Grazie. Ma a che serve?
Alla fine è doveroso ed educato ringraziare.
"Grazie". E poi? Può una parola di appena sei lettere compensare il lavoro, l'impegno, il sacrificio
non solo economico di tante persone e delle molte aziende che hanno voluto essere presenti a questa
festa di gente?
Certamente! Giacché non si ha l'intenzione di "ripagare" o "restituire", ma di generare la
consapevolezza che la collaborazione offerta ha prodotto, o rafforzato, il rapporto di simpatica
amicizia che è alla base della costruzione della Comunità e della Chiesa.
"Grazie" dunque, povero e semplice. "Grazie" a tutti, con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore.
Grazie, perché è solo questo ciò che noi possiamo dire e dare, ma anche perché rimane
l'espressione di riconoscenza che noi riteniamo più sentita e profonda.
Il comitato per la sagra
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