?non siamo certo noi che, nelle modeste pagine di
un?opera che ha per oggetto un piccolo paese della Romagna, possiamo contestare
ci? che illustri luminari hanno decretato, ma almeno per il nostro piccolo
paese ci piace fare un?eccezione. Eccezione che potrebbe allargarsi di molto e
coinvolgere tutta quella branca della conoscenza umana che vuole tracciare i
lineamenti della vicenda umana senza porsi artificiali confini?A voler essere
sinceri bisognerebbe arrivare all?alto medioevo, perch? fino all?et? romana non
abbiamo una ?storia? ma una serie di notizie, informazioni, dati archeologici
che ci forniscono solo alcuni brani di vita; solo partendo da esso, pur con
lacune notevoli, si riesce ad individuare una continuit? umana e abitativa che,
nella conservazione della memoria consente di considerare unitariamente il
paese e i suoi abitanti, permette di effettuare congetture altamente probabili
e di giungere cos? a quel basso medioevo dal quale ? possibile partire con una
storia pi? precisa.
Nonostante ci? la nostra ?storia? partir? dalla ? preistoria?, perch? consistenti tracce umane si incontrano gi? dai tempi pi? antichi?
Le recenti scoperte di tracce umane nella collina di Monte Poggiolo rimandano a secoli e millenni cos? lontani sui quali la nostra fantasia vacilla, eppure non possiamo ignorare che, venendo chiss? da dove, quando ancora la Padania era una vasta palude ove mare e fiumi non si distinguevano
, gli uomini che avevano percorso le creste dei monti, da queste ultime nostre
propaggini, prima di avventurarsi nelle insalubri paludi, sostavano per
affacciarsi sullo sterminato mare di canne.
Qui avevano posto le loro dimore, qui le loro officine per acconciare le rozze armi per la caccia e la difesa, qui qualcuno ha ricevuto l?ultimo riguardo di una sepoltura diversa da quella degli animali.
Gli studiosi dicono che ci troviamo nel Pleistocene inferiore ( 1 milione di
anni fa), un ambiente forestale a conifere con pino, abete e leccio, in un
clima caldo e umido?
Dall?antico Pleistocene inferiore, con un salto immenso, giungiamo all?et? del bronzo (40 secoli fa) quando le nostre zone si fanno riconoscibili anche per noi posteri; ormai, nella bassa, le acue paludose hanno lasciato emergere qualche poggio o altopiano in cui ? possibile un
insediamento? L? dove sorger? pi? tardi San Lorenzo in Noceto, appena a valle
di Fiumana, ? stato ritrovato un ripostiglio con oggetti di bronzo: 41 asce di
bronzo con margini rialzati, 5 pugnali a lama triangolare e il manico fuso con
impugnatura cilindrica ed un? armilla a verga a sezione poligonale e a capi
sovrapposti. Alcuni di questi oggetti sono conservati nel museo archeologico di
Forl?
Man mano che ci incamminiamo verso i nostri tempi, i ritrovamenti si fanno pi? numerosi. Ecco un pendaglio traforato, rinvenuto proprio a Fiumana, opera di uomini del IX-VIII a.C. ? Insediamenti e altri oggetti ritrovati nella zona di Fiumana vengono datati attorno al VI-IV a.C.
?I
romani che si sono affacciati alla nostra regionecon la fondazione di
Ariminum(Rimini) dopo la battaglia di Sentino (295 a.C.), progrediscono nella
padania dando consistenza ai gi?presenti agglomerati celtici. La via Emilia,
dal187 a.C. fu il nastro coordinatore di questi centri. Si affacciano cos?
sulla scena i fora , quello di Popilio, di Livio , di Cornelio, di
Lepido ed i nomi augurali di Faventia (Faenza), Bonomia (Bologna), Fidentia
(Fidenza). Forl? (Forum Livii), assume la sua fisionomia di citt? capoluogo amministrativo
all?inizio del secolo che precede la nascita di Cristo?
Veniamo a conoscere, con precisione, la situazione di Fiumana all?epoca romana a motivo
di una villa che qualche signore delle citt? vicine vi ha costruito. Certamente
la posizione era favorevole. Il fiume Rabbi, dopo essersi fatto strada sui
fianchi delle montagne che si dipartivano dalla dorsale appenninica, stava ormai
per placarsi nella pianura e cos? le cime delle colline si facevano pi? dolci e
rotonde, i passaggi verso le valli pi? agevoli, i terrazzi sui fianchi pi?
estesi e dolci e gi? si intravedeva una terra il cui confine era il cielo? Il
blocco documentario pi? significativo della Fiumana romana ? la sua villa,
riscoperta, nel 1960 dalla dott.ssa Bermond Montanari che ne ha dato
interessanti relazioni (G. Bermond Montanari ?la villa romana di Fiumana)? La
suppellettile rinvenuta, anche se in condizione di grande frammentariet?,
consente di considerare di essere di fronte ad un tipo di abitazione di tono
indubbiamente elevato e ricca di comodit? e oggetti di lusso. E? nello stesso
tempo azienda agricola e residenza del dominus che dirige e segue i suoi
possedimenti e contemporaneamente ne fa la sede per gli otia dopo le fatiche
della vita pubblica, secondo il precetto catoniano. I sommari dati cronologici
indicano per la villa un periodo di attivit? dal I secolo dopo Cristo fino all?
inizio del IV.??? ?
?cercheremo di comprendere lo sviluppo della
storia del monastero e paese di Fiumana
nel contesto del territorio forlivese nel quale sono inseriti? L?esistenza della
villa romana , parla di un complesso insediamento sociale che probabilmente
sopravvive,senza soluzione di continuit?, fino ai grandi sommovimenti della
guerra gotica e delle invasioni barbariche (sec.VI); dopo c?? il silenzio fino
all?XI secolo allorch? si ha la prima memoria del monastero di Fiumana
(1045).Due sono le ipotesi possibili: una prima potrebbe essere quella di una
radicale cessazione della presenza umana nella zona, fino al Mille; oppure una
seconda ipotesi cio? che nella zona di Fiumana si presenta un fenomeno identico
a quello delle zone limitrofe: una radicata e diffusa presenza delle propriet?
dei grandi monasteri ravennati (S.Apollinare, S.Maria in Porto?) e di
quell?arcivescovado. All?epoca delle invasioni barbariche e della concomitante
piccola glaciazione, si ebbero spopolamenti delle campagne e gravi dissesti
idrogeologici, la citt? di Forl? divenne un cumulo di tuguri e i grandi signori
si rifugiarono nella citt? lagunare di Ravenna che aveva visto il rapido
bagliore dell? Impero e che era la capitale dell?Esarcato e nel complesso
offriva sicurezza. Questi signori lasciarono le terre semiabbandonate, con
pochi miseri contadini alla merc? degli eventi e le donarono alle chiese, ai
grandi monasteri. Queste donazioni costituivano anche una scappatoia in tempi
difficili. Donati i propri beni i vecchi proprietari li ponevano sotto la loro
protezione e quella dei potenti Santi cui si riferivano. Al sicuro da rapine e
devastazioni ( la potenza di quei Santi e le scomuniche della Chiesa avrebbero
costituito un sicuro deterrente). Se ne poteva poi ricevere l?uso e la maggior
parte delle rendite, tramite un contratto di enfiteusi: si pagava un tenue
canone e di fatto si continuava ad usufruire di quei beni? Sono secoli nei
quali ? sufficiente sopravvivere! Le grandi estensioni dei possedimenti
ecclesiastici offrono ricchezze che sono tali solo se paragonate alla miseria
dei pi? poveri. E i poveri sono talmente poveri la cui povert? non pu? essere
descritta e compresa? Come si ? sopravvissuti nella zona di Fiumana? Ci si ?
riparati fra i ruderi della vecchia villa, mentre dal monte le acque sempre pi?
violente del ?Rapidus?, scalzavano argini e allargavano il loro dominio dove un
tempo un po? di pianura aveva permesso qualche coltivazione. Ma bisognava
cercare luoghi sempre pi? sicuri? la strada che conduceva alla Pietra d?Appio e
su verso Premilcuore, non vedeva solo commercianti o pii pellegrini, ma squadre
di banditi e avventurieri che pretendevano di sfamarsi a spese dei poveri contadini
della valle. Vita grama, ove non ci si preoccupava di lasciare documenti per i
posteri! Anche il cristianesimo, dalla citt? vicina, si allargava nelle
campagne, ma ancora con una organizzazione molto sommaria. Esisteva qualche
pieve ove maggiore era la presenza dei contadini. La pieve di S.Lorenzo in
Noceto era l?estrema propaggine della diocesi forlivese verso la valle del
Rabbi? Ma ? con l?et? ottoniana che il profilo delle nostre terre comincia a
farsi pi? comprensibile in virt? della maggiore documentazione. Siamo verso il
Mille e sembra che si stia per uscire dalle ?tenebre? del medioevo. Mentre le
citt? si riorganizzano, la campagna vede l?esplosione monastica? A questo punto
diventa plausibile individuare la costituzione del monastero di Fiumana tra i
secoli X e XI. Nel 1045 si ha la prima documentazione dell?esistenza del
monastero fiumanese. Pochi anni dopo, nel 1068, abbiamo addirittura il nome di
un abate:? Ego Bonizio abbas monasterii sancte Mariae quae vocatur in Flumana?.
Il monastero di Fiumana gi? nel XI secolo ? una realt? di grande
consistenza nel panorama del territorio forlivese. Il documento del 1068,
appena citato, parla di uno scambio fra il nostro abate e quello di
S.Apollinare Nuovo? L?abbazia quindi non era una piccola costruzione addossata
alla collinetta, aggirata in basso dall?ansa del fiume minaccioso, ma una ben
scompaginata costruzione, una camera riscaldata ad esclusivo uso dell?abate,
evidentemente vi era un calefactorium comune, l?immancabile chiostro, un
ospizio per i viandanti, come era prescritto dalla regola benedettina, e
possedimenti sparsi per la regione. I possedimenti erano sparsi in un vasto
territorio difficile da amministrare; ecco allora gli scambi con terreni pi?
vicini? Ma come e quando era sorto il monastero? Si pu? ipotizzare con notevole
verosimiglianza che nel risveglio della vita eremitica, che nel forlivese ebbe
segni fra i secoli IX ? X, anche nella zona di Fiumana un eremitaggio abbia
assunto successivamente la fisionomia di un monastero? Il luogo nel quale il monastero
era costruito ? ancora oggi individuabile con certezza, e coincide con la zona
nella quale ? ubicata la vecchia chiesa e la parte pi? antica del paese: il
fiume che ne costringe le fondamenta, esiste ancora la piccola piazza che
costituiva allora (meno oggi) il centro del borgo il quale si stringeva attorno
al monastero vero e proprio e, se vogliamo dar credito ad una antica notizia,
la chiesa sarebbe stata ricavata da un locale dell?antico monastero; il refettorio?
La leggenda, la pi? nobile ma non la pi? fondata, vuole che papa Pasquale II,
si fosse formato in questo monastero? cos? come affermava lo storico Sigismondo
Marchesi :?L?anno poi appresso (1115) Papa Pasquale, che gi? da monaco
Cassinese aveva lungamente abitato fra i Vallombrosani nel Monastero di Fiumana
del distretto di Forl?, dove all? hora?
stavano et anco di presente hanno ius i medesimi Monaci di Vallombrosa,
volendo mostrasi benevolo, e grato ? quella Religione, nobilitolla con
amplissimi privilegi d?estensioni, et in oltre cre? Cardinale del titolo di
S.Babila, Azo Orgogliosi da Forl? Vallombrosano gi? stato suo compagno in
Fiumana; la qual promozione li fece, quando Azo medesimo torn? dalla sacra
guerra di Gierusalemme ove contro i nemici della Fede Cristiana aveva
coraggiosamente combattuto in compagnia di molti Forlivesi, Ravennati, Faentini
e Cesenati ? quali nel fervore della battaglia aveva? fatto animo, accioch? de? nemici riportassero la vittoria??
Negli anni1181 ? 1185 Papa Lucio III concede un privilegio mediante il quale il
monastero di Fiumana entra per la prima volta nella documentazione della grande
storia. Non si conosce bene il contenuto di questo documento, ma si pensa non
possa distanziarsi sostanzialmente da quello successivo di Celestino III, cio?
una protezione pontificia accordata ai beni del monastero? nel 1192 con un
ulteriore privilegio di papa Celestino III, il monastero di Fiumana viene
accolto sotto la protezione apostolica e viene confermata la dipendenza da
Vallombrosa? Conosciamo quindi gli effettivi possessi del monastero che sono
cos? elencati: La localit? di Fiumana con le sue pertinenze, tutta la pieve di
S.Lorenzo in Noceto con le sue decime, le offerte e i diritti che si potevano
pretendere sui testamenti degli abitanti di quel territorio plebano, le
cappelle o chiese di quella pieve cio? Casafigara,di S.Donato, di S.Cristoforo,
di S.Giovanni in Volpinara, di Pozzolo e le sue pertinenze, di Petroniano, di
Marsignano, la met? di S.Pietro in Cerreto con la met? delle sue decime e
testamenti, la cappella di S.Pietro in Arco, la cappella di Bau,la? cappella di S.Maria in Trizzano, la cappella
di Gagliano, di Pablesso, di S.Quirico, di Vergnano, di Rivano, di Alfiano, di
Ravaldino, il castello di Monte Vecchio con la sua corte ed appendici, la corte
di Noceto, le possessioni di Ravaldino con tutte le loro pertinenze, quelle di
Collina, di Rioleis presso il torrente Para, pi? i privilegi concessi dall?
imperatore Federico, dai conti di Castrocaro e di Castenuovo, le concessioni
fatte dai vescovi di Forl? T. e O. Nelle chiese e cappelle soggette il monastero
avr? l?autorit? di presentare il rettore al vescovo che lo confermer? nei
ministeri parrocchiali. Il vescovo sar? garante della sua idoneit? spirituale
ed il monastero deve assicurarne il sostentamento. Nessuno potr? costruire
chiese e cappelle in questi territori soggetti all?abbazia senza il permesso
dell?abate. Lascia tuttavia libero il diritto alla sepoltura. Il documento
presenta quindi una radiografia estremamente interessante della situazione spirituale,
giuridica e patrioniale del monastero; una precisazione dei suoi rapporti con
il vescovo e dei suoi diritti.?