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integrata nell'ambiente della famiglia e della vita sociale, oltre ad essere scuola di apprendimento pratico
e non. Risulta perciò veicolo immediato per i giovani che vogliono immettersi nel mercato del lavoro.
Negli ultimi anni si è molto discusso dell'esigenza di collegare l'idea, il progetto all'elaborato,
all'oggetto; questo per sottolineare come l'artigianato abbia bisogno del "designer", del creativo.
In questo contesto il progettista rappresenta l'idea, la mente, l'artigiano invece la manovalanza che
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realizza e concretizza il colpo di genio.
Questo sta a significare che l'artigiano non deve diventare designer o piccolo industriale, ma al contrario
rimanere artigiano, depositario di valori artistici, culturali e di ricerca.
Certamente egli ha bisogno dell'architetto o del professionista che gli si pone accanto, lo segue,
lo indirizza e lo fa crescere, ma deve trattarsi di collaborazione nella quale non si annullano i valori,
l'interpretazione creativa, l'idea dell'artigiano.
Purtroppo le cose non vanno sempre così. Accade spesso che il designer impone il progetto
e l'artigiano lo deve eseguire. In alcuni casi, l'elaborato viene presentato con il solo nome del progettista.
In altri casi i pezzi sono limitati, numerati e firmati solo da quest'ultimo e l'artigiano non può né riprodurli
né venderli.
Tutto ciò non fa sviluppare l'artigianato, non lo fa crescere, al contrario (dice il signor Carta, studioso
ed esperto di artigianato) lo soffoca e lo reprime.
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