natura? Così se
cessasse la pioggia di grazie che ci manda la Madre di Dio, che resterebbe agli
uomini se non angustie, dolore e morte? Il popolo cristiano conosce la potenza
di Maria e ne sa beneficare, per questo troviamo i Santuari della Vergine, i
suoi altari, le sue cappelle pieni di ex-voto per grazie ricevute.
Noi tutti sapendo di essere sicuramente esauditi da questa Madre misericordiosa
e potente Regina chiediamo prima di tutto quelle grazie che Lei ha più desiderio
di donarci, quali sono le virtù, il pentimento dei peccati e poi di poterla far
conoscere anche a quelle anime che ancora non la conoscono e non sanno affidarsi
alla sua clemenza e alla sua clemenza.
Ci ottenga Maria che tutti possiamo fermamente credere di avere in cielo una
Madre che desidera più lei di farci del bene che noi di riceverlo. Quella Madre
è la Madre del nostro divin Redentore, quella alla quale lui stesso ci ha
affidati: "Donna ecco tuo figlio".
DON GIULIANO
***
Natale 2005: IL SIGNORE VIENE
Gesù viene come Luce
Le tenebre rappresentano il peccato, l'errore, la morte: la luce invece la
verità , l'ordine, la libertà , l'amore, la santità , la vita. Ora Dio promette
una grande luce "Il popolo che cammina nelle tenebre vedrà una grande
luce" (Isaia 9). Il suo inviato sarà "Luce delle nazioni" (Isaia 42,6).
Natale è il compimento della promessa. Lo stesso Figlio di Dio, dirà poi:
"Io sono la luce del mondo: chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà
la luce della vita".
Quando Gesù nel suo amore per noi ci ha chiamati e ci ha uniti a se' mediante il
Battesimo e in questa unione ci ha rivestiti della sua luce, con il dono della
fede ci ha comunicato la verità , con la grazia ci ha comunicata la vita divina,
con la carità ci ha donato il suo amore, con la capacità di amare
come lui, ci ha fatti figli di Dio, con i lineamenti del Padre che è Luce.
Gesù viene come Pace
Gesù viene come pace, perché riconcilia l'uomo con Dio, l'uomo con l'uomo
mediante la Legge dell'amore, l'uomo con se' stesso mediante il dominio delle
passioni, il codice delle beatitudini.
La preparazione al Natale, cioè alla celebrazione della prima venuta di Gesù fra
noi, ci porta tutti a ripensare alla consolante realtà , fonte di pace e di
gioia per ogni cuore che custodisce la fede, la vicinanza del Signore. Gesù è
vicino, perché è già venuto fatto uomo in mezzo a noi ed ora nella
celebrazione del suo Natale, ci porta nuovi doni di grazia, mediante la fede e
l'amore abita nel cuore dei suoi fedeli; agisce in vari e stupendi modi nella
sua Chiesa e ritornerà a giudicare i vivi e i morti e ad ogni ora
s'avvicina il suo incontro con ciascuno di noi.
Gesù viene come Salvatore dell'uomo
L'antico anelito dei popoli alla salvezza, alla giustizia, alla liberazione,
sarà esaudito: ma giustizia, salvezza e liberazione, possono venire
soltanto da Dio. Dio stesso più volte ha promesso un suo Inviato. Ora attua la
promessa in un modo che l'uomo con sarebbe mai riuscito a immaginare. Dio stesso
con un atto di un ineffabile amore, manda suo Figlio a portarci di persona la
salvezza. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché
chi crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Giovanni, 3,16).
Gesù infatti come Figlio di Dio fatto uomo è la stessa giustizia e santità , è
la stessa Verità e Vita e della sua Umanità ha fatto lo strumento
santissimo per comunicare salvezza.
Verità e vita, cioè l'amore di Dio agli uomini che in Lui credono, che a
Lui si affidano, che risponderanno al Suo amore con l'amore. L'amore di Dio è
più grande del peccato, è amore sempre pronto a risollevare, a perdonare: amore
misericordioso che chiama l'uomo all'amore, alla comunione con Dio.
DON GIULIANO
ANNO 2006
Pasqua 2006: La Confessione e la Contrizione
Il Sacramento della Confessione è stato istituito da Gesù Cristo per la
remissione dei peccati, per renderci la vita della grazia quando l'abbiamo
perduta dopo il Battesimo; esso contiene in se' stesso, una luminosa grazia di
perdono.
Ma affinché agisca nell'anima, questa deve togliere ogni ostacolo che si opponga
alla sua azione; e l'ostacolo è il peccato e l'attaccamento al peccato per mezzo
della contrizione e della soddisfazione imposta dal Confessore.
Tra questi elementi essenziali che riguardano il penitente, la contrizione è il
più importante.
Anche se l'accusa delle colpe fosse resa materialmente impossibile, rimane la
necessità della contrizione.
Perché a causa del peccato l'anima si è allontanata da Dio per trovare la
compiacenza nelle creature.
Se essa vuole che Dio si comunichi di nuovo a lei e le renda la vita spirituale,
deve ripudiare l'attaccamento alle creature per volgersi verso Dio.
Questo atto comprende la detestazione del peccato ed il fermo proposito di non
commetterne più, altrimenti il pentimento non è sincero.
Questa è la contrizione. La contrizione è perfetta quando l'anima si rattrista
per avere offeso il bene sovrano e la bontà infinita, cioè la divina
Maestà .
L'intensità di questo pentimento varia secondo l'intensità del
fervore di ogni anima.
Qualunque sia questo grado di fervore, l'atto di contrizione perfetta cancella
il peccato mortale nel momento in cui l'anima lo produce; tuttavia in virtù del
precetto stabilito da Gesù, l'accusa delle colpe mortali nel Sacramento della
Confessione è obbligatoria quando è possibile.
La contrizione imperfetta, quella che deriva dalla vergogna provata a causa del
peccato, dal castigo meritato dalle colpe, dalla perdita delle beatitudini
eterne, non ha per se' stessa l'effetto di cancellare il peccato mortale, ma
essa è sufficiente con l'assoluzione data dal Sacerdote.
All'infuori della Confessione, la contrizione mette già l'anima in
opposizione al peccato, l'odio del peccato costituisce un principio di
distruzione del peccato e questo atto è gradito a Dio.
Nel Sacramento della Penitenza, la contrizione (come gli altri atti del
penitente: accusa delle colpe e soddisfazione) riveste un carattere
sacramentale. Infatti in ogni Sacramento i meriti infiniti acquistati per noi da
Gesù Cristo sono applicati all'anima per produrre la grazia speciale contenuta
nel Sacramento.
La grazia speciale del sacramento della Penitenza è di distruggere il peccato
nell'anima e d'indebolire i resti del peccato, di rendere la vita spirituale e
se ci sono soltanto colpe veniali, cancellarle ed aumentare la grazia. In questo
sacramento, l'odio del peccato che Gesù Cristo ha provato nella sua agonia e
sulla croce, passa nell'anima nostra per produrvi la distruzione del peccato.
La contrizione resta ciò che è anche all'infuori del Sacramento: uno strumento
di morte al peccato, ma nel Sacramento i meriti di Cristo elevano questo santo
strumento e gli conferiscono una efficacia suprema. In quel momento Cristo lava
le anime nostre nel Suo Sangue divino.
Auguri di buona Pasqua!
DON GIULIANO
Ferragosto 2006: Omaggio a Maria
Cenni della presenza mariana nella musica
Tutti i musicisti si sono prodotti in composizioni dedicate alla Madonna,
eccezione fatta per Beethoven, che pure era animato da viva fede cristiana.
Anche tra i Santi troviamo musicisti mariani: ad esempio, S. Alfonso Maria de'
Liguori sviluppò la sua fantasia in canzoncine come il canto di Natale "Tu
scendi dalle stelle"; S. Filippo Neri invece musicò alcune lodi e amava
intrattenere i giovani proprio a suon di musica.
Nell'ambito della musica gregoriana le Messe in onore della Madonna sono due: la
prima, di finissima melodia, è detta "Cum jubilo", la seconda "Almer Pater".
Entrando specialmente nel novero degli autori che si sono impegnati nella musica
mariana, giganteggia Pier Luigi da Palestrina, non solo nella qualità , ma anche
nella quantità della produzione. Diciannove sono le Messe mariane a
quattro, cinque, sei voci, da lui composte; tra esse "Assunta est Maria", che
fu eseguita in Piazza S. Pietro, diretta dal Maestro Lorenzo Perosi, il 1°
novembre 1950, in occasione della proclamazione del dogma dell'Assunta. Il
Palestrina ha anche musicato 35 tra Magnificat, Litanie, Stabat Mater, Ave Maria
e Salve Regina. Il suo capolavoro è "Piego alla Beata Vergine Maria", un poema
di trenta madrigali spirituali a cinque voci, pubblicato un mese prima della
morte del musicista.
Copiosa è anche la produzione musicale mariana di Claudio Monteverdi, con inni,
madrigali spirituali, mottetti, Magnificat. "Il Vespro della Beata Vergine" fu
giudicato da Padre Pellegrino Cantucci, musicologo di elevata competenza e
musicista egli stesso, "una delle creazioni più alte dello spirito umano".
Questa composizione è stata citata dal venerabile Papa Giovanni Paolo II durante
l'Angelus del Capodanno 1988 e l'intreccio che ne costituisce l'impalcatura è
vocale-strumentale e l'apice del lirismo si tocca con il Magnificat e l'Ave
Maria Stella.
Autore di musica sublime è Antonio Vivaldi, il cosiddetto "prete rosso", figura
di grande spicco. Sono molteplici le sue composizioni sacre e quelle dedicate
alla Vergine occupano una posizione di grande rilievo. Vivaldi compose quattro
Salve Regina, quattro Magnificat, uno Stabat Mater, una Regina Coeli ed anche un
concerto dedicato all'Assunzione della Madonna.
Gioacchino Rossini è noto soprattutto come autore operistico, ma anch'egli non
manca onori professionali alla Madonna, Nel "Guglielmo Tell", al termine del
primo atto, un coro di donne intona "Vergin, o Tu che l'orbe adora / un grido
sol del cor t'implora / sottraggi al guardo inquisitor / i padri e insieme i
figli lor". Per onorare la Madonna si serve di tre Ave Maria e uno Stabat Mater
per quattro voci, coro e orchestra.
Il grande compositore di musica lirica Giuseppe Verdi, il "cigno di Busseto",
si servì del suo fervido e superiore ingegno anche per onorare la Madonna; del
resto egli era un cristiano convinto e praticante, grande ammiratore di
Alessandro Manzoni e certo non poteva ignorare la Madre del Salvatore. A Lei
dedicò infatti sia composizioni singole sia brani inseriti nei vari melodrammi.
A quattro voci troviamo quattro Ave Maria; per coro e orchestra musicò uno
Stabat Mater stupendo sotto il profilo sia religioso sia artistico. Prendendo a
prestito il testo della mirabile preghiera che Dante Alighieri fa rivolgere alla
Madonna da San Bernardo (Divina Commedia "“ Paradiso "“ Canto XXXIII), Verdi
compose anche le laudi alla Vergine, una felicissima cantata a quattro voci
femminili, mentre per canto e pianoforte dedicò a Maria il "Deh pietosa
addolorata", in cui lo strazio della Madre è addolcito dalle note melodiose che
l'autore è riuscito a far convivere in modo meraviglioso con l'austerità e
la tragica solennità del tema. Moltissime sono le opere in cui Verdi
inserì brani di riferimento alla Madre di Dio.
Si va da "I Lombardi alla prima crociata" ove, nel primo atto, la preghiera di
Giselda (Salve Maria di grazia il petto"¦) cattura l'animo dell'ascoltatore,
grazie anche all'affascinante tremolìo che l'orchestra esegue, a "La forza del
destino", con la preghiera di Leonora (atto II): all'orante inginocchiata
davanti alla chiesa della Madonna degli Angeli "Madre pietosa Vergine, perdona
il mio peccato"¦" fa eco il coro dei frati che invocano il patrocinio di Maria
"La vergine degli Angeli ci copra del suo manto e ci protegga vigile l'angelo
santo". Verdi non si ferma qui ed ecco infatti l' "Otello" con l'Ave Maria
cantata da Desdemona prima di essere uccisa dalla gelosia del marito; ecco
ancora il "Simon Boccanegra" con "Prega per me Maria". Davvero Verdi ha
onorato alla grande la Madre di nostro Signore.
Giacomo Puccini. Raffinato e melodico artista di grande sensibilità , ha fatto
spesso riferimento alla Madonna nelle sue composizioni liriche. Nella "Tosca"
(atto I) Cesare Angeletti, console della quarta repubblica romana, trova rifugio
ai piedi della statua della Vergine nella chiesa di S. Andrea della Valle a
Roma; il sagrestano fuggito dal carcere invoca pace recitando "l'Angelo del
Signore che portò l'annuncio a Maria" e la protagonista Tosca prega e respinge
l'abbraccio di Cavaradossi con parole di grande rispetto per la Vergine "Oh
innanzi alla Madonna, Mario mio, lascia prima che la preghi e che l'infiori".
Nella "Bohème" Musetta conforta gli ultimi momenti di Mimì chiedendo aiuto a
Maria: "Madonna benedetta, fate la grazia a questa poveretta, che non debba
morire e che possa guarire. Madonna santa, io sono indegna del perdono, mentre
Mimì è un angelo del cielo". Non sono semplici invocazioni, si tratta di vere
preghiere ricche di grande sentimento religioso, come se l'autore volesse
inviarle alla Madre celeste per sé stesso. Ma dove Puccini esalta la figura
della Madonna, indicata come Madre a cui fa ricorso l'animo più infranto, in
cerca di pace e di misericordia è in uno degli atti unici del cosiddetto
"Trittico pucciniano". Si parla di "Suor Angelica". Il motivo gli era stato
dato dall'entrata in convento di una sua sorella, che egli andava spesso a
trovare proprio perché affascinato dall'atmosfera di misticismo che i monasteri
effondono. In "Suor Angelica" i riferimenti mariani sono frequenti, sotto forma
di preghiere, invocazioni, litanie, in un ambiente di grande effetto suggestivo.
Dalle grandi menti c'è sempre qualche cosa da imparare.
Pietro Mascagni. Anch'egli attratto dalla figura di Maria Santissima, ha voluto
rappresentarLa in diverse sue composizioni. Nel "Silvano" c'è un riferimento
alla Vergine addirittura nell'arredamento di una stanza, con l'immagine di
Maria.
Anche la più famosa opera di Mascagni, la "Cavalleria rusticana", propone un
saluto alla Vergine con il grandioso canto "Regina coeli, alleluia".
Con Lorenzo Perosi, tortonese, la Madonna entra di nuovo, con dolce ispirazione,
a suggerire laudi, oratori, mottetti, Magnificat, perfino una Messa "O
Santissima". Tra gli oratori il "Dies iste" è tutto dedicato alla Vergine; fu
composto nel 1904 per il cinquantesimo anniversario della proclamazione del
dogma dell'Immacolata Concezione. Il "Giudizio universale" con l'inno della
giustizia e l'inno della pace "Donna che il nostro pianto / nel cuor di Madre
immensamente pio" esprime la trionfante incoronazione di Maria Regina durante
una solenne processione dei Beati.
AUGURI DI BUON FERRAGOSTO A TUTTI I LETTORI !
DON GIULIANO
***
Don Giuliano propone:
Sacerdoti, io non sono prete e non sono mai stato degno di diventarlo.
Come fate a vivere dopo aver celebrato la Messa?
Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani.
Ogni giorno avete una potenza che Michele Arcangelo non ha.
Con la vostra bocca voi trasformate la sostanza del pane in quella del Corpo di
Cristo, voi obbligate il Figlio di Dio a scendere sull'altare.
Siete grandi, siete creature immense: le più grandi che possono esistere.
Sacerdoti, ve ne scongiuriamo, siate santi.
Se siete santi voi, noi siamo salvi.
Se non siete santi voi, siamo perduti.
Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'altare.
A costruire opere, fabbricati, giornali, lavoro, a correre di qua e di là
in lambretta o con la millecento, siamo capaci noi.
Ma a pregare siete capaci solo voi.
Siate accanto all'altare.
Andate a tenere compagnia al Signore.
Preghiera e Tabernacolo, Tabernacolo e Preghiera.
Abbiamo bisogno di quello.
Nostro Signore è solo e abbandonato.
Le Chiese si riempiono soltanto per le Messe.
Cosa stupenda!
Ma Gesù ci sta 24 ore su 24 e chiama le anime, chiama te sacerdote e chiama noi:
"Tienimi compagnia, dimmi una parola, dammi un sorriso, ricordati che ti amo.
Dimmi soltanto, passando: Amore mio, ti voglio tanto bene ed io ti coprirò di
ogni consolazione e di ogni conforto".
Prof. Enrico Medi
***
Natale 2006: NATALE: DONO DI DIO
La venuta, la nascita di Gesù è un avvenimento sempre crescente attorno al quale
tutto si muove: il Figlio di Dio scende fra gli uomini, entra fatto uomo nella
storia degli uomini per ricondurci al Padre.
Perciò la meditazione di questo mistero commovente nei suoi vari aspetti, deve
suscitare in noi sentimenti di gratitudine ed aprirci il cuore alla speranza:
qualunque sia lo stato dell'anima nostra, a qualunque punto siamo arrivati nel
nostro viaggio sulla terra, ad ogni Natale il Figlio di Dio incarnato ci offre
le grazie che ci ha meritato con la Sua "piissima venuta".
L'evento nella storia
Isaia lo preannunzia. Luca lo descrive con lo stile contenuto del cronista.
Giovanni ne svela la realtà nascosta. Gesù nasce bambino in una capanna;
schiere di Angeli annunziano ai pastori la Sua nascita ed i pastori vanno,
vedono, adorano, ritornano indietro lodando Dio. Da questa notte ha inizio la
storia della Chiesa destinata a manifestare agli uomini questo mistero di
salvezza: quel Bambino deposto in una bracciata di fieno è il Verbo di Dio per
il quale tutto è stato creato; Figlio di Dio che rimanendo tale assume una vera
natura umana, così che la natura divina e la natura umana sono unite in una sola
Persona, la persona del Figlio di Dio. Perciò, tutte le sue azioni hanno un
valore infinito, la sua anima possiede la pienezza della grazia, tutta la
pienezza dello Spirito Santo: se quel Bambino è venuto per pagare la giustizia
divina ed espiare il peccato, offesa di Dio infinito, deve essere uguale a Dio e
per espiare il peccato a nome degli uomini deve essere uno di loro.
Per pagare ed espiare nella sofferenza deve avere una natura capace di soffrire,
soggetto al dolore e perché il suo patire abbia una forza di riconciliazione con
Dio deve essere Dio. Per essere il primogenito fra molti fratelli deve essere
uomo e per fare di questi fratelli figli di Dio, deve essere Dio. Ecco il
mistero che il Natale ci propone a meditare, anche se i nostri presepi, i canti,
l'atmosfera di festa, sottolineano piuttosto la tenerezza di un Dio che si fa
vero Bambino.
Natale: una presenza continua che trasforma e salva.
Nella notte di Natale, Dio si comunica così: mi sono fatto uomo per essere la
salvezza dell'uomo. Perché è bene sempre ricordarlo, Gesù viene non per la massa
degli uomini, ma per ciascuno in particolare; di modo che ogni individuo può
ripetere in verità : mi ha amato, è nato per me ed è venuto per me. C'è chi lo
rifiuta, c'è chi lo accoglie. A coloro che lo accolgono dà il potere di
diventare Figli di Dio. Ecco perché il Natale è una realtà che continua,
che viene offerta a tutti gli uomini. Gesù nasce, vive e cresce nel cristiano
mediante la fede, la grazia santificante, vita che ci fa figli di Dio, grazia
che esige da noi lo sforzo di conformare la nostra vita alla sua, vita e grazia
che se ci danno una rassomiglianza iniziale a Gesù esigono che sia sviluppata in
noi con la nostra cooperazione fino a farci diventare immagini viventi, fino
alla statura perfetta (Efesini c. 13).
A Natale Gesù Bambino viene per noi. Accogliamolo come lo accolse Maria, come lo
adorò San Giuseppe, come lo contemplarono i pastori. Preghiamolo perché resti
con noi ed in noi. Ci aiuti a superare ogni contrasto di vivere in piena
conformità i suoi insegnamenti, di cooperare perché Lui rinasca nei cuori,
nelle famiglie, nella società , porti a tutti i suoi doni di vita divina, di
amore, di fraternità operosa che condivide. Allora si udrà da tutti
il canto: "Gloria a Dio e pace in terra".
AUGURI DI SERENO NATALE!
DON GIULIANO
ANNO 2007
Pasqua 2007: La Confessione e la Contrizione
Il Sacramento della Confessione è stato istituito da Gesù Cristo per la
remissione dei peccati, per renderci la vita della grazia quando l'abbiamo
perduta dopo il Battesimo; esso contiene in se' stesso, una luminosa grazia di
perdono.
Ma affinché agisca nell'anima, questa deve togliere ogni ostacolo che si opponga
alla sua azione; e l'ostacolo è il peccato e l'attaccamento al peccato per mezzo
della contrizione e della soddisfazione imposta dal Confessore.
Tra questi elementi essenziali che riguardano il penitente, la contrizione è il
più importante.
Anche se l'accusa delle colpe fosse resa materialmente impossibile, rimane la
necessità della contrizione.
Perché a causa del peccato l'anima si è allontanata da Dio per trovare la
compiacenza nelle creature.
Se essa vuole che Dio si comunichi di nuovo a lei e le renda la vita spirituale,
deve ripudiare l'attaccamento alle creature per volgersi verso Dio.
Questo atto comprende la detestazione del peccato ed il fermo proposito di non
commetterne più, altrimenti il pentimento non è sincero.
Questa è la contrizione. La contrizione è perfetta quando l'anima si rattrista
per avere offeso il bene sovrano e la bontà infinita, cioè la divina
Maestà .
L'intensità di questo pentimento varia secondo l'intensità del
fervore di ogni anima.
Qualunque sia questo grado di fervore, l'atto di contrizione perfetta cancella
il peccato mortale nel momento in cui l'anima lo produce; tuttavia in virtù del
precetto stabilito da Gesù, l'accusa delle colpe mortali nel Sacramento della
Confessione è obbligatoria quando è possibile.
La contrizione imperfetta, quella che deriva dalla vergogna provata a causa del
peccato, dal castigo meritato dalle colpe, dalla perdita delle beatitudini
eterne, non ha per se' stessa l'effetto di cancellare il peccato mortale, ma
essa è sufficiente con l'assoluzione data dal Sacerdote.
All'infuori della Confessione, la contrizione mette già l'anima in
opposizione al peccato, l'odio del peccato costituisce un principio di
distruzione del peccato e questo atto è gradito a Dio.
Nel Sacramento della Penitenza, la contrizione (come gli altri atti del
penitente: accusa delle colpe e soddisfazione) riveste un carattere
sacramentale. Infatti in ogni Sacramento i meriti infiniti acquistati per noi da
Gesù Cristo sono applicati all'anima per produrre la grazia speciale contenuta
nel Sacramento.
La grazia speciale del sacramento della Penitenza è di distruggere il peccato
nell'anima e d'indebolire i resti del peccato, di rendere la vita spirituale e
se ci sono soltanto colpe veniali, cancellarle ed aumentare la grazia. In questo
sacramento, l'odio del peccato che Gesù Cristo ha provato nella sua agonia e
sulla croce, passa nell'anima nostra per produrvi la distruzione del peccato.
La contrizione resta ciò che è anche all'infuori del Sacramento: uno strumento
di morte al peccato, ma nel Sacramento i meriti di Cristo elevano questo santo
strumento e gli conferiscono una efficacia suprema. In quel momento Cristo lava
le anime nostre nel Suo Sangue divino.
Auguri di buona Pasqua!
DON GIULIANO
***
Ferragosto 2007: Lourdes, Fatima, Medjurgorje
Unico messaggio d'Amore
Certamente non possiamo parlare di semplici avvenimenti e senza alcun legame tra
loro quando ci riferiamo a queste tre Apparizioni della Madonna. Un filo
conduttore unisce questa straordinaria presenza di Maria Santissima nelle terre
più umili, molte volte quasi incomprensibile, altre volte limpida e chiara come
il sole.
Lourdes, Fatima e Medjurgorije dimostrano come ai tempi del demonio, arrivano i
tempi del Signore per vincere i conflitti tra errore e verità , tra odio e
amore. Sono tempi di luce e di misericordia, tempi del trionfo del bene sul
male, della pace sulla violenza. I tempi di Dio si aprono per mezzo di Maria sua
e nostra Madre.
L'intervento di Dio si realizza così nel "segno della donna" la profezia
diventa realtà nella promessa della Genesi: "porrò inimicizia tra te
(spirito del male) e la Donna, questa ti schiaccerà la testa" (Genesi
3,15) per mezzo di giovani ed umili protagonisti aiuta a ritrovare la strada
giusta per uscire da tante sconfitte e ricuperare il cammino della salvezza.
Lourdes (febbraio - luglio 1858)
Questo secolo presenta un mondo ancora lacerato dalle profonde ferite di quella
rivoluzione francese che proclamando la "dea ragione" si proponeva di risolvere
ogni problema umano. La filosofia del tempo si manifesta nel razionalismo e nel
positivismo che con il libero pensiero intendeva guidare la condotta morale. La
parola di Dio non è più la fonte che viene dall'alto per conoscere la verità ,
ma è la ragione che decide ogni legge morale creando un odio profondo tra le
classi sociali.
Il progresso delle macchine ed il benessere sociale producono una divisione più
viva nella popolazione procurando inquietudine e lotte di classe. Di conseguenza
come reazione cresce l'indipendenza verso la religione ed il rifiuto di tutti i
valori spirituali e la decadenza dei costumi. Nelle parole della Madonna a
Lourdes c'è il richiamo alla conversione attraverso la preghiera del Rosario,
alla riscoperta della vita cristiana all'impegno verso il prossimo, specialmente
per i lontani dalla fede.
Fatima (maggio - ottobre 1917)
Questo inizio di secolo presenta una realtà ancora più lacerata. La prima
guerra mondiale è in atto e fa esplodere nell'Est Europeo un movimento
rivoluzionario che raggiungerà il mondo intero. Il materialismo acceso da
un potere senza scrupoli esplode in ateismo che investe milioni di persone e
causa miseria e fame, portando alla ribellione all'autorità , soprattutto alla
Chiesa ed alla religione chiamata "oppio dei popoli". La Russia diventa la
maestra di questa lotta contro Dio diffondendo i suoi errori in tutti i popoli:
l'uomo è fine a se' stesso ed è artefice della propria storia. Quindi una
società senza Dio, senza religioni con la sola morale dettata dal proprio
istinto e giustificata dal proprio interesse. L'ateismo: "la più grande eresia
di tutti i tempi" (Pio XI); "satanico progetto che spiega una propaganda quale
in mondo non ha mai veduto" (Pio XII); "spaventoso pericolo che incombe
sull'umanità intera" (Paolo VI). è un severo monito all'uomo quello fatto
a Fatima, perché rimette ordine nel suo cuore, accettando Dio che guida la
storia e il destino dell'uomo. La Madonna non escluderebbe una seconda micidiale
guerra mondiale qualora l'uomo non decidesse di riconciliarsi con Dio mediante
la preghiera, la penitenza e la riparazione.
Medjurgorje (1981 - ai nostri giorni)
E' la terza fase di questo cammino. L'umanità presenta tutta la miseria
che abbatte la società nei suoi valori di famiglia e di individuo. In
questa bufera ancora la Madre celeste assicura ancora la sua protezione. Pur
condizionato al giudizio della Chiesa, il messaggio di Medjurgorije è garantito
dalla sue origini evangeliche. Preghiera, conversione, digiuno, rispetto della
Legge divina come condizione della pace.
Segni luminosi della presenza di Maria nel nostro tempo per risvegliare la fede
nel cuore dell'uomo e realizzare allo stesso tempo un antico messaggio: "Alla
fine il mio Cuore Immacolato trionferà ".
AUGURI DI BUON FERRAGOSTO A TUTTI I LETTORI !
DON GIULIANO
***
Natale 2007: Necessità della Preghiera
I Vangeli ci mostrano che nostro Signore ci ha dato l'esempio della preghiera.
Talvolta Egli prega nel silenzio, altre volte davanti ai suoi discepoli, sovente
in mezzo al popolo. Egli ha pregato quando ha lasciato questo mondo, quando si è
trovato al cospetto della morte, quando la Sua anima era piena di gioia e quando
scendevano le lacrime dai Suoi occhi. Gli Apostoli hanno chiesto a Gesù di
insegnare loro come si prega e poi hanno imitato il Suo esempio. Noi abbiamo
imparato a pregare dai primi cristiani, che erano costanti nello spezzare il
pane e nella preghiera (Atti degli Apostoli).
Che significa pregare?
Pregare vuol dire conversare con Dio, cioè rivolgere a Dio i nostri pensieri, la
nostra volontà , i nostri sentimenti, la nostra vita.
Il cristiano che prega sente di trovarsi al cospetto di Dio e indirizza a Lui la
gioia e il dolore, passa davanti a Lui il tempo e l'eternità . Ecco perché la
preghiera è uno spettacolo grande e non vi è cosa più bella a questo mondo di
una persona in preghiera.
Quando gli uomini pregano sono tutti uguali: sapiente o ignorante, giovane o
vecchio, principe o servitore. Chiunque prega dovrà umiliarsi davanti alla
grandezza di Dio e contemporaneamente potrà sentirsi forte, perché con la
preghiera sa di essere sostenuto dal braccio del Signore.
La preghiera non è una dittatura, ma una benedetta democrazia.
Dalle altezze dei monti scendono le acque per rendere feconda la terra, allo
stesso modo, con la preghiera, il Signore scende dal Suo trono per rendere
preziose tutte le azioni che compiamo su questa terra.
Una buona preghiera rafforza la volontà , aumenta la pazienza e calma il nostro
animo; ci aiuta a superare i momenti di nervosismo, rende sereno il nostro
riposo.
Se il chirurgo, prima di un intervento, il giudice, prima di un processo
faticoso, un padre di famiglia, prima di una decisione importante, elevassero
una preghiera a Dio, otterrebbero sempre un prezioso aiuto nella propria
attività . Succede spesso che l'uomo, sentendosi disorientato dinanzi alle
difficoltà della vita, cerca una soluzione chiedendo consiglio a tutti, ma
spesso si ritrova più confuso di prima.
Colui che prega Dio, invece, potrà chiedere ed ottenere il giusto
consiglio.
Pregare è tacere, ascoltare, riposare lo spirito. Si prega bene nella nostra
camera, nel silenzio della Chiesa, nella calma tra i monti, nell'ombra dei
boschi. Ecco perché si prega meglio al mattino, prima di affrontare le fatiche
della giornata e alla sera, al termine della fatica quotidiana.
Si prega anche nelle altre Religioni, ma noi cristiani preghiamo con particolare
fervore, perché crediamo che Dio è Creatore del mondo ed anche nostro Padre
celeste, che dirige il cammino dell'umanità . Come Creatore Egli può venirci in
aiuto, ma come Padre Egli vuole aiutarci.
Si narra che l'Imperatore Carlo V stava ascoltando la S. Messa, quando gli fu
annunciato che un ambasciatore straniero si era presentato per chiedere udienza.
L'Imperatore rispose."Dite all'ambasciatore che io stesso, in questo momento,
sono ricevuto in udienza". Cerchiamo di essere sempre uniti al Signore con il
vincolo della preghiera.
Buon Natale e felice Anno nuovo a tutti!
Don Giuliano
ANNO 2008
Pasqua 2008: Riflessione di Don Giuliano: Il filo dall'alto
Il Temporale
Jorgensen yen Joannes, scrittore danese (Svendeorgs-Liona 1866 - ivi 1956).
Si occupò di filologia e di scienze naturali. Nel 1887 pubblicò la raccolta di
poesie "Nitider"; abbandonò gli studi e contemporaneamente si dedicò al
giornalismo e ai viaggi in Europa. Nel 1894 in Italia visitò Assisi. Qui ebbe
inizio in lui quella crisi di coscienza, lotta tra positivismo e cristianesimo
che doveva portarlo all'adesione alla Chiesa di Roma (1896). Stabilitosi ad
Assisi, vi rimase fino al 1953. Poi ritornò in patria nella sua città
natale ove morì nel 1956. Dopo l'adesione al Cristianesimo, la sua attività
letteraria divenne una trepida ricerca della santità a cui conformare la
propria vita. Tra le diverse opere, compose le biografie dei santi che egli
considerò modelli della sua religiosità semplice e umana . (Da
Enciclopedia Utet).
Il filo dall'alto - Novella
Era una mattinata di settembre, tutti i prati brillavano di rugiada ed i fili
della Vergine, lucidi come se fossero di seta, ondulavano nell'aria, venivano da
lontano ed andavano lontano. Uno di quei fili approdò in cima ad un albero e
l'aeronauta, un ragnolino nero e giallo, lasciò la sua leggera navicella e si
posò sul più resistente suolo del fogliame. Ma quel luogo non gli andava a
genio; e presa una decisiva risoluzione, venne direttamente a posarsi su una
grande siepe spinosa. Qui c'erano rami e germogli in abbondanza per tesservi una
tela ed il ragno si mise subito al lavoro, lasciando che il filo, lungo il quale
esso era disceso, reggesse la punta superiore della tela.
Era una tela bella e grande. Aveva un granché di particolare quella tela; si
sarebbe detto si estendesse nel vuoto senza che fosse possibile vedere ciò che
possieda il suo orlo superiore. Perché ci vogliono degli occhi buoni per
scorgere un filo di ragno. Vennero le giornate e giornate passarono. Le mosche
cominciarono a scarseggiare, ed il ragno si vide costretto ad allargare la sua
tela per poterne acchiappare di più. Grazie a quel filo dall'alto, potè
allargare i suoi agguati oltre ogni altra aspettativa. Ingrandì la sua tela in
lunghezza e larghezza e la sua rete si estese ben presto su tutta la siepe.
Quando nelle mattinate umide di ottobre pendeva coperta di goccioline
scintillanti, pareva un tulle ricamato di perle. Non era più quel ragnoletto
povero che si dondolava nell'aria attaccato a un filo senza un soldo in tasca
per modo di dire, e senz'altro di bene al mondo che le proprie ghiandole
filamentose. Adesso era un ragno grande e grosso, ben provvisto e possedeva la
tela più grande di tutta quella siepe.
Una mattina si svegliò di cattivo umore in modo straordinario. Durante la notte,
aveva gelato un po', e non c'era nemmeno la più piccola sfera di sole per
rallegrare la terra; nemmeno la più piccola mosca ronzava nell'aria. Il ragno
rimase affamato e disoccupato tutto quel lungo giorno d'autunno. Per ammazzare
il tempo fece un giro sulla sua tela a vedere se mai ci fosse bisogno di
rassettarla. Tirò ogni filo, badando che tutti fosero ben fermi. Ma benché
avesse trovato tutto in regola, pure seguitò ad essere di pessimo umore. Girando
e riguardando finì col notare il lembo esterno della sua rete, un filo che
apparve completamente nuovo. Tutti gli altri si dirigevano qua e là e il
ragno conosceva ogni ramoscello a cui erano attaccati; ma quel filo
inesplicabile non andava che su diritto nell'aria.
Il ragno si rizzò sulle zampe e si mise a guardare in su con tutti i suoi occhi,
ma non riuscì a capire dove andava a finire quel filo. Pareva se ne andasse
nelle nuvole. Quanto più guardava fisso senza poter arrivare a nulla, tanto più
il ragno si arrabbiava. Aveva dimenticato che in un sereno giorno di settembre,
lui stesso era sceso giù qui per quel filo. E neppure si ricordò quanto utile
gli fosse stato quel filo per tessere e poi allargare la sua tela.
Il ragno si era dimenticato di tutto ciò e se ne limitò a pensare che c'era lì
uno stupido filo buono a nulla che non si attaccava ragionevolmente a nessuna
parte, ma soltanto andava su nel vuoto. "Abbasso quel filo" disse il ragno. E
con un solo colpo di dente lo troncò nel mezzo. Nello stesso momento la tela
cedette: tutta quella rete, così anticamente fabbricata si affondò e quando
l'insetto tornò in se', si trovò a giacere sulle foglie della siepe spinosa con
la testa avvolta nella sua tela divenuta un piccolo umido cencio. Era bastato un
solo istante per distruggere tutta la magnificenza della casa e soltanto perché
non aveva capito l'importanza di quel filo dall'alto.
Commento: Anche l'Anima pure è unita a Dio con un filo che viene dall'alto: "La
Religione". Infelice colui che recide questo filo: egli diviene un povero
errante senza meta e senza patria. Chi a questo filo s'affida trova in esso il
sostegno della vita che può svolgersi, come in armonico disegno, feconda di bene
e degna dell'eterna felicità .
Auguri di una Santa e felice Pasqua!
Don Giuliano
***
Il Temporale
Dopo un furioso temporale torna il sereno e si vede tutto più chiaro e ogni
avvenimento della nostra vita, bello brutto o cattivo che sia, serve a farci
riflettere sulla nostra fede e renderla sempre più efficiente.
L'acqua che scorre dopo il temporale serve a trasportare fiori e foglie secche,
a purificare il terreno, a dissetarci, a rinfrescarsi a pulirci ed a ricreare
gambi di fiori ed alberi da frutto, rendendoli più produttivi. La luce del sole
ci aiuta a scoprire colori ed oggetti.
L'acqua che scorre sul capo di ogni bambino diventa, con il sacramento del
battesimo, sorgente di vita nuova e superiore ad ogni bellezza terrena, appena
inferiore agli Spiriti Celesti. I dolori della vita, le sofferenze quotidiane,
accettate con serenità e rassegnazione ci avvicinano alla passione della
Croce di Cristo.
I peccati confessati ad un sacerdote confessore, con sincerità con
profondo dolore e sinceri propositi, ci ottengono il perdono del Signore.
Nel salmo 50 del Re Davide si canta: "Signore, purificami con issopo e sarò più
bianco della neve. Crea in me un cuore puro". E' un salmo di pentimento, di
santità e di purificazione e di fiducia.
Il mare in tempesta ci fa tremare di paura, perché si teme di essere sommersi
dai flutti di acqua. Se ci troviamo in battello, per timore di essere sommersi
dall'acqua si ricorre ai mezzi di sicurezza. A volte è conveniente fermarsi
sulla navicella sicura.
Passata la tempesta, riprendiamo con più sicurezza la nostra navigazione per
raggiungere il porto più sicuro. Il temporale molte volte è necessario per
sospendere il cammino e, dopo la burrasca, riprendere di nuovo la nostra
navigazione.
I genitori si preoccupano di educare i loro figli per ottenere buoni frutti, ma
molte volte venendo a contatto con alcuni amici lasciano molto spazio al maligno
per rubare i buoni frutti acquistati con tanta fatica, seguendo falsi valori.
Fortunatamente gli alberi sostenuti da profonde radici possono ancora rifiorire
e continuare ad essere fecondi.
Il mare in tempesta raffigura contrarietà , avversità , perdita di rotta, di
lavoro, disperazione, pericolo di naufragio, ma quando si tocca il fondo, si
vedono coralli, perle preziose nascoste, piante marine. Possiamo portarle in
superficie e renderle utili per la conservazione della nostra esistenza.
Buona Pasqua!
Bianchi Maria e Don Giuliano
.
Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni.