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CHE COSA E' L'ACR?!

L'ACR è un gruppo di ragazzi, un gruppo associativo, un gruppo di Chiesa; l'ACR è Azione Cattolica Ragazzi. Una proposta educativa che crede nelle capacità dei ragazzi di essere protagonisti della propria crescita umana e cristiana.

Il gruppo ACR è proposto ai bambini e ai ragazzi dai 6 ai 14 anni, nella vita di gruppo i ragazzi sperimentano l'accoglienza, l'ascolto dell'altro, l'incontro con le famiglie e con la comunità, la gioia dell'amicizia vera e del perdono. Il gruppo, in questo modo favorisce l'incontro dei ragazzi con la persona di Gesù e la sua parola.

L'ACR è un'esperienza associativa, vissuta dai ragazzi dentro il cammino e le finalità dell'Azione Cattolica Italiana. Si tratta cioè di Azione Cattolica a misura di ragazzi con tutte le cose belle, tipiche di questa associazione: si sceglie di "starci" con un'adesione personale, segno di appartenenza e di partecipazione, si percorre, in modo originale, il cammino che è comune a quello di migliaia di altri gruppi ACR di tutta Italia, con possibilità di incontrarci e di scambiarsi esperienze di vita.

Il gruppo ACR vive con consapevolezza la sua appartenenza alla Chiesa, nella concretezza della vita della parrocchia e della diocesi. Il cammino di fede proposto è un vero e proprio cammino di iniziazione cristiana: aiuta ciascun ragazzo a prepararsi all'incontro personale con il Signore Gesù nei sacramenti, nella vita della chiesa, nel servizio ai fratelli, nella scoperta alla propria vocazione.


DALLO STATUTO DELL'A.C.

approvato da Papa Paolo VI il 10 ottobre 1969

L'Azione Cattolica Italiana
Art. 1: L'Azione Cattolica Italiana è una Associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria ed organica ed in diretta collaborazione con la Gerarchia, per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa.

Art. 2: L'impegno dell'AC, essenzialmente religioso apostolico, comprende l'evangelizzazione, la santificazione degli uomini, la formazione cristiana delle loro coscienze in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità ed ambienti.


Partecipazione all'AC
Art. 13: L'adesione all'AC comporta per il socio il dovere di contribuire - con la preghiera e il sacrificio, con lo studio e l'azione - alla realizzazione della finalità dell'Associazione; comporta anche il dovere di contribuire finanziariamente alla vita e all'attività dell'Associazione.

L'adesione all'AC attribuisce al socio il diritto di partecipare, direttamente a livello di base e attraverso rappresentanti agli altri livelli, alla determinazione delle scelte fondamentali dell'Associazione.

L'Associazione diocesana
Art. 18: L'Associazione diocesana di AC riunisce tutti coloro che nella diocesi aderiscono all'AC. Collabora col vescovo ed offre il suo contributo al Consiglio pastorale per la costruzione e missione della Chiesa locale. Si articola in associazioni parrocchiali e, secondo le esigenze e le situazioni, in gruppi interparrocchiali e diocesani.

All'interno dell'Associazione diocesana possono costituirsi dei movimenti che collegano i gruppi parrocchiali, interparrocchiali e diocesani che abbiano caratteristiche comuni.

Art. 19: L'Associazione parrocchiale di AC è formata da tutti i laici della parrocchia che aderiscono all'AC. Cura la formazione e coordina l'impegno apostolicodei soci e dei gruppi collaborando col parroco per la crescita e l'impegno missionario della comunità parrocchiale.

Nell'Associazione parrocchiale possono costituirsi dei gruppi come prima elementare e vitale esperienza associativa; la costituzione dei gruppi è approvata o promossa dal Consiglio dell'Associazione e intende favorire la formazione degli aderenti, la loro testimonianza nei propri ambienti di vita e la loro partecipazione organica al servizio pastorale comune della parrocchia.

L'Associazione nazionale
Art. 27: L'Associazione nazionale di AC riunisce i laici che nelle diocesi italiane aderiscono all'AC. Esprime e favorisce l'incontro delle associazioni diocesane e il confronto e coordinamento delle rispettive esperienze; contribuisce con il suo servizio alla vita delle Associazioni diocesane; studia e delibera gli impegni comuni per l'attuazione dei fini dell'AC in ordine ai problemi che hanno dimensioni nazionali ed internazionali. Collabora all'azione pastorale della Conferenza Episcopale Italiana e degli organi di pastorale nazionale.

Azione Cattolica dei Ragazzi

Art. 34: All'interno delle Associazioni parrocchiali, diocesane e nazionale l'Azione Cattolica dei Ragazzi è aperta ai fanciulli e ai preadolescenti dai 6 ai 14 anni circa.

Art. 35: L Azione Cattolica dei Ragazzi ha il fine di offrire ai fanciulli ed ai preadolescenti che vi aderiscono l'organica esperienza di vita ecclesiale e di impegno missionario propria dell'ACI realizzata a misura delle varie età.

Art. 36: L Azione Cattolica dei Ragazzi si articola in varie sezioni secondo le esigenze (età, sesso, ecc.).

Art. 37: L'Azione Cattolica dei Ragazzi attua il suo compito formativo e missionario nelle diverse sezioni attraverso la vita di gruppo - per una più consapevole partecipazione alla comunità ecclesiale - caratterizzata da tre momenti tra loro complementari: catechesi, vita liturgica sacramentale, servizio di carità. A tal fine i gruppi sono aiutati e guidati da educatori specificamente preparati che collaborano con le famiglie alla educazione umana e cristiana dei ragazzi. Alla vita del gruppo vengono interessate le famiglie.

Art. 38: Gli organi diocesani dell'ACR curano la preparazione e formulano proposte per la scelta degli educatori. Gli educatori ed i responsabili delle sezioni dell'Azione Cattolica dei Ragazzi sono nominati dal Consiglio dell'Associazione parrocchiale secondo norme stabilite dal Regolamento. Gli educatori ed i responsabili dell'ACR parrocchiale la rappresentano nell'assemblea parrocchiale dell'AC. Nel Consiglio dell'Associazione parrocchiale l'ACR è rappresentata dai responsabili delle sue sezioni. I responsabili diocesani dell'ACR sono eletti dai responsabili parrocchiali della stessa ACR e ratificati dal Consiglio dell'Associazione diocesana. Analoga procedura è prevista per i responsabili nazionali. Un rappresentante dell'ACR fa parte della Presidenza dell'Associazione a tutti i livelli.


Norme di carattere amministrativo
Art. 39: I soci dell'AC contribuiscono personalmente, nei modi stabiliti dal Regolamento e secondo le proprie possibilità, al finanziamento delle attività dell'Associazione locale, diocesana e nazionale. La misura dei contributi associativi è fissata annualmente dal Consiglio diocesano sulla base della quota associativa nazionale stabilita dal Consiglio nazionale.

IL PROGETTO GIOVANI

Prima meta

Il ragazzo è aiutato ad aprirsi al graduale rapporto con gli altri, curandone lo sviluppo e la qualità.
Egli dovrà scoprire che "ci sono anche gli altri" e che questi altri sono persone come lui. Mentre aumenta il numero delle persone di cui fa la conoscenza, il ragazzo deve acquisire capacità stabili di accettazione, rispetto e apprezzamento nei loro confronti; considerarle, nell'ottica della fede, quali figli dello stesso Padre e quindi fratelli; abilitarsi alla collaborazione e al servizio; percepire che queste persone formano comunità e che la comunità attende da lui cosciente senso di appartenenza ed impegno di partecipazione e di apporto costruttivo, secondo la linea della carità evangelica.

Seconda meta

Il ragazzo è persona e, come tale, soggetto attivo di scelte, di decisioni, di azioni. Di questi suoi atti egli si sente responsabile in quanto dipendono da lui ed è chiamato a risponderne. La progressiva responsabilizzazione del ragazzo comporta quindi la capacità di aprirsi alla propria dignità di persona, di soggetto libero, di autore consapevole delle proprie azioni di cui misura sempre più la portata, dentro il "disegno" sapienziale di Dio.


Terza meta

Cristo è presente in mezzo agli uomini con il suo Spirito per condurli al Padre. Egli ama incontrare ogni uomo, ogni ragazzo, per fargli dono della salvezza. Il battesimo è la prima realizzazione di tale incontro. L'incontro va però scoperto, apprezzato, ratificato mediante un cosciente e crescente aprirsi a Cristo da parte del ragazzo. Ciò avverrà attraverso un cammino di fede adatto alla sua età. I ragazzi saranno aiutati a incontrare Cristo nella molteplicità delle presenze che realizza: la Parola, la liturgia, la preghiera, i fratelli, gli avvenimenti e le azioni evangeliche. Questi incontri genereranno un rapporto permanente con Cristo concretato nella sequela e nella testimonianza.

Quarta meta

Chiamato ad un rapporto vitale con Cristo, il ragazzo è in pari tempo chiamato a far parte di quel "corpo di Cristo" che è la Chiesa. Di questo "corpo" Cristo è il capo, il ragazzo un membro. Capo e membra, formano la famiglia dei figli di Dio: la Chiesa animata dallo Spirito. Questa appartenenza alla Chiesa deve realizzarsi e dispiegarsi nel ragazzo secondo un crescendo articolato di atti vitali: la graduale scoperta della comunità, la consapevole appartenenza ad essa, la partecipazione impegnata alla sua vita, la scoperta della propria vocazione personale, il servizio, la testimonianza di Cristo tra i fratelli.

1. L'EDUCATORE

Innanzitutto una distinzione, forse scontata, ma fondamentale: l'educatore (o amico-grande) di un campo scuola, di un grest, o del gruppo, non è semplicemente un animatore.
· Animatore = chi anima (cioè sostiene, dà vita, guida) il gruppo con giochi e bans nei momenti di svago&; con preghiere e riflessioni in momenti più significativi di formazione&
· Educatore = fa tutto questo (v.sopra) e aiuta i ragazzi a crescere, li conduce verso una meta ben precisa, a intravedere il senso della vita, &
IN SINTESI: l'educatore = un animatore "completo": in tutto quello che fa PER I RAGAZZI e che vive CON i ragazzi aiuta a servire, amare, dialogare, rispettare, &, cioè a crescere!

2. L'EDUCATORE "CRISTIANO"

· Chi si presta come educatore deve avere "risolto" il problema della fede, almeno come inizio della sua ricerca religiosa. Si propone per i ragazzi come un educatore-cristiano, e cioè come colui/colei che vive le sue scelte, si interroga sul senso della vita, alla luce della proposta salvifica di Gesù Cristo.
· La parrocchia è il riferimento ordinario per la sua vita spirituale (ascolto della Parola di Dio, sacramenti dell'Eucarisita e della Riconciliazione, preghiera, eventuale testimonianza-servizio come catechista, animatore di gruppi giovanili, &). Quindi non è un "libero battitore"! anche se è normale avere una propria spiritualità cristiana, secondo le proprie sensibilità, &
· Non ha paura di dire la propria fede, e di invitare i ragazzi a fare altrettanto, cioè a fidarsi di Gesù Cristo e della Chiesa.
· Sa che educare significa fare proposte forti per una esistenza alla grande e quindi sa che la proposta più grande da fare è sempre quella di Dio e della sua Parola!
· Sa che non si finisce mai di crescere e di imparare dai ragazzi

· ...


3. L'EDUCATORE E GLI ALTRI EDUCATORI


· Amicizia sincera: il campo scuola e gli incontri che lo preparano sono un'occasione per conoscere persone nuove e per accrescere amicizie già in atto. No ai settarismi inter-nos o a rancori repressi: fanno male al gruppo animatori e ai ragazzi stessi!
· Stima reciproca: siamo tutti - chi ha più esperienza e chi meno - sullo stesso piano, anche se con capacità, sensibilità e preparazione diversa.
· Spirito di collaborazione: "insieme è meglio"; sempre! Ci vuole disponibilità a lavorare insieme: ognuno avrà un proprio settore specifico (giochi, laboratori, liturgia, canti, &) ma ha bisogno anche degli altri per essere puntuale, efficiente ed efficace.
· Piena intesa: i ragazzi devono accorgersi che siamo "un cuor solo e un'anima sola": nessuno agisce per proprio conto, di testa sua, secondo l'intuizione del momento! C'è sempre una decisione e un confronto previo a ogni nostra azione educativa.
· Correzione fraterna: nello spirito del vangelo, cioè un aiuto reciproco a crescere e a testimoniare nella giusta direzione, secondo i valori e i criteri e le regole prefissate.
· Condivisione: capacità di mettere in comune le proprie esperienze, impressioni, dubbi e certezze, & per un confronto costruttivo, per il bene dei ragazzi che ci sono affidati. E perché no? condividere anche alcuni momenti forti come la preghiera o il dialogo "serio e costruttivo" anche tra noi.
· &


4. L'EDUCATORE PER I RAGAZZI


· Amico "grande", non un superiore o un presuntuoso (cioè non invadente!)
· Amico, ma non sullo stesso piano del ragazzo e dei suoi atteggiamenti. "Camuffarsi da ragazzi" (cfr. scherzi e battute cretine, parolacce, baccano &) significa perdere la loro fiducia!
· Sa apprezzare il positivo che ogni ragazzo possiede e valorizzarne le qualità.
· Giusto, cioè onesto con tutti, senza fare preferenze di persone (anche se è NORMALE che si provino simpatie e stima con intensità diverse per alcuni ragazzi/e). Anzi cercando di "privilegiare", cioè aiutare chi ne ha più bisogno (perché più timido, o limitato, o scartato dal gruppo, o preso in giro, &) con naturalezza e con gioia.
· Responsabile, ma non un secondo papà o seconda mamma, neppure un professore! Essere esigenti e pretendere l'obbedienza a certe regole non vuol dire assillare i ragazzi o peggio ancora "minacciarli" in virtù della propria autorità - responsabilità!
· Verbi da coniugare:

Dire sì quando è sì, dire no quando è no = fermezza: non scendere mai a compromessi! Sarebbe segno di immaturità e diseducativo al massimo!!!
Servire: non avere paura di perdere del tempo con e per i ragazzi, giocando, parlando & con loro rendendosi disponibili alle loro "ragionate" esigenze. Il miglior insegnamento ad uno stile di servizio è sempre l'esempio! Dopo tutto Gesù ha fatto così!
Amare: siamo discepoli di Gesù, e non ci resta che imparare da Lui: per cui ogni persona è un fratello/sorella da incontrare, rispettare, accogliere e valorizzare nella sua diversità e originalità; da aiutare a migliorarsi e a realizzarsi secondo le proprie capacità; da accettare come compagno di cammino per un pezzettino di strada insieme, dove ognuno è chiamato a dare il meglio di sé per la felicità dell'altro!
Dialogare: non basta chiacchierare con i ragazzi del più e del meno. In certe situazioni occorre saper arrivare a un dialogo profondo e costruttivo, creando un ponte attraverso la parola (dià-logos) con l'esistenza (gioie, dubbi, problemi, desideri, &) dell'altro, offrendo ragioni nuove per una riflessione che aiuta a crescere in qualità di vita!