Ormai da diversi anni, in Sicilia, si parla di politica turistica regionale che privilegi lo sviluppo economico (in termini di flussi di redditi ed incrementi di occupazione) collegato alla tutela dell'ambiente naturale e culturale della regione. A questa scelta, di salvaguardia ed utilizzazione del territorio, dovrebbero ispirarsi le modalità di gestione delle risorse naturali, il tipo di attività da promuovere e la conseguente politica di osservazione, di promozione e di commercializzazione.
Tutto ciò, naturalmente, tenendo conto che il territorio, pur essendo un importante elemento di attrazione turistica, rimane una risorsa limitata e irriproducibile ed ha una propria "capacità di carico", cioè un limite al di là del quale inizia un processo di degradazione che può giungere fino alla irreversibilità.
Marettimo rappresenta sicuramente un esempio di come si può tranquillamente coniugare lo sviluppo economico alla tutela ed all'utilizzazione dell'ambiente naturale. Questo, soprattutto, grazie al notevole sforzo e serio impegno dell'Azienda Forestale della Regione Siciliana, che da oltre sei anni, investe ingenti risorse finanziarie.
Quest'azione ha contribuito in maniera determinante a creare una nuova fonte di reddito e di occupazione per diversi giovani dell'isola, i quali, pur sapendo che ciò avrebbe comportato enormi sacrifici e notevoli difficoltà, hanno deciso di rimanere nella loro terra.
Ma soprattutto, questi giovani lavoratori hanno capito l'importanza che la montagna dell'isola, aspra, impervia ed in alcuni casi inaccessibile, poteva avere come elemento trainante di richiamo turistico.
Sotto la diligente guida dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Trapani, sono stati ripresi e talvolta creati chilometri di sentieri che permettono adesso di poter percorrere a piedi oltre la metà dell' isola e di poter raggiungere splendide mete sia in montagna che lungo la costa, in spiagge o calette. Sono stati ristrutturati casette e rifugi abbandonati divenuti ora accoglienti posti di ristoro e sono state risanate zone una volta sporche e degradate.
Di tutto questo hanno parlato importanti organi di stampa quale la rivista Trekking, il Sole 24 ore, addirittura il giornale americano "The New York Times", oltre ai nostri giornali regionali.
Sebbene ci sia ancora molto da fare, questi giovani hanno operato con impegno, hanno lavorato con amore per la propria isola, con un implicito e innato senso di "presidio del proprio territorio", partecipando attivamente alla salvaguardia, al miglioramento ed all'abbellimento della propria terra. Adesso dopo sei anni di lavoro e di aspettative (forse sostenute da qualche falsa promessa), con una legge regionale, nata sicuramente per salvaguardare l'occupazione di un certo numero di privilegiati, a circa 50 giovani lavoratori, si dice praticamente di andare via dall'isola. Tutti i sacrifici fatti, le difficoltà ed i disagi affrontati, che solo chi vive per un anno intero in un'isola può capire, vengono vanificati in un attimo. E questo solo perché si è "colpevoli" di aver lavorato soltanto per sei anni, in un cantiere ritenuto quindi giovane e da chiudere.
Intanto, però, a livello europeo, nazionale e regionale si continua a parlare di valorizzazione delle risorse naturali di interesse turistico, soprattutto nelle isole minori e di turismo sostenibile in aree protette, senza che di fatto si operi attivamente, sebbene esistano i mezzi.
Stranamente, l'unica azione che si riesce sempre a concretizzare spesso contro le volontà delle popolazioni, è quella di creare ed istituire riserve ed aree protette, piene di vincoli e restrizioni che tendono soltanto a mummificare determinate realtà, senza che a ciò segua nessun reale e concreto progetto di sviluppo ed di occupazione.
Sicuramente una maggiore attenzione, una giusta programmazione ed una conseguente operatività servirebbero per rilanciare, o in alcuni casi sostenere, un'economia debole presente in queste circoscritte realtà.
La proposta, nell'immediato, è quella di prevedere una deroga alla legge regionale per le isole minori, ma successivamente, la soluzione auspicabile sarebbe quella di elaborare un progetto pilota di sviluppo turistico sostenibile, affinché si possa eliminare del tutto il serio rischio di spopolare definitivamente queste nostre isole.
Luigi Ialuna
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FERRAGOSTO NELL'ISOLA
CHE… C'E' |
E' impegnativo arrivarci, ma una volta giunti sull'isola di Marettimo è davvero difficile ripartirne non per le difficoltà logistiche, ma perché conquistati da quell'insieme di elementi che ne caratterizzano l'unicità!
Scoprirla non è facile; bisogna lasciarsi convincere dalle impressioni e dai racconti degli amici.
La conquista affettiva avviene solo con l'esperienza diretta.
Per qualcuno sarà l'occasione per ripercorrere luoghi e situazioni vissute all'insegna della gran calura e del benefico mare (e talvolta del petulante scirocco). Per altri potrà far sorgere un desiderio: perché non proviamo ad andarci?
Non solo mare!
Gli italiani sono abituati al mare. Chi poi va in un'isola è ovvio che si aspetti di potersi immergere in un mare diafano e cristallino (salvo sorprese di stagione o di luoghi!).
Marettimo offre questo, ed altro ancora. Per gli appassionati d'immersioni subacquee la zona di riserva integrale contiene spettacoli che lasciano a bocca aperta.
Le numerose grotte emerse e sommerse, favorite dalla splendida roccia dolomitica, fanno da corona alle numerose attese di chi si avvicina con naturale curiosità alla parte dell'isola raggiungibile solo via mare.
Ma Marettimo non è solo... mare.
Una dorsale con una sobria catena di cime degradanti fino a Punta Basano, percorre l'isola nella sua lunghezza, raggiungendo quota 686 metri a Pizzo Falcone.
Sentieri rimessi a nuovo in questi anni - merito dell'impegno della Forestale - permettono ampie passeggiate (per chi è nato stanco una buona squadra di muli è disponibile a sostituire una tantum i soliti taxi di città!).
Chi ha vissuto queste esperienze non può dimenticare lo spettacolo del sorgere del sole da Pizzo Falcone (partenza alle 4 per essere in cima alle 6 e contemplare i primi raggi che sembrano emanati da Erice, quasi Venere Ericina che continua ad emergere dalle acque).
Oppure una camminata più modesta, ma sempre ricca di intensi profumi e di scorci pittoreschi, verso il Faro per contemplare Marettimo dall'alto, quasi un angolo di presepe preparato dai millenni delle ere geologiche e da due secoli di intraprendenza dei Marettimari. Ma non è tutto qui.
Un pesce da... sagra
Senza ombra di campanilismi, bisogna riconoscere che il pesce è buono (in tavola).
I ristoratori fanno a gara tra loro; e i pescatori sanno il loro mestiere. Chi si trova a vivere il ferragosto a Marettimo non può mancare all'appuntamento della sagra del pesce.
Tutti attendono l'appuntamento non solo perché caratterizza l'inizio dei festeggiamenti ferragostani, ma soprattutto perché il pesce è gustoso, abbondante, preparato con gusto (con olio, limone e timo) alla griglia e distribuito con un mare di sorrisi da tante miss Marettimo!
Un buon bicchiere di vino non manca a ravvivare la serata.
L'intifada... dell'acqua
Il primo pomeriggio del 15 agosto è rischiosissimo aggirarsi per le strade se non si è... in costume da bagno. E' l'annuale appuntamento dei gavettoni. Ne fanno le spese gli ignari turisti alla loro prima esperienza o i coraggiosi che tentano di defilarsi zig-zagando lungo le stradette con gli occhi elevati al cielo per prevenire non pietre ma acquazzoni a ciel sereno.
E' l'unico neo che - bisogna riconoscerlo - non fa onore alla festa né al luogo. Riuscirà qualcuno a far comprendere che scherzi di cattivo gusto non contribuiscono a pubblicizzare Marettimo?
Visto che di cose belle se ne sono realizzate molte in questi anni, a quando il superamento di un bagno fuori orario? E anche se c'è chi vuol continuare a lavare qualche malcapitato (ma l'acqua dolce costa... cara!) per lo meno salviamo i "malcapitati" turisti in partenza e in arrivo.
Una processione in mare?
Si, Marettimo offre anche questo. Il 15 agosto la Chiesa celebra la solennità dell'Assunta che nella diocesi di Trapani viene, tra l'altro, a coronare una pia devozione che si caratterizza proprio nella prima quindicina con particolari appuntamenti di preghiera. Una statua della Madonna, che per undici mesi dell'anno dalla cappelletta del Rotolo sorride e benedice tutti coloro che entrano o escono dal porto, dal 1 al 15 agosto sosta nell'accogliente chiesetta parrocchiale. E nel pomeriggio della Sua festa è portata in mare.
Vissuta dal mare, la processione ha un suo fascino che lascia senza parola. Sembra di sperimentare insieme al limite e all'incertezza del percorso in mare, la forza e la certezza di una "presenza materna" che ti accompagna sempre, anche quando ti sembra di poterne fare a meno. Vissuta dai moli, la processione lascia un'impronta di nostalgia, di desiderio inespresso di un Qualcuno che, solo, può soddisfare le più profonde attese dell'animo umano.
La celebrazione dell'Eucaristia nella piazza antistante il porto offre a tutti coloro che la desiderano uno spazio di cielo, trasfigurato dalla "Donna coronata di dodici stelle": un incontro con il Dio Vivente, nei segni sacramentali, per tornare rinnovati a compiere scelte di vita.
Basta poco per far festa
Marettimo è relax e divertimento che bisogna conquistarsi nei sentieri, negli incroci, nel frastuono di voci che stentano ad affievolirsi nella notte, nel silenzio di una spiaggetta o di una passeggiata solitaria magari verso le Case romane o la pineta della Carcaredda.
L'isola offre la possibilità di riscoprire un divertimento sano e diverso. Chi cerca discoteche non venga a Marettimo. Ma chi viene può trovarsi tranquillamente in una delle piazzette coinvolto in una serata di canzoni, di danze (basta un sintetizzatore e la generosa disponibilità di un competente per far ballare centinaia di persone), di recite in dialetto (con traduzione quasi simultanea!) in cui i ragazzi possono permettersi di prendere bonariamente in giro le ultime vicende paesane o elogiare l'impegno del Delegato Sindaco nel rendere sempre più accogliente questo angolo di paradiso (terrestre) che da millenni si trova ad essere spettatore inconsapevole di movimenti tellurici, di natura quasi incontaminata, di storia, di civiltà, di battaglie navali (Romani e Cartaginesi), di incursioni saracene, di presenze romane, arabe, normanne, spagnole, borboniche... (il castello di Punta Troia ne sa qualcosa).
Ce n'è davvero per tutti i gusti. Provare per credere (in questo caso non c'è bisogno di ricorrere alla fede di S. Tommaso!). L'assicura un assiduo frequentatore dell'isola.
Manlio Sodi
Università Pontificia Salesiana
Piazza Ateneo Salesiano I - 00139 Roma
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