ELIPORTI: ESIGENZA PRIMARIA
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Durante la diretta televisiva di fine ottobre scorso inserita nel programma "uno mattina" trasmesso da Marettimo, la Rai ha mostrato all'Italia intera, esercitazioni di elicotteri adibiti al salvataggio d'emergenza, con spettacolari ammaraggi e volteggi, ed impeccabili atterraggi su quel metro quadrato di cemento che qualcuno con molta enfasi chiama pista degli elicotteri.
A distanza di qualche mese, finito il polverone e spente le luci della ribalta, ai marettimari sono rimaste un pugno di promesse e la realtà di un eliporto mai esistito quanto necessario e indispensabile per permettere in condizioni di tempo proibitivo il salvataggio di vite umane.
Un problema prioritario come questo dovrebbe essere affrontato e risolto urgentemente e senza deroghe, scavalcando cavilli burocratici e divisioni politiche, nell'interesse dell'incolumità e per la prevenzione della salute dei cittadini marettimari.
E chi può dare torto alla "Za' Maria", quando durante la trasmissione rompendo quell'aria trionfalistica che aleggiava, gridava al microfono tutta la sua rabbia per quella che, anche una donna semplice come lei, capiva essere una farsa, citando fatti e disgrazie accaduti per il disservizio causato dalla mancanza di un eli-soccorso.
Quindi accantoniamo la spettacolarità, finiamola con l'esibizionismo e badiamo di più al concreto. Di fronte alla vita e alla garanzia di un pronto intervento tutto il resto diventa inutile e meschino.
Situazione analoga dicasi per Levanzo dove pur esistendo una sufficiente pista di atterraggio nella banchina del porticciolo, gli ultimi lavori di ammodernamento hanno portato alla costruzione di lampioni inutili quanto inutilizzati, che di fatto impediscono agli elicotteri la possibilità di manovra.
Al di là della bruttezza di questi lampioni che mal si amalgamano con il passaggio circostante, ci si chiede perché prima di eseguire certe opere, gli addetti ai lavori non preventivino i pro e i contro delle loro iniziative ma debbano ciecamente portarle a termine, disinteressandosi e ignorando quelle che sono le primarie esigenze dei cittadini.
A.S.
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CHIUSE DISCARICHE ABUSIVE
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Chiusa la discarica dei rifiuti solidi urbani di Marettimo. Lo ha disposto il sindaco con apposita ordinanza disponendo anche la chiusura della discarica di contrada Torretta a Favignana. "l'Amministrazione si è resa conto - ha dichiarato Rino Mercurio, sindaco delle Egadi - dell'impatto ambientale provocato dalle discariche". Disposto intanto dal Comune il trasporto dei rifiuti da Marettimo a Favignana a mezzo della motonave Vulcano.
Ma se da un lato il provvedimento ha eliminato lo sconcio paesaggistico dall'altro ha creato disagi ai residenti di Marettimo che vedono spesso, (per le proibitive condizioni del mare che non consentono il trasporto dei rifiuti a Favignana) giacere le immondizie per terra e contenitori stracolmi. Entro quest'anno l'altra discarica di Favignana dovrà chiudere i battenti. Lo ha assicurato il primo cittadino che in ossequio al decreto dell'assessorato regionale per il territorio e l'ambiente del 1989 dovrà disporre gli atti anche per la bonifica delle tre discariche. Per il futuro i rifiuti prodotti da Marettimo e Levanzo confluiranno a mezzo nave a Favignana dove in un'aria di compattazione (l'Amministrazione dovrà ancora destinare il fondo) la spazzatura compattata sarà spedita all'impianto di riciclaggio di contrada Borranea a Trapani.
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Il Comune di Trapani fornirà l'acqua necessaria ad alimentare l'acquedotto sottomarino, in cambio, l'Eas dovrà restituire lo stesso quantitativo all'acquedotto trapanese. Si tratta di assicurare 30 litri di acqua al secondo di cui cinque saranno destinati all'aeroporto di Trapani Birgi mentre la rimanente acqua, 25 litri al secondo, verrebbe destinata per le due isole.
"Non appena i funzionari dell'Eas saranno disponibili - dice l'assessore Filippo Grimaldi del Comune di Trapani - sottoscriveremo la convenzione. Fra l'altro abbiamo proposto all'Eas per favorire le Egadi di prendere in carico l'utenza di Erice Casa Santa in cambio dell'acqua che noi dirotteremmo su Birgi. Si tratta - prosegue Grimaldi - di una proposta come un'altra, ma ancora l'Eas non ci ha risposto".
A Favignana, intanto, pochi sono coloro i quali si aspettano un miglioramento con l'entrata in funzione del nuovo acquedotto. Fra l'altro la rete di distribuzione interna risale a circa 20 anni fa, anche se il Comune in parte l'ha rifatta attingendo ai fondi dalla legge regionale per le piccole isole.
A parlare del rifornimento idrico delle isole Egadi s'iniziò intorno agli anni 70 quando l'allora Cassa per il Mezzogiorno iniziò una campagna di ricerca nelle isole, volta al ritrovamento in loco di nuovi fonti d'acqua.
Fu allora che si pensò all'acquedotto sottomarino, mentre per la più lontana delle Egadi, Marettimo, l'acqua doveva essere assicurata dall'entrata in funzione di un dissalatore che ha incontrato gli ostacoli da parte della soprintendenza. Attualmente la situazione idrica di Favignana è peggiorata a causa dell'incremento dell'utenza dovuta all'allacciamento alla rete di distribuzione interna del complesso alberghiero di Punta Fanfalo, del carcere e del presidio militare dell'isola. In estate la situazione diventa difficile per l'incremento dovuto alla presenza di turisti.
Molti i favignanesi che ripiegano in periodi di scarsità idrica al servizio privato di autobotti che si approvvigionano presso i pozzi di contrada Torretta dovranno rinunciare poiché di recente le acque sono risultate inquinate da una discarica abusiva.
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Oltre 265 mila metri cubi di acqua potabile approvvigionati a mezzo navi cisterna dal Ministero della difesa risultano insufficienti a spegnere la grande sete delle Egadi. L'amministrazione comunale di Favignana ha chiesto di recente il raddoppio del quantitativo per fronteggiare l'incremento d'utenza.
Mentre ritarda, per intoppi burocratici, l'entrata in funzione dell'acquedotto sottomarino realizzato dalla Agenzia (ex Cassa) per il mezzogiorno con una spesa di oltre dieci miliardi. L'opera è stata realizzata dalla Scaifal, un consorzio di imprese di cui fanno parte la Crea, la Faro sud e la Sageco. Alla spesa iniziale di nove miliardi si sono dovuti aggiungere ulteriori 512 milioni per la realizzazione di una centralina sussidiaria per elevare la pressione piezzometrica necessaria in fase di collaudo a far arrivare il prezioso liquido nell'isola di Favignana. L'opera già collaudata si compone di 36 chilometri di condotta sottomarina che dalla contrada Birgi raggiunge l'Isola Grande da dove si dipartono i tubi per Punta Bue Marino. La condotta s'innalza poi per Monte Santa Caterina e da Punta Faraglione s'inabissa per raggiungere l'isola di Levanzo a Punta Pesce. A Favignana l'acqua viene accumulata in un serbatoio di 1000 metri cubi ed in altro di 200 metri cubi sulla montagna per creare la pressione necessaria a far arrivare l'acqua nell'isola di Levanzo. A fornire l'acqua per alimentare la condotta sottomarina sarà l'Eas, attuale ente che gestisce l'acquedotto delle Egadi a cui per capitolato l'impresa ha consegnato l'opera sottomarina. L'agenzia per il mezzogiorno provvederà a chiedere alla Regione siciliana l'affidamento per la gestione che con molta probabilità sarà assegnata all'Eas. Ma l'ente acquedotti siciliani non dispone attualmente di una rete di vettoriamento del prezioso liquido fino a Birgi per alimentare l'opera idraulica sottomarina. In pratica si dovrà rivolgere, così come è stato fatto in fase di collaudo, al Comune di Trapani per l'allacciamento alla condotta di Bresciana. In pratica si tratterebbe di uno scambio di acqua.
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