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IL GIORNALE DELLE EGADI - DICEMBRE 1993

MARETTIMO 1893 - 1993:
Cento anni fa la visita dell'avv. Giacomo Montalto

Alle 11 di mattina del 26 giugno del 1893, dal "postale" che collegava l'isola con Trapani sbarcò a Marettimo quanto rimaneva di vitale nell'avvocato trapanese Giacomo Montalto. 
Il "postale" era un bastimento a vela, probabilmente uno schifazzo che prima di dare fondo a Marettimo faceva scalo merci e passeggeri a Favignana e Levanzo. "Partiti alle 10 p.m. (da Trapani) alle 7 a.m. arrivammo a Levanzo per lasciare la posta e poscia alle 11 a Marettimo. 13 ore di viaggio!", scrisse l'avvocato, il giorno dopo ad un suo collaboratore sulla terraferma, e aggiungeva: "Ieri fui tutto il giorno stordito. Oggi mi sento meglio, ma non buono". Era d'estate, ma dovevano essere giorni di vento di ponente-maestro (WNW) ostile alle vele partite da levante. Mare tutto di prua e onda cattiva. L'avvocato ne era ancora scombussolato: "Il viaggio fu pessimo, per me specialmente, che soffrii moltissimo. Vomitai almeno 20 volte. Le confesso che a un certo punto mandai a strafottere tutti i marettimari! Non è un viaggio che si può fare. Dobbiamo agitarci per far arrivare qui il vaporetto". 
Che cosa aveva spinto l'avvocato Montalto e il suo mal di mare ad imbarcarsi per una traversata tanto faticosa? La Sicilia in quei giorni, un secolo fa, stava facendo la prova generale della rivoluzione socialista, né più né meno. Una rivoluzione che non prevedeva sangue, non nelle intenzioni, almeno, dei contadini, operai, artigiani, intellettuali e professionisti che ne stavano scrivendo il copione e interpretando le parti, nonostante le parole armate che qua e la si sentivano nei comizi e nelle manifestazioni. Ma di sangue contadino era stata battezzata dai bersaglieri, a gennaio, nel paese di Caltavuturo e nello stesso sangue popolano sarebbe annegata allo scadere dell'anno. Era la Sicilia dei Fasci dei Lavoratori, che dovunque stavano sorgendo nei paesi dei braccianti e dei mezzadri, nelle città dei proletari: centinaia di migliaia di donne e uomini per la prima volta organizzati, con tanto di tessera di iscrizione, in un grande sindacato "moderno". 
La vera rivoluzione era appunto questa: la solidarietà mai sperimentata prima, tanto tenace da resistere al contrattacco dei "padroni", alle spie, agli infiltrati mafiosi delle questure, alla fucileria dei soldati, ai suoi stessi errori, ingenuità e intemperanze. 
Era quella compattezza a fare davvero paura al governo del siciliano Crispi: non si era ancora visto nulla di simile in Italia. 
L'avvocato Giacomo Montalto ne era uno dei dirigenti più amati e prestigiosi. Era presidente del Fascio di Trapani e avrebbe pagato con la condanna a 10 anni di carcere la sua ansia di giustizia che, due generazioni dopo, avrebbe spinto suo nipote, il giudice Giacomo Ciaccio Montalto a impegnare battaglia con la mafia, fino ad essere assassinato. 
Quella mattina di giugno l'avvocato Montalto era sull'isola con uno scopo: diffondere la "parola nuova", che chissà come e da chi portata, già mormorava nelle orecchie di donne, specialmente, e uomini di Marettimo, a fondare la sezione del Fascio dei Lavoratori. 
La missione ebbe successo (vedi: la corrispondenza pubblicata sul periodico socialista "Il Mare"). E' doveroso citare la fonte di questi due interessantissimi documenti: è il bel libro di Salvatore Costanza "I Fasci dei Lavoratori - L'esperienza trapanese", pubblicato da Feltrinelli e riedito recentemente a cura del Liceo Classico L. Ximenes di Trapani.
E con l'invito alla lettura potrebbe finire questa nota di presentazione. Mi consento solo due riflessioni finali. 
La prima, politica.

Marettimo fu l'unica fra le isole degli arcipelaghi siciliani dove si fondasse una affollata sezione dei Fasci: ne fecero parte (come si legge nella relazione al governo del questore Sensales, pubblicata da Massimo Ganci) ben 134 iscritti (non pochi su una popolazione di circa mille abitanti). Presidente ne fu Giuseppe Cocco, maestro salatore: un nome ancora vivo sull'isola. Non mi sembra un particolare trascurabile: la gente di mare, nella Sicilia occidentale, fu praticamente assente da quello straordinario avvenimento. Solo due marinai risultano iscritti alla sezione di Gela, che allora si chiamava Terranova. Una percentuale pari allo 0,05%. Nessun pescato-re o navigante a Palermo, dove tra i 7500 iscritti alle varie sezioni di categoria figurano 50 "remaioli" d'incerta definizione marinaresca. 
 

Giacomo Montalto
  

La seconda lettera nasce dalla reazione fra una recente rilettura de "I Ma-lavoglia" del grande Giovanni Verga e la lettura dell'articolo scritto dall'anonimo pubblicista de "Il Mare". Entrambi frutti dello stesso tempo - "I Malavoglia" sono del 1881. Quanto lantana dal vero appare la cupa storia di quella famiglia di pescatori di Acitrezza, quanto terragna (non trovo parola diversa) la sua dannata ossessione di roba denaro e maldicenza! Quanto è estranea la sua inevitabile perdizione, se confrontate con la semplice, piana, umana rappresentazione della comunità di pescatori di Marettimo e dei suoi pur gravosi problemi, quale appare dalle parole dei due attenti militanti socialisti! Insomma, con ruvida sintesi: non sempre è vero tutto ciò che è verismo. 
Marettimo 1893-1993: un secolo. Le differenze ci sono, ovvio! Ma, fatte le dovute proporzioni e regolati i conti con i rancori e con la nostalgia, queste differenze alle volte non si vedono... Un triste evento mi corre l'obbligo di segnalare, una tendenza che sembra crescere di anno in anno e spero ancora che sia solo per presbiopia: il declino dell'orgogliosa e faticosa unicità dell'identità dei pescatori verso qualcos'altro. Qualcosa che somiglia troppo alla fatale voglia di diversità della famiglia dei Malavoglia, che si perdettero e pure erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza. Niente di tragico, (per carità!) semplicemente, il diventare un'isola qualunque. 
 

Mario Genco
 


Dalla lettera scritta da Giacomo Montalto a Vincenzo Curatolo


Marettimo 27 giugno 1893


"Ebbi accoglienze festose, ma da pochi, giacché la maggior parte lavoravano. Ieri sera invitai una diecina di persone per essere informato dei bisogni di Marettimo. 
Cominciarono a dirmi che non vogliono per ora ribellarsi a Favignana. Fatto poi il calcolo dei pesi che pagano (L.1.700) e dei beni che hanno dall'amministrazione (L.2.400 circa) si vede che Favignana fa dei sacrifizi. 
E' vero che guadagnava molto prima quando il comune era chiuso; ma per ora non mi pare possa ritrovare in essa il tipo della sfruttatrice, come noi avevamo creduto. 
Non mi pare ci sia tutto quell'entusiasmo, che si diceva. 
Però alle 7.30 p.m., essendo in quell'ora fissata una pubblica riunione in piazza, avrò agio di formarmi un concetto più esatto. 
Ieri sera fui con Padre Mulè. 
Che vita tranquilla, che serenità! Ci vorrebbe il mezzo di comunicazione buono, per trasformare o meglio per formare l'ambiente. Sono gente, indipendente, laboriosa, non religiosa, come da noi e al Monte. 
Qui non vanno alla Messa. Sono a contatto della Natura, non hanno intermediari nella produzione, non comprendono lo sfruttamento. 
Eppure c'è molto da fare! Rividi un marinaio, che avevo conosciuto a Marsala in treno, quando si proclamò Sceusa e Pipitone ivi. 
Si parlò di Sceusa ieri sera in una bettola, in compagnia del delegato Sindaco, del V. Brigadiere e delle 2 guardie di Dogana (uniche Autorità).


Suo aff.        
Giacomo Montalto 
ore 8 a.m
.     



Dalla corrispondenza pubblicata su "II Mare".  Periodico socialista, 
del 9 luglio 1893.


"A circa 30 miglia da Trapani sorge una isoletta, Marettimo, abitata da circa mille persone, la maggior parte pescatori. Ivi non è poesia l'idillio virgiliano; ivi non c'è miseria, non avviene un furto, non avviene un omicidio, un ferimento, una rissa. 
Ivi non predomina il prete, non alligna il pregiudizio religioso, il capitale non corrompe, la grande industria, la grande proprietà non sfrutta. 
La Natura detta la legge della vita: il lavoro. Pesca e caccia sono le occupazioni principali di quella gente onesta e ospitale. 
Il lavoro è riproduttivo e genera l'amore. Amore e lavoro: ecco le due divinità che in Marettimo si coltivano e venerano. 
Eppure ivi penetra il socialismo, ivi risuona la parola nuova e il grido di emancipazione penetra fin nel focolare domestico e commuove la donna. 
Commossa la donna, il paese tutto è socialista. Verso la fine di Giugno, invitato da quegli abitanti, andò a Marettimo il Presidente del Fascio dei Lavoratori di Trapani a costituirvi delle sezioni del Fascio ed ad organizzare quei pescatori. 
La presenza del nostro Direttore in quell'isola, ove mai era risonata una voce amica, fu un avvenimento. La conferenza da lui tenuta in dialetto sul socialismo e sul programma del Fascio, all'aperto, nella pubblica piazza, ove la folla s'era radunata al suono dell'organo, fu un trionfo. Mancava la forza pubblica, non poteva dunque avvenire alcun disordine. Le due guardie doganali, unica forza di quel paese, ascoltavano. 
 


Per due ore circa intrattenne il conferenziere quella buona gente. Dimostrò, essendo speciali le condizioni di quell'isola, come ivi penetra il Socialismo per un'altra strada, non per la via ordinaria dello sfruttamento generato dall'ultima fase capitalistica. 
E' la Natura stessa, che qui vi chiama al collettivismo; è il mare il vostro comune capitale, il dio, che vi dà il pane quotidiano, egli disse. - Dimostrò come quegli abitanti possano raggiungere il miglioramento delle loro condizioni. Svolse tutto il programma del Fascio, che è il programma del Partito dei Lavoratori Italiani.Con parabole, con favolette tenne desta l'at-tenzione di quei pescatori e riuscì efficace, convincente. Conchiuse accennando agli urgenti bisogni di quegli abitanti, i quali sono tenuti in dimenticanza dal Municipio di Favignana. 
Non un lume accenna a quei pescatori l'entrata nella rada, nella quale si corre rischio, irta di scogli com'essa è. Marettimo manca di un medico, di un farmacista. Si muore, spesso senza conoscere di qual male. Per un dolore di mola quella povera gente deve attraversare 30 miglia di mare per venire sino in Trapani, quando può. Marettimo manca di un camposanto. Chiuso il vecchio camposanto o meglio l'antico carnaio per ordine dell'autorità, non essendo rispondente all'esigenza dell'igiene, non si è ancora provveduto all'impianto del nuovo cimitero. Marettimo manca di buone scuole, essendovi una sola maestra (che comincia le vacanze prima del tempo), con una scuola mista mentre ivi è necessaria una scuola per gli adulti, una scuola serale. 
"Quali sono i benefici che vi dà questo Governo, a cui voi pagate la fondiaria, la ricchezza mobile e tutte le altre tasse, a cui date un buon contingente di figli alla leva?" esclamò il nostro amico. Voi non litigate, voi non commettete delitti. Le spese di giustizia dunque non sono per voi, né qui il Governo ha bisogno di tenere forza pubblica. 
Egli vi tiene le guardie doganali, ma nell'interesse suo, non nell'interesse vostro. Voi nelle notti d'inverno correte pericolo d'infrangere le vostre barche contro gli scogli, di perdere la vostra vita, mentre il governo non vi mantiene un fanale e vi spende migliaia di lire per la strada che conduce al semaforo, migliaia di lire per un ponte. 
Oggi avete visto passare celere e snella una fregata dinanzi l'isola vostra. Era una fregata italiana! Essa si è fermata: delle casse sono discese, casse piene di strumenti, di arnesi, di oggetti per l'impianto del semaforo. Ah! ma così celere e snella non passò, no, in Gennaio una fregata mandata dal Governo per portarvi il pane per portarvi gli alimenti, quando le barchette non poterono a causa del tempo, approdare! Ah! Vennero sì gli aiuti, fu mandato un vapore del Florio, ma fu mandato dopo 19 giorni, quando, sparito il frumento, alle erbe come bestie feroci voi avevate cominciato a dare l'assalto, resi ciechi dalla fame! 
Dite, dite, o buoni pescatori, se il Governo volesse il vostro bene, se il Governo tutelasse le vostre vite, non dovrebbe pria della difesa nazionale pensare alla difesa di queste vostre vite? Dite, dite, sia pure fortificata tutta questa isola come lo stretto di Gibilterra; se durante quei 19 giorni fossero qui approdati i turchi, gli austriaci, gli abissini e vi avessero mostrato le farine, il pane, gli alimenti, oh! non li avreste voi accolti a braccia aperte? 
Il governo deve tutelare gli interessi vostri. Anche qui deve approdare il vapore, anche qui ci son vite umane da garantire anche qui si contribuisce con le tasse, anche qui pagate di persona con la leva!". 
L'entusiasmo in quegli abitanti suscitato dal nostro amico fu immenso. 
Immantinente vennero costituite due numerose sezioni, la Sezione delle Donne e la Sezione dei Pescatori. 
I partigiani del Sig. Caruso e del signor Florio mandarono subito informazioni calunniose sull'agitazione promossa per opera del Fascio dei lavoratori di Trapani, tanto che in Favignana si sparse la voce che l'avv. Montalto avesse parlato male di Florio e Caruso. 
Fu mandato il maresciallo dei R.R. carabinieri in Marettimo per informazioni. 
Buffoni!