DALLO STATUTO DELL'A.C.
approvato da Papa Paolo VI il 10 ottobre 1969
L'Azione Cattolica Italiana
Art. 1: L'Azione Cattolica Italiana è una Associazione di laici
che si impegnano liberamente, in forma comunitaria ed organica ed in
diretta collaborazione con la Gerarchia, per la realizzazione del fine
generale apostolico della Chiesa.
Art. 2: L'impegno dell'AC, essenzialmente religioso
apostolico, comprende l'evangelizzazione, la santificazione degli
uomini, la formazione cristiana delle loro coscienze in modo che
riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità
ed ambienti.
Partecipazione all'AC
Art. 13: L'adesione all'AC comporta per il socio il dovere di
contribuire - con la preghiera e il sacrificio, con lo studio e l'azione
- alla realizzazione della finalità dell'Associazione; comporta
anche il dovere di contribuire finanziariamente alla vita e
all'attività dell'Associazione.
L'adesione all'AC attribuisce al socio il diritto di
partecipare, direttamente a livello di base e attraverso rappresentanti
agli altri livelli, alla determinazione delle scelte fondamentali
dell'Associazione.
L'Associazione diocesana
Art. 18: L'Associazione diocesana di AC riunisce tutti coloro che nella
diocesi aderiscono all'AC. Collabora col vescovo ed offre il suo
contributo al Consiglio pastorale per la costruzione e missione della
Chiesa locale. Si articola in associazioni parrocchiali e, secondo le
esigenze e le situazioni, in gruppi interparrocchiali e diocesani.
All'interno dell'Associazione diocesana possono
costituirsi dei movimenti che collegano i gruppi parrocchiali,
interparrocchiali e diocesani che abbiano caratteristiche comuni.
Art. 19: L'Associazione parrocchiale di AC è
formata da tutti i laici della parrocchia che aderiscono all'AC. Cura la
formazione e coordina l'impegno apostolicodei soci e dei gruppi
collaborando col parroco per la crescita e l'impegno missionario della
comunità parrocchiale.
Nell'Associazione parrocchiale possono costituirsi dei
gruppi come prima elementare e vitale esperienza associativa; la
costituzione dei gruppi è approvata o promossa dal Consiglio
dell'Associazione e intende favorire la formazione degli aderenti, la
loro testimonianza nei propri ambienti di vita e la loro partecipazione
organica al servizio pastorale comune della parrocchia.
L'Associazione nazionale
Art. 27: L'Associazione nazionale di AC riunisce i laici che nelle
diocesi italiane aderiscono all'AC. Esprime e favorisce l'incontro delle
associazioni diocesane e il confronto e coordinamento delle rispettive
esperienze; contribuisce con il suo servizio alla vita delle
Associazioni diocesane; studia e delibera gli impegni comuni per
l'attuazione dei fini dell'AC in ordine ai problemi che hanno dimensioni
nazionali ed internazionali. Collabora all'azione pastorale della
Conferenza Episcopale Italiana e degli organi di pastorale nazionale.
Azione Cattolica dei Ragazzi
Art. 34: All'interno delle Associazioni parrocchiali,
diocesane e nazionale l'Azione Cattolica dei Ragazzi è aperta ai
fanciulli e ai preadolescenti dai 6 ai 14 anni circa.
Art. 35: L Azione Cattolica dei Ragazzi ha il fine di
offrire ai fanciulli ed ai preadolescenti che vi aderiscono l'organica
esperienza di vita ecclesiale e di impegno missionario propria dell'ACI
realizzata a misura delle varie età.
Art. 36: L Azione Cattolica dei Ragazzi si articola in
varie sezioni secondo le esigenze (età, sesso, ecc.).
Art. 37: L'Azione Cattolica dei Ragazzi attua il suo
compito formativo e missionario nelle diverse sezioni attraverso la vita
di gruppo - per una più consapevole partecipazione alla
comunità ecclesiale - caratterizzata da tre momenti tra loro
complementari: catechesi, vita liturgica sacramentale, servizio di
carità. A tal fine i gruppi sono aiutati e guidati da educatori
specificamente preparati che collaborano con le famiglie alla educazione
umana e cristiana dei ragazzi. Alla vita del gruppo vengono interessate
le famiglie.
Art. 38: Gli organi diocesani dell'ACR curano la
preparazione e formulano proposte per la scelta degli educatori. Gli
educatori ed i responsabili delle sezioni dell'Azione Cattolica dei
Ragazzi sono nominati dal Consiglio dell'Associazione parrocchiale
secondo norme stabilite dal Regolamento. Gli educatori ed i responsabili
dell'ACR parrocchiale la rappresentano nell'assemblea parrocchiale
dell'AC. Nel Consiglio dell'Associazione parrocchiale l'ACR è
rappresentata dai responsabili delle sue sezioni. I responsabili
diocesani dell'ACR sono eletti dai responsabili parrocchiali della
stessa ACR e ratificati dal Consiglio dell'Associazione diocesana.
Analoga procedura è prevista per i responsabili nazionali. Un
rappresentante dell'ACR fa parte della Presidenza dell'Associazione a
tutti i livelli.
Norme di carattere amministrativo
Art. 39: I soci dell'AC contribuiscono personalmente, nei modi
stabiliti dal Regolamento e secondo le proprie possibilità, al
finanziamento delle attività dell'Associazione locale, diocesana
e nazionale. La misura dei contributi associativi è fissata
annualmente dal Consiglio diocesano sulla base della quota associativa
nazionale stabilita dal Consiglio nazionale.
IL PROGETTO GIOVANI
Prima meta
Il ragazzo è aiutato ad aprirsi al graduale
rapporto con gli altri, curandone lo sviluppo e la qualità.
Egli dovrà scoprire che "ci sono anche gli altri" e che questi
altri sono persone come lui. Mentre aumenta il numero delle persone di
cui fa la conoscenza, il ragazzo deve acquisire capacità stabili
di accettazione, rispetto e apprezzamento nei loro confronti;
considerarle, nell'ottica della fede, quali figli dello stesso Padre e
quindi fratelli; abilitarsi alla collaborazione e al servizio; percepire
che queste persone formano comunità e che la comunità
attende da lui cosciente senso di appartenenza ed impegno di
partecipazione e di apporto costruttivo, secondo la linea della
carità evangelica.
Seconda meta
Il ragazzo è persona e, come tale, soggetto
attivo di scelte, di decisioni, di azioni. Di questi suoi atti egli si
sente responsabile in quanto dipendono da lui ed è chiamato a
risponderne. La progressiva responsabilizzazione del ragazzo comporta
quindi la capacità di aprirsi alla propria dignità di
persona, di soggetto libero, di autore consapevole delle proprie azioni
di cui misura sempre più la portata, dentro il "disegno"
sapienziale di Dio.
Terza meta
Cristo è presente in mezzo agli uomini con il suo
Spirito per condurli al Padre. Egli ama incontrare ogni uomo, ogni
ragazzo, per fargli dono della salvezza. Il battesimo è la prima
realizzazione di tale incontro. L'incontro va però scoperto,
apprezzato, ratificato mediante un cosciente e crescente aprirsi a
Cristo da parte del ragazzo. Ciò avverrà attraverso un
cammino di fede adatto alla sua età. I ragazzi saranno aiutati a
incontrare Cristo nella molteplicità delle presenze che realizza:
la Parola, la liturgia, la preghiera, i fratelli, gli avvenimenti e le
azioni evangeliche. Questi incontri genereranno un rapporto permanente
con Cristo concretato nella sequela e nella testimonianza.
Quarta meta
Chiamato ad un rapporto vitale con Cristo, il ragazzo
è in pari tempo chiamato a far parte di quel "corpo di Cristo"
che è la Chiesa. Di questo "corpo" Cristo è il capo, il
ragazzo un membro. Capo e membra, formano la famiglia dei figli di Dio:
la Chiesa animata dallo Spirito. Questa appartenenza alla Chiesa deve
realizzarsi e dispiegarsi nel ragazzo secondo un crescendo articolato di
atti vitali: la graduale scoperta della comunità, la consapevole
appartenenza ad essa, la partecipazione impegnata alla sua vita, la
scoperta della propria vocazione personale, il servizio, la
testimonianza di Cristo tra i fratelli.
1. L'EDUCATORE
Innanzitutto una distinzione, forse scontata, ma
fondamentale: l'educatore (o amico-grande) di un campo scuola, di un
grest, o del gruppo, non è semplicemente un animatore.
· Animatore = chi anima (cioè sostiene, dà vita,
guida) il gruppo con giochi e bans nei momenti di svago&; con
preghiere e riflessioni in momenti più significativi di
formazione&
· Educatore = fa tutto questo (v.sopra) e aiuta i ragazzi a
crescere, li conduce verso una meta ben precisa, a intravedere il senso
della vita, &
IN SINTESI: l'educatore = un animatore "completo": in tutto quello che
fa PER I RAGAZZI e che vive CON i ragazzi aiuta a servire, amare,
dialogare, rispettare, &, cioè a crescere!
2. L'EDUCATORE "CRISTIANO"
· Chi si presta come educatore deve avere
"risolto" il problema della fede, almeno come inizio della sua ricerca
religiosa. Si propone per i ragazzi come un educatore-cristiano, e
cioè come colui/colei che vive le sue scelte, si interroga sul
senso della vita, alla luce della proposta salvifica di Gesù
Cristo.
· La parrocchia è il riferimento ordinario per la sua
vita spirituale (ascolto della Parola di Dio, sacramenti dell'Eucarisita
e della Riconciliazione, preghiera, eventuale testimonianza-servizio
come catechista, animatore di gruppi giovanili, &). Quindi non
è un "libero battitore"! anche se è normale avere una
propria spiritualità cristiana, secondo le proprie
sensibilità, &
· Non ha paura di dire la propria fede, e di invitare i ragazzi
a fare altrettanto, cioè a fidarsi di Gesù Cristo e della
Chiesa.
· Sa che educare significa fare proposte forti per una esistenza
alla grande e quindi sa che la proposta più grande da fare
è sempre quella di Dio e della sua Parola!
· Sa che non si finisce mai di crescere e di imparare dai ragazzi
· ...
3. L'EDUCATORE E GLI ALTRI EDUCATORI
· Amicizia sincera: il campo scuola e gli incontri che lo
preparano sono un'occasione per conoscere persone nuove e per accrescere
amicizie già in atto. No ai settarismi inter-nos o a rancori
repressi: fanno male al gruppo animatori e ai ragazzi stessi!
· Stima reciproca: siamo tutti - chi ha più esperienza e
chi meno - sullo stesso piano, anche se con capacità,
sensibilità e preparazione diversa.
· Spirito di collaborazione: "insieme è meglio"; sempre!
Ci vuole disponibilità a lavorare insieme: ognuno avrà un
proprio settore specifico (giochi, laboratori, liturgia, canti, &)
ma ha bisogno anche degli altri per essere puntuale, efficiente ed
efficace.
· Piena intesa: i ragazzi devono accorgersi che siamo "un cuor
solo e un'anima sola": nessuno agisce per proprio conto, di testa sua,
secondo l'intuizione del momento! C'è sempre una decisione e un
confronto previo a ogni nostra azione educativa.
· Correzione fraterna: nello spirito del vangelo, cioè un
aiuto reciproco a crescere e a testimoniare nella giusta direzione,
secondo i valori e i criteri e le regole prefissate.
· Condivisione: capacità di mettere in comune le proprie
esperienze, impressioni, dubbi e certezze, & per un confronto
costruttivo, per il bene dei ragazzi che ci sono affidati. E
perché no? condividere anche alcuni momenti forti come la
preghiera o il dialogo "serio e costruttivo" anche tra noi.
· &
4. L'EDUCATORE PER I RAGAZZI
· Amico "grande", non un superiore o un presuntuoso (cioè
non invadente!)
· Amico, ma non sullo stesso piano del ragazzo e dei suoi
atteggiamenti. "Camuffarsi da ragazzi" (cfr. scherzi e battute cretine,
parolacce, baccano &) significa perdere la loro fiducia!
· Sa apprezzare il positivo che ogni ragazzo possiede e
valorizzarne le qualità.
· Giusto, cioè onesto con tutti, senza fare preferenze di
persone (anche se è NORMALE che si provino simpatie e stima con
intensità diverse per alcuni ragazzi/e). Anzi cercando di
"privilegiare", cioè aiutare chi ne ha più bisogno
(perché più timido, o limitato, o scartato dal gruppo, o
preso in giro, &) con naturalezza e con gioia.
· Responsabile, ma non un secondo papà o seconda mamma,
neppure un professore! Essere esigenti e pretendere l'obbedienza a certe
regole non vuol dire assillare i ragazzi o peggio ancora "minacciarli"
in virtù della propria autorità - responsabilità!
· Verbi da coniugare:
Dire sì quando è sì, dire no quando
è no = fermezza: non scendere mai a compromessi! Sarebbe segno di
immaturità e diseducativo al massimo!!!
Servire: non avere paura di perdere del tempo con e per i ragazzi,
giocando, parlando & con loro rendendosi disponibili alle loro
"ragionate" esigenze. Il miglior insegnamento ad uno stile di servizio
è sempre l'esempio! Dopo tutto Gesù ha fatto così!
Amare: siamo discepoli di Gesù, e non ci resta che imparare da
Lui: per cui ogni persona è un fratello/sorella da incontrare,
rispettare, accogliere e valorizzare nella sua diversità e
originalità; da aiutare a migliorarsi e a realizzarsi secondo le
proprie capacità; da accettare come compagno di cammino per un
pezzettino di strada insieme, dove ognuno è chiamato a dare il
meglio di sé per la felicità dell'altro!
Dialogare: non basta chiacchierare con i ragazzi del più e del
meno. In certe situazioni occorre saper arrivare a un dialogo profondo e
costruttivo, creando un ponte attraverso la parola (dià-logos)
con l'esistenza (gioie, dubbi, problemi, desideri, &) dell'altro,
offrendo ragioni nuove per una riflessione che aiuta a crescere in
qualità di vita!