IL
GIORNALE DELLE EGADI - DICEMBRE 1993
ANTONINO CAMPO, LO SCULTORE DEL TUFO |
Il tufo, calcarenite primordiale ricca di reperti fossili, materia prima per eccellenza del nostro stile di costruzioni, da sempre estratto dalle viscere dell'isola di Favignana, diventa opera d'arte per mano della scultore Antonino Campo, giustamente definito, "poeta della pietra" per l'amore, la maestria con cui scolpisce fino a rendere levigata la rude materia.
Le forme che ne vengono fuori, frutto della fantasia creatrice dell'artista, sono straordinariamente armoniose e suggestive e riescono a far rivivere un mondo ormai perduto, quello legato alle durissime fatiche dei tagliapietre, lavoratori abilissimi che per estrarre il tufo erano capaci con l'unico strumento: la "mannara", di scavare ardite gallerie sotterranee.
Un interessante lavoro è stato svolto dall'artista ed esposto a Palazzo Florio: la ricostruzione, nei minimi particolari, di un agglomerato rurale con i muri a secco e le senie nel suo complesso. Tipico esempio della semplicità e funzionalità dell'architettura araba in Sicilia.
(E. A.)
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"II. TUFO FRA MEMORIA E FANTASIA"
Civiltà dell'abitare: Architetture rurali di Favignana
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"L'ARTE DEL PESCARE": UNA MOSTRA PER NON CANCELLARE LE TRADIZIONI
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Chiunque sbarchi per la prima volta sull'isola di Marettimo si rende conto di trovarsi di fronte ad una comunità compatta che conserva ancora inalterata nei suoi modi, nella sua struttura sociale,
l'impronta secolare della civiltà della pesca.
Di civiltà si tratta, infatti, e non semplicemente dell'esercizio di un mestiere che è stato ed è tuttora, oltre che principale attività economica, grande passione di vita, come si legge nei volti degli anziani pescatori. Pescatori segnati da lunghi anni di un lavoro che spesso si trasformava in una vera e propria lotta contro
l'amico-nemico mare. Quando ancora non esistevano i moderni mezzi forniti dalla tecnologia, le uniche armi per la sopravvivenza erano le astute tecniche acquisite da giovani, i trucchi del mestiere, il sacrificio ed il coraggio.
Nessuno purtroppo, in questi anni, si è preoccupato di mostrare, ai più giovani ed anche agli innumerevoli visitatori delle nostre isole, il patrimonio di attrezzature, testimonianza dell'antica civiltà del mare, custoditi, ma non valorizzati, nei cosiddetti "Malaseni" (magazzini ubicati nei pressi dei porticcioli). Questi malaseni appartengono a famiglie di pescatori per tradizione come i vari Maiorana, Aliotti, Poliseri, Carriglio, Torrente ecc. Il materiale in esso contenuto è stato gentilmente messo a disposizione dei giovani dell'associazione culturale-turistica di Marettimo affinché fosse esposto nella mostra fotografico-oggettistica "L'ARTE DEL PESCARE". La mostra è stata ideata per dare il giusto risalto alla tradizione più suggestiva ed interessante nella storia dell'isola.
Utili pannelli descrittivi dei vari tipi di pesca sono stati donati dal dott. Ignazio Calamia, presidente dell'Ass. "ARTE-CENTRO" e promotore nel gennaio '93 di una mostra, sulla pesca Egusea ad Alcamo. L'amministrazione comunale, oltre ad aver temporaneamente messo a disposizione i locali della scuola elementare, ha fornito la parte fotografica dell'esposizione, in cui sono ritratte varie fasi delle principali attività di pesca (nasse, palancaro, cianciolo, etc.) tra cui anche la "mattanza".
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Le immagini cruenti della mattanza del tonno che si svolge nella vicina Favignana ci riportano alla memoria
l'atavica lotta per la sopravvivenza dei popoli del mare e la loro particolare laboriosità.
La mostra inaugurata il 3 agosto scorso, e aperta al pubblico per tutto il mese, ha conosciuto un inaspettato riscontro di pubblico, in particolare di quel pubblico forestiero curioso dei costumi e delle usanze peculiari delle piccole comunità. La ricchezza dei contenuti trattati nel corso della manifestazione ha calamitato l'attenzione dei presenti. Non vi è stato giorno in cui non si sia appreso qualcosa attraverso un vecchio aneddoto, una dimostrazione pratica come
l'intreccio del cordame di "disa" (ampelodesma) eseguito dai pescatori Domenico Incaviglia e Salvatore Maiorana o la riscoperta di un colorito termine dialettale quasi dimenticato.
A tal proposito mi sembra giusto sottolineare l'importanza che riveste la "parlata" dialettale quando si vogliono far rivivere le tradizioni del passato in tutte le loro sfumature, ed è per questo che tutti gli oggetti esposti
sono stati indicati oltre che con il nome in italiano (quando ciò è stato possibile), anche con la definizione in dialetto.
Uno sforzo ben ripagato dunque quello degli organizzatori della mostra "L'arte del Pescare". Sarebbe opportuno disporre di una struttura espositiva permanente per evitare che queste preziose attrezzature continuino a rimanere rinchiuse in polverosi magazzini dove correrebbero il rischio di deteriorarsi. La riscoperta e la valorizzazione delle tradizioni del passato è uno dei principali doveri dei giovani, i quali devono poter fruire liberamente del patrimonio storico esistente.
Elisa Aliotti
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Troppo semplicistico parlare delle bellezze naturali di Marettimo, raccontare del mare, delle baie, delle conche e dei picchi, della stupenda flora che la ricopre, di tutto l'incommensurabile patrimonio paesaggistico dell'Isola!
Eppure c'è qualcosa che dà fastidio guardando bene dentro la cornice, forse un colore o un odore, o forse è frutto di pura fantasia denigratoria?
Appare ovvio che dentro la cornice c'è il paese, ma non è questo che disturba la visione all'arrivo, anzi! Questo bianco e dolce movimento tufaceo contraddistingue la vita sull'isola che altrimenti sembrerebbe deserta.
Ed allora, da cosa il fastidio? Qual'è il colore e com'è l'odore? Occorre entrare ancora più al centro della cornice, occorre vivere nel "bianco" per distinguere il difforme.
Ed è così che noteremo, per le strade, "torte" a cilindro, a cono e a cassata (marettimana); orinate su poltroncine, dentro le cabine telefoniche e negli oltre 832 angoli di strada!
Coraggio, le citate defecazioni ed urinate sono solo di animali domestici, nella fattispecie cani, i cui proprietari, però, ne riconoscono con orgoglio i pregi, ma non certo i bisogni, visto che se non fosse per il pubblico servizio di nettezza del giorno successivo o per la premura del domiciliato più prossimo al luogo del misfatto, gli stessi rimarrebbero come monumenti celebrativi all'amico dell'uomo.
E guai a cacciarlo nel momento della composizione dell'opera, potrebbe rivolgersi al suo maestro (il proprietario) che richiederebbe a difesa dell'allievo l'intervento di questa o quella associazione animalistica.
Pensate un po', da accusatori diventeremmo inquisiti.
Servirebbe, forse, a farci diventare più tolleranti ed indulgenti verso chi disconosce che il bisogno "post-materialistico" di un ambiente più pulito e gradevole è oggi un diritto sociale?
O per reazione potremmo essere più intransigenti verso chi devolve sempre ogni colpa all'immobilismo politico, anche quella delle cacche del proprio cane.
Claudio
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PESCHERECCI - (acquerello)
Sul mare sono nata e il mare è il mio elemento, soprattutto quello della mia natia Marettimo, che tanto ha di quello che oggi mi ospita.
Le barche? Case nuotanti cariche di sogni e di rischi, ma sempre care a chi rischia per vivere...
L'artista Cristina Palumbo Grandinetti, che vive a Siracusa, è nata a Marettimo ed in quest'isola ha trascorso la sua adolescenza. Ecco perché Marettimo e il mare diventano motivi ispiratori per i suoi acquerelli.
Le barche, i muri bianchi delle case, il cielo, nei colori tenui preferiti dall'artista, rievocano l'atmosfera serena dei tempi passati, ci trasmettono le poesie delle scene di vita quotidiana del mondo dei pescatori.
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