IL
GIORNALE DELLE EGADI - DICEMBRE 1996
UNA PESCA MIRACOLOSA
di Antonino Rallo
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L'epigrafe e lì da quasi un secolo, murata alla base della cappella votiva dedicata a San Francesco di Paola allo scalo Vecchio di Marettimo. Sicuramente sarà stata notata da schiere di visitatori dell'isola, affascinati dalle parole incise su marmo con mano un po' incerta e ripassate con vernice nera ormai un po' sbiadita dal tempo e dalla salsedine:
I PESCATORI GASPARE LIOTTI
E VINCENZO SPADARO
IL GIORNO 26 APRILE 1870
NELLE VICINANZE
DELL'ISOLA DEL MARETTIMO
FECERO UN ABBONDANTE PESCA
DI LICEIOLE
DEL VALORE DI ONZE 350
E CIO' IN MEMOIRA
DI SI' MAI VERIFICATA PESCA
Le acque attorno a Marettimo hanno sempre avuto fama di essere pescose, anche se col passare del tempo si è abbastanza favoleggiato di una mitica età dell'oro, per taluni lontana appena 30-40 anni fa, in cui il pesce sembrava salire da solo a bordo le barche e sistemarsi ordinatamente sulle cassette, pronto per essere venduto ai mercati del pesce di Marsala, Trapani, Palermo.
Anche se dal dopoguerra in poi l'introduzione di tecniche di pesca molto aggressive e l'uso di strumenti sofisticati come l'ecoscandaglio ha decimato le risorse ittiche in tutto il mondo, il Mediterraneo non è mai stato così pescoso come si potrebbe pensare.
La suggestione di un mare una volta dovizioso oltre misura di pesce affascinava anche un bravo regista di documentari marini, Folco Quilici. Un giorno che ne ebbe l'occasione di parlare con Fernand Braudel, uno dei massimi studiosi della storia del Mediterraneo, fu rimbeccato con un eloquente: " Non devi evocare il buon tempo antico: il nostro mare non è mai stato ricco, nemmeno ai tempi di Ulisse. Certo lo era più di oggi; ma sempre molto meno di altri mari europei ed extraeuropei".
Sotto questo punto di vista la pesca di Gaspare Liotti e Vincenzo Spadaro fu doppiamente miracolosa. Non solo in quella primavera del 1870 i due riuscirono a catturare un numero grandissimo di ricciole, ma ebbero anche la possibilità di poter trovare dei compratori in terraferma prima che il frutto del loro lavoro andasse a male. Stiamo parlando, infatti, di un'epoca in cui si andava a Marsala o a Trapani a vela e la refrigerazione del pescato era ancora un miraggio.
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Ma a quanto corrispondono le 350 onze menzionate nella cappella votiva? Se è vero che un'onza equivaleva a 12 Lire Oro, la somma ricavata dai due pescatori fu di 4.200 lire del 1870, in pratica più di 25.000.000 di lire di oggigiorno. La gratitudine dei due marettimari nei confronti di San Francesco di Paola non fu quindi immotivata. A noi piace pensare che la loro devozione fosse premiata in seguito da altre buone stagioni di pesca, anche se non altrettanto miracolose.
Cappella
votiva a S. Francesco di Paola
A Marettimo, come altrove, sarà difficile nel futuro assistere ad altre pesche così ricche, anche se esiste un tesoro nascosto da valorizzare con impegno e caparbietà: una natura quasi intatta che invita al turismo sostenibile. E' una strada da portare avanti con coraggio non solo a livello regionale, ma anche guardando con attenzione ai fondi della Comunità Europea per progetti di sviluppo di aree ad economia marginale. Forse una mano a livello di informazioni e sensibilizzazione può arrivare dalle centinaia di lettori di questo giornale sparsi per l'Italia.
Marettimo ha bisogno più che mai di un aiuto intelligente a livello di consulenza ed informazioni da parte di chi ha imparato ad amare questo luogo e la comunità che ci vive, perché si ripeta in altre forme il miracolo vissuto da Gaspare Liotti e Vincenzo Spadaro, gente tenace come molti in queste isole.
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MARETTIMO NATURA 2:
L'INSETTO STECCO DI MARETTIMO |
Tra i numerosi endemismi della fauna di Marettimo, merita un cenno particolare quello di un esile insetto dell'ordine dei Phasmatodea (insetti stecco), argomento di alcune recenti pubblicazioni scientifiche, il
Bacillus grandii maretimi.
La Sicilia è notoriamente terra fertile per i "fasmidi" (così sono anche chiamati gli insetti stecco). Trattasi di insetti lunghi e sottili, che somigliando a dei ramoscelli sono in grado di sfuggire a ogni sorta di predatore. Il loro mimetismo si esplica al massimo durante le ore diurne, quando la loro unica preoccupazione è quella di starsene completamente immobili, in zone d'ombra della vegetazione. Nottetempo, invece, inizia la loro attività e, approfittando del fresco e del ridotto numero di predatori, si cibano delle loro piante predilette. Il Bacillus grandii maretimi si nutre esclusivamente di lentisco (Pistacia Lentiscus L.), di cui notoriamente abbonda l'isola di Marettimo. Opportunamente attrezzati di torce elettriche, non è affatto difficile scorgerlo nei cespugli del lentisco, nonostante il suo corpo abbia la stesso colore di tale pianta.
Come si intuisce dal suffisso "maretimi", si tratta di una sottospecie di Bacillus grandii. Bacillus grandii è una nuova specie della Sicilia Orientale scoperta e descritta nel 1982 dai ricercatori Bullini e Nascetti. Attualmente è molto raro, addirittura in pericolo di estinzione, ed è presente solamente in tre aree molto ristrette nella provincia di Siracusa.
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Successivamente (1991) il ricercatore Valerio Scali dell'Università di Bologna rintracciò degli esemplari molto simili al B. Grandii in alcune zone della costa trapanese e sull'isola di Levanzo nelle Egadi. In seguito ai suoi studi furono notate delle differenze che portarono all'attribuzione della sottospecie Bacillus grandii benazzii. Bacillus grandii della zona dei Monti Iblei divenne così a sua volta sottospecie, Bacillus grandii grandii.
Ulteriori ricerche hanno permesso l'individuazione di un'altra sottospecie, quella di Marettimo, che presenta una distribuzione limitata esclusivamente all'isola.
Perché il Bacillus grandii (intendendo l'insieme delle tre sottospecie) è così importante da meritare tutte queste attenzioni?
Per una serie di motivi. Innanzi tutto perché è la seconda specie di insetto stecco della fauna italiana, dopo Bacillus rossius, ad essere bisessuata (esemplari dei due sessi). Gli altri Bacillus sono di origine ibrida e pertanto presentano solamente femmine che si riproducono deponendo uova fertili senza accoppiarsi (partenogenesi) o con altre modalità più complesse come l'ibridogenesi, la ginogenesi e l'androgenesi. Inoltre, è interessante valutare l'adattamento delle diverse sottospecie. Negli Iblei, B. Grandii grandii si nutre di rovo (Rubus ulmifolius e i suoi innumerevoli ibridi); nel trapanese e nelle Egadi B. Grandii benazzii e B. Grandii maretimi si nutrono di lentisco.
In terzo luogo, la scoperta di altri taxa di B. Grandii nella Sicilia Occidentale, dopo gli originari rinvenuti nel siracusano, ha ampliato notevolmente il suo areale verso Ovest, facendo sorgere molti interrogativi su quale tipo di Bacillus debba essere considerato il progenitore dei taxa del Mediterraneo Orientale. Si suppone, quindi che tale progenitore debba essere un Bacillus di tipo grandii, probabilmente localizzato nel Mediterraneo Orientale, o forse estinto.
Simone Berni
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ALL'ASSOCIAZIONE C.S.R.T. di Marettimo
al Sig. Alberto Sercia |
Nel giornale delle Egadi del mese di Ottobre '96, l'articolo di pag. 4 riguardante il cimitero di Marettimo recita testualmente: "nessun amministratore sa o desidera spiegarti o darti un valido motivo sul perché i lavori già appaltati da tempo non siano neppure iniziati".
Desidero ricordare al produttore dell'articolo o quantomeno informarlo, se non l'ha fatto lui stesso prima, che il sottoscritto più volte ha sollecitato l'Amministrazione Comunale con lettere, interrogazioni ed articoli sul giornale, in merito al perché i lavori dell'ampliamento del Cimitero di Marettimo non sono stati iniziati.
Nel rammaricarmi su quanto letto, Vi invio la presente per non infondere nell'opinione pubblica notizie non veritiere che pregiudicano la condotta morale e civile di chi fa il proprio dovere nell'assoluta trasparenza e lealtà e che spera nel prossimo vi siano, ancora, questi alti valori.
Chiedo, all'uopo, al Presidente dell'Associazione di rettificare nella prossima pubblicazione del Giornale quanto detto in premessa in virtù della trasparenza degli atti.
Con l'occasione rivolgo all'Associazione la mia disponibilità a collaborare con il Vs. Giornale per fornirVi notizie certe sulla vita amministrativa del Comune di Favignana nell'interesse della Comunità di Marettimo.
Trapani li, 05/11/96
Salvatore Braschi
Vice Presidente del Consiglio
Comunale delle Egadi
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ALL'ASSOCIAZIONE C.S.R.T.
di MARETTIMO
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e p.c. Sig. Salvatore Braschi
Consigliere Comunale
di Favignana
In risposta alla lettera inviata a codesta Associazione in data 5/11/96, e per conoscenza alla mia persona dal consigliere Salvatore Braschi, riguardante un articolo a mia firma apparso sul Giornale delle Egadi di ottobre u.s., intendo fare alcune precisazioni.
Nell'articolo da me prodotto non venivano assolutamente diffuse "notizie non veritiere che pregiudicavano la condotta morale e civile di chi fa il proprio dovere ecc. ecc.", così come affermato dal consigliere Braschi.
La mia elementare constatazione, d'altronde sotto gli occhi di tutti i cittadini è che i lavori di ampliamento del nostro cimitero di Marettimo malgrado un appalto già operativo da tempo, sono vergognosamente fermi al palo e non è rimasto ormai più spazio per seppellire i nostri cari.
Questi sono dati di fatto, purtroppo inconfutabili, e non chiacchiere.
Del fatto che il consigliere Braschi espletando, peraltro, quello che è uno dei suoi compiti e doveri come amministratore, abbia più volte sollecitato l'Amministrazione Comunale con interrogazioni e proteste varie, posso solo prenderne atto.
Ma vorrei rammentare al nostro rappresentante politico (che fra l'altro mi risulta essere il vice-presidente di quel Consiglio Comunale che lui tanto contesta), che mi pare il suo l'atteggiamento del gatto che si morde la coda.
Io come semplice cittadino ho il diritto di protestare, lui come amministratore deve, invece, ascoltare le mie proteste, se motivate, e agire per concretizzare ed eliminare i problemi.
Penso che il Consigliere Braschi abbia confuso leggermente i ruoli, perché altrimenti, due sono le risposte possibili a questo suo atteggiamento: o contesta pubblicamente e politicamente sé stesso, e questo sarebbe quantomeno originale, o contesta la politica della sua Amministrazione ed allora se non si riconoscesse più in quella realtà politica nella quale gravita e opera, dovrebbe conseguentemente dare le dimissioni.
Trapani, 11/11/96
ALBERTO SERCIA
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