Grande commozione e tanti ricordi, da parte dei nostri connazionali, nel vedere le immagini della mostra "Di qua e di là dal mare", organizzata dai giovani dell'Associazione culturale di Marettimo, che rappresenta un ideale album di famiglia degli abitanti dell'isola.
Questo è avvenuto a Monterey, una piccola, accogliente e ben organizzata cittadina della California, dove fin dagli inizi del secolo vive e lavora una folta comunità di Marettimari, la maggior parte dei quali pescatori, come i loro padri e i loro nonni. Da sempre, con tanto impegno, con grande sacrificio e con ingegno, hanno praticato e insegnato ad altri "l'arte del pescare". Hanno iniziato pescando le sardine e le acciughe contribuendo a far diventare Monterey, agli inizi del secolo, la capitale mondiale del "salato"; poi si sono spinti in terre più lontane, nelle fredde acque dell'Alaska, dove sono stati fra i pionieri nella pesca del salmone.
Quando nel dicembre del 1989, alla presenza dell'Ambasciatore americano in Italia Peter Secchia, fu inaugurata a Palermo una importantissima mostra fotografica dei fratelli Alinari, sugli italo-americani che si erano distinti nei vari settori, ci si accorse che era stato trascurato il settore della pesca e allora si volle esporre in appendice questa mostra fotografica come omaggio ad un popolo intraprendente.
Inserita nel calendario per i festeggiamenti in onore dei cinquecento anni della scoperta dell'America, la raccolta fotografica "On this side of the Sea and Beyond the Ocean", questo il titolo in inglese, è stata inaugurata il 9 ottobre al Conference Center of Monterey alla presenza di oltre mille persone fra marettimari, altri emigrati e molte personalità della città.
Il sindaco di Monterey, Dan Albert, ha elogiato l'iniziativa e ha ricordato quanto sia stato e continua ad essere importante l'apporto economico che gli italiani danno alla città, consegnando ai ragazzi che avevano accompagnato la mostra, in senso di riconoscenza, di apprezzamento e come ricordo, una targa con lo stemma della città e un libro della penisola di Monterey.
Infine ha preso la parola il Presidente dell'Associazione "Marettimo" Luigi Ialuna, che con tanta emozione e commozione ha ringraziato tutti i partecipanti per la tanta attenzione ed il grande affetto dimostrato, ricordando su tutti l'impegno e l'amore che Anita Maiorana Ferrante, straordinaria marettimara, ha mostrato nell'organizzare in loco la manifestazione.
Tutti gli interventi sono stati coordinati da Gerome Lucido, un siciliano di San Vito lo Capo, che da molti anni vive a Monterey, Presidente di un'Associazione che ha contribuito a mantenere e diffondere in quel paese la nostra cultura e soprattutto la lingua italiana. Positivi commenti e una commozione generale ha accompagnato la visione delle ingiallite foto che richiamavano alla mente del visitatore i nomi dei primi Marettimari emigrati in America: Aliotti, Maiorana, Spadaro, Sercia, Torrente, etc., e tanta tenerezza destavano i volti tristi, ma fieri, di quelle donne "antiche", di quelle vedove bianche che rimanevano a Marettimo sole con i loro figli ad aspettare il ritorno del proprio uomo.
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Molte le testimonianze raccolte fra i protagonisti dell'emigrazione Marettimara in America. Fra queste quella raccontata da Giuseppe Spadaro, un ultranovantenne che ha rispolverato l'epopea dei Marettimari partiti agli inizi del secolo alla volta del nuovo continente in cerca di fortuna.
"Durante la traversata oceanica ho viaggiato nella stiva di una nave di nascosto - ha detto Spadaro - in quel viaggio da clandestini che ci portò per la prima volta in America. Durante la navigazione, a causa dell'eccessivo caldo proveniente dalle caldaie, non potrò mai più dimenticare la morte di un mio compagno di sventura che cessò di vivere nel corso della navigazione. Ho ancora come se fosse successo ieri - ha proseguito l'anziano emigrante - il ricordo di quando il capitano fece gettare in mare il corpo senza vita di quel povero sventurato che non ha avuto la fortuna come me di vedere l'America".
A conclusione della serata è stato presentato un video della milanese Alina Marazzi girato a Marettimo nel quale
sono contenuti una serie di testimonianze di alcuni dei protagonisti che hanno vissuto sulla propria pelle l'esperienza dell'emigrazione in terra Americana.
A tutti come ricordo della cerimonia è rimasto un opuscolo in inglese con la presentazione dello scrittore Vincenzo Consolo, vincitore del Premio Strega '92, in cui si leggono queste toccanti impressioni: "quello che più colpisce in queste foto è il senso della comunità che esse denunziano: una comunità vera, armonica, compatta (compattezza che si rileva anche nella catena di richiamo in una città come Monterey). E tutta la comunità di Marettimo potrebbe essere simboleggiata da una di queste foto. Come quella bellissima di una donna che tiene accanto a sé, stringendoli con una mano e con l'altra, i due figlioletti. Si nota, nell'atteggiamento, nello sguardo delle tre creature, il contenuto dolore per un'assenza: quella del rispettivo marito e padre".
L.I.
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Sull'estrema punta Nord-orientale di Marettimo, in cima ad un curioso promontorio alto l16 metri. sorge il castello di punta Troia.
La sua origine, come torre di avvistamento, pare risalga al IX secolo per opera, prima dei Sareceni e successivamente dei Normanni. Soltanto net XVII secolo gli Spagnoli edificarono l'attuale maniero munendolo contro ogni possibile assalto di strutture per la difesa. L'immobile poi venne dotato di un ampia cisterna alla base per il rifornimento idrico della guarnigione di soldati insediatosi a Marettimo per il presidio del borgo marinaro.
Nella fortezza inoltre venne edificata una piccola chiesa che fino al 1844 fu la Real Chiesa parrocchiale di Marettimo, unico tempio dove i Marettimari potevano andare a pregare ed a sposarsi.
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Nel periodo del Regno delle Due Sicilie il serbatoio idrico venne prosciugato e trasformato in carcere duro per decisione del Re Ferdinando II che vi rinchiuse i detenuti politici. La fossa ospitò così i patrioti della Repubblica partenopea. Fra i più celebri ricordiamo il generale Guglielmo Pepe.
Il carcere rimase attivo fino al 1844 quando il Monarca borbone visitando il castello ne decise la soppressione.
La fortezza di Punta Troia venne successivamente trasformata in postazione semaforica militare che rimase in esercizio fino all'ultimo conflitto bellico. Il castello, abbandonato, è attualmente ridotto a rudere. Nessuno ente pubblico si è mai adoperato affinché il monumento venga restaurato e restituito alla cultura. Soltanto negli ultimi anni il castello, attualmente patrimonio indisponibile dello Stato, è stato rivendicato da una associazione para-assistenziale di origine milanese - con il pericolo di interessi speculativi di estranei all'Isola - e successivamente, dopo ripetute pressioni da parte della popolazione di Marettimo ha avanzato anche richiesta di concessione il Comune di Favignana con l'intento di insediarvi un museo delle attività del mare.
Nella contesa però ad avere la meglio è stata la Forestale che clamorosamente ha poi rinunciato, malgrado l'annuncio trionfalistico fatto dal direttore regionale ingegnere Calogero Corrao alla popolazione di Marettimo. Popolazione che vedeva di buon occhio l'assegnazione del castello alla Azienda forestale che dell'isola possiede circa i tre quarti di territorio acquisito al demanio pubblico.
L'inspiegabile rinuncia della forestale, tutt'ora avvolta nel "mistero", ha scatenato la reazione dei residenti e delle associazioni ambientalistiche che si sono schierati a favore dell'ente pubblico perché il castello non vada a finire nelle mani dei privati.
In tal senso si sono schierati il Comitato cittadino per la tutela ambientale e lo sviluppo socio-economico delle Egadi, la Lega per l'ambiente e
l'Associazione Italia Nostra. Hanno prodotto interpellanze parlamentari sull'argomento: Il PDS, La Rete. i Verdi, il PS I, la DC. Fra le organizzazioni sindacali si è schierata anche la Flai-CGIL che ha chiesto un incontro con l'assessore regionale all'agricoltura. C'è da augurarsi che in breve sia data una risposta risolutiva al problema prima che il castello cada definitivamente in maniera irrecuperabile.
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