il gruppo di dopo-Cresima

si racconta…

 

“L’EREMO FRA I MONTI”

…C’ERAVAMO ANCHE NOI

 

 

DAL SILENZIO AL DONO

 

“SANTI PER UN GIORNO”

 

 

 

 

Caminamos en Cristo, firmes en la fe

“Un foglio giallo shocking”

 I giovani iniziano il cammino nell’anno della fede.

 

 

Villaggio San Francesco

 31 ottobre - 1 novembre 2013

“VIVERE PER E CON”

 

1 Luglio – 5 Luglio 2016

“E se io accolgo Te?”

 

 

                                                  

 

 

      “Beato il cuore che perdona…”

 

 

 

 

“L’EREMO TRA I MONTI”

 

Ormai è diventato un rito: la tappa invernale di tre giorni del gruppo di dopo-cresima è La Verna, un posto incantevole che racconta alcune vicende della vita di S. Francesco.

Dopo la sua conversione gli fu donato, dal Conte di Chiusi, il monte della Verna (“il monte più santo del mondo”, come si legge sulla vecchia porta d’entrata del convento) dove passò alcune Quaresime (che non sono solo quelle prima di Pasqua: ce ne sono altre durante altri periodi dell’anno) e dove ricevette le stigmate (due anni prima della morte). Nessuno si potrebbe immaginare quante preghiere e quanti sacrifici dovette fare per poter sentire dentro di l’amore che Gesù provò nel dare la vita per noi. Lassù viveva in meditazione e solitudine, tanto che non si faceva avvicinare neanche dai suoi confratelli quando pregava sotto il Sasso Spicco; solo Frate Falcone, un vero falco, e Frate Leone, il suo compagno e confessore, avevano questo onore: l’uno lo svegliava per le preghiere notturne, l’altro lo “teneva d’occhio” e lo aiutava. Durante una di queste meditazioni, fu addirittura tentato da Satana che voleva buttarlo giù dal precipizio dove si trovava il Santo. La storia narra che le pareti rocciose si plasmarono, come se fossero state di cera, per accogliere il Frate dentro di loro. Si racconta anche che, quando giunse in quei luoghi per la prima volta, fece sgorgare dalla roccia una fonte per dare da bere all’uomo che lo aveva aiutato ad arrivarci e che, una volta arrivato, sedutosi sotto un grande albero, gli uccelli che abitavano quei boschi volarono intorno a lui per salutarlo.

Ma quello che è successo al Santo è un’altra storia… noi vogliamo raccontarvi la nostra storia, vogliamo raccontarvi di noi.

Siamo arrivati verso le 12.30 alla casa di preghiera con il cortile completamente sgombro di neve… delusione!! La nostra amata neve, che la prima volta ci aveva costretto a rimanere là un giorno in più (un segno del Signore??) non era arrivata con noi. Superata questa prima fase di spiazzamento per quell’ambiente così diverso da come ce lo ricordavamo, ci siamo sistemati nelle nostre stanze, accolti calorosamente da Fra Paolo, di cui parleremo dopo. Nel pomeriggio, Suor Angela ci ha fatto ripercorrere i passi di S. Francesco, portandoci a visitare il convento e, anche se ormai dopo tre anni lo conosciamo abbastanza bene, possiamo affermare con certezza che non ci si stanca mai di sentirsi raccontare tutto quello che Dio ha da dire attraverso questi luoghi. La sera, dopo una lauta cena, abbiamo passato un’ora in cappella per l’Adorazione, cosa che si è ripetuta anche la sera successiva. Entrambe le preghiere si sono svolte con maggiore partecipazione e sentimento delle altre che già avevamo fatto anche a Travalle, segno, questo, del fatto che stiamo cominciando a crescere interiormente e spiritualmente e a sentire davvero la presenza silenziosa di Gesù dentro il nostro cuore, una presenza timida, che necessita silenzio e ascolto attento all’interno e all’esterno. Il giorno dopo, quello centrale e più intenso, dopo una notte di meritato riposo (ma non per tutti!!), ha avuto inizio con l’incontro tenuto da Fra Paolo sul tema dell’umiltà. Il discorso verteva e ruotava principalmente attorno ad una frase di S. Francesco: “Tanto vali quanto davanti a Dio e non di più”. Il Frate ci ha ricordato che l’essere cristiani si manifesta anche nelle piccole cose di ogni giorno più che in gesti eroici e plateali senza sentimenti (“le gioie semplici sono le più belle” e tutta la preghiera di S. Damiano, per citare nuovamente il Santo). A tutto questo è seguito un momento già sperimentato gli anni precedenti: il “deserto”. Ognuno di noi ha trascorso un’ora in silenzio e meditazione, come novelli S. Francesco, riflettendo sulle parole e sugli spunti nati dall’incontro precedente. Purtroppo, o forse per fortuna, non possiamo pubblicare informazioni più particolareggiate al riguardo in quanto ognuno, come Maria, serbava, e serba, tutte quelle cose nel proprio cuore. Questa esperienza è terminata con la S. Messa dell’Epifania, celebrata da Frate Gildo. Finita la celebrazione siamo rientrati nel clima del ritiro (sostanzialmente nella moderazione di gesti e parole) e, dopo pranzo, ma prima di salire in cima al monte, alla Penna, abbiamo dovuto affrontare una tremenda discussione, o forse un litigio, all’interno del gruppo. Non vogliamo stare a raccontare cosa ci siamo detti durante questo “chiarimento” perché non sarebbe utile al fine del discorso, ma vogliamo semplicemente far notare come il Demonio si sia insinuato facilmente all’interno della nostra armonia e comunione con Dio per rovinare tutto quello che il Signore aveva costruito fino a quel momento. Comunque, dopo questa breve burrasca, siamo tornati i soliti di sempre, o forse con qualcosa di più nel cuore che ci fa continuare ad andare avanti uniti nel Signore e abbiamo dato inizio alla passeggiata nei boschi per arrivare, come si è già detto, alla Penna. Dopo una buona mezz’ora di cammino, dopo aver rivisto il Masso di Frate Lupo, e dopo aver ammirato nuovamente il paesaggio senza neve, per noi nuovo, siamo giunti alla meta. Un’intensa emozione ha pervaso il nostro spirito che, a quell’altezza, si sentiva ancora più vicino a Dio; abbiamo guardato dritto davanti a noi e quel panorama e una ventata d’aria nuova e pulita ci hanno depurati fisicamente e spiritualmente dal male e dal dolore: se non eravamo in Paradiso, ci mancava davvero poco! Con un po’ d’amarezza e malinconia abbiamo notato che il sole se ne stava andando, anche a causa della nebbia, e ci costringeva a tornare sui nostri passi, verso il convento. Come abbiamo già detto, dopo cena siamo stati in contemplazione per l’Adorazione che, udite, udite, è stata migliore addirittura di quella della sera precedente: ci sono state lacrime, silenzi, parole profonde e soprattutto tanta gioia. E dopo tutte queste emozioni, per concludere al meglio questa giornata fantastica, ci siamo concessi un’altra delizia culinaria, questa firmata Gessica & Lorenzo: le crêps con la Nutella e con il miele. A questo punto, stanchi, sazi e pieni di serenità e Spirito Santo, ce ne siamo andati a letto per goderci finalmente un po’ di beneamato riposo. Per quanto riguarda la mattina dopo, non ci dilungheremo ancora visto che non ci sono stati particolari momenti rilevanti: dopo aver animato la S. Messa della domenica e dopo aver ricevuto i complimenti e i ringraziamenti di Frate Gildo ci siamo preparati l’ultimo pranzetto e ci siamo dilettati a fare le pulizie. E allora ci avviamo alla conclusione. Scrivendo questo articolo, abbiamo voluto farvi provare le nostre emozioni, come se fossimo stati i discepoli del monte Tabor che rendono testimonianza al mondo della loro esperienza. Non siamo egoisti e non vogliamo tenere tutte queste belle cose solo per noi, sennò non saremmo “Testimoni dell’Amore”. Oltre a tutto quello che vi abbiamo già detto, vorremmo dedicare questo articolo a coloro che, purtroppo, non erano con noi: alcuni componenti del gruppo (tra cui un nuovo acquisto) che, però, ci sono stati vicini spiritualmente, e di cui siamo riusciti a sentire la presenza.

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

gennaio2007

 

 

 

AGORA’ DEI GIOVANI – LORETO 2007

…C’ERAVAMO ANCHE NOI

Mercoledì mattina, sul presto, aspettando l'autobus di Pistoia... molte aspettative per i Testimoni dell'Amore per i cinque giorni in quel di Loreto.. Dopo un lungo e faticoso viaggio, siamo arrivati a Pescara, città con cui ci siamo gemellati, abbiamo ricevuto (oltre ad un'accoglienza coi fiocchi) la mitica maglietta con lo slogan ("Non c'è fallimento... se porti Dio dentro") che ci avrebbe accompagnati nell'evento. La mattina seguente ci siamo svegliati con la prospettiva di dover fare 8 km in salita sotto il sole cocente e con lo scirocco contro... infatti era previsto un pellegrinaggio al santuario del Beato Nunzio e, successivamente, a quello del Santo Volto. Il serpentone umano (eravamo infiniti gruppi) si è snodato molto lentamente per la campagna abruzzese prendendo d'assalto ogni rivolo d'acqua trovato sulla via, senza contare le finestre delle case private! Finalmente, nel primo pomeriggio, siamo sbarcati a Pescosansonesco (??), sede del primo santuario. Il caro Nunzio è stato un ragazzo molto sfortunato: vissuto a metà Ottocento, rimasto orfano di padre a 3 anni, di madre a 6 e, mortagli anche la nonna a 9, venne preso dallo zio che lo sfruttava, obbligandolo a lavorare nella sua fucina. Poco tempo dopo, però, venne cacciato anche dallo zio in seguito ad una ferita, con conseguente tumore, che gli impediva di compiere le sue mansioni. Sopportando tutto con fede e vivendo di elemosina, scoprì in quelle zone una fonte, dove era solito lavarsi, e che, da quel momento, divenne miracolosa; oggi si trova all'interno del santuario. Morì a Napoli a 19 anni. Dopo pranzo, di corsa alla basilica del Santo Volto dove abbiamo sostato davanti al panno con cui, secondo la tradizione, la Veronica asciugò il volto di Cristo.

Il giorno dopo era previsto, in seguito al precedente viaggio fisico, un percorso all'interno di noi stessi tramite degli incontri di catechesi sul tema dell'amore e dell'amicizia. Toccante è stata la testimonianza di una giovane coppia che ha deciso di vivere il proprio rapporto nella castità; inoltre, insolita la presenza di una suora a parlare in modo molto dettagliato di un tale argomento. Dopo pranzo, tutti a preparare l'accoglienza per il Vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi che, dopo un incontro con i giovani della sua diocesi, avrebbe presieduto alla celebrazione eucaristica della sera.

Sabato mattina, sveglia alle 7.00, pronti per l'agognata partenza per la spianata di Montorso! ! A mezzogiorno in punto scendiamo dall'autobus, ci carichiamo sulle spalle gli zaini alla volta della spianata... erano 8 km ... Per nostra fortuna, ad alleviare fatiche e dolori ci hanno pensato gli abitanti del posto con un'ospitalità e accoglienza straordinaria. Finalmente la tanto sospirata meta. Dall'alto la vista era impressionante: una coloratissima spianata di 400.000 persone si stendeva davanti a noi. Con molta calma siamo riusciti a trovare la nostra posizione: non troppo distante dal palco allestito per l'evento né dalla strada dove sarebbe passato il Papa. Infatti, verso le 17.00... sentiamo da lontano il rotore di un elicottero... lo vediamo comparire e l'emozione comincia a salire... dal maxi schermo lo vediamo atterrare, scendere e prendere la Papa-mobile... la folla esplode in un ovazione mentre il pontefice inizia il suo giro di saluti in mezzo ai giovani. Dopo un'attesa che sembrava non avere fine, ci è passato davanti diretto al palco. Benedetto XVI ha guidato la preghiera di apertura dell'Agorà dei Giovani, durante la quale è arrivata anche la Madonna di Loreto in processione.

Per la sera, era in programma una diretta televisiva con l'intervento di attori, artisti e cantanti e, per concludere la gradita presenza di Padre Bossi, oltre al collegamento con la Santa Casa di Loreto dove il Santo Padre si era raccolto in preghiera notturna. Suggestivi i fuochi d'artificio successivi alla diretta e interessanti le Fontane di Luce (forum di discussioni su vari argomenti di fede aperte per tutta la notte) che noi ci siamo persi (ehm... ) a causa del sonno galoppante.

A un quarto alle 7,00... mentre l'alba colorava il cielo... è arrivata la sveglia con il canto"DALL'AURORA IO CERCO TE... " ci siamo alzati e abbiamo fatto colazione. Il Santo Padre è arrivato dopo le lodi per iniziare la Messa conclusiva che sarebbe durata due buone orette. Nell'omelia il Papa ha sottolineato l'importanza di vivere la propria vita senza seguire a tutti i costi i modelli che il mondo ci propone e senza aver paura di andare contro corrente, seguendo gli insegnamenti di Cristo .

Le operazioni di sfollamento ci hanno mostrato davvero che i gruppi che si erano riuniti in quella piana erano veramente tantissimi e provenienti non solo dall'Italia, ma anche da svariate parti del mondo. E stato significativo per tutti noi vedere come lo Spirito guidi questa molteplicità di realtà nella Chiesa per raggiungere la vera meta che è Dio.

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

1 e 2 settembre 2007

 

 

 

DAL SILENZIO AL DONO

 

Ecco la terza esperienza giornalistica dei T. d. A. di ritorno dal santuario delle Celle a Cortona.

Che dire? Quest’anno abbiamo abbandonato la tradizionale meta, La Verna, per recarci in un altro luogo francescano.

A detta di quelli di noi che non avevano mai partecipato per problemi vari, è stata una bella esperienza, sia personale, sia di gruppo; mentre, chiunque venga da altre esperienze simili, indubbiamente, si trova di fronte a qualcosa di nuovo sotto tanti aspetti: dal lato pratico, abbiamo trovato una comunità di frati molto più ristretta e, forse, un po’ meno organizzata per l’accoglienza dei pellegrini; in secondo luogo, ma cosa più importante, siamo stati testimoni di un ambiente spirituale molto diverso.

Dopo la sistemazione nell'alloggio e l'assalto alle camere siamo stati guidati nel convento dal timido, ma simpatico Padre Enrico, che ci ha introdotti alla storia del santuario, abbarbicato alle pendici di un colle, luogo di raccoglimento e di preghiera per Francesco, che qui dettò anche il suo testamento spirituale poco prima della morte.

Un luogo semplice ed essenziale, dunque, anche riguardo agli eventi della vita del Santo; un luogo che, come tutte le realtà francescane, conduce l’anima di chi arriva alla preghiera, al silenzio, alla ricerca ed al desiderio di un rapporto intimo con l’Altissimo.

E' seguito un momento di incontro tenuto da Cristina, che ha fatto il punto del nostro cammino, sottolineando l'importanza di vivere continuamente una vita nuova, una vita da battezzati, da rinnovati nello spirito che siamo chiamati a vivere.

Forse non a caso ci siamo trovati a fare un'esperienza diversa dal solito: siamo usciti dal nostro mondo per entrare in questo luogo dove lo sguardo può incontrare solo alberi, rocce, piccole e semplici costruzioni che si arrampicano sulla montagna, e dove l’orecchio può udire solo il passaggio del vento fra i rami degli alberi. Non si trova un ristorante, un negozio, un bar… solo il silenzio di Dio che parlava ai nostri cuori…

Del resto è necessario, ogni tanto, fermarsi, lasciarsi condurre nel deserto e  riscopriamo chi siamo veramente “poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più”. Tutto questo per i giovani di oggi non è per niente facile né scontato.

Immersi nel silenzio abbiamo cercato di ascoltare (Padre Enrico, Cristina, Padre Daniele); abbiamo pregato con la comunità dei frati condividendo l’adorazione Eucaristica della sera (durante la quale, con nostra grande sorpresa, il tempo è volato, pur essendo  un’ora di silenzio ininterrotto), fra di noi nella celebrazione delle lodi mattutine e di compieta prima della “buonanotte”; abbiamo condiviso lo svago, le risate, la preparazione dei pasti…

Il silenzio è stato protagonista anche il giorno dopo, a seguito della meditazione di padre Daniele, tutta incentrata sulla figura di Maria, guida e simbolo del cristiano in cammino, che non deve temere (un “non temere” ripetuto 365 volte nella Bibbia, per ricordarcelo ogni giorno dell’anno), ma fidarsi delle parole dell'angelo e aprire il cuore a Dio

Dopo pranzo, consueta passeggiatona… ovviamente non alla Penna, ma a Cortona sotto un timido e pallido sole che ogni tanto faceva capolino tra le nuvole che ci ha portato via buona parte del pomeriggio e , forse, lo sforzo fisico è stato complice della stanchezza con cui siamo arrivati in fondo all’adorazione della sera.

Cosa portiamo a casa, cosa ci ha lasciato questa nuova esperienza? La consapevolezza che il Signore ha fatto grandi cose in noi e per noi e che tutto ciò deve trasformarsi in dono per gli altri.

 

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

Gennaio 2008

 

 

“Santi per un giorno”

 

Eccoci di ritorno da tre intensissimi giorni ad Assisi, centro della spiritualità francescana che accompagna ormai da anni il nostro cammino… Ed è stato un vero e proprio terremoto interiore!!!

 

Ma andiamo per ordine... Arrivo a Santa Maria degli Angeli in serata del 27 agosto e accoglienza da parte della simpatica suor Daniela, che sarebbe stata la nostra guida nei giorni successivi. Siamo stati sistemati nelle nostre stanze (in piccionaia! ... ma con una bellissima vista sulla basilica), e la mattina successiva ha avuto subito inizio l'intenso programma: messa alle 7:00 nella basilica di S. Maria degli Angeli dove abbiamo ricevuto la prima scossa. Entrando, davanti a noi si è stagliata la piccola sagoma della Porziuncola, la cappella tanto cara a san Francesco, avvolta dalla luce dell'alba e dal canto dei monaci... un'emozione fortissima, quasi avesse aspettato ognuno di noi per dargli il benvenuto in quel percorso di fede....

 

Dopo colazione ci inerpichiamo su per le stradine di Assisi verso S. Rufino, dove Francesco fu battezzato. Lì, noi abbiamo avuto l'occasione di riscoprire, attraverso la catechesi di suor Daniela, il significato e il ruolo del Battesimo: con l'olio siamo consacrati re (sovrani e responsabili della propria vita), profeti (il cristiano ha il dovere di andare controcorrente, anche se ciò può causare fastidio) e sacerdoti (abbiamo un rapporto speciale con Dio e lo chiamiamo per nome, privilegio riservato in Israele, una volta all’anno, solo al Sommo Sacerdote). Apprendiamo, inoltre, che la santità non è e non deve essere prerogativa di pochi: tutti siamo stati santi, almeno per un giorno, quello del nostro battesimo. La santità, infatti, altro non è che lo stato di perfetta comunione con Dio, che raggiungiamo ogni volta che siamo liberi e purificati dal peccato. Tuttavia non bisogna aver paura di sbagliare (Francesco da giovane non si riguardò molto al proposito) e dobbiamo guardarci dentro con gli occhi del Padre, perché Egli vede in ognuno di noi il volto del Figlio: non può non amarci, anche quando gli voltiamo le spalle.

 

Dopo aver tentato fortuna nella vita mondana e nel mestiere delle armi, arriva il momento della conversione: Francesco cerca risposte e le trova in una chiesetta diroccata fuori dalle mura della città, dove un crocifisso gli ordina di "riparare la sua chiesa". E' la svolta: il giovane comincia a dedicarsi a Dio e agli altri, entrando sempre più in conflitto con il padre, fino a spogliarsi pubblicamente di tutto (vestiti compresi) e a sposare "madonna povertà".

Qui entra in scena l'altra grande testimone: Chiara degli Offreducci, fondatrice dell’ordine delle clarisse, che decide di seguire l'esempio di Francesco, abbandonando le ricchezze e i privilegi della nobiltà (in accordo a questa scelta, chiede al Papa di basare il suo ordine sul “privilegio di non avere privilegi”, concesso solo il giorno prima della sua morte). Il crocifisso miracoloso è tuttora conservato nella chiesa a lei dedicata, e vi abbiamo sostato a lungo davanti, meditando sulla semplice domanda che ossessionava il santo: "Signore, cosa vuoi da me?".

 

Il giorno successivo, visita approfondita della basilica della Porziuncola e catechesi sui dieci comandamenti (suor Daniela ci ha efficacemente aiutati a comprenderne il significato più profondo) e sulla riconciliazione: Francesco, infatti, ottenne il permesso di concedere indulgenza plenaria ai pellegrini che giungessero in Porziuncola. E l'effetto che ha avuto su di noi è stato incredibile: tra quelle piccole mura lo Spirito si è fatto sentire con tutta la sua forza...

Nel pomeriggio, di nuovo su ad Assisi per la visita alla basilica di San Francesco. Magica, nonostante l'affollamento ed il via vai continuo, l'atmosfera nella tomba del santo.

Quindi discesa a piedi verso S. M. degli Angeli, per chiudere la giornata con i vespri in Porziuncola, preghiera estremamente sentita nonostante l’affollamento (lo testimoniava il silenzio impressionante).

 

L'ultimo giorno è stato quello del “deserto”, tenutosi nell'eremo delle Carceri. Dopo la catechesi del padre che ci ha accolto, incentrata sull'importanza della ricerca come base della preghiera, ci siamo sparpagliati come Francesco e i suoi compagni per i sentieri del bosco per meditare sul materiale ricevuto.

Al ritorno a casa suor Daniela ci aspettava per la consegna dei tau, il simbolo francescano per eccellenza, insieme ai tre suggerimenti evangelici di povertà (vivere la vita con semplicità), castità (non usare gli altri per i propri fini), e obbedienza (al progetto che Dio ha per noi). Dopo cena, rosario in basilica e processione per la piazza, seguito dal gelato del bar vicino a casa Francesca (anche il corpo vuole la sua parte...)

Inutile dire che il viaggio di ritorno a Calenzano è stato piuttosto caratterizzato dal dormiveglia e dalla stanchezza che avevamo accumulato nei giorni precedenti… in pratica ci siamo fatti una bella dormita ristoratrice! (… e intanto lo Spirito lavorava…)

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

Settembre 2008

 

 

 

Caminamos en Cristo, firmes en la fe

NOTE DI VIAGGIO DEI RAGAZZI DELLA NOSTRA PARROCCHIA CHE HANNO PRESO PARTE

 ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI MADRID

 (16-21 agosto 2011)

 

Con queste parole nella testa e nel cuore siamo partiti e torniamo da Madrid.

Abbiamo camminato tutto l’anno riempiendo lo zaino di aspettative, sogni e voglia di stare insieme, con Gesù.

Il nostro viaggio inizia con la S. Messa di invio, piena di emozioni e simboli: prendiamo la luce del cero pasquale (Cristo) per portarla nel mondo, riceviamo il rosario e il foulard che accompagneranno il nostro spirito e il nostro corpo sotto il sole cocente, recitiamo insieme la preghiera del pellegrino come un augurio per il viaggio.

Dopo due intensi giorni di viaggio e la tappa intermedia nella “magica” città di Nîmes, arriviamo a destinazione e comincia l’avventura.

L’inizio non è stato molto incoraggiante: l’accampamento di fortuna, il sovraffollamento e le docce marmate (all’aperto)… tuttavia ci siamo fatti coraggio e, come veri cristiani, abbiamo seguito l’esempio di Gesù (e di Francesco) di accontentarci dell’essenziale… abbiamo vissuto la “povertà” fisica, ma non quella di spirito!

I giorni successivi sono stati ricchi di esperienze e tutte , dalle catechesi alle passeggiate in mezzo alla folla, sembravano prepararci all'evento finale: l'incontro all'aerodromo di Cuatro Vientos  con Benedetto XVI.

Se qualcuno ha avuto la possibilità di vedere un’immagine aerea dell’area dove eravamo, sicuramente sarà rimasto a bocca aperta … noi, che ci trovavamo in mezzo a quella moltitudine, la bocca aperta l’avevamo per altri motivi! La temperatura raggiungeva i 52°C, niente ombra neanche a pagarla, l’acqua cominciava a scarseggiare già a metà pomeriggio e nessuno dei “cuatro vientos” a rinfrescarci! Ma noi, impavidi, non ci siamo arresi! Siamo arrivati al calar del sole e all’inizio della veglia di preghiera con il Papa… ecco che i venti tanto evocati e desiderati qualche ora prima sono arrivati tutti insieme… nubifragio degno di Noè… tanto violento che ha interrotto la veglia e ci ha messo alla prova mandando a picco il nostro entusiasmo e la nostra forza d’animo (oltre che mandare letteralmente all’aria le tende allestite per la distribuzione dell’Eucarestia del giorno dopo).

Perché vi raccontiamo la tempesta? Innanzitutto, i venti che sono arrivati all’improvviso turbando l’atmosfera che si era creata se ne sono andati altrettanto improvvisamente lasciando il posto ad un silenzio impressionante (eravamo sempre 2 milioni di persone!) e ad un raccoglimento che pensereste quasi impossibile in quelle condizioni… che il Signore abbia voluto benedirci anche con la pioggia? E poi asciugarci con una brezza lieve e calda? Noi pensiamo di sì.

La serata si conclude con l’adorazione del Santissimo e la buonanotte di Benedetto XVI.

La mattina dopo aver messo a posto i nostri bagagli, ci prepariamo per seguire la S. Messa di chiusura....ascoltiamo il Santo Padre che ci mette in guardia ancora una volta dal relativismo in cui ci troviamo immersi e, attraverso il brano del Vangelo in cui Gesù chiama Pietro come punto di riferimento, ricorda l’importanza di guardare alla Chiesa come a una guida per i nostri passi per arrivare a Dio.

Il Papa ci ha infine invitato tutti a Rio de Janeiro nel 2013 consegnando ai giovani brasiliani la Croce della GMG.

Ci appropinquiamo verso l’uscita dell’aerodromo in mezzo ad un multietnico fiume di persone al grido “Esta es la joventud de Papa!”… e anche questa, un’altra, avventura dei TdA volge al termine… sì, un altro tassello nella vita del nostro gruppetto, un'altra occasione di stare insieme nel Signore…L’inno che ci siamo portati dietro per tutto il viaggio ha riassunto il vero significato dell’essere chiamati a testimoniare Cristo e la nostra fede di fronte al mondo, pur se in mezzo a mille difficoltà. “Gloria siempre a El!”

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

 

 

 

“Un foglio giallo shocking”

I giovani iniziano il cammino nell’anno della fede.

 

È stato questo infatti lo spunto per un'intensissima giornata di "ricarica spirituale" per i senior del gruppo. Luogo: il monastero delle suore Clarisse di s. Agnese, sulle colline sopra Firenze. Un posto nascosto, ma incredibilmente accogliente, tanto negli ambienti essenziali quanto nella serenità sorridente di chi vi vive. Ma andiamo per ordine.

In una mattina non proprio idilliaca (vento, pioggia e un freddo cane) e ancora storditi dall'ora legale abbiamo raggiunto il monastero; qui l'introduzione ai ritmi tutti particolari della vita del luogo non poteva che iniziare con la preghiera: Angelus, lodi, e terza.

 Ora, chi scrive non ha sempre un rapporto facile con la preghiera, troppo spesso vissuta come un "qualcosa da fare", quasi per obbligo autoimposto; e che inevitabilmente finisce per scadere nella ripetizione automatica di formule. Una volta finito, ecco fatto il dovere (sono una buona cristiana, no? Ho pregato, ho incluso Dio nella mia vita quotidiana). Bene, la vita delle Clarisse capovolge questa visione ristretta: si incentra sulla preghiera in quanto mettersi davanti al Signore. E basta. Mettersi davanti a una Presenza, sentita come un Amico speciale. Parlare con un amico, frequentarlo, può mai essere avvertito come un dovere?


È seguita la Messa, celebrata dal card. Piovanelli nella piccola chiesa, quindi l'incontro con suor Chiara Alessandra e suor Martina, che ci hanno accompagnato per tutta la giornata. Attraverso la grata del parlatorio, ci hanno aiutato nella riscoperta del desiderio di Dio e della relazione con Lui: non è possibile se non ci si riconosce bisognosi (il cieco Bartimeo, i discepoli), ed è favorita dai fratelli che, più o meno consapevolmente, ci suggeriscono la strada (la folla che dice al cieco: "Alzati, ti chiama", Giovanni Battista che indica "l'Agnello di Dio"; ma perché non potrebbe trattarsi anche di qualcuno che ci offre un buon consiglio o un'occasione?). Gesù stesso ci interpella liberamente ("Che cosa vuoi che faccia per te?") a partire da ciò che fa parte di noi e della nostra vita: scatta allora spontaneo il desiderio di conoscere di più la Sua ("Maestro, dove abiti?" = Facci conoscere le Tue cose).
E la risposta è immediata: “Venite e vedrete.” A chi si accosta con desiderio a Lui, il Maestro risponde con la presenza piena d'amore, che sperimentiamo concretamente ogni volta che ci accostiamo all'Eucarestia. Importante l'annotazione dell'Evangelista: "erano circa le 4 del pomeriggio", come a dire che il momento in cui facciamo un incontro del genere rimane impresso in modo indelebile nella memoria; e ci viene offerto come appuntamento settimanale nella Messa, come se Gesù stesso dicesse ad ognuno: "Oh! Adesso sai dove abito: ricordati che io sono qui tutti i giorni ad aspettarti!"*.

Dopo la riflessione è seguito un momento di svago e il pranzo, tutt'altro che frugale. Urgeva far digerire corpo e mente, e allora via al deserto della riflessione personale e all'Adorazione Eucaristica insieme alle monache, condotta esprimendo ciò che Gesù è per ognuno (luce, misericordia, senso di vita).


Infine, davanti a un tè caldo, la condivisione delle impressioni sulla giornata. Il discorso non poteva non finire sulla scelta di vita delle nostre due accompagnatrici: passare la vita tra quattro mura, in contemplazione e preghiera, è una decisione radicale, e il "per sempre" è un qualcosa che oggi suona sconcertante, per non dire claustrofobico. Spesso infatti viene chiesto loro se hanno la possibilità di uscire. Di incredibile semplicità la loro risposta: naturalmente sono libere di andarsene quando vogliono (arguta suor Chiara Alessandra: le serrature sono tutte all'interno!), ma perché dovrebbero volerlo? Tra quelle mura hanno trovato tutto ciò che cercavano, cioè Qualcuno che ha dato loro una relazione (vedi sopra) di incredibile pienezza. Che cosa potremmo trovare, dicono, fuori? Nessuna relazione che potremmo stabilire al di fuori potrebbe accontentarci, se non momentaneamente.

Credo che nessuno di noi sia uscito da là dubitandone, dopo aver visto la pace e la serenità che trasparivano da ogni loro sguardo e atteggiamento, che si trattasse di pregare o di chiacchierare con noi.

"Quello che cercavo l'ho trovato qui...." (dal canto Francesco vai)


*I due brani citati sono Mc 10,46-52 e Gv 1,35-39.

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

ottobre 2012

 

 

 

Villaggio San Francesco

31 ottobre - 1 novembre 2013

“VIVERE PER E CON”

 

Inutile dirlo: vivere insieme condividendo la quotidianità delle piccole cose è la via migliore per conoscersi, crescere, scoprire i valori autentici della vita e soprattutto incontrare l’Autore della Vita che bussa alla porta del nostro cuore nei modi e nei momenti più inaspettati.

Non  so quanti di noi se ne sono resi conto, ma in questi due giorni Gesù è stato presente in mezzo a noi ed in ciascuno di noi. Ci ha accolto nel saluto spontaneo di Rossella al nostro arrivo, alla quale va comunque il nostro grazie e l’incoraggiamento per il bel cammino ed il bel servizio che svolge.  Ci ha sostenuto nella gestione della casa facendoci sperimentare la condivisione del lavoro, la pazienza verso l’altro e soprattutto ci ha incoraggiato nel servizio e nell’incontro con gli anziani e i disabili del Villaggio San Francesco.

Tutto questo ha generato gioia ed entusiasmo nei ragazzi e tanta voglia di continuare a camminare insieme.

Alimentare questo fuoco giovanile è compito non facile ma decisamente bello!

Ecco come loro stessi hanno vissuto l’esperienza:

Giovedì 31 ottobre siamo partiti, io (Francesco) e tutto il gregge parrocchiale di noi giovani e giovanissimi, sostenuti dall’impareggiabile Cristina, per una due giorni aspettata ansiosamente e molto ben organizzata. Sapevamo di non andare a fare i turisti visto che la meta era una Casa dove le persone hanno bisogno di un aiutino in più nella loro giornata, e questo aumentava la bellezza della nostra attesa.

Appena arrivati siamo rimasti fulminati dalla gioiosa accoglienza di Rossella che ci ha seguito splendidamente in questi due giorni. Dopo averci mostrato la casa e le camere ci siamo sistemati. Rossella ci ha dato appuntamento per le 21,15 per illustrarci come è nata la casa “Tonino Bello”, il servizio ed il cammino del terz’ordine francescano del Mugello ed infine ci ha chiarito le idee sull’attività che avremmo fatto il giorno dopo.

La mattina sveglia alle 7, con una suonata di pentole da parte delle nostre catechiste, subito in piedi, il tempo di lavarsi la faccia, mangiare due biscotti e via, pronti per scendere in direzione Villaggio San Francesco! Arrivati alla grande vetrata d’ingresso Rossella accompagnò i miei amici al secondo piano dove avrebbero dovuto aiutare alcuni abitanti della casa per la colazione. Per me (Francesco) invece aveva un’ altra cosa in mente: già il giorno prima aveva visto in me qualcosa che neanche io pensavo. Nella casa ci sono anche persone come tante altre, ma con qualche handicap nel “casco”, Rossella pensò di farmi vivere questa esperienza un po’ più forte e beh, non ci crederete, me la sono goduta: mi sono fatto amici come tanti altri e ho conosciuto un ragazzo che mi ha fatto capire che nella vita, anche se ti gira le spalle, bisogna sempre andare avanti….divertendosi!!!

Abbiamo poi partecipato alla S.Messa e dopo aver salutato i nostri nuovi amici, che non scorderò mai, abbiamo fatto ritorno alla casa “Tonino Bello” per il pranzo ancora scombussolati da questa esperienza. Ci abbiamo messo tutti forza in questa mattinata!!

Abbiamo cucinato tutti insieme e, finito di mangiare e di mettere a posto, siamo usciti in cortile a giocherellare, chiamare i genitori, riflettere.

Questa esperienza non la scorderemo mai anzi, un due giorni così andrebbe fatta e rifatta e riteniamo che essere ospiti di persone come tante ma con tanta voglia di stare uniti, non faccia mai male.

 

                                                                                  I giovani e i giovanissimi della parrocchia

 

 

 

 

Villaggio San Francesco

1 Luglio – 5 Luglio 2016

“E se io accolgo Te?”

 

Un piccolo gruppo di giovanissimi della nostra parrocchia ha vissuto dal 1 al 5 luglio  un’ esperienza di servizio al Villaggio San Francesco, una grande casa di riposo nel cuore del Mugello voluta e costruita , nel dopoguerra, dal Cappuccino Padre Massimo da Porretta .

Cinque giorni dunque all’insegna dell’accoglienza vissuta con gli abitanti e con tutti coloro che lavorano al Villaggio. Il tema del campo era: “E se io accolgo te?”

Ciascuno di noi si è messo alla prova nella disponibilità a svolgere quello che, sul momento, veniva chiesto: spostare i tavoli, giocare a tombola, accompagnare qualcuno in palestra o semplicemente ascoltare…….

Ed ecco dunque scoperto cosa succede “se io accolgo Te” attraverso le riflessioni dei ragazzi: “siamo consapevoli di aver aiutato persone in difficoltà ma dobbiamo anche riconoscere che, all’inizio, l’impatto con gli anziani, malati, disabili…non è stato facile, siamo stati invasi da una grande insicurezza e, forse, qualcuno di noi ha pensato di non farcela. Poi condividere insieme i limiti di ciascuno e la fatica per superarsi ci ha riempiti di gioia e ci siamo sentiti più uniti anche come gruppo di amici.  La giornata di servizio iniziava con la colazione: dovevamo imboccare alcuni anziani non autosufficienti. Eravamo pieni di dubbi ed abbiamo terminato pieni di gioia non solo per esserci riusciti, ma soprattutto per aver capito quanto è umiliante per molte persone, farsi imboccare e lavare perché non si è più in grado di farlo da soli.

Non possiamo dimenticare a questo proposito, l’attività in cui ci siamo lavati i piedi reciprocamente per poi riflettere sull’esempio e sull’insegnamento di Gesù.

Insomma un’esperienza indimenticabile che ci ha fatto crescere come persone e come gruppo!

A Chiara, Ilaria, Lara, Giulia, Filippo G., Filippo M., Alessio B., Samuele, Alessio M. e al giovane aspirante animatore Gabriele : grazie e buon cammino…naturalmente insieme!

I giovani e i giovanissimi della parrocchia

 

 

 

“Beato il cuore che perdona…”

 

Sulla base di queste note, a luglio, un piccolissimo gruppo di Giovani della nostra parrocchia è partito alla volta della Polonia per rispondere all’invito di Papa Francesco a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù.

Usiamo queste poche righe per raccontarvi la nostra esperienza e per cercare di far vivere anche a voi le emozioni che abbiamo provato in quei giorni.

Come tutti sanno, questa è stata una GMG molto particolare: è stato l’unico incontro fatto dal Papa, all’interno di questo anno giubilare straordinario (cosa che già lo rendeva un evento), che si è tenuto al di fuori delle mura vaticane. Questo anche per la volontà di Francesco che ha voluto che si svolgesse a Cracovia per rendere omaggio al suo predecessore (e inventore delle GMG) Giovanni Paolo II.

Cracovia, e la Polonia, si sono rivelate un’eccellente cornice spirituale per questo incontro. Piene di luoghi legati alla fede hanno accompagnato tutti noi Giovani in questo cammino a braccetto con il Papa: il Santuario della Divina Misericordia e quello di Giovanni Paolo II, Ceztochowa, il Campus Misericordiae e di Blonia (dove abbiamo vissuto gli incontri con Francesco) ci hanno dato nuovi spunti e nuove spinte per vivere da veri cristiani e non come “giovani-divano”.

L’aver  trascorso questa esperienza insieme a giovani di tutto il mondo ci deve spronare ad essere sempre

testimoni del Vangelo anche e soprattutto con le azioni, non solo a parole.

“La Chiesa oggi vi guarda – direi di più: il mondo oggi vi guarda – e vuole imparare da voi, per rinnovare la sua fiducia nella Misericordia del Padre che ha il volto sempre giovane”- Papa Francesco

 

 

Cristina e Gessica