Risposte “così alla buona” di Padre Macario |
(1)
Messa…”Cena”?
(la Cena Eucaristica) Nei sacrifici antichi, una parte
della vittima veniva risparmiata e consumata dai
presenti i quali così partecipavano in un certo modo al banchetto della
divinità. Qualcosa del genere, anzi molto di più e di meglio, si verifica quando, nella S. Messa, facciamo la Comunione. Ecco perché Gesù nella Messa che
per primo celebrò nell'Ultima Cena, disse: "Prendete e mangiate ... Prendete e
bevete". Ecco perché nella Messa si
ripete sì il Sacrificio del Calvario, ma anche il Banchetto del Cenacolo. Ecco perché l'altare è anche
mensa, tavola ... con tanto di tovaglia. E gli invitati? Tutti i
presenti. Purtroppo molti soffrono di... "inappetenza". "Ma
io non mi sento degno!". E chi è degno? Teniamo presente che la
Comunione non è una torta-premio per i grandi pranzi, ma
pane, nutrimento e medicina. No no,
non è obbligatoria la Comunione per adempiere il Precetto Festivo, ma andare
a Messa senza fare la Comunione è un po' come andare a un pranzo di nozze e
limitarsi ad applaudire e cantare, senza però toccare cibo. Certo, se lo stomaco (l'anima) è imbarazzato, sarà meglio dargli una regolata,
perché dice S. Paolo che chi mangia il Corpo di Cristo indegnamente (in
peccato grave), mangia la sua condanna. (2)
La
Comunione senza confessarsi? Una volta non si faceva la
Comunione senza prima confessarsi, anche perché
"ci si comunicava" molto di rado; per cui era bene, dopo tanto
tempo... ridare una pulitina. E così erano diventati quasi un
Sacramento unico: non ci si comunicava senza prima confessarsi e non ci si
confessava se non c'era da fare la Comunione. Oggi si fa la Comunione tutte le
domeniche e magari tutti i giorni, senza mai o quasi mai confessarsi. E anche
così non va bene. Allora: • non si può fare la Comunione
senza prima confessarsi se si è in peccato grave. E
non basta dire: "tanto mi confesserò poi".
E non è che dopo un certo tempo i peccati passino in
prescrizione e Dio se ne dimentichi, per cui alla chetichella posso
riprendere le mie Comunioni. • Se non c'è il peccato grave si può fare la Comunione senza prima confessarsi, ma
è bene ogni tanto accostarsi ugualmente al Sacramento della Confessione o
Riconciliazione come si chiama adesso; è sempre un incontro con Dio che non
serve solo per rimettere i peccati, ma serve anche per aumentare la nostra
Fede e la nostra buona volontà. "Almeno una volta all'anno"
come dice la Chiesa? Un po' più spesso!!! Come dire:
"Lavarsi la faccia almeno una volta all'anno". Basterà? (3)
Perché
i preti non confessano più durante la Messa? Specialmente
se è da solo ... non può certamente dire Messa e confessare! Una volta c'era
il vice e il vice del vice e anche il sagrestano per disciplinare la coda di
penitenti. Ormai i sagrestani sono scomparsi quasi tutti (ma tanto ... sono scomparse anche le code di penitenti!), e i vice, quei
pochi rimasti, sono in trasferta a celebrare nei vari paesini rimasti senza
parroco. Ma il motivo principale è
un'altro: durante la Messa, anche quando ci sono preti a disposizione,
possibilmente non ci si dovrebbe confessare perché se no si finisce per non
far bene ne la Confessione, ne la Messa. E ci risiamo! "Ma
io stento anche a trovare un ritaglio per venire a Messa! Immaginarsi se addirittura devo anche venire prima per
confessarmi!". E così, prendendo bene le misure, qualcuno o
qualcuna, con un viaggio solo, riesce a infilarci la Messa, la Confessione,
l'ordinazione di una Messa per i defunti e l'acquisto di Famiglia Cristiana.
Si mette in fretta "la firma" e per una settimana siamo a posto.
Mah! Non lo so mica se siamo a posto. E poi, guardi,
signora, che ha dimenticato una cosa: i fiori per la sala. Povera Messa! Povera
Confessione! Povero Signore! O meglio: povera signora! Tenga tenga anche il ritaglio di
tempo. Il Signore non ha bisogno dell'elemosina. (4)
E la
Comunione fuori della Messa? Se non fosse irriverente, vorrei
fare un paragone. Certamente che in ogni momento posso aprire la dispensa e
mangiarmi un panino; ma questo potrà capitare qualche volta. Che se invece
normalmente non mi siedo a tavola con gli altri familiari, forse c'è qualcosa
che non funziona. "Ma
la nonna è a letto malata e non può venire a tavola!" Vorrei vedere! E io le porto il mangiare a letto. "Ma non mi è stato possibile arrivare a tavola
puntuale!" - Vorrei vedere! E la mamma ti serve ugualmente. Purché non
capiti troppo spesso. E così è per la Comunione fuori della Messa. Fino a non tanti anni fa, quando
arrivava il primo Venerdì del mese, arrivavano fedeli a tutte le ore per
fare, appunto,
la "Comunione del Primo
Venerdì". A volte mi domandavo: "Ma il Sacro Cuore avrà
proprio voluto farne una polizza di assicurazione per il Paradiso?" Sarà
stato sempre d'accordo in questo continuo "staccare" la Comunione
dal contesto della Celebrazione Eucaristica? Tanto più che spesso il
ringraziamento si riduceva a un Segno di Croce e a un sospiro
di sollievo perché anche per quel mese il "bollino" era
stato messo. (5)
E la
Comunione più volte al giorno? In certi casi, sì, ma non
esageriamo! E' vero che una Messa senza
Comunione è una Messa... per modo di dire. Ma se
qualche nonnina mi passa la giornata in chiesa a far la collezione di tutte
le Messe (in certe chiese se ne celebrano svariate), non mi sentirei di
autorizzarla a collezionare altrettante Comunioni per completare la raccolta. Diverso è il caso di uno che è
stato alla Messa nella mattinata e nel pomeriggio partecipa alla celebrazione
di un funerale o di un matrimonio. Anche in questo caso può valere il
consiglio: "Meno Messe, ma più Messa". Che vuoi dire: cerchiamo di
partecipare bene a una - festiva o feriale che sia - e impegniamoci a...
"portarla fuori di chiesa", ossia a viverla in mezzo alle varie
situazioni della settimana o della giornata. Diversamente rischiamo di
diventare "mangiatori di ostie"; ma se non le
"assimiliamo" (veramente è il Signore che assimila noi), rimaniamo
sempre dei cristiani striminziti. (6)
E il
ringraziamento alla Comunione? Un tempo, dopo la Comunione, era
prescritto un ringraziamento di almeno 15 minuti. E ci raccontavano di quel
parroco che, visto uno uscire di chiesa appena
cinque minuti dopo la Comunione, gli mandò dietro due chierichetti con le
candele accese. Oggi, appena finita la Messa, si
scatena la baraonda; qualcuno a volte esce di chiesa
con l'ostia ancora in bocca. Come la mettiamo? La mettiamo
che una volta la Chiesa forse codificava un po' troppo le pratiche della
nostra vita cristiana e così qualcuno cadeva nel formalismo: orologio alla
mano, appena scoccavano i 15 minuti... un Segno di
Croce e la parentesi era chiusa. La Chiesa oggi non apre e non
chiude più nessuna parentesi. Invita a fare una breve pausa (sì, è vero, a
volte un po' troppo breve) e poi ti dice: "Tutta la settimana sia un
ringraziamento alla Comunione della domenica". Ecco perché qualche volta il
prete sarebbe tentato di concludere la celebrazione
dicendo non: "La Messa è finita, andate in pace" ma: "La Messa
continua, andate ... al fronte”. (7)
Perché
il prete annacqua il vino? (non a tavola, naturalmente!) Ho sentito questa spiegazione:
gli Ebrei erano soliti temperare il vino con un po' di acqua per via della
forte gradazione. Quindi, probabilmente, tale poteva
essere anche il vino adoperato da Gesù nell'Ultima Cena. E siccome il
sacerdote nella consacrazione deve usare la stessa materia usata da Gesù...
ecco, secondo qualcuno, il perché delle gocce di acqua nel calice. Comunque la liturgia fa recitare
dal sacerdote durante tale operazione, queste parole: "L'acqua unita al
vino sia segno della nostre unione con la vita
divina di Colui che ha voluto assumere la nostre natura
umana".
E di un'altra cosa potrebbe essere il segno: della nostra piccola,
ma indispensabile collaborazione (le poche gocce di acqua) nell'opera
redentrice di Gesù (il vino che diventerà il suo sangue). Non per nulla è
stato detto: "Quel Dio che ti ha creato senza di te non ti potrà salvare
senza di te". Come dire: «Vuoi che io ti salvi?
Allunga la mano, almeno un dito, rispondimi almeno "sì" (la goccia
di acqua), il resto ce lo metto io (il mio
sangue)... anche se poi, in definitiva, persino quel piccolo "sì"
ti ho aiutato io a dirlo perché "senza di me non potete far
nulla"». (8)
Perché
l’ostia e non il pane? Ecco la storia dell'Ostia. Nella
Consacrazione il sacerdote deve usare non solo le stesse parole usate da Gesù
nell'Ultima Cena ("prendete e mangiate...'"),
ma anche la stessa materia: pane di grano (e non di segala o di orzo ...) e
vino di uva (e non birra o vermut...). Però il pane ... "azzimo",
che vuol dire "non lievitato". Tale infatti
era il pane che usavano (e usano) gli Ebrei nella celebrazione della loro
Pasqua; "azzimo" come quello che mangiarono i loro antenati in
Egitto, la famosa notte della loro liberazione. Gesù nel Cenacolo stava
appunto celebrando con i suoi discepoli la Pasqua Ebraica. Perché adesso si
usano le ostie? ...che del resto sono anch'esse pane
azzimo: farina di grano impastata con acqua (e non di plastica come pensava
un frugolo della Prima Comunione). Per motivi pratici: spezzando il pane per
la Comunione, inevitabilmente cadevano frammenti; resta più facile poi,
conservare nella pisside le ostie che avanzano. Già, perché il prete usa
un'ostia più grande? Perché quando la mostra ai fedeli si veda meglio. E più
grande ancora e per lo stesso motivo quando la celebrazione si svolge in
ambienti molto vasti. (9)
Perché
la Comunione solo con l’ostia? Sì, è vero: Gesù diede la
Comunione col Corpo e col Sangue. E così si continuò a fare con i fedeli per
un certo tempo. Ma doveva essere un problema, anche, ma non solo, di
carattere igienico: passare tra i fedeli con i vari calici o, dicono, con le varie cannucce ... Poi si pensò che, avendo Gesù
detto "questo è il mio Corpo" e non "questa è la mia
salma", il Corpo vivo aveva anche il Sangue. Per cui non era indispensabile fare la Comunione sotto le
due specie. Non indispensabile, ma neppure
proibito. Ecco perché, in certe circostanze, quando non ci sono problemi di igiene e di tempo, per esempio nei matrimoni, agli
sposi si può dare la Comunione anche col calice; o, per esempio ai bambini
della Prima Comunione, "per intuizione", ossia intingendo la
particela nel calice e dicendo: "E' il Corpo e il Sangue di
Cristo". Con malati particolari che non possono deglutire l'Ostia, si da
solo col Sangue, in un cucchiaino. Ma per favore, non insistiamo con
quel "Pane degli angeli" sia perché non è vero: gli angeli non fanno
la Comunione (almeno in questo siamo più fortunati noi); sia perché non si
ripeta la delusione di quel bimbo che, appena ebbe in bocca l'Ostia,
bisbigliò al compagno di Prima Comunione: "Ma non sa di niente". |
Ci tiene il Signore all'incontro
settimanale della S. Messa? Ci tiene tanto che ne ha fatto oggetto di un suo
comandamento: "Ricordati di santificare
la festa". Non perché abbia bisogno della nostra Messa. Ecco: gli fa
piacere incontrarsi con i suoi figliuoli. Siamo noi
che di questo incontro di famiglia abbiamo bisogno. Mi viene in mente di
quando andavo a trovare il mio "vecchio": ogni Domenica voleva
vederci tutti nella casa paterna, riuniti intorno a quella tavola a mangiare
un boccone insieme. Ascoltava i nostri problemi, ci dava i suoi consigli, noi
gli portavamo sempre un "pensierino" e lui non ci lasciava mai
ripartire a mani vuote. La "vecchia", la nostra
cara vecchietta, a viaggiare premurosa dai fornelli alla tavola per servirci.
Si soffermava ogni tanto a guardarci e sorrideva felice. Quell'
incontro di famiglia ci ridava lena. Questa è la Messa: un incontro di
fratelli nella casa del Padre. E dal suo altare la Madre Celeste guarda,
sorride e benedice. (11)
Perché
a Messa nella propria parrocchia? Veramente si può andare a Messa dove si vuole. Ma, siccome
la comunità parrocchiale vorrebbe essere, ripeto, una grande famiglia,
sarebbe bene che non soltanto la Messa festiva, ma anche tutti gli altri
Sacramenti si celebrassero "in famiglia". Sono
avvenimenti a dimensione non soltanto personale, ma anche sociale,
comunitaria; appunto, "feste di famiglia". Tanto più che gli atti di alcune
di queste celebrazioni devono poi essere annotati nei registri della
parrocchia. C'è da ingrullire a volte nel rintracciare tutti i certificati di
qualche parrocchiano: Battesimo in clinica. Prima Comunione nel Santuario di.... Cresima nella Basilica di.... Matrimonio nella
"chiesetta alpina" di... Cristiani senza fissa dimora. Non
pretenderanno mica anche un Paradiso a parte? Comunque, non è per questo aspetto burocratico che si consiglia la Messa e
tutti i Sacramenti nella propria parrocchia; si ridurrebbe la chiesa a una
bottega dove si vendono i Sacramenti, a un ufficio dove si rilasciano
certificati..., a un pozzo di S. Patrizio o alla mucca del paese. La chiesa, abbiamo detto, è la
"casa" dove i fratelli si ritrovano per incontrarsi fra loro e col
Padre, negli avvenimenti lieti e tristi della vita cristiana. Dice qualcuno:
"Che bisogno c'è di andare in chiesa alla Messa? Dio è dappertutto. Io lo prego per conto mio". Se non fosse peccato
pensar male del prossimo, quasi quasi ne dubiterei. Ogni religione ha una dimensione personale: "Io e Dio". Ed ecco che,
per esempio, ogni mussulmano, sette volte al giorno,
dovunque si trovi, si volge verso la Mecca e prega (che esempio per tanti
cristiani!). E ha una dimensione comunitaria. Ecco perché una volta alla settimana ci si ritrova a pregare insieme,
generalmente nel luogo destinato al culto: i mussulmani al venerdì nelle loro
moschee, gli ebrei al sabato nelle loro sinagoghe, i cristiani alla domenica
nelle loro chiese. Ha detto Dio all'uomo nel terzo
Comandamento: "Ricordati di santificare la festa". E la Chiesa
specifica: "Partecipando alla Messa che per noi cristiani è il più grande atto di culto a Dio". E nei Precetti
della Chiesa si leggeva: "Udir' (?) la Messa la domenica e le altre
feste comandate" (feste di precetto). Già! I
Precetti della Chiesa? E che cosa sono? (13)
La
Messa…un dovere o un bisogno? Quindi la Messa è anche un dovere. Però:
(14)
“Non
ho tempo di andare a Messa!” Se siamo sinceri, dobbiamo
riconoscere che per le cose che ci stanno a cuore, il tempo lo troviamo
sempre( o quasi sempre). Comunque il Signore è ragionevole
e non pretende da noi l’impossibile. Ma neppure può
accontentarsi delle briciole del nostro tempo. “Prima ho da fare le mie cose
– dicono alcuni – poi …se avanza tempo andrò anche
alla Messa”. Quindi per il Signore gli avanzi! Ma a noi Lui non ha dato gli avanzi! Per le nostre cose Dio ci lascia
tutta la settimana; se per Lui non rimane, non dico il “Giorno del Signore”,
ma neppure una mezz’ora per andare a messa, vuol dire che ormai lo abbiamo
proprio messo da parte. Pronti a ricercarlo, con manciate
di lumini e bracciate di fiori, appena di presenta
il bisogno; e guai se non è pronto ad ascoltarci! “Il Signore mi ha
abbandonato!”. Ma è il Signore che ci abbandona o
non siamo piuttosto noi che abbandoniamo Lui? Qualcuno scambia Dio per un
commerciante e la Chiesa per una bottega: la merce? Le grazie. La moneta? Le
candele. |
(15)
Invece
della Messa, vado al cimitero Certo che è una cosa bellissima
andare a "trovare" i nostri morti al cimitero, per riordinare la
loro tomba, deporvi un fiore, accendere una candela ... Ma
ricordiamoci che i nostri morti non hanno bisogno di fiori e di candele, ma
di preghiere che li aiutino ad andare al più presto in Paradiso. E la
preghiera più bella, più grande è la S. Messa perché lì sull'altare c'è Gesù
che si unisce alle nostre invocazioni. I fiori e le candele servono a noi per
esprimere i nostri sentimenti di affetto e di riconoscenza. Se, andando a trovare una malata
all'ospedale, le porti un mazzo di fiori, certamente che lei è contenta. Ma se le porti una medicina che la guarirà più in fretta e
la farà uscire prima dall'ospedale, è molto più contenta. L'ospedale? In un
certo senso potrebbe essere il Purgatorio; i malati? i
nostri defunti; la medicina? Le nostre preghiere di suffragio. No, non si
adempie il precetto festivo lasciando la Messa per andare al cimitero. No,
non è lo stesso caso di chi non va alla Messa perché non può lasciare solo un
malato o un bambino. (16)
Non
vado a Messa, tanto poi mi confesso Quanti vacanzieri, all'inizio
delle ferie, impostano così il programma della loro vita cristiana! Lungo e dettagliato l'elenco di tutte le cose da portare e da
fare. Peccato: arrivati in fondo, non c'è più spazio ne nell'elenco, ne nel programma, per la Messa festiva.
"Pazienza! Comunque, tanto poi, al ritorno dalle ferie
mi confesso". A me sembra un discorso un po'
balordo. Sarebbe pressappoco come dire: "Adesso ti do un calcio sugli
stinchi, tanto poi ti chiedo scusa". Ma questo
si chiama ... prendere in giro. Questo si chiama giocare con la misericordia
di Dio. Ho paura che sia un gioco un po' pericoloso. E questo vale non
soltanto per la Messa festiva, ma anche per tutti i Comandamenti. "Tanto
poi mi confesso". E se questa volta a confessarti non facessi in tempo? |
Appena desto, al sorger di ogni
giorno, mi palpo il viso e gli occhi giro
intorno per veder se davanti, accanto o
dietro per caso non ci sia di già San Pietro. Mi spiacerebbe un dì svegliarmi
morto, così, senza nemmeno essermi accorto. Le scatole però non romperei a medici, infermieri e amici
miei. E mi fermo in ascolto a
mozzafiato per sentir se la notte mi ha
portato qualche altro nuovo acciacco in
dotazione per completar la ricca collezione. Poi dico la preghiera del
mattino: "Ascoltami, o Signore, un attimino. Ti ringrazio e parecchio mi
consolo che a mettermi i calzoni da me
solo, in qualche modo, ancora ce la
faccio. Fa' che alle scarpe non si
strappi il laccio, che se comincia male il nuovo giorno porta iella ed a letto me ne torno. Fa' che quest'oggi
mi guadagni il pane; non voglio aspettar l'osso come il
cane. La mia borraccia, deh!, riempi, o Dio: vo' dissetar chi avanza al fianco
mio. A chi, nel pianto, il mio
conforto aspetta, racconterò, l'ultima barzelletta e spesa bene avrò la mia giornata se strapperò a qualcuno una
risata. O mio Signore, ancora una
preghiera: quando il tramonto porterà la sera e lento e stanco si farà il
cammino, sorreggimi, o Signor, stammi vicino. Lo sai, si tratta ancor di
qualche giorno; al deposito ormai faccio ritorno: fa' che ci arrivi intero, non a
pezzi, senza scossoni e senza il carro
attrezzi; io cercherò di far la parte mia e tu. Signor, fa' il resto. E
così sia. Padre Macario |