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Immagini della chiesa di S.Francesco in Rocca

Introduzione storica:

Sassuolo

Sassuolo deriva dal vocabolo latino "Saxolum", formato da due parti: "saxum" (sasso) e "solum" (luogo, terreno); significa pertanto località sassosa, rocciosa. Tralasciando di parlare dei resti archeologici rinvenuti nella zona di Sassuolo e che risalgono addirittura all’età neolitica, diciamo solo che gli storici attestano che l’origine della cittadina è romana. E’ dell’anno 980 il primo documento storico di Sassuolo: tratta di una permuta di terreni; il secondo è del 1035: qualche anno dopo la città è in potere dei Canossa, sotto i quali resterà fino al 1115. Nel 1178 risulterà già libero comune. Dalla fine del XII secolo al 1417 saranno "signori" di Sassuolo i della Rosa o da Sassuolo a cui subentrarono gli Estensi, che alla fine del Quattrocento cederanno in feudo Sassuolo ai Pio di Carpi, la cui signoria durerà fino al 1599: poi la città tornerà di nuovo agli Estensi. Questo lungo periodo delle signorie (dalla fine del XII secolo al 1599), in cui dominarono i della Rosa, i duchi Estensi e i Pio, è caratterizzato da lotte e guerre dure e continue, ma è anche l’età in cui Sassuolo getta le basi della sua futura floridezza.

Nei quasi due secoli in cui gli Estensi dominano su Sassuolo (1599-1796), registriamo una notevole attività ed un grande progresso civile ed economico; uno storico chiama quest’epoca "l’età aurea della storia sassolese". L’opera più prestigiosa di questo periodo è il Palazzo Ducale, costruito al posto della villa fatta erigere dal duca Borso dentro la vecchia rocca. Sono poi moltissime le chiese, oratori e conventi costruiti o ristrutturati nel Seicento e nel Settecento, tra le quali la chiesa di San Francesco in Rocca, di origine medievale e ricostruita come Cappella di corte su disegno dell’Avanzini (1650 - 1653) e decorata da Gian Giacomo Monti, Baldassarre Bianchi e Jean Boulanger.

Dal periodo napoleonico in poi (gli Estensi governarono ancora dal 1814 al 1859) Sassuolo non conosce vicende politiche e militari di grande rilievo, mentre in campo economico raggiungerà uno straordinario progresso nella ceramica.

  San Giorgio

Nel Medioevo la chiesa di San Giorgio era una piccola rettoria dipendente dalla pieve di Castellarano. La prima notizia risale al 1318, quando i due rettori Tomaxio e Lazzaro furono invitati a pagare una decima di tre soldi reggiani ai collettori apostolici. Obizzo Della Rosa, signore di Sassuolo, dispose nel suo testamento redatto nel 1331 che venissero apportati miglioramenti all’edificio sacro. Nel 1375, essendo da poco iniziata la prima signoria estense su Sassuolo, per volere di Niccolò II e di Alberto V d’Este, la chiesa divenne parrocchiale. Riconoscenti verso di loro "... gli Anziani la dedicarono al Martire S.Giorgio protettore di Ferrara Capitale e della dinastia ...".

Solamente nel 1428 la chiesa parrocchiale ebbe il proprio fonte battesimale. Per ottenere questo privilegio i sassolesi, ai quali pesava la dipendenza dalla pieve di Castellarano, addussero a motivo, tra l’altro: "le grandi difficoltà, specialmente nelle occasioni in cui si ingrossavano le acque del Secchia, di portarsi alla pieve".

La maggior parte dei Rettori di San Giorgio nominati nel XV secolo proveniva da altre città ed alcuni direttamente da Ferrara. Sul finire del secolo, però, iniziò la serie di rettori sassolesi e nella chiesa di S.Giorgio si susseguirono gli esponenti delle famiglie più autorevoli.

I sassolesi si dimostrarono sempre meno disposti a tollerare la dipendenza della loro chiesa dalla pieve di Castellarano. Questa soggezione pesava particolarmente a Marco Pio, il quale non esitò, nel 1593, a rivolgersi al cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, perché appoggiasse le sue richieste. La comunità, da parte sua, non solo voleva raggiungere lo scopo che si era prefisso il Pio, ma desiderava anche l’elezione della chiesa in collegiata. Occorreva, per questo, assegnare a San Giorgio i benefici di tutti gli oratori e delle altre chiese comprese quelle di S.Polo e di S.Giovanni di Braida. Il 7 luglio 1594 vennero accolte tutte le richieste di Marco Pio e della moglie Clelia Farnese: fu nominato rettore Domenico Pelliccioni e venne decretata la divisione di S.Giorgio dalla primitiva pieve. Al parroco di Sassuolo fu conferito il titolo di prevosto, gli vennero assegnati come coadiutori due curati beneficiati, due cantori, un sagrista, un diacono, un suddiacono, che andarono a formare il "Collegio dei Preti". Ottenuto quanto desiderava, "Marco Pio procurò che la Chiesa Parrocchiale allora di forma poco onorevole e poco decente fosse rifabbricata e ridotta a bellissimo tempio con tre navate e tredici altari". Perché San Giorgio divenisse una collegiata indipendente occorreva, però, che i decreti del Rangoni fossero confermati e convalidati dall’approvazione della S.Sede: approvazione che si fece attendere a lungo. La bolla di Urbano VIII, che sancì la separazione di S.Giorgio dalla pieve di Castellarano è del 23 dicembre 1624. Soltanto il 13 agosto 1629 giunse alla Curia Vescovile di Reggio la concesione del privilegio della collegiata ed il 14 ottobre quest’ultima potè, finalmente, cominciare a svolgere le sue funzioni. Il Papa Innocenzo X, con la bolla Decet Romanum Pontificem del 30 maggio 1648, concesse al prevosto il privilegio di indossare, durante i sacri riti, "la Cappa magna e il Rocchetto" e ai canonici "l’Almazia e Zibellino".

La chiesa di San Giorgio come si presenta ora, è un rarissimo monumento di Barocchetto puro, costruito nel 1760 su disegno dell’architetto veneziano Pietro Bezzi, al posto della vecchia chiesa allora demolita e che risaliva al nucleo primitivo della fine del 1200.

Della vecchia chiesa, già tante volte restaurata, manipolata e poi abbattuta, si conservano il famoso quadro del Boulanger (S.Giorgio e gli altri Patroni di Sassuolo attorno alla B.V. Maria eseguito nel 1680); il coro classicheggiante del Paltrinieri, architetto sassolese, eseguito nel 1691; la statua della madonna del Carmine del 1660; altre preziose tele (Madonna del Rosario, S.Paolo eremita, S.Antonio da Padova, S.Camillo) e l’urna contenente il corpo di S.Ruffino martire, sotto l’altar maggiore, del 1648.

Con i restauri dei primi anni ‘70: completo rifacimento del tetto, nuovo impianto di riscaldamento, completo rifacimento del pavimento in marmo di Verona, tinteggiatura in stile degli stucchi. Nel 1984 è stato restaurato l’organo, opera di Alessio Verati del 1852. Nel 1985 sono state restaurate la tela raffigurante la "Madonna delle Grazie" e la statua in cartapesta raffigurante la "Madonna del Rosario" dello scultore sassolese Ciro Zironi. Nel 1986 è stata restaurata la Pala dell’altar maggiore del Boulanger.

 

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